1 procedura selettiva per la chiamata di un professore di seconda

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PROCEDURA SELETTIVA PER LA CHIAMATA DI UN PROFESSORE DI
SECONDA FASCIA PER IL SETTORE CONCORSUALE 10/A1 SETTORE
SCIENTIFICO DISCIPLINARE L-ANT/07
(Decreto del Rettore n.119 del 20 febbraio 2014 - avviso pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n.17 - Serie Speciale Concorsi ed Esami - del 28 febbraio 2014
VERBALE DI VALUTAZIONE DEI TITOLI
CANDIDATO Marina Albertocchi
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
La candidata dall’anno accademico 2001/’02 ha svolto una consistente attività
didattica nel settore disciplinare L-ANT 07/Archeologia Classica (Università Ca’
Foscari di Venezia) e presso altre sedi universitarie e di ricerca italiane. Fa parte del
comitato esecutivo dell’ACoSt, associazione scientifica di alta qualificazione
internazionale. La copiosa produzione scientifica di Marina Albertocchi appare del
tutto congruente col gruppo disciplinare e le sedi di pubblicazione sono
soddisfacenti. La Sicilia e le sue produzioni tra età arcaica e classica sono al centro
delle ricerche di Marina Albertocchi, dedicate in gran parte alla coroplastica,
recentemente, grazie allo studio in corso dei materiali dal santuario demetriaco di
Bitalemi, utilmente allargate anche agli aspetti del rituale. Presenta una monografia
sulle statuette siceliote con pettorali di età arcaica e classica, condotta con una
metodologia rigorosa, in cui evidenzia in queste terrecotte la peculiare elaborazione
di elementi del patrimonio iconografico dei coloni in funzione di riti e culti locali;
Albertocchi rileva convincentemente come questa immagini fittili abbiano risposto
a molteplici e diversificate esigenze religiose; dallo studio emergono l’impulso dato
da Agrigento a questa produzione e le relazioni intercorse tra i diversi centri
produttivi. Già nel 1999 un breve contributo aveva analizzato le relazioni tra questo
tipo di coroplastica e esemplari di imitazione di area punica, e nel 2009 un articolo
aveva fatto emergere le tangenze della produzione selinuntina cd. dedalica con le
creazioni di area corinzia, piuttosto che con l’artigianato cretese; due contributi del
2012 hanno offerto un’ampia e utile visione d’insieme dalla produzione coroplastica
siceliota tra VII e V a. C., anche se la questione della ricezione di modelli dalla
grande statuaria trova qui una risposta non molto convincente. L’interesse per le
produzioni artigianali ha preso corpo inoltre nell’ accurata edizione della ceramica
comune dello scavo del Pretorio di Gortina (2001) oggetto anche di ulteriori
considerazioni (2008). Più di recente (2010) ha ripreso, con metodologia più
aggiornata lo studio dell’apparato decorativo e dell’arredo scultoreo, datato tra III a.
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C. e I d. C., conservato nella facies di III d. C. di una casa romana di Cos, già oggetto
di un contributo nel 1994; qualche anno prima (2005) aveva affrontato l’edizione
della decorazione scultorea dei ninfei minori di Leptis Magna, rivedendo
proficuamente le pertinenze dei materiali. I numerosi lavori, accurati e ben
documentati, di Marina Albertocchi testimoniano le sue solide conoscenze di diverse
classi di materiali sia greci che romani, ma affrontano questioni di ampio respiro solo
in rapporto alla produzione coroplastica. Continuità nella ricerca, rilevanza
scientifica delle sedi editoriali e il raggiungimento di risultati innovativi nello studio
della coroplastica siceliota mostrano in Marina Albertocchi una studiosa capace e
preparata.
CANDIDATO Pier Matteo Barone
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato ha svolto breve attività didattica pertinente al settore scientifico
disciplinare L-ANT/07 presso le università di Roma “Tor Vergata” e della Tuscia di
Viterbo. La produzione scientifica di Barone, ancora numericamente limitata, sembra
solo tangente agli ambiti problematici del gruppo disciplinare, giacché concerne
principalmente considerazioni di metodologia attinenti all’impiego del georadar, più
precisamente inquadrabili nel settore scientifico disciplinare LANT/10 Metodologie
della ricerca archeologica; del resto il candidato ha ottenuto l’abilitazione scientifica
nazionale nel macrosettore 02/B3 settore scientifico disciplinare FIS/07 Fisica
applicata (ai beni culturali, ambientali, biologia e medicina). Egli presenta contributi
in volumi con più autori ed articoli che, con l’eccezione di un breve lavoro del 2005
relativo all’economia dei paesi dell’area adriatica, vertono tutti sulle applicazioni
dello strumento nelle prospezioni archeologiche, alcune delle quali concernono
peraltro siti di grande rilevanza archeologica quali Pompei e la Domus Aurea; altri
casi riguardano centri laziali quali Ferento, Crustumerium ed Anzio. Mancano
quindi nella produzione scientifica di Barone un ampio lavoro monografico e
ricerche che affrontino lo studio analitico di materiali o di complessi monumentali;
l’ambito culturale in cui si muove Barone sembra inoltre limitato al mondo romano.
La produzione di Barone non è del tutto congruente col s.s.d. disciplinare L-ANT/07,
ma attiene principalmente al s.s.d. L-ANT/010 Metodologie della ricerca
archeologica.
CANDIDATO Luigi Caliò
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato ha svolto una consistente attività didattica (2005-2013) presso il
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Politecnico di Bari e l’Università “La Sapienza” di Roma (2007-2010); e nel Master
CIRTER PON Calabria (2004-2005). È ricercatore a t. d. e professore aggregato
presso il Politecnico di Bari. È responsabile della sezione oreficeria romana
nell’ambito del progetto di schedatura on-line Jewellery in Context (Università di
Bologna).
La numerosa produzione scientifica di Luigi Caliò è perfettamente congruente col
gruppo disciplinare e le sedi di pubblicazioni appaiono del tutto soddisfacenti.
