Emicrania sotto i riflettori

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nn Salute Nuovi studi internazionali svelano il ruolo della luce nello scatenare gli attacchi
Emicrania sotto i riflettori
In corso test a livello genetico e sulle alterazioni morfologiche del cervello
di Cristina Cimato
U
na luce intensa può esacerbare i dolori di chi soffre di emicrania e così pure scatenare l’attacco, rimasto latente fino a
quel momento. Un recente studio effettuato sui topi e pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Neuroscience
conferma gli effetti negativi delle fonti luminose sulle persone malate di
emicrania, causati da segnali trasmessi dalla retina attraverso il nervo ottico fino ai neuroni che codificano i segnali nocicettivi, ovvero del
dolore. I ricercatori del Beth Israel Deaconess
ness Medical Center
hanno verificato anche che l’intensificazione
one della sofferenza
non si manifesta nelle persone totalmente cieche che soffrono
di emicrania, alle quali manca questo collegamento
egamento tra
la retina e i neuroni, mentre colpisce i pazienti
azienti
dotati ancora di capacità di fotoricezione..
Sui topi emicranici è stato effettuato un
test con un tracciante colorato iniettato
negli occhi per seguire il percorso che
effettua la luce e verificare quali neuroni
vengono attivati durante l’attacco. «Lo studio
io
americano dà una conferma rispetto a evidenze
denze
scientifiche sull’ipersensorialità geneticamente
amente determinata nelle persone che soffrono di emicrania. Se
sollecitate, le vie sensoriali sono particolarmente
mente suscetsuscet
tibili e danno risposte esagerate», ha spiegato Lorenzo Pinessi, direttore
della Clinica Neurologica II e del Centro Cefalee dell’Università di Torino,
«ciò accade sia per quanto riguarda le fonti luminose, sia per altri tipi di
stimoli, come quello olfattivo per esempio. Questi pazienti manifestano
problemi a livello del tronco encefalico, dove risiedono le vie del nervo
trigemino, ma, anche le vie ottiche, olfattive, quelle del nervo vago». Per
giungere a una migliore comprensione dei meccanismi che causano
l’emicrania, malattia che coinvolge circa 8 milioni di italiani, con le donne
più colpite rispetto agli uomini in un rapporto 5 a 1, sono in atto studi
e sperimentazioni tesi a scoprire meccanismi e cause di una malattia
ancora sottovalutata e spesso mal curata. Da recenti dati, in Italia il 30%
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circa della popolazione soffre di cefalee primarie (emicrania, cefalea a
grappolo e tensiva) in qualche periodo della propria vita e il 70% degli
uomini e il 90% delle donne accusa il problema almeno una volta l’anno.
Nonostante l’elevata incidenza, non più del 15% delle persone che ne
soffrono ricorre allo specialista, mentre addirittura il 50% si affida al fai
da te attraverso l’assunzione di analgesici da banco.
Attualmente a Torino sta per essere concluso uno studio che intende verificare se anche nei pazienti pediatrici, così com’è stato
dimostrato negli adulti, vi sono alterazioni morfoanatomiche
a livello della cortecc
corteccia cingolata, ossia nella matrice del
dolore. «Una sperimentazione
aveva dato risposte riguardo
sperimen
la diversità della morfologia
cerebrale negli adulti malati.
mor
Queste aree aanatomiche risultavano lievemente
più piccole
picco rispetto a quelle dei pazienti sani
e quindi
qui non in grado di decodificare bene
il sintomo
del dolore», ha proseguito Pisi
nessi,
nes «ora stiamo cercando di capire se
questa
que modificazione sia presente anche
nei b
bambini. Sostanzialmente i dati sono
confermati,
conferm con qualche differenza rispetto
agli adulti»
adulti». Un altro studio intende invece dimostrare il leg
legame, su base genetica, tra i pazienti
emicranici e quelli
qu depressi. Lo studio torinese muove dall’osservazione
di una frequente manifestazione
dall’osservaz
delle due malattie negli stessi soggetti e ha preso in esame un numero
alto di pazienti, alcune centinaia, affetti da entrambe le patologie, da una
sola o da malattie a esse strettamente legate. I risultati verranno divulgati
entro la fine dell’anno. «Se nella profilassi e nella cura farmacologica
non stanno emergendo novità interessanti, sono stati invece dimostrati
gli effetti benefici sui pazienti gravi, con cefalea cronica quotidiana, della
stimolazione magnetica ripetitiva, in grado, mandando impulsi, di alterare
in modo non nocivo il normale equilibrio neurometabolico del cervello.
In molti pazienti questo approccio è ottimo, i casi refrattari sono per lo
più quelli con una forte componente psicologica associata alla malattia»,
ha concluso Pinessi. (riproduzione riservata)
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