La prima guerra mondiale La miccia che provocò l`esplosione fu

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La prima guerra mondiale
La miccia che provocò l’esplosione fu accesa dall’attentato di Sarajevo(in Bosnia) in cui ,il 28giugno 1914,trovarono la morte l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando erede la trono e la moglie.
L’attentatore Gravrilo Princip,era uno studente nazionalista Serbo –Bosniaco e agì per conto di una associazione
serba che aveva sede a Belgrado. Di conseguenza gli austriaci dichiarano guerra alla Serbia ,la Germania si
affianca all’Austria,di seguito intervenne la Russia mobilitando l’esercito ,la Germania le dichiara guerra.Sempre
nel mese di luglio la Francia mobilita l’esercitò ,il 3 agosto la Germania con il suo esercito guidato dal generale
H.von Molte invase il Belgio e attacca la Francia -il 4 agosto l’Inghilterra interviene a fianco della Francia
Forse nessuna data della storia contemporanea è così importante come il 1914, l'anno dello scoppio della prima
guerra mondiale. Questa, diventata ben presto nella coscienza della gente la Grande guerra per antonomasia (e
tale rimasta fino a quell'altra grande guerra che sarà il secondo conflitto mondiale), provocò distruzioni immani e
fino allora inimmaginabili,grazie alla diffusione e all'uso combinato in tutti i paesi belligeranti della leva militare di
massa e di armi sempre più complesse ed efficaci.La Grande guerra provocò inoltre cambiamenti radicali nell'economia e nella società europea, nei rapporti fra questa e il resto del mondo. L'intensità di questi cambiamenti è stata
di tale portata da giustificare l'opinione di chi vede nel 1914 (e non nel 1900) la fine dell'800 e l'inizio del '900.Il
Periodo storico in cui tuttora viviamo, ha dunque avuto inizio con una guerra di proporzioni prima mai viste, i cui
effetti perversi si sono fatti sentire a lungo dopo la sua fine e hanno messo il mondo in uno stato generale di crisi
economica, sociale e politica, per uscire dalla quale sarà necessaria la seconda guerra mondiale del 1939-1945.
Possiamo quindi considerare gli anni compresi fra il 1914 e il 1945 come un unico periodo di crisi generale e prolungata. Di questa crisi generale e prolungata la Grande guerra del 1914-1918 costituisce il primo
atto.Naturalmente, quando si parla di crisi riferendosi a un periodo così lungo come quello che va dal 1914 al 1945,
non si deve pensare a un peggioramento continuo, dell'economia e delle condizioni di vita della gente.All'opposto,
anche in questo periodo l'economia si sviluppò e le condizioni della gente migliorarono, pur se le attività economiche incontrarono difficoltà particolarmente forti. Sotto questo profilo, il periodo 1914-1945 ricorda la Grande
depressione del 1873-1896). Ma nel 1914-1945 la crisi fu molto più violenta ed estesa perché fu caratterizzata da
lunghe fasi di disoccupazione e dalla inflazione e perché riguardò non solo l'economia ma anche la politica, con la
crisi del regime liberale e la vittoria di quelli fascisti.
Dalla guerra di movimento alla guerra di trincea
Fronti principali della guerra furono due: quello occidentale, dove combatterono la Germania da una parte, e dall'altra la Francia e l'Inghilterra (e, dal 1918, anche gli Stati Uniti); quello orientale, dove combatterono la Germania
e l'Austria-Ungheria da una parte, la Russia e la Serbia dall'altra. Successivamente, con l'ingresso in guerra di altre
potenze, altri fronti furono aperti.Nel 1914 pochi mesi dopo l’inizio del conflitto, entrarono in guerra il Giappone a
fianco dell’Intesa, la Turchia a fianco degli imperi Centrali(Germania e Austria), nel 1915 entra in guerra l’ITALIA
a fianco dell’Intesa, la Bulgaria degli imperi Centrali, nel 1916 la Romania a fianco dell’Intesa, nel 1917 gli Stati
Uniti, la Grecia e la Cina a fianco sempre dell’Intesa.Con L’ingresso in guerra dell’Italia fu creato un fronte meridionale contro l’Austria che ebbe un ruolo importante nell’economia generale del conflitto.