L’architettura e l’urbanistica greca sono al centro degli interessi scientifici di Caliò, il
quale presenta una monografia dedicata alla città nel mondo greco, un utile e
aggiornato lavoro di sintesi edito nel 2011, in cui rielabora in parte propri contributi
precedenti. Il lavoro analizza, attraverso numerosi esempi, la casistica della polis
arcaica a sviluppo spontaneo riservando poi ovviamente uno spazio privilegiato alla
teorizzazione della pianificazione urbana, letta con apprezzabile attenzione
interdisciplinare. Caliò si sofferma inoltre ad analizzare le sperimentazioni realizzate,
tra tardo V e IV sec. nei centri microasiatici costieri e nell’Egeo meridionale, area a
cui si riferiscono altri suoi lavori. Nel 2007 del resto egli ha sottolineato l’influenza
dei modelli iranici nella pianificazione della tomba di Mausolo, dando spazio anche
ad arditi spunti antropologici nel caratterizzarne la committenza. Una documentata
rassegna di testimonianze archeologiche, in un ampio arco cronologico, è analizzata
nel contributo dedicato ai mutamenti delle cinte murarie, connessi alle trasformazioni
economiche e alle innovazioni nelle tecniche di assedio; il lavoro, che si sarebbe
giovato di una maggiore sinteticità, pone l’accento sulla ricca documentazione
epigrafica dell’evergetismo civico in età ellenistica, legato alla funzione identitaria
delle mura. Nel 2008 ha evidenziato l’omogeneità di tipologie e di forme
architettoniche creatasi sotto la dominazione Lagide tra Cirene, Alessandria e Rodi;
nel 2011 con maggiore originalità, ha analizzato l’organizzazione urbana di Kamiros,
distinguendo la funzione dei luoghi di culto dell’acropoli da quella del santuario
inferiore dedicato ad Hestia, con restrizioni di accesso, ipotizzando una stretta
interconnessione tra questo e l’agorà, ancora da individuare. Hanno invece un
carattere compilativo i lavori sulla produzione di oreficerie nell’Atene di età classica
e sugli oggetti nelle iscrizioni ellenistiche, come pure il breve contributo sulla
topografia di Larino in età preromana e le schede dei manuali di archeologia greca e
di architettura. Pur ampiamente informato e ben documentato, anche l’ampio lavoro
sulla Tomba di Valerius Herma nella necropoli vaticana aggiunge però poco al già
noto, se si eccettua la corretta critica alla proposta della Guarducci di individuare in
un’immagine il ritratto di Marco Aurelio. Assai fragile appare invece la proposta di
lettura iconologica della patera di Rennes. Informato e metodologicamente
aggiornato padroneggia le fonti epigrafiche, ha un ampio raggio di interessi, pur
privilegiando questioni di topografia e architettura greca, con particolare attenzione
per l’età ellenistica. Tende alla ricostruzione di ampi quadri di insieme piuttosto che
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ad approfondimenti critici. La continuità nella ricerca e le sedi editoriali appaiono
pienamente soddisfacenti, si colgono in alcuni dei numerosi lavori di Caliò
interessanti apporti innovativi, che rivelano uno studioso preparato e assai
promettente.
CANDIDATO Paolo Casari
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha organizzato il convegno internazionale “Storie di archeologia e archeologi nelle
regioni dell’Alpe Adria tra la metà dell’Ottocento e quella del Novecento (20102011). Ha svolto un’ ampia attività didattica presso l’Università degli Studi di Trieste
(2006-2007; 2009 -2010; e dal 2006 al 2014 presso l’Università degli Studi di
Udine.; nel 2011-2012 presso la Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni
Archeologici (Università degli Studi di Trieste, Udine e Venezia). È stato relatore di
tesi di laurea .
Le numerose pubblicazioni di Casari sono pienamente congruenti col gruppo
disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono del tutto soddisfacenti. Casari
presenta una monografia dedicata alla decorazione architettonica degli spazi forensi
nella Cisalpina nordorientale, un lavoro ben documentato che studia la ricezione dei
modelli urbani in quest’area e propone un’interpretazione delle scelte iconografiche;
a queste problematiche egli si era già avvicinato qualche anno prima con
un’interessante rilettura dei clipei del Foro di Augusto. Numerosi e significativi sono
gli aggiustamenti critici che Casari, in alcuni articoli, ha apportato alla conoscenza
della ritrattistica di Aquileia tra I e IV sec. d. C., correggendo datazioni ed
identificazioni, ma anche rivedendo indicazioni di provenienza di alcuni esemplari
attraverso uno studio della loro storia collezionistica; la pubblicazione di numerose
sculture dei Musei Civici di Trieste, di varia provenienza, e l’edizione di marmi della
collezione fiorentina Medici Riccardi testimoniano della competenza di Casari in
quest’ambito. A questi studi Casari ha accompagnato ricerche sul campo,
conducendo e pubblicando scavi sul colle di San Giusto a Trieste, indagini in cui è
emerso un sistema complesso di terrazzamenti, che in età augusteo-tiberiana
modificò l’andamento del colle per renderne possibile la monumentalizzazione,
testimoniata anche dalle tracce di un arco. Un’attenta ricerca di materiali d’archivio
ha consentito inoltre a Casari di recuperare dati sui ritrovamenti della necropoli
romana di San Servolo, sempre a Trieste, così che gli è stato possibile analizzarne le
peculiarità dei corredi e del rito funerario, con offerte combuste direttamente sul
rogo. L’insieme degli studi condotti da Casari testimoniano dell’articolazione dei
suoi interessi e della sua larga competenza in diversi ambiti dell’archeologia romana.
La continuità della numerosa produzione, la qualificazione delle sedi editoriali
appaiono soddisfacenti ed alcuni degli accurati contributi presentano apporti
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originali, rivelando uno studioso capace e serio.
CANDIDATO Marco Cavalieri
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
È professore associato presso l’Université Catholique de Louvain dal 2003. Ha
svolto attività didattica presso l’Università degli studi di Parma (2011), presso la
Scuola di Specializzazione dell’Università degli studi di Firenze (2004, 2006, 2008,
2010, 2012); nell’ambito di questa istituzione è stato relatore di dieci tesi di
specializzazione. Ha tenuto lezioni presso l’Università “Federico II” di Napoli.
All’Università di Louvain è stato relatore di tesi di dottorato ed ha organizzato cicli
di conferenze. Nel 2011 ha preso parte all’organizzazione scientifica del Convegno
“Destruction, transformation, refunctionalisation: le passage de l’Antiquité au Moyen
Age en Toscane (Louvain 2011)”. È fondatore e direttore della collezione FERVET
OPUS, membro del comitato scientifico della collezione Homo Religiosus; membro
del comitato di redazione della Revue d’histoire de l’art, d’archéologie et de
musicologie dell’università di Liegi, membro del comitato scientifico della rivista
Res antiquae, della rivista Annals of the University Oradea, History-Archaeology
fascicle Università di Oradea, Romania, membro del comitato scientifico e di
redazione della rivista Mnemosyne o la costruzione del senso, Università di Louvain.
Dal 2007 è responsabile del Projet Miroirs Etrusques et Prénestins.
