Scienza delle Finanze_2015

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SCIENZA DELLE FINANZE
Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche
Corso di Economia aziendale
Prof. MICHELE SABATINO
Tassazione ed efficienza
Gli effetti di una imposta
sul benessere dei cittadini
Partiamo da un esempio.
Mario Rossi è un cittadino che consuma normalmente 10 gelati la
settimana al costo di 1 euro ciascuno. Il legislatore decide di
tassare il consumo di gelati con un’imposta pari al 25% del prezzo.
Il signor Rossi dovrebbe ora pagare il suo gelato 1,25 euro, invece
decide di non consumarne più e di spendere i 10 euro la settimana
in altri beni. Ovviamente, se Rossi non consuma più gelati le
entrate tributarie risulteranno pari a zero.
Possiamo concludere che l’introduzione del tributo non ha avuto
alcun effetto sul signor Rossi? Non esattamente. Il signor Rossi ora
sta peggio perché a causa dell’imposta consuma un paniere di beni
per lui meno soddisfacente. Sappiamo che sta peggio perché prima
dell’introduzione dell’imposta Rossi poteva scegliere di non
consumare gelati, ma aveva scelto di acquistarne dieci la settimana
dimostrando così che li preferiva ad altri beni.
L’eccesso di pressione
tributaria
L’introduzione di un tributo altera le decisioni degli
agenti economici e la perdita di benessere che ne
deriva è detta eccesso di pressione tributaria.
Con questo termine si indica la riduzione di
benessere, che eccede quella legata al prelievo
fiscale vero e proprio, e che a volte viene anche
definita come costo o perdita netta di benessere
sociale.
L’eccesso
di
pressione
tributaria
Ipotizziamo un soggetto (Rebecca) con un vincolo di bilancio AD e
la possibilità di scegliere tra due prodotti (orzo e frumento) i cui
prezzi al Kg sono Po e Pf. Supponiamo che il governo introduca
una imposta sull’orzo to per cui il prezzo del cereale diviene
(1+to)Po. L’imposta modifica il vincolo di bilancio in AF.
Considerando una quantità arbitraria di orzo Oa si nota che prima
dell’imposta avrebbe acquistato Fa successivamente Fb. La
distanza FaFb è la somma prelevata dallo Stato.
L’eccesso
di
pressione
tributaria
Dopo l’applicazione dell’imposta il consumatore massimizza il proprio
benessere non più sul punto E1 ma bensì sul punto E2 con una
riduzione di benessere. Il suo onere fiscale è la distanza verticale tra
AD e AF ossia GE2.
La questione è: c’è un altro modo di imporre un tributo pari a GE2
che comporti una perdita di utilità minore rispetto a questa
ipotesi? Se esiste significa che c’è un eccesso di pressione
tributaria.
L’eccesso
di
pressione
tributaria
Per comprendere questa ipotesi bisogna trovare l’equivalente monetario
della perdita che Rebecca subisce sostandosi alla curva di indifferenza i alla
ii. Calcoliamo la Variazione Equivalente e cioè la perdita provocata dal
tributo in termini di riduzione del reddito che indurrebbe la stessa diminuzione
di utilità dovuta a variazioni del prezzo del bene. Graficamente significa
misurare lo spostamento del vincolo di bilancio AD verso l’origine fino a
essere tangente alla curva di indifferenza ii. Il vincolo di bilancio HI è
parallelo a AD e tangente a ii. La distanza ME3 è la variazione equivalente.
ME3 è uguale a GN. Per Rebecca è indifferente perdere ME3 o pagare
l’imposta sull’orzo. E2N è l’eccesso di pressione tributaria. La variazione
equivalente ME3 è maggiore del gettito fiscale GE2 raccolto con l’imposta.
L’eccesso di pressione
tributaria
Tutti i tributi comportano un eccesso di pressione?
L’imposta in somma fissa è una forma di tassazione che
prevede
il
pagamento
di
un
importo
stabilito
indipendentemente dal comportamento del contribuente.