Ricordiamo che la coscrizione obbligatoria in Inghilterra non esisteva, venne creata proprio in questo periodo
La Germania aveva una oggettiva superiorità militare e applicò il cosiddetto piano Schlieffen, dal nome del generale tedesco che aveva ipotizzato la invasione del Belgio per aggredire la Francia, tale strategia prevedeva un
attacco fulmineo alla Francia prima dell’intervento della Russia.Il Belgio venne brutalmente aggredito e travolto, nel
giro di poche settimane i Tedeschi arrivarono sino alle porte di Parigi. I Francesi reagirono guidati dal generale
Joseph Joffre e Bloccarono l’esercito della Germania nella battaglia della ’ Marna, Sett.1914-enorme il numero dei
soldati morti.Il piano Schlieffen era fallito.Con la successiva battaglia delle Fiandre, combattuta fra la metà di ottobre e la metà di novembre,i contendenti eseguirono la cosiddetta « corsa al mare», cioè mirarono ad assicurarsi
le posizioni migliori per controllare le coste del Mare del Nord. Da allora la guerra sul fronte occidentale non ebbe
più grossi movimenti, diventò sostanzialmente una guerra di posizione
Sul fronte orientale la guerra di movimento durò più a lungo con fasi alterne. Dapprima ì Russi avanzarono nella
Galizìa austriaca. Ma tra la fi-ne di agosto e il 10 settembre del 1914 vennero sconfitti vicino al Baltico dall'armata
tedesca, comandata dal generale Hindenburg, nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. Successivamente,
nel 1915, i Russi do-vettero abbandonare anche la Galizia, che però riconquistarono nel 1916 (e il loro successo
indusse la Romania a entrare in guerra).Per completare il quadro delle operazioni militari di movimento, c'è da
aggiungere che gli Inglesi, aiutati dai Francesi, eseguirono nel corso del 1915 una spedizione per conquistare i
Dardanelli, tenere sotto il proprio controllo gli Stretti e indurre la Grecia e la Bulgaria a entrare in guerra al loro fianco. La spedizione si risolse però in un totale insuccesso.Sul fronte occidentale (situato prevalentemente nel territorio francese invaso dai Tedeschi), con la guerra di posizione gli eserciti avversari si fronteggiarono, scavando
interminabili linee di trincee che andavano dal Mare del Nord alla frontiera svizzera.
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Varie linee di trincee, collegate con camminamenti e protette da filo spinato, vennero scaglionate in profondità.I soldati di prima linea vivevano in una tensione nervosa permanente, in mezzo al fango, in condizioni igieniche deplorevoli. Il rancio non sempre arrivava, le lunghe e snervanti attese erano interrotte dagli assalti, dove gli uomini morivano a migliaia. Nel 1915 fecero la loro comparsa nuove, micidiali armi: i gas asfissianti, usati per primi dai
Tedeschi, e i lanciafiamme.Nella’’ Grande guerra’’ la battaglia cessò di essere quello che era stata in passato, cioè
una giornata risolutiva di combattimento; diventò un allucinante andirivieni di attacchi e contrattacchi, di assalti e
contrassalti, che potevano durare per mesi e mesi. Vennero scatenate periodicamente dai comandi gigantesche
battaglie, della durata di svariati mesi, tanto inutili quanto sanguinose, veri e propri macelli umani, nella speranza
di logorare l'avversario.Resta ancora da definire quanti politici e militari erano coscienti di questi cambiamentiquanti avevano ancora in testa un tipo di guerra legata al passato....
Era completamente cambiata l’idea e la pratica della guerra che aveva avuto caratteristiche simili per secoli, i soldati in passato morivano essenzialmente per le ferite e le battaglie coinvolgevano poche decine di migliaia di persone (tranne alcune eccezioni). La guerra osannata dagli intellettuali nazionalisti aveva un carattere eroico soltanto nella retorica Di D’Annunzio.Ricordiamo l’uso dell’aeroplano che avrebbe cambiato in seguito completamente
l’arte militare, i nazionalisti non compresero la drammaticità di questa innovazione, ogni Paese propagandava un
soldato aviatore che con coraggio aveva eliminato gli aerei nemici, contando il numero degli aeroplani buttati giù,
applicando in modo forsennato una idea di eroe, di coraggio una pratica militare ormai completamente superata.
Ricordiamo il famoso ‘’Barone Rosso’’ o l’italiano F Baracca ,gli aeroplani come i cavalli e gli aviatori come i cavalieri del medioevo!
La tecnologia cambiava completamente l’idea e la pratica della guerra distruggendo ogni retorica sul coraggio e
provocando un numero di vittime mai visto in passato! gli ospedali militari divennero un luogo centrale nell’immaginario delle persone influenzando anche lo sviluppo della medicina e della chirurgia!