La copiosa produzione scientifica di Marco Cavalieri verte principalmente su
problemi di archeologia delle province romane e topografia romana, risultando per
questo in parte attinente al settore scientifico disciplinare L-ANT/09 Topografia
antica, le sedi di pubblicazione sono pienamente adeguate. Cavalieri presenta una
monografia dedicata alle basiliche nei fora delle Gallie, di cui fornisce un dettagliato
catalogo; il lavoro contribuisce utilmente a rivedere l’idea di una normatività delle
realizzazioni della Cisalpina per le aree provinciali, documentando l’estrema varietà
sperimentale delle soluzioni attestate nelle province, sottolineando la
contemporaneità esistente tra le prime costruzioni nelle Gallie e nell’Italia
settentrionale; la ricerca conferma il noto ruolo trainante avuto dalla Narbonense
nella sperimentazione architettonica, dove si avverte anche l’esito delle realizzazioni
dei municipia centroitalici di età augustea. Le province galliche ritornano a essere
presenti negli studi di Cavalieri con un contributo dedicato ai contesti delle imagines
imperiali, ed è probabilmente la tipologia dei santuari isolati in territorio gallico ad
averlo indotto ad indagare, in un secondo recente volume, le relazioni tra abitati e
santuari extraurbani della Cisalpina, una problematica di ambito specificamente
topografico. Le evidenze archeologiche, tra loro assai diversificate, non riescono
però in questo volume a dare risposte che portino all’individuazione di formule
codificate e il discorso prende una maggiore consistenza quando ricorre al sostegno
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di testimonianze letterarie, pertinenti però a contesti cronologici tra loro assai diversi;
a conclusione del lavoro Cavalieri giunge a una distinzione classificatoria tra luoghi
di culto legati a elementi naturali e luoghi di culto con strutture, che per essere
formulata non avrebbe dovuto richiedere un così laborioso percorso. Il catalogo dei
bronzetti del Museo di Parma, accurato ma in cui si possono rimarcare alcuni
fraintendimenti, si aggiunge alle due monografie. Il concetto di romanizzazione e le
sue articolazioni sono un ripetuto oggetto di riflessione nei lavori di Cavalieri, che a
questo dedica anche una breve ma assai stimolante raccolta di testimonianze
letterarie edita nel 2013. Nel 2005 un ampio contributo ha sottolineato tra l’altro
l’organicità del programma edilizio di Domiziano, un tema che è stato ampiamente
rinnovato da più approfonditi studi recenti; superflua poi appare l’appendice sulla
decorazione architettonica di età flavia, che riassume le note ricerche di Wegner e
Pensabene. Alle campagne di scavo condotte nella villa romana tardoantica di AianoTorraccia di Chiusi si legano utili riflessioni sulle trasformazioni del paesaggio nella
tarda antichità in Etruria e la pubblicazione preliminare di alcuni dati getta luce sulle
fasi di abbandono della villa e sul riutilizzo dei suoi materiali, per un mercato che
resta peraltro ancora da definire. Il corposo contributo del 2009, insieme a S.
Jusseret, sulle statue di Adriano a Gortina, che molto dipende dalle ricerche
precedenti immancabilmente riferite, non aggiunge spunti rilevanti di riflessione su
un quadro culturale ben delucidato da studi recenti, ma in ogni caso non può essere
valutato perché le parti dei due autori non sono distinte. I lavori di Cavalieri
presentano spunti interessanti specialmente in ambito topografico. I numerosi
contributi di Cavalieri sono solo in parte congruenti con il gruppo disciplinare per cui
è stata bandita la selezione; la continuità di ricerca appare apprezzabile e così pure le
sedi editoriali, ma tra i lavori presentati, che testimoniano di un preponderante
interesse per le tematiche circoscrivibili nel s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, i
contributi attinenti al gruppo L-ANT/07 mostrano pochi apporti innovativi, tra i quali
sono da annoverare in particolare i dati dallo scavo di Aiano-Torraccia,
CANDIDATO Riccardo Chellini
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato ha svolto breve attività didattica presso le Università di Siena, di Firenze
e di Roma “La Sapienza”. È stato consulente scientifico per la Technische
Universität di Darmstadt e ha collaborato per ricerche con altre università italiane e
straniere, tra le quali l’Università di Heidelberg. Le numerose ricerche di Chellini
vertono principalmente sulla topografia dell’Etruria dalla preistoria al medioevo, e
sono pertanto in parte congruenti col gruppo L-ANT/09 Topografia antica; le sedi di
pubblicazione sono pienamente adeguate. Nel 2002 ha pubblicato un volume in cui
raccoglie la documentazione attinente ai luoghi di culto delle acque salutari e sacre in
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Etruria, sia in grotta che all’aperto, a partire da siti di frequentazione neolitica fino
alla tarda romanità; il repertorio raccoglie quindi situazioni culturalmente assai
differenziate e mostra come l’età imperiale romana porti ad una standardizzazione
dei culti connessi con le acque. A questa ricerca si collega anche un contributo di
carattere toponomastico più generale, per molti versi scontato, che non è sempre
improntato ad un necessario rigore metodologico. Chellini ha affrontato anche un
non semplice impegno filologico con l’edizione critica e il commento di un’opera
sulla storia di Firenze che, composta nel XIII sec., fu assai nota nel Medioevo ed è
caratterizzata da una peculiare attenzione per il passato romano della città e per le
sue origini mitiche; ma questo testo ovviamente non aggiunge molto alle nostre
conoscenze circa la città romana e la sua pubblicazione esula dal settore concorsuale
a cui fa riferimento il bando del presente concorso. Ẻ apparsa nel 2012 la Carta
Archeologica del Valdarno superiore, Val Sieve, Mugello e Romagna toscana, lavoro
topografico redatto con accurata informazione; a questo lavoro monografico si
collegano una serie di contributi precedenti che concernono la viabilità nei territori in
questione, tra l’età romana e il Medioevo. Costituiscono utili raccolte di dati il lavoro
dedicato agli insediamenti rurali di età romana tra Firenze e Siena e l’articolo relativo
alla romanizzazione nel Volterrano contribuisce alla comprensione delle vicende del
territorio. Il riesame delle iscrizioni musive nel pavimento della chiesa di S. Reparata
e lo studio delle sepolture rinvenute nei recenti scavi, ben argomentati, hanno inoltre
suggerito a Chellini di precisare la datazione dell’edificio paleocristiano; si tratta di
un’acquisizione interessante che accresce lo stato della conoscenza. Esula dalle
problematiche topografiche il contributo in cui Chellini propone una rilettura delle
iscrizioni di uno specchio etrusco del Cabinet des Médailles con la rappresentazione
di Pegaso, ma resta da chiarire l’insolita sostituzione del nome di Bellerofonte con
quello del suo antenato Eolo; in ogni caso questo lavoro è inquadrabile nel settore
scientifico disciplinare LANT/06. La copiosa produzione di Chellini, pur
apprezzabile per continuità e sedi di pubblicazione, è in gran parte estranea al gruppo
disciplinare L-ANT/07, essendo i suoi lavori, raramente originali, inquadrabili
principalmente nei raggruppamenti L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche e LANT/09 Topografia antica.
CANDIDATO Alessandro D’Alessio
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha partecipato al progetto di ricerca (Firb 2003) relativo ai marmi colorati e ai
litotipi utilizzati nell’architettura delle città romane dell’Africa Proconsolare e della
Mauretania. Dal 2010 al 2014 ha svolto un’ampia attività didattica presso la Scuola
di Specializzazione in Beni Archeologici (Matera) dell’Università degli Studi della
Basilicata, ed è stato relatore di tesi di specializzazione.
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Le ricerche presentate appaiono pienamente congruenti con il raggruppamento
disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono pienamente soddisfacenti.
Problematiche architettoniche e topografiche sono al centro degli interessi di ricerca
di D’Alessio, a cui si devono lavori di rilevante interesse, ma non una monografia.