Se lo Stato impone a Rebecca un’imposta in somma fissa pari
a 100 euro a Rebecca non resta altro da fare che pagarla, a
meno di non lasciare il Paese.
Il tributo sull’orzo che abbiamo considerato prima, invece, non
era in somma fissa, perché l’entrata tributaria dipendeva dalle
scelte di consumo di Rebecca. Proviamo a considerare
un’imposta in somma fissa che lasci Rebecca nelle stesse
condizioni in cui era dopo l’introduzione del tributo sull’orzo.
L’eccesso di pressione
tributaria
Innanzitutto, tracciamo il vincolo di bilancio con le seguenti
due caratteristiche:
•
•
deve essere parallelo ad AD (la tassazione forfettaria
sottrae denaro a Rebecca, ma non cambia il prezzo
relativo di orzo e frumento e due vincoli di bilancio che
rappresentano lo stesso rapporto di prezzo devono essere
paralleli);
deve essere tangente alla curva di indifferenza ii per
rispettare il presupposto che Rebecca mantenga la stessa
utilità raggiunta dopo l’introduzione del tributo sull’orzo.
L’eccesso di
pressione
tributaria
Il vincolo di bilancio HI, tangente alla curva di indifferenza ii nel punto
E3, soddisfa entrambi i criteri. Con tale vincolo di bilancio, Rebecca
consuma O3 chilogrammi di orzo e F3 chilogrammi di frumento. Il
gettito derivante dalla tassazione in somma fissa è rappresentato dalla
distanza verticale tra E3 e il vincolo di bilancio lordo, ossia la distanza
ME3.
ME3 è anche la variazione equivalente che misura lo spostamento
dalla curva di indifferenza i alla curva ii.
Poiché le entrate derivanti dalle imposte in somma fissa sono
uguali alla variazione equivalente, la tassazione in somma fissa
non causa un eccesso di pressione.
Se la tassazione in somma fissa è
tanto efficiente, perché viene utilizzata
così di rado?
L’imposta in somma fissa è uno strumento poco attraente per
varie ragioni, in particolare si tratta di una tassazione iniqua
perché tutti devono pagare le stessa somma indipendentemente
dalla loro condizione economica.
Nel 1990 Margaret Thatcher, primo ministro britannico, sostituì
l’imposta patrimoniale che fino ad allora aveva finanziato i
governi locali con un’imposta capitaria e in ogni giurisdizione
l’importo dipendeva dalle esigenze contributive locali.
L’imposta era ad aliquota fissa, nel senso che non variava al
variare del reddito o del patrimonio del soggetto, ma solo in
base al luogo di residenza. L’iniquità di questa imposta fu uno
dei motivi della caduta del governo Thatcher e infatti il suo
successore John Major l’abolì immediatamente.
L’Economia del Benessere e
l’eccsso di pressione tributaria
In una allocazione delle risorse Pareto-efficiente è necessario che il
Saggio marginale di sostituzione (tra orzo e frumento) MRSof sia
uguale al Saggio marginale di trasformazione MRTof. Se l’orzo è
soggetto ad un tributo i consumatori pagheranno (1+t)Po e quindi:
MRSof = (1+t)Po/Pf
Nel grafico precedente si tratta del punto E2. Il produttore decide di
produrre quando il MRTof equivale al rapporto tra i prezzi MRTof =
Po/Pf.
Ma considerato che Rebecca paga l’orzo (1+t)Po mentre il
produttore riceve solo P (il resto va al fisco) avremo che MRSof >
MRTof e quindi la condizione di efficienza non si realizza.
L’utilità marginale di sostituzione orzo/frumento è maggiore della
variazione dei costi/prezzi per produrli. L’eccesso di pressione è
questa perdita di utilità.
Le imposte sul reddito comportano un
eccesso di pressione tributaria?
Nell’ultima figura riportata è stato rappresentato l’effetto
dell’introduzione di un’imposta in somma fissa con spostamento
del vincolo di bilancio parallelo verso l’origine, da AD a HI.