Tra il febbraio del 1916 e l'agosto del 1917 vennero combattute sul fronte occidentale le battaglie di Verdun e della
Somme. Nella battaglia della Somme, dove fecero la loro prima comparsa i carri armati inglesi, le perdite (morti e
feriti) furono di circa 410 000 Inglesi, 341000 Francesi e 500 000 Tedeschi.In quella di Verdun le perdite furono di
circa 350 000 Francesi e 280 000 Tedeschi.
Sebbene questi dati siano controversi, non lasciano dubbi circa l'ordine di grandezza delle perdite umane.
La guerra di logoramento
Lo stato di guerra fece diminuire in tutti i paesi il potere dei parlamenti e aumentare quello dei governi e dei
militari(predominio dell’esecutivo e delle forze antidemocratiche). Perfino in Inghilterra furono tolte al parlamento
alcune delle sue prerogative in materia di controllo finanziario-, Alla fine del 1916 diventò primo ministro Lloyd
Gorge,sostenuto da una coalizione di conservatori,liberali e laburisti.
In Francia, dopo vari contrasti tra il parlamento e il governo, tra questo e i comandi militari, che chiedevano più
poteri, il governo stabilì un saldo controllo sui militari nel 1917, quando il comando fu affidato al generale Pétain .
Come diremo più avanti, ancora maggiori furono le limitazioni cui furono assoggettati i poteri del parlamento in
Italia.
Ma i paesi dove si ebbero le limitazioni più forti, furono quelli dove i poteri del parlamento erano sempre stati minori: la Germania e l'Austría-Unghería. In questi due paesi, oltre tutto, nessun socialista durante la guerra fu ammesso a partecipare al governo (invece in Francia e in Inghilterra socialisti e laburisti vi parteciparono).
In Germania la posizione del governo tornò a essere quella che era stata al tempo di Bismarck: fu sufficiente che
avesse la fiducia del sovrano,(Kaiser Guglielmo II) non fu più necessario che avesse anche quella del Reichstag.
Di fatto il potere sfuggì anche alle mani del governo e del cancelliere (capo del governo,come Giolitti in Italia) e sì
concentrò tutto in quelle deì generalì Hìndenburg e Ludendoff,(ricordiamo il ruolo che nel dopoguerra l’esercito
ebbe nell’appoggiare il nazismo ) quando nel 1916 diventarono rispettivamente comandante supremo delle forze
armate e sottocapo di stato maggiore. Hindenburg e, ancor più, l'onnipotente Ludendorff imposero di fatto al paese
una vera e propria dittatura militare.
Insomma i regimi liberali che in molte parti d'Europa erano per loro natura già poco democratici lo diventarono
sempre di meno....almeno sul piano immediato della gestione della guerra
Le limitazioni imposte ai diritti di libertà dei cittadini, la concentrazione dei poteri nel governo, nei militari, nella burocrazia, provenivano dal bisogno, nato con la guerra di logoramento, di imporre ai paesi belligeranti una disciplina
ferrea per convogliare nello sforzo richiesto dal conflitto tutte le energie, tutte le risorse umane, tecniche ed economiche.
Ogni dissenso veniva considerato un atto al servizio dello straniero
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Poiché le forze militari in campo si equivalevano, poiché alla prospettiva della guerra breve si era sostituita quella
della guerra lunga, sarebbe riuscito vincitore chi avesse saputo resistere più a lungo al suo logoramento, chi avesse prodotto più armi, chi avesse avuto a disposizione più cibo per nutrire la popolazione civile, e l'esercito.