Le ricerche attinenti al tempio della Magna Mater a Roma sono state anche
l’occasione di riflettere proficuamente su aspetti e luoghi del rituale; l’analisi delle
strutture relative alla ricostruzione del tempio nel II sec. a. C., con una precoce
attestazione dell’opus reticulatum, ha portato inoltre D’Alessio a rivedere
criticamente le ipotesi circa la committenza del restauro. Merita poi particolare
apprezzamento la rilettura delle strutture individuate nello scavo del Rione Terra a
Pozzuoli, precedentemente interpretate come criptoportici, che D’Alessio ha
convincentemente riletto come concamerazioni di sostruzioni riferibili ad un grande
edificio templare, probabilmente il Capitolium; la relazione istituita tra la costruzione
e la presenza puteolana degli Aemili induce ad un collegamento con il tempio da Via
San Gregorio, la cui committenza appare invece ora assai dubbia. Alcuni contributi
presentati riguardano centri magnogreci quali Sibari/Copia – in cui ha indagato
aspetti del tempio delle divinità orientali e studiato materiali - e Canosa, con la
pubblicazione dei risultati degli scavi sotto San Leucio e lo studio delle
pavimentazioni musive. La competenza di D’Alessio emerge efficacemente anche
nella sintesi ben documentata sui riflessi dell’architettura ellenistica a Roma e in
Italia pubblicata nel 2010. La continuità nella ricerca e le sedi editoriali appaiono
pienamente soddisfacenti, si colgono in alcuni lavori di D’Alessio interessanti
apporti originali che rivelano uno studioso preparato e certamente promettente.
CANDIDATO Riccardo Di Cesare
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN) e della Scuola Archeologica
Italiana di Atene; dal 2011 è membro del Comitato scientifico della collana Insulae
Diomedae dell’Università degli Studi di Foggia. Negli anni accademici 2008-2009 e
2007-2008 ha svolto un’ampia attività didattica presso l’Università degli Studi di
Foggia, dove è ricercatore per il s.s.d. L-ANT/07 e professore aggregato. È stato
relatore di tesi di laurea e di laurea magistrale. Dal 2011 è membro del collegio dei
docenti del Corso di dottorato in Storia e Archeologia Globale dei paesaggi della
Scuola di Dottorato “Le culture dell’ambiente, del territorio e dei paesaggi”
dell’Università degli Studi di Foggia, svolgendo attività di coordinamento e
organizzazione dell’attività didattica. Dal 2011 tiene lezioni e seminari presso la
Scuola Archeologica Italiana di Atene, sia nell’ambito dei corsi di specializzazione e
perfezionamento, che nei corsi di formazione avanzata.
La consistente produzione scientifica di Di Cesare si compone principalmente di
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contributi che riguardano la topografia greca e l’archeologia romana; le sedi di
pubblicazione sono pienamente adeguate. Presenta una monografia su Interamnia
Pretuttianorum (Teramo) condotta con intelligente accuratezza; Di Cesare con ampio
utilizzo delle testimonianze epigrafiche formula proposte di attribuzione delle
sculture a contesti cittadini e suburbani non di rado purtroppo ipotetiche; trae
ardimentosamente il massimo da una documentazione assai lacunosa, talvolta
dilungandosi eccessivamente su questioni note; qualche scheda avrebbe meritato
maggiore approfondimento, ad esempio la testa B1 potrebbe essere stata rilavorata
per un reimpiego medievale. Un gruppo consistente di contributi concerne la
topografia di Atene, ed è pertanto attinente al ss.d. L-ANT/09 Topografia antica: oltre
ad una corposa serie di schede nel volume curato da E. Greco, si segnalano per
originalità un articolo dedicato all’Agorà e tre lavori correlati, che trattano il primo
dell’identificazione della Stoà delle Erme nella costruzione tradizionalmente
identificata con la Poikile, analizzando gli epigrammi tramandatici e cogliendo in
essi una precisa strategia autocelebrativa di Cimone, il secondo che, in forza di uno
scolio ad Elio Aristide, rialza la datazione della stoà poi detta Poikile e la identifica
con la stoà di Peisianatte, il terzo che grazie a un passo delle Ecclesiazuse aristofanee
propone di riconoscere la Stoà delle Erme nell’edificio denominato Thracon Stoà.
Alcuni lavori investono poi il riutilizzo dei materiali architettonici nella ricostruzione
delle mura dell’Acropoli post 480 a. C., con un’interessante proposta di lettura in
chiave ideologica, come evocazione delle guerre persiane, che sviluppa
un’interpretazione già avanzata da Boersma. Di Cesare ha affrontato poi di nuovo la
lettura vexata della iscrizione del kouros dei Nassii a Delo, ponendo in evidenza
l’eccezionalità delle dimensioni della base rispetto alle tipologie in uso, una
caratteristica che ne giustifica l’esplicita menzione nell’iscrizione. L’interesse di Di
Cesare per la scultura si è poi espresso in un gruppo di schede di ritratti greci e
romani dei Musei Capitolini, informate e corrette. Gli studi di Di Cesare concernono
in parte temi di topografia ateniese; questi numerosi contributi, assai apprezzabili per
la considerevole originalità, sono inquadrabili però nel s.s.d. L-ANT/09 Topografia
antica; i lavori attinenti al s.s.d L-ANT/07 sono pienamente soddisfacenti, ma
appaiono meno innovativi e originali; pregevoli sono sia le sedi di pubblicazione che
la continuità dell’impegno di Di Cesare, che si rivela uno studioso assai promettente
nel campo delle ricerche di topografia antica.
CANDIDATO Domenico Falcone
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha partecipato a programmi di ricerca nazionali ed internazionali. Dall’anno
accademico 2004-2005 al 2011-2012 ha svolto attività didattica nell’ambito dei
ss.ss.dd. L-ANT/10, L-ANT/07 e L-ART/04 presso la Facoltà di Scienze della
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Formazione dell’Università degli Studi di Messina , presso masters universitari
dell’Università degli Studi di Messina e di Reggio Calabria (anni accademici 20042005 – 2010-2011) e presso il dottorato di ricerca dell’Università di Messina (anni
accademici 2004-2005 e 2005-2006). E’ stato relatore di numerose tesi di laurea,.
I temi affrontati nella maggior parte dei contributi presentati da Falcone appaiono
congruenti col gruppo disciplinare L-ANT/07 Archeologia Classica, ma alcuni lavori
topografici sono riferibili al raggruppamento L-ANT/09 Topografia antica, le sedi di
pubblicazione invece sono non di rado a carattere esclusivamente locale.
Le numerose ricerche di Falcone concernono principalmente l’archeologia e la
topografia antica nel territorio dell’attuale Calabria. Due monografie edite nel 2009 e
nel 2010, che presenta, sono dedicate una alla figura di Emilio Barillaro, ispettore
onorario in Calabria, alla sua collezione e al suo archivio, l’altra alle emergenze
archeologiche a Roccella Ionica e nel territorio. Entrambe non mostrano un qualche
approfondimento critico e sono inoltre redatte con notevole trascuratezza, anche nella
terminologia. Temi di architettura greca e romana e di urbanistica sono affrontati con
analogo approccio in altri contributi che spingono lo sguardo dalla civiltà brettia
all’età normanna. Maggiore impegno testimonia il volume del 2009 che raccoglie la
documentazione circa gli edifici abitativi d’età greca in Calabria, che si ricollega ad
un contributo del 2003 sull’architettura domestica di età ellenistica nella stessa area
geografica; questo, pur a carattere essenzialmente compilativo, passando in rassegna
le tecniche edilizie, le tipologie delle coperture e della decorazione parietale, rivela la
conoscenza del tema trattato. Si devono a Falcone in questo contributo alcune
ricostruzioni grafiche con proposte per la copertura degli ambienti. La continuità
dell’attività di Falcone appare apprezzabile, ma i suoi numerosi lavori, peraltro in
parte attinenti al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, sono poco originali; in molti casi
le sedi di pubblicazione appaiono inoltre di scarsa rilevanza.