Questo spostamento si verificherebbe anche con un’imposta sul
reddito. La riduzione del reddito avvicina le intercette del vincolo
di bilancio al punto d’origine, lasciando la pendenza invariata.
Forse, allora, l’imposta in somma fissa e quella sul reddito sono
equivalenti? Se il reddito fosse fisso, l’imposta sul reddito
sarebbe a somma fissa, ma (come abbiamo già avuto modo di
ricordare) il reddito può essere influenzato dalle scelte individuali
circa l’offerta di lavoro (tempo libero/lavoro) e un’imposta sul
reddito generalmente non è uguale a un’imposta in somma fissa.
Ciascun individuo sceglie individualmente tra tempo libero e
lavoro per ottenere un reddito da spendere in orzo o frumento.
Se la domanda di un bene non cambia
quando sul bene grava un tributo, significa
che non esiste eccesso di pressione
tributaria?
Abbiamo detto che l’eccesso di pressione deriva dal fatto che le
decisioni di consumo vengono alterate dall’introduzione del
tributo.
Possiamo quindi affermare che, se non vi è variazione nella
domanda del bene tassato, non vi è eccesso di pressione?
Ipotizziamo un secondo consumatore con il medesimo vincolo
di bilancio AD che con l’introduzione dell’imposta sposta a AF
ma con una curva di utilità ii diversa. In questo caso, nonostante
il tributo, il nuovo consumatore non cambia la quantità di
consumo di orzo. E allora anche in questo caso c’è eccesso di
pressione?
Se la domanda di un bene non cambia quando
sul bene grava un tributo, significa che non
esiste eccesso di pressione tributaria?
La variazione equivalente è RE3 che supera le entrate tributarie E1E2
di un valore paria a E2S. Quindi anche se il consumo di orzo non è
cambiato (O1=O2) il tributo comporta un eccesso di pressione pari e
E2S.
Se la domanda di un bene non cambia
quando sul bene grava un tributo, significa
che non esiste eccesso di pressione
tributaria?
Anche se la quantità di orzo consumato non
è cambiata, c’è eccesso di pressione.
Per capire questo paradosso osserviamo che
anche se il consumo di orzo di Rebecca è
sempre lo stesso, si riduce il suo consumo di
frumento (da F1 a F2). Nel momento in cui il
tributo sull’orzo ne muta il prezzo relativo,
cambia il saggio marginale di sostituzione e
la
composizione
del
paniere
è
necessariamente alterata.
Se la domanda di un bene non cambia
quando sul bene grava un tributo, significa
che non esiste eccesso di pressione
tributaria?
Due
Effetti
legati
all’introduzione
dell’imposta:
Effetto Reddito (lo spostamento da E1 a
E3).
L’imposta
riduce
il
reddito
mantenendosi inalterati i prezzi relativi.
Effetto sostituzione (lo spostamento da
E3 a E2). L’imposta varia i prezzi relativi tra
i
prodotti
modificando
le
quantità
consumate.
La curva di domanda
compensata
Lo spostamento da E3 a E2 sulla curva di indifferenza ii è
la reazione compensata che ci consente di valutare
l’eccesso di pressione e la modifica del saggio marginale
di sostituzione.
La curva di domanda che abbiamo utilizzato finora indica
come varia la quantità domandata di un bene al variare
del suo prezzo. La curva di domanda compensata
indica il variare della quantità domandata al variare del
prezzo e simultaneamente dell’ammontare del reddito
necessario a compensare la variazione dei prezzi relativi
così che il consumatore rimanga sulla curva di
indifferenza iniziale.
Calcolo dell’eccesso di
pressione fiscale
Il concetto di eccesso di pressione può essere
reinterpretato utilizzando le curve di domanda
compensate. Tale concetto si basa sulla nozione del
surplus del consumatore ossia la differenza tra ciò
che si è disposti a pagare e ciò che si paga
effettivamente. Graficamente ciò è rappresentato
dall’area compresa tra la curva di domanda D e la
retta orizzontale del prezzo di mercato P. Per
convenienza si considera l’offerta di orzo Oo
orizzontale con costo marginale costante. Il punto q1
è la quantità consumata di orzo. Il surplus del
consumatore è l’area aih.