D'altra parte, gli eserciti immensi immobilizzati nelle trincee non erano più in grado, come era avvenuto nei secoli
passati, di autoalimentarsi col saccheggio. I governi dovevano provvedere ai loro bisogni.La logistica cessava di
essere un elemento secondario (anche se sempre importantissimo) della guerra,diventava un problema fondamentale che investiva tutta l'economia dei vari paesi. Diventava essenziale non solo avere a disposizione la quantità
maggiore possibile di risorse, ma anche coordinarle secondo un piano diretto dal centro.(Crisi del Liberismo-che
non prevedeva un massiccio intervento dello stato nella economia)
Tutte le fabbriche o quasi si convertirono in fabbriche di guerra, cioè produssero beni destinati alla guerra. Tutti i
governi provvidero ad allontanare dal fronte gli operai specializzati e a rimetterli nelle officine dove, sottoposti a
una disciplina militare, produssero armi e Proiettili. Tutti i governi crearono un tipo di economia diversa da quella
tradizionale, un'economia nella quale lo stato acquistò una funzione coordinatrice centrale, una economia basata
su un rapporto triangolare di collaborazione fra stato, industriali e sindacati (necessari per assicurare il consenso
degli operai ai ritmi di lavoro più intensi).Il Paese che andò più avanti sulla via della pianificazione economica di
guerra fu la Germania. Un grande e intelligente industriale, Walter Rathenau,in Germania presidente della gigantesca azienda elettrica A.E.G., fu preposto fin da 1914. a coordinare, d'intesa col ministero della guerra, la raccolta e la dístribuzione delle materie prime alle singole industrie.Numerosi industriali ac-cettarono di malavoglia la pianificazione militare imposta dal ministero della guerra.Nel 1916 la pianificazione fu assunta dallo stato maggiore
delle forze armate, che intervenne in prima persona nella gestione dell'economia, concesse agli operai aumenti
salariali,istituì commissioni paritetiche, composte da militari e da sindacalisti, per regolare il livello dei salari, gli spostamenti da azienda a azienda della manodopera, fare opera di conciliazione nelle vertenze del lavoro.In questa
economia organizzata di guerra le singole imprese persero la libertà di movimento che era stata fino allora un
dogma del capitalismo liberista( Passaggio al capitalismo Monopolista ).Nacque un nuovo tipo di economia nella
quale gli industriali dovevano ’ intrecciare’ le loro decisioni a quelle stabilite da un vertice costituito dallo stato maggiore, dai sindacati e dal governo. In questo nuovo tipo di economia, che non cessava di essere capitalistica ma
rifiutava il principio della libertà d'impresa si stabilirono nuovi legami fra gli industriali e i militari.La Germania andò
più avanti su questa strada, fu indotta ad abbracciare l'economia organizzata di guerra, a pianificare capillarmente la distribuzione delle risorse anche perché doveva fronteggiare la scarsità di que-ste, provocata dal blocco navale che l'Intesa, e in particolare l'Inghilterra, avevano adottato contro di lei fin dal settembre del 1914.
Il blocco fu infatti un'arma che alla lunga, a partire dal 1917,si rivelò terribilmente efficace contro un paese come
la Germania.
Alla vigilia della guerra essa importava tutto il cotone grezzo, il petrolio,la gomma e il manganese di cui aveva bisogno;importava inoltre 12 milioni e mezzo di tonnellate di ferro dalla Francia e dalla Svezia, il 20,25% del fabbisogno di grano,il 45% dei grassi. Il 70% di tutte queste importazioni avveniva via mare.In conseguenza di questo stato
di cose,nel 1918 i Tedeschi furono ridotti alla fame; la loro razione alimentare era meno di un terzo di quella dei
popoli dell'Intesa.
La Germania rispose al blocco navale iniziando nel febbraio del 1915 la guerra sottomarina: i sommergibili ebbero l'ordine di attaccare e af-fondare le navi mercantili che navigassero nei mari intorno all'Inghilterra, senza garanzia di sicurezza per quelle neutrali. Nel maggio del 1915 un sommergibile silurò e affondò il transatlantico inglese
" Lusitania " provocando circa 1400 morti. La brutalità del gesto commosse l'opinione pub-blica mondiale; e poiché
fra i morti ci furono anche oltre 120 cittadini americani, contribuì a orientare gli Stati Uniti verso l'intervento in guerra con-tro la Germania.
Ma il gesto più gravido di conseguenze funeste per la Germania, imposto dal generale Ludendorff nonostante il
parere contrario del cancelliere Bethmann-Hollweg, fu l'ordine dato nel gennaio del 1917 della guerra sot-tomarina a oltranza,l'ordine cioè di affondare indiscriminatamente tutte le navi mercantili incontrate dai sommergibili.
La guerra sottomarina provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
La guerra fuori d'Europa
La guerra è stata chiamata mondiale perché vi parteciparono vari paesi extraeuropei, ma venne combattuta prevalentemente in Europa. I fronti di guerra fuori d'Europa ebbero un'ímportanza secondaria.
Il Giappone condusse la guerra in modo autonomo dall'Intesa, occu-pò alcune isole del Pacifico già colonie tedesche e la concessione che la Germania aveva in Cina (nello Shandong). Inoltre il Giappone, approfit-tando del fatto
che le potenze europee erano impegnate altrove, presentò nel gennaio del 1915 al governo cinese numerose
richieste, note come le «21 domande», le quali, se accettate, avrebbero fatto della Cina una colo-nia del Giappone.
Il governo cinese cercò la protezione degli Stati Uniti e dell'Inghilterra (nel 1917 entrò anche.in guerra al loro fianco) e ottenne che il Giappone rinunciasse alle 21 domande.