CANDIDATO Italo Iasiello
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato ha collaborato a gruppi di ricerca nell’ambito di progetti PRIN. È stato
vicedirettore della rivista «Samnium» dal 2006 al 2009.
La corposa produzione scientifica di Italo Iasiello riguarda non solo la topografia
antica – che attiene al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica- e la storia dell’archeologia
pertinente al s.s.d. L-ANT/07Archeologia Classica; le sedi di pubblicazione sono
adeguate. Iasiello presenta una ben documentata monografia edita nel 2003 in cui
disegna con apporti originali e ricchezza di informazione il quadro articolato del
collezionismo di antichità a Napoli nel periodo del Viceregno, dalla raccolta di
Alfonso I d’Aragona, composta di monete e di glittica, con l’eccezionale Tazza
Farnese, alle eterogenee collezioni degli umanisti, giungendo poi alle ricche raccolte
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di funzionari imperiali e a quella del “primo antiquario napoletano” Adriano
Spatafora”, per concludersi alle soglie del Settecento con la collezione di Giuseppe
Valletta, caratterizzata da un consistente gruppo di vasi; al tema di questo ampio
studio si ricollegano anche il contributo del 2002 che concerne Vincenzo I Gonzaga
e il bel saggio di sintesi del 2009 che concentra l’attenzione sulle Wunderkammern,
sottolineandone il nesso con la circolazione napoletana delle idee di Bruno e
Campanella. Una seconda monografia affronta invece capillarmente lo studio della
topografia del Sannio in età tardo imperiale, una problematica, attinente al s.s.d. LANT/09 Topografia antica, cui egli si era avvicinato in precedenza a partire dagli
studi accurati sugli insediamenti della valle del Tammaro, letti anche in relazione alla
Tabula Alimentaria dei Ligures Baebiani, cui ha dedicato alcuni lavori. La
focalizzazione su quest’area geografica e su questa complessa testimonianza
epigrafica ha suggerito a Iasiello di approfondire, in alcuni lavori, lo studio della
personalità di Garrucci, inquadrandola nel contesto della tradizione degli studi
epigrafici ed antiquari a Benevento e a Napoli. A questi temi Iasiello ha portato
recenti e interessanti contributi, la cui rilevanza culturale si avverte particolarmente
nel più recente allargarsi del quadro delineato ad un contesto ampio di relazioni
internazionali; in un articolo si delinea la progressiva emarginazione degli studiosi di
matrice partenopea nell’epoca post unitaria, sia per l’emergere di una più rigorosa
attenzione ai testi epigrafici, che per l’affermarsi di una linea di politica culturale che
Iasiello definisce “sabaudo – prussiana”; merita in particolare di essere apprezzato l’
articolo dedicato alla minuziosa e vivace ricostruzione del mercato di antichità a
Napoli e alle sue trasformazioni nell’Ottocento, un contesto in cui studi e traffici si
intrecciarono. I lavori presentati da Iasiello, che rivelano l’ impegno costante di uno
studioso preparato, in parte sono riferibili al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica; i
numerosi contributi di storia dell’archeologia, attinenti invece al s.s.d. L-ANT/07
Archeologia Classica, appaiono sovente originali e sono stati editi in sedi qualificate.
CANDIDATO Mario Iozzo
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato è funzionario archeologo presso la Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Toscana (Firenze) dal 1987 e in questo ruolo ha rivestito e riveste
numerosi incarichi. Ha svolto una lunga attività didattica (dal 1995/96 al 1998/99,
2006) nell’Università di Pisa, ma anche presso l’Università Internazionale dell’Arte
a Firenze (2006-2010) e presso la Scuola Archeologica di Atene È stato vincitore del
Premio Delepierre nel 2010. La copiosa produzione scientifica di Iozzo concerne
principalmente l’archeologia greca ed è pertanto attinente al gruppo disciplinare LANT/07 Archeologia Classica, le sedi di pubblicazione risultano del tutto adeguate.
Presenta una importante monografia sulla ceramica “calcidese”, in cui, anche
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attraverso un’approfondita analisi epigrafica e l’allargamento della base
documentaria ai vasi aniconici; giunge a porre fine alla vexata quaestio del centro di
produzione dei vasi detti Calcidesi, individuandone il luogo a Reghion. Iozzo
ipotizza inoltre convincentemente una distribuzione in Etruria attraverso la rete
commerciale focea. La ricerca ha anche il merito di aver arricchito il catalogo degli
esemplari e di aver ampliato la cronologia di questa produzione, che appare ora
giungere fino agli inizi del V sec. a. C.; alle problematiche affrontate in questo
volume si collega il catalogo dei vasi calcidesi del Museo Archeologico di Firenze.
L’interesse per le produzioni magnogreche ha portato Iozzo anche a curare la
pubblicazione della collezione Colombo nel museo fiorentino. Nelle sue ricerche la
produzione ceramica greca e le imitazioni hanno un peso preponderante, dallo studio
dei bacini corinzi ad alto piede del 1985 alle più recenti edizioni delle produzioni a
figure nere appartenenti alla Collezione Astarita, pubblicate nei volumi del 2002 e
2012. Le importazioni di ceramica arcaica a Chiusi e nel territorio sono state poi
oggetto di assai rilevanti studi recenti; merita particolare attenzione la fine
ricostruzione del dinos con le nozze di Peleo e Teti che viene dallo stesso luogo di
rinvenimento del Vaso François, consentendo a Iozzo di togliere questo esemplare, di
estrema qualità e di grandi dimensioni, dal suo isolamento e di consolidare
l’immagine di una committenza aristocratica chiusina che acquistò ed utilizzò questo
prezioso vasellame nei suoi banchetti. La ricostruzione del dinos è anche il risultato
della capillare conoscenza dell’iconografia del mondo greco che caratterizza la
formazione di Iozzo, in quest’ambito si pone anche il lavoro dedicato alle
rappresentazioni della Chimera, in cui si presentano le immagini e le testimonianze
letterarie, distinguendo finemente le diverse finalità dei differenti generi letterari.
L’estrema competenza di Mario Iozzo negli studi di ceramica attica emerge
chiaramente dalla curatela e dal contributo negli atti del convegno sul vaso François
del 2003, recentemente editi. Il mondo romano resta ai margini degli interessi di
ricerca di Iozzo e riaffiora solo grazie al contributo dedicato all’Idolino di Pesaro e
all’esauriente presentazione dei votivi ritrovati presso la sorgente di Doccia della
Testa a San Casciano dei Bagni, che testimoniano una persistenza inconsueta del tipo
dell’ex voto anatomico nella dedica di una liberta del I sec. d. C.; anche in questo
caso il problema è trattato con sicura conoscenza dei materiali, con ampi riferimenti
tipologici e con un solido inquadramento storico. Le sue numerose pubblicazioni,
focalizzate quasi esclusivamente sulla produzione ceramica greca e magnogreca,
sono caratterizzate da grande rigore metodologico e dall’attento utilizzo degli
strumenti storici e filologici. Continuità nell’impegno scientifico, notevole originalità
degli apporti e qualità delle sedi editoriali testimoniano di una rilevante figura di
studioso, i cui interessi sono focalizzati però quasi esclusivamente sulla ceramica
greca e magnogreca.
