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Newsletter dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova
n. 20 / Anno IV - Giugno 2013
Editoriale
Libertà per credere e di credere
In
questa newsletter vengono segnalati luoghi e film dell’intercultura e vengono
messe in condivisione iniziative culturali concluse (Religioni – violenza – pace) e in
corso “Persona umana e libertà religiosa”. Vorrei richiamare l’attenzione su
quest’ultima iniziativa. Si tratta di un seminario di studio condotto in collaborazione
tra il nostro Istituto e il Dipartimento di Diritto pubblico-internazionale-comunitario
della Università di Padova. Destinatari sono i docenti e gli studenti del biennio di
specializzazione. Nel primo incontro sono stati offerti tre interventi (G. Leondini, D.
Trabucco, F. Marino) sulla liberta religiosa nella Costituzione italiana; il secondo
incontro (venerdì 24 maggio, Aula C – Palazzo del Bo, Università degli studi – Padova)
tratterà la libertà religiosa nella storia, dall’impero romano (F. Marino) sino ai nostri
giorni (C. Centa); nel terzo (27 settembre, sede dell’Istituto) interverranno V. Bortolin
su “Libertà di pensare e di credere. La prospettiva storico-filosofica”, A. Toniolo su “La
libertà religiosa a partire dal Concilio Vaticano II: libertà religiosa e atto di fede” e T.
Vanzetto su “La libertà religiosa nel codice di Diritto Canonico”.
Con questi contributi e momenti di riflessione si intende riprendere la dichiarazione
conciliare Dignitatis Humanae (1965), testo assai breve ma forse il «più
emblematico del Concilio». Infatti, l’intervento sulla libertà religiosa ha «suscitato
acerrime discussioni – scrive F. G. Brambilla – e ha attraversato come un brivido
l’assise conciliare, dividendo gli animi e appassionando l’opinione pubblica. In essa, a
torto o a ragione, si è vista la sfida portata alla Chiesa perché non si sottraesse al
confronto con la modernità» (F.G. BRAMBILLA, «Diventare liberi», in Libertà religiosa e
diritti dell’uomo, a cura di S. Scatena e M. Ronconi, Periodici San Paolo 2010, 8). Tale
aspetto ‘emblematico’ rimbalza nelle diverse cronache del Concilio che raccontano
quello che è accaduto in Aula durante la cosiddetta “settimana nera” iniziata il 14
novembre 1964. In quella settimana dovevano essere approvati emendamenti
importanti al De œcumenismo (Unitatis redintegratio) e al De ecclesiis orientalibus
catholicis (Orientalium ecclesiarum); veniva inoltre presentato il cap. III del De
Ecclesia sulla struttura gerarchica accompagnato - per mandato della Superiore
autorità cioè del Papa - dalla “Nota interpretativa preliminare” (Nota explicativa
praevia). Il modo con il quale venne inserita tale Nota venne interpretato male.
Parve essere una imposizione autoritaria e di fatto contribuì a creare un clima
generale di fastidio. Tenuto conto che anche nel De libertate (Dignitatis humanae)
erano contenute questioni problematiche, si decise di rinviarne la discussione in
Aula. Si trattò di una “sospensione provvidenziale” che consentì di guadagnare
consensi attorno ad alcune nodi come ad esempio: si può parlare di un diritto alla
libertà religiosa? Tutte le chiese locali e comunità cristiane ammettono la libertà
religiosa? La chiesa si impegna a realizzare la libertà religiosa nelle missioni e in che
modo? Ci può essere vera libertà religiosa senza abbracciare la verità, quella
posseduta dalla Chiesa Cattolica? La discussione tra i Padri su questi argomenti fu
assai vivace. Alcuni, una minoranza intransigente (M. Lefebvre) vedeva nella
approvazione della dichiarazione la rovina per la chiesa cattolica e il pericolo di un
ritorno al liberismo e al modernismo. Alla fine, il documento venne approvato
anche per la presa di posizione e per il sostegno dato dall’episcopato americano per
il quale aveva un grande significato per la chiesa nel mondo contemporaneo.
Rileggendolo a distanza di 50 anni dalla sua promulgazione P. Hünermann fa notare
che oggi il tema della libertà religiosa andrebbe sviluppato nel senso di un «un
nuovo tipo di tolleranza» e che Dio è il primo ad insegnarcela e ad essere paziente
con gli uomini. È Lui, infatti, che «vuole guidare gli uomini in questa storia verso la
conversione e così mostra tolleranza per i percorsi che ne derivano» («Verso una
nuova tolleranza», in Libertà religiosa e diritti dell’uomo, 74-75).
Don Gaudenzio Zambon
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