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Più importante dell'Estremo Oriente come campo, di azioni militari fu l'impero ottomano. Per indebolirne la resistenza, l'Inghilterra e la Francia promisero l'indipendenza e promossero la guerriglia dei popoli arabi che vivevano dentro i suoi confini:nella Siria, nella Mesopotamia (l'attuale Iraq), nella Palestina e nall’Arabia.
Queste promesse però non erano del tutto sincere.Infatti Inghilterra, Francia, Russia e Italia si accordarono segretamente per spartirsi dopo la guerra l'impero ottomano:la Mesopotamia sarebbe andata all'Inghilterra, la Siria alla
Francia, Costantinopoli e gli stretti alla Russia,Smirne all'Italia,Inoltre il governo inglese fece balenare nel 1917 agli
Ebrei síonísti( Movimento che propugnava il ritorno in Palestina)la possibilità di avere come loro sede nazionale la
Palestina.Era il primo germe di quello che più tardi sarebbe stato il conflitto mediorientale e che fin da allora evidenzia una sostanziale ambiguità degli occidentali.
Non meno tragica fu la sorte degli Armeni, che nel 1915 vennero sterminati dal governo turco con atroci massacri.
L’ITALIA IN GUERRA
L'Italia in guerra costituì un caso anomalo rispetto alle altre maggiori potenze. I governi di queste potenze, quando nel 1914 avevano dichiarato la guerra, avevano avuto l'appoggio delle rispettive borghesie e anche dei
Socialisti.In Italia invece i socialisti erano stati contrari e la borghesia si era divisa fra quelli che volevano entrare
in guerra contro l'Austria (gli interventisti) e quelli che non volevano l'entrata in guerra (i neutralisti),Giolitti era contrario, Sonnino favorevole.
Successivamente, messi di fronte al fatto compiuto dell'in-tervento, i socialisti avevano adottato nei confronti della
guerra un atteggiamento ambiguo, da loro definito con l'espressione « né aderire né sabotare ».
L'intervento nella guerra mondiale
Iniziata la guerra, l'Italia aveva dichiarato la propria neutralità. La decisione dell'Italia era corretta, perché la Triplice
alleanza prescriveva all'Italia di intervenire a fianco degli alleati solo se questi fossero stati vittime di una aggressione; invece la guerra era scoppiata per iniziativa dell'Austria. A parte i nazionalisti, che auspicarono (ma solo
fugacemente)l'ingresso in guerra a fianco della Germania, quasi nessuno in Italia vole-va partecipare alla guerra.
Le masse del popolo,i socialisti, la maggior parte dei cattolici, Gíolitti con pochi suoi fedeli rimasero legati a questo atteggiamento. Invece in alcuni gruppi di politici e di intellettuali maturò prestissimo la convinzione che l'Italia
dovesse intervenire in guerra a fianco dell'Inghilterra e della Francia. Anche i nazionalisti si convertirono a questa
causa.
I membri di questi gruppi, che furono detti « interventisti », abbracciarono tutti l'irredentismo e dissero che l'Italia
doveva afferrare l'occasione che si presentava per liberare Trento e Trieste. Ma sotto la comune vernice irredentista, le Differenze erano quanto mai profonde.C'erano alcuni socialisti e sindacalisti rivoluzionari, fra cui emergeva
Mussoliní, i quali ritenevano che la partecipazione alla guerra avrebbe creato le condizioni per fare la rivoluzione
(o, quanto meno, per pescare nel torbido e creare nuove condizioni sociali e politiche). Mussolini si allontanò clamorosamente dal Partito socialista e, con denaro offertogli probabilmentedalla Francia fondò un suo giornale, "Il
Popolo d'Italia", il cui primo numero uscì il 15 novembre 1914.C'erano letterati e artisti come D'Annunzio e i
Futurísti, fautorì della guerra a fianco della Francia, di cui ammiravano la cultura.
I Futuristí(Marinetti) univano a questo motivo un altro, per loro più importante: l'amore per la guerra fine a se stessa, per la guerra che essi avevano definito « sola igiene del mondo »(Marinetti). Anche in D'Annunzio, del resto,
era prevalente l'amore per il bel gesto, di cui la guerra gli avrebbe offerto numerose occasioni.
C'erano alcuni democratici,come Salvemini, ardenti fautori di una politica che, ispirandosi a Mazzini, facesse
dell'Italia la forza liberatrice dei popoli oppressi dall'Austria-Ungheria.( Interventismo democratico).
C'erano i nazionalisti, fautori di una politica di espansione ovunque fosse possibile, dai Balcani al Mediterraneo
orientale e all'Africa.
C'erano i liberali di destra, guidati da Salandra(….e..Sonnino) e sostenuti dal re Vittorio Emanuele III, i quali volevano l