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CANDIDATO Oscar Mei
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN). Negli anni accademici 20092010; 2010-2011; 2011-2012 ha svolto un’ intensa attività didattica presso
l’Università di Urbino. La produzione scientifica di Oscar Mei è attinente al
raggruppamento disciplinare L-ANT/07 e le sedi di pubblicazione sono del tutto
adeguate. Oltre alla tesi di dottorato sul tempio detto di Cibele a Cirene Mei presenta
altri contributi di ambito cirenaico, relativi alla sua lunga collaborazione con gli scavi
dell’Università di Urbino; tra questi figura una monografia di recente pubblicazione
che concerne i rinvenimenti di ceramica laconica, con un dettagliato catalogo dei tipi
ritrovati, nel quale Mei traccia un quadro della distribuzione e delle relazioni
commerciali. Alle ricerche cirenaiche si collega un articolo, con Luni a firme distinte,
dedicato al tempio con arco siriaco presso l’agorà, che conservava un pavimento
musivo con i busti delle muse; Mei ha presentato sinteticamente le sculture trovate in
situ ed ha avanzato ipotesi, che necessitano di maggiori conferme, circa l’originaria
pertinenza all’edificio di statue di muse rinvenute in altre aree della città. Mei ha
inoltre partecipato ad un contributo su Cirene arcaica, presentando i ritrovamenti di
ceramica di importazione e di produzione locale, pubblicando anche schede di questa
classe di materiali nel catalogo di una mostra dedicata ai rinvenimenti dagli scavi
dell’Università di Urbino. Negli Atti del convegno tenuto in occasione di questa
mostra ha presentato anche una scultura inedita, frammentaria, interpretata come una
ripresa in piccolo formato della testa dell’ Aghias. A Mei si devono inoltre un lavoro
di sintesi sulla cultura figurativa nelle Marche, che per il carattere divulgativo non
presenta apporti originali ed alcuni lavori di carattere topografico che concernono
Fossombrone e il suo territorio, contributi riferibili al s.s. d. L-ANT/09 Topografia
antica. Mei ha presentato in proposito cenni alle fasi preromane, ha avanzato
un’ipotesi circa la posizione dell’insediamento in relazione ad un meandro del
Metauro ed ha riflettuto sul sistema della centuriazione. In quanto rinvenimento dal
sito di Forum Sempronii ha inoltre esposto sinteticamente lo stato delle conoscenze
circa la Vittoria di Kassel, accennando anche alla storia collezionistica e alla
ricezione ottocentesca. La produzione scientifica di Mei mostra un’ apprezzabile
continuità e buone sedi di pubblicazione, ma non spicca per l’originalità dei
contributi.
CANDIDATO Andrea Celestino Montanaro
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato è ricercatore a t. d. dal maggio 2012 in Archeologia Classica presso il
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CNR, Istituto per l’applicazione del calcolo M. Picone nell’ambito del progetto
“T.He.T.A.”, nel quale ha svolto anche attività di coordinamento. Ha partecipato a
progetti internazionali (D.R.A.G.O., OLLA). Componente del comitato di redazione
del periodico Taras dal 2009.
La copiosa produzione scientifica di Andrea Celestino Montanaro si concentra su
problematiche relative alla Puglia preromana, ricadendo prevalentemente nel settore
scientifico-disciplinare L-ANT/06. In quest’ambito i lavori più significativi sono
dedicati alle necropoli di Ruvo di Puglia. Nella monografia del 2007 illustra
dettagliatamente la storia delle ricerche, stabilisce una tipologia delle sepolture ed
analizza i contesti, presentando un catalogo dei corredi funerari; a questa tematica si
riallaccia un articolo del 2008 in cui è studiato in modo specifico il corredo della
Tomba della hydria dei vasai della collezione Intesa – Sanpaolo. Apporti interessanti
al progresso degli studi sono offerti attraverso il volume del 2012 dedicato alle ambre
figurate, un punto di riferimento per future ricerche, soprattutto grazie all’accurato
repertorio tipologico e all’attenzione ai contesti archeologici. Tra gli altri lavori si
segnalano in particolare quelli che prendono in esame la tomba principesca di
Cupola-Beccarini del VII sec. a. C (monografia del 2010) e la tomba di Salapia
(Cerignola), di poco anteriore, probabilmente attribuibile a un capo daunio (articolo
del 2009); lo studio dei materiali di queste deposizioni affronta la problematica
dell’influenza etrusca in Daunia, già impostata nel contributo del 2008 “La nascita
dei Principes” in Daunia. Un ulteriore interesse di ricerca è rappresentato dallo studio
della classe delle ceramiche a figure nere prodotte localmente da officine anelleniche,
ma in forme prettamente greche e con una decorazione figurata che si avvicina più o
meno strettamente a quella della produzione attica a figure nere; questi vasi
costituiscono un’importante testimonianza di rapporti culturali e commerciali tra la
Campania e la Puglia. La copiosa produzione scientifica di Montanaro, presentata in
sedi editoriali adeguate, non manca di contributi originali, ma testimonia della
continuità del suo impegno nel s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche, vale
a dire non nel settore L-ANT/07 Archeologia Classica, cui si riferisce questa
selezione.
CANDIDATO Annapaola Mosca
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
La candidata ha svolto attività didattica dall’anno 2001/02 presso varie università
italiane (Ca’ Foscari di Venezia, “La Sapienza” di Roma, Trento, Padova, Calabria).
Ha collaborato a molti progetti PRIN tra il 1994 e il 2010. Fa parte dal 2008 del
comitato di redazione della “Rivista di Topografia Antica”.
La sua produzione (monografie e articoli) è ampia e pubblicata in sedi qualificate dal
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punto di vista scientifico. Riguarda svariati aspetti topografici in ambito italiano
(viabilità – terrestre e d’acqua -, insediamenti agrari, divisioni agrarie regolari) e
cartaginese (urbanistica e analisi di monumenti). I contributi, che si allargano anche
al periodo tardoantico e altomedievale, sono inquadrabili nell’ambito del settore LANT/09 Topografia antica (in cui la candidata ha conseguito un’idoneità prima
dell’abilitazione, e che comprende gli insegnamenti che ha tenuto in maniera
continuativa negli anni). Di valutabile all’interno del settore L-ANT/07/Archeologia
Classica risulta in pieno soltanto l’articolo sulla grande tazza marmorea di Riva del
Garda, di cui ipotizza la provenienza da una villa della zona; possono essere presi in
considerazione anche il contributo su “Una fontana a cascata a Cartagine (in
collaborazione), con un inquadramento del monumento nel contesto urbanistico, e
alcune schede di materiali vari comprese nelle carte archeologiche ‘Ager Benacensis’
e ‘Pantelleria’. L’ attività di ricerca di Mosca concerne quasi esclusivamente temi di
topografia antica, attinenti al s.s.d. L-ANT/09 Topografia antica, i pochi contributi
riferibili al s.s.d. L-ANT/07 Archeologia Classica appaiono poco rilevanti e
scarsamente originali, ma le sedi di pubblicazione sono qualificate e l’impegno nella
ricerca è costante.
CANDIDATO Valentino Nizzo
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali (PRIN), e a comitati scientifici di
convegni nazionali e internazionali nel 2012 e nel 2013. Dal 2010 è direttore
scientifico della Collana Antropologia e archeologia a confronto. Nella sua qualità di
funzionario archeologo presso la Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna,
ha partecipato alla realizzazione di progetti didattici per Istituti di istruzione primaria
e secondaria.
Gli interessi di ricerca di Valentino Nizzo concernono la protostoria dell’Italiapertinente al s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche- ma anche le prime
fasi della colonizzazione greca e la storia dell’archeologia; sono pertanto in parte
attinenti al gruppo disciplinare L-ANT/07 Archeologia Classica e le sedi appaiono
del tutto adeguate. Presenta due monografie, nella prima del 2007 con minuzia ed
acume, ha riaffrontato, anche grazie alle nuove conoscenze sui materiali, lo studio
dei vecchi scavi di Buchner e Ridgway nella necropoli di Pithecoussai per arrivare a
comprendere meglio la logica associativa delle tombe, riflettendo sulla compresenza
di etnie diverse, sulle cui relazioni la necropoli offre utili indicazioni. Nizzo ha
analizzato i rituali funerari e le tipologie delle tombe anche in relazione alle
differenze di status, di sesso e di età dei defunti, giungendo a disegnare una nuova
mappa di rapporti e cronologie relative, e facendo emergere la complessità della
situazione stratigrafica della tomba nota per il rinvenimento della coppa di Nestore. A
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queste problematiche si collegano un lavoro precedente.(2003), che riflette sui
rapporti cronologici tra le fasi culturali laziali e quelle del mondo greco, ed anche un
ampio contributo del 2010, che con una meditata analisi esamina i casi di
tesaurizzazione e di trasmissione familiare identificabili nelle necropoli dell’Italia
centrale tirrenica tra IX e VII sec., come pure due saggi, uno circa le modalità e la
funzione delle sepolture di bambini e l’altro sul rituale dell’incinerazione nel Lazio
arcaico. In tutti questi lavori, che attengono al s.s.d. L-ANT/06 Etruscologia e
antichità italiche, emerge la dimestichezza di Nizzo con le più recenti ricerche
antropologiche, testimoniata anche dalle ampie riflessioni metodologiche dedicate
nel 2012 alla storia degli studi di storia delle religioni e di antropologia culturale. La
seconda monografia, ben costruita e ben documentata, edita nel 2013, è invece
dedicata alla storia degli studi protostorici in Italia e alla polemica sorta intorno ad
una possibile origine pelasgica delle popolazioni italiche, che divampò negli anni
seguiti all’unità d’Italia e che si concluse con lo scavo delle mura di Norba e la loro
datazione in età romana. Questo dato archeologico liberò il campo dall’ipotesi
“pelasgica”, cioè di arrivo di popolazioni dall’Egeo, fondata su una somiglianza di
tecniche costruttive tra le mura di centri laziali e le mura micenee. A queste
problematiche Nizzo aveva già dedicato un denso contributo nel 2009. Le ricerche
d’archivio, condotte con finezza e consapevolezza dei problemi storici, hanno portato
Nizzo ad acquisire una ricca documentazione sugli scavi ottocenteschi a Cuma,
presentata nel 2007 e nel 2008, mentre nel 2010 egli ha pubblicato un ampio lavoro
che ricostruisce il quadro delle personalità e dell’attività degli studiosi che tra tardo
Ottocento e primi del Novecento hanno curato la raccolta numismatica del Museo
Archeologico di Napoli, un contributo ricco di nuove informazioni, ma talvolta
appesantito dall’esposizione del già noto. La produzione scientifica di Nizzo si
distingue per la complessità e l’articolazione che testimoniano vasti interessi culturali
e un approccio metodologico di notevole solidità. L’ impegno nella ricerca costante, i
numerosi apporti originali e le sedi di pubblicazione qualificate mostrano in Nizzo
uno studioso capace e promettente; una parte considerevole dei suoi lavori attiene
però al s.s. L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche, ma tra i titoli presentati
figurano anche alcuni interessanti contributi di storia dell’archeologia che ricadono
nel s.s.d. L-ANT/07 Archeologia Classica.
CANDIDATO Ilaria Romeo
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
La candidata è stata dal 1996 al 2004 ricercatore di Archeologia e Storia dell’Arte
Greca e Romana presso il Dipartimento di Antichità e Tradizione Classica
dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2004 è professore associato presso la
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Facoltà di Beni Culturali dell’Università del Salento (Lecce), dove ricopre incarichi
istituzionali. E’ stata membro del Consiglio dei Docenti del Dottorato presso
l’Università di Roma “Tor Vergata” fino al 2006, dal 2007 al 2013 dell’Università
Cattolica di Milano e dal 2013 di Lecce (Scienze del Patrimonio Culturale). In
qualità di professore associato nell’università del Salento ha svolto un’intensa attività
didattica ed è stata relatore di molte tesi di laurea, di specializzazione e di dottorato.
Ha organizzato nel 2007 un convegno internazionale a Lecce sulla “Scultura Romana
in Asia Minore”.