Calcolo dell’eccesso di pressione
fiscale
Supponiamo che venga introdotta una imposta t sull’orzo e
che il nuovo prezzo (1+t)P sia associato alla nuova curva di
offerta O’. Offerta e domanda si intersecano in q2.
Calcolo dell’eccesso di
pressione fiscale
Vediamo quale sono le conseguenze:
Il surplus del consumatore si è ridotto nell’area
agf;
Il gettito dell’imposta è rappresentato dall’area
gfdh. Le entrate infatti sono date dall’imposta
pagata per le unità acquistate (hd);
La somma del nuovo surplus del consumatore e il
gettito dell’imposta è minore del surplus originale
del consumatore (ahi) di una porzione pari
all’area fid. Il triangolo fid è la rappresentazione
grafica dell’eccesso di pressione tributaria.
Calcolo dell’eccesso di pressione
fiscale
1
Area fid = ηP q t
2
2
0 1 0
•
•
•
L’area del triangolo fid è la metà del prodotto tra la variazione di
quantità consumata di orzo a seguito dell’imposta e l’imposta. Dove
ŋ è il valore assoluto dell’elasticità compensata della domanda al
prezzo dell’orzo.
Dall’osservazione di questa relazione si possono trarre le seguenti
osservazioni:
l’eccesso di pressione è tanto più alta, quanto più alta è l’elasticità
delle domanda;
poiché Poq1 rappresenta la spesa totale iniziale per l’orzo, maggiore
è la spesa iniziale per il bene su cui grava il tributo, maggiore è
l’eccesso di pressione tributaria;
all’aumentare dell’aliquota fiscale to, vi è un aumento al quadrato
dell’eccesso di pressione (tributaria).
Distorsioni pre esistenti
e teoria del second best
Fino a questo punto abbiamo ipotizzato che l’unica
distorsione presente nell’economia fosse l’imposta. In
realtà nel momento in cui viene introdotto un nuovo
tributo esistono già altre distorsioni: i monopoli, le
esternalità, altri tributi e questo complica l’analisi
dell’eccesso di pressione.
Supponiamo che un consumatore sia disposto a
sostituire il gin con il rum e che sul rum gravi un’imposta
che crea un eccesso di pressione pari al triangolo della
Figura che abbiamo appena illustrato.
Immaginiamo ora che il legislatore decida di imporre
un’imposta anche sul gin. Quale eccesso di pressione
tributaria si creerà sul gin?
Distorsioni pre esistenti
e teoria del second best
Se il gin e il rum sono tra loro sostituibili, l’aumento dei prezzi
del gin indotto dall’imposta aumenta la domanda di rum. La
quantità di rum domandata aumenta.
Poiché il rum era già tassato, se ne consumava “troppo poco” e
l’aumento di consumo indotto dall’imposta aiuta a riportare il
consumo al suo livello efficiente, così che nel mercato del rum si
ottiene maggiore efficienza, cosa che compensa l’eccesso di
pressione tributaria che grava sul mercato del gin.
In teoria, l’imposta sul gin potrebbe ridurre l’eccesso di
pressione tributaria complessivo. Questo è un esempio della
teoria del second best: in presenza di una preesistente
distorsione, politiche che da sole dovrebbero creare distorsioni,
possono ridurle o viceversa.
L’eccesso di pressione
creato dai sussidi
In molti paesi i sussidi concessi per favorire il
consumo dei beni di prima necessità sono importanti
componenti del sistema fiscale.
In effetti un sussidio non è altro che un’imposta
negativa e anche a esso può essere associato un
eccesso di pressione.
Per illustrare il calcolo dell’eccesso di pressione di un
sussidio pensiamo a quello per l’abitazione principale.