Le numerose ricerche di Ilaria Romeo vertono su problemi di archeologia greca e
romana e sono quindi del tutto attinenti al s.s.d. L-ANT/07; le sedi di pubblicazione
sono pienamente adeguate. La Romeo presenta un’innovativa monografia dedicata al
ritratto di Agrippa, studiato con un taglio storico del tutto originale. In questo lavoro
infatti ,l’analisi delle immagini monetali e della documentazione epigrafica va ben
oltre le consuete problematiche di cronologia e diffusione di tipi iconografici,
facendo emergere in modo nuovo il mutare nei luoghi e nel tempo della fruizione
della figura del luogotenente e genero di Augusto, mostrando come il suo ruolo sia
stato sostanzialmente secondario nelle raffigurazioni della domus imperiale durante
la sua vita e come il moltiplicarsi delle sue immagini sia successivo alla sua morte e
si colleghi alle esigenze di legittimazione dinastica di Caligola e di Claudio. Allo
studio dei ritratti Romeo è tornata poi nel progetto di un riesame della ritrattistica
ostiense, sgombrando il campo di una immotivata identificazione di Plotino e dando
consistenza ad un particolare Zeitgesicht di età gallienica. La capacità di porsi
domande storiche e di cercarne le risposte nelle iscrizioni, nelle monete, nelle
testimonianze letterarie costituisce una caratteristica peculiare dei molti originali
lavori di Romeo, tra cui si segnala il contributo del 2010 dedicato all’evocazione
delle ascendenze dinastiche dai re ellenistici nei monumenti figurati in Asia Minore;
in questo lavoro Romeo presenta anche una convincente reinterpretazione di una
raffigurazione di Filopappo, figlio dell’ultimo re di Commagene. Il suo monumento
funerario non lo raffigura come letterato o in forma divinizzata, come avevano inteso
studi precedenti, ma come dinasta, per porre in evidenza la sua discendenza da
Seleuco Nikator e Antioco IV di Commagene, entrambi ritratti sul monumento. A
queste feconde ricerche si ricollega anche la recentissima edizione dello straordinario
sarcofago dalla cd Tomba Bella di Afrodisia, un precoce sarcofago figurato, di cui
Romeo offre una lettura globale, dall’interpretazione delle immagini - condotta in
base a confronti monetali e alle consonanze con il monumento di Zoilos - alle
proposte relative al centro di produzione. Una parte consistente dei contributi di
Ilaria Romeo riguarda Creta. A lei si deve l’ edizione delle sculture di tipo ideale da
Gortina, in cui si avverte la presenza di maestranze di formazione attica; nel catalogo
le opere sono studiate con un’intelligente attenzione al contesto di provenienza e alle
sue vicende. Le ricerche di Ilaria Romeo concernono anche la cultura materiale a
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Creta e fanno emergere, con lo studio dei contenitori da trasporto di età proto e
medio imperiale, aspetti dell’economia locale e significative relazioni commerciali. Il
problema della percezione di un’identità culturale cretese da parte dei Romani è
analizzato efficacemente attraverso le immagini della monetazione, le fonti letterarie,
la documentazione archeologica attinente ai luoghi di culto locale, per arrivare a
porre in evidenza l’oscillare tra due opposte visioni dell’isola, come culla della
civiltà o come luogo barbaro. Sull’identità culturale Romeo torna a riflettere in un
denso contributo di grande interesse, che concerne la realizzazione adrianea del
Panhellenion; nella sua istituzione rileva le tangenze con l’anfizionia delfica e
ipotizza che la corrente di pensiero che pone l’accento più sulla comunanza culturale
che non sulla consanguineità degli appartenenti alla comunità si sia formata
nell’ambito della seconda sofistica, probabilmente a Smirne, dove Polemone aveva la
sua scuola. L’ampiezza degli interessi scientifici, che spaziano dal mondo greco a
quello romano, dalla produzione figurativa alla cultura materiale, la padronanza degli
strumenti esegetici, la solidità del metodo sono testimonianze di una studiosa matura,
il cui valore appare con piena evidenza. La continuità di impegno nella ricerca,
l’ampia e articolata produzione di contributi di grande originalità, ricchi di approcci e
di risultati altamente innovativi, presentati in sedi di pubblicazione molto qualificate,
fanno indubitabilmente emergere Ilaria Romeo tra gli altri candidati come studiosa di
più alto livello.
CANDIDATO Riccardo Villicich
GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE
Il candidato ha svolto un’ampia attività didattica presso l’Università di Bologna, a
partire del 2005-2006.
La copiosa produzione scientifica di Riccardo Villicich attiene all’architettura
ellenistica e romana, compresa nel gruppo LANT/07 e alla topografia, che è inclusa
nel gruppo L-ANT/09 Topografia antica, perciò corrisponde solo parzialmente al
gruppo disciplinare per cui la selezione è stata bandita; le sedi di pubblicazione
risultano pienamente adeguate. Villicich presenta un’accurata monografia edita nel
2007 dedicata agli impianti forensi della Cisalpina, in cui si sottolinea finemente
l’importanza di Benevagenna come prototipo di foro tripartito e si avanza l’ipotesi
che i centri minori abbiano offerto una maggiore possibilità di sperimentazione
architettonica rispetto ai centri maggiori condizionati dalle preesistenze; tra questi
emerge ad es. il caso Zuglio che Villicich considera un riuscito adattamento del
modello del foro di Cesare; si ribadisce qui la funzione generatrice dei grandi assi
stradali, che vengono inglobati negli spazi forensi di numerosi centri e si osserva che
nei centri di altura, di frequente sovrapposti ad abitati preromani, si determinano
invece percorsi stradali perimetrali. A questo lavoro topografico, dotato di un
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catalogo dettagliato, Villicich ha aggiunto poi nel 2011 un contributo specificamente
dedicato alla committenza degli interventi evergetici in questi stessi centri,
osservando che, a parte un ipotetico intervento di Agrippa a Claterna e di Augusto a
Benevagenna, gli atti di evergetismo si devono a personaggi delle élites locali, di
rango senatorio a Velleia, ma anche equites ad es. a Zuglio e a Sarsina. Molta parte
delle ricerche di Villicich è dedicata allo studio e alla esauriente pubblicazione degli
scavi condotti dall’Università di Bologna a Phoinike e in particolare nel teatro, tra
2001 e 2007, pubblicazioni in cui sono analizzate con intelligenza soprattutto le
nuove emergenze relative all’età ellenistica. Villicich ha condotto inoltre e tra il 1998
e il 2012 indagini in un importante sito tardoantico, la cd. residenza di Teoderico a
Galeata, presentando accuratamente i risultati delle sue ricerche che offrono nuovi
importanti dati sul complesso termale e suggeriscono una più precisa datazione del
vasto edificio residenziale tra la seconda metà del V e gli inizi del VI sec. d. C. Al
1999 inoltre risale un contributo in cui Villicich ha ristudiato, proponendo una nuova
datazione al 30 a. C, due fregi d’acanto, forse già posti ad incorniciare una porta in
analogia con il fregio dell’edificio di Eumachia a Pompei;i marmi erano forse
pertinenti ad una costruzione di Bononia e sono stati reimpiegati probabilmente nel
XII sec. nella chiesa bolognese del S. Sepolcro. La produzione continuativa, la
presentazione in sedi qualificate di nuovi dati dagli scavi di Phoinike e Galeata, con
diversi apporti originali accrescono la conoscenza di quei siti e mostrano in Villicich
l’ impegno costante di uno studioso serio e preparato.
VERBALE DI INDIVIDUAZIONE DEL CANDIDATO IDONEO
Il giorno 15 ottobre 2014 alle ore 9.00 i commissari della selezione in epigrafe si
riuniscono nei locali del Dipartimento SAGAS dell'Università degli Studi di Firenze
per concludere la procedura.
La commissione riesaminati i giudizi espressi sulle pubblicazioni scientifiche, sui
curricula riferiti all’attività scientifica e didattica dei candidati e dato atto del
superamento della prova didattica, dopo attenta e approfondita discussione, nel corso
della quale compara tra di loro tutti i candidati, individua idoneo alla selezione il
candidato Ilaria Romeo per le seguenti motivazioni:
Ilaria Romeo dimostra ampiezza di interessi scientifici - che spaziano dal mondo
greco a quello romano, dalla produzione figurativa alla cultura materiale padronanza degli strumenti esegetici, solidità di metodo.
La continuità di impegno nella ricerca, l’ampia e articolata produzione di contributi
di grande originalità, ricchi di approcci e di risultati altamente innovativi, presentati
in sedi di pubblicazione molto qualificate e tutti congruenti con il s.s.d. L-ANT/07
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Archeologia classica, fanno indubitabilmente emergere tra gli altri candidati Ilaria
Romeo come studiosa di più alto livello.
La seduta è tolta alle ore 18.30.
Letto, approvato e sottoscritto
LA COMMISSIONE
prof. Lucia Faedo presidente
prof. Maria Grazia Picozzi membro
prof. Margherita Bonanno segretario
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