Supponiamo che la domanda di abitazione sia una
retta Da mentre il livello dei prezzi Pa, l’offerta sia
orizzontale e misura il costo marginale sociale della
produzione di case con quantità di equilibrio a1.
L’eccesso di pressione creato dai
sussidi
Supponiamo che il governo conceda un sussidio s. Il nuovo
prezzo delle case sarà (1-s)Pa e la nuova offerta O’a. Il
consumo di abitazione aumenta ad a2. Se lo scopo era
aumentare il consumo di abitazione si ha successo ma se si
tratta di massimizzare il benessere l’esito è incerto.
L’eccesso di
pressione creato dai
sussidi
Prima dell’imposta il surplus del consumatore era l’area mno,
con il sussidio qum. Il beneficio del consumatore è
rappresentato dall’area nouq.
Ma qual è il costo dell’operazione di sostegno? Il costo
consiste nell’area tra le abitazioni qu e il sussidio concesso
nq, ossia il rettangolo nvuq.
Il costo dell’operazione nvuq è superiore al beneficio nouq.
L’eccesso di pressione la differenza tra nvuq e nouq pari a
ovu.
L’eccesso di pressione creato
dai sussidi
In definitiva il sussidio induce a consumare
case valutate meno del loro costo marginale
che la società sopporta al prezzo Pa. Il
sussidio induce a consumare case valutate
meno del loro costo. Tutto ciò è inefficiente.
Per tale motivo alcuni economisti preferiscono
al sussidio per il consumo di un bene un
trasferimento diretto di risorse.
Eccesso di pressione e
imposte sul reddito
La teoria dell’eccesso di pressione può essere
sviluppata anche per i fattori della produzione.
Prendiamo il caso del lavoro. Nel grafico
successivo si rappresenta le ore di lavoro e il
suo salario orario. La retta OL è l’offerta
compensata di lavoro. Inizialmente il salario è
pari a s per L1 ore lavorate. Il surplus del
lavoratore è l’area compresa tra l’offerta di
lavoro e il salario pari a adf.
Eccesso di pressione e imposte
sul reddito
Supponiamo che venga introdotta una imposta t. Il salario
netto sarà (1-t)s e l’offerta di lavoro si riduce a L2. Il
surplus è agh mentre il gettito fihg. L’eccesso di pressione
è la perdita di benessere (fdhg) che eccede il gettito e
cioè hid.
Eccesso di pressione e imposte
sul reddito
Per analogia con la formula precedente l’Area hid
sarà:
Area hid = ½ εsL1t²
Dove ε è l’elasticità compensata di ore di lavoro
rispetto al salario.
Tuttavia bisogna ricordare che salario, aliquote e
elasticità variano da individuo ad individuo e quindi
persone diverse sono soggette a diversi eccessi di
pressione.
Infine, sul reddito da lavoro, spesso grava una
imposta diversa a seconda del settore, alterando
le decisioni sulla scelta tra i due settori.
La tassazione differenziale
degli input
Nell’ipotesi precedente si presume che sul reddito
da lavoro dipendente gravi la medesima imposta,
indipendentemente dal luogo in cui il lavoro viene
svolto.
A volte però per un imposta che grava su un fattore
della produzione dipende da dove tale fattore viene
impiegato. Il Lavoro casalingo è tassato in maniera
diversa da altri settori di mercato: chi svolge lavoro
casalingo produce servizi che non sono tassati. Il
fatto che esista un’imposta sul lavoro in un certo
settore ma non su un altro altera le decisioni sulla
scelta tra i due settori.
Il Modello di Harberger
Eccesso di pressione
e tassazione differenziale
degli input
•
OO’= ore di lavoro
complessivament
e disponibili
VMP = valore
monetario di ogni
unità prodotta –
valore del
prodotto
marginale
(decrescente)
S1= i valori dei
prodotti marginali
in casa e fuori
sono uguali sul
punto H*
Eccesso di pressione
e tassazione differenziale
degli input
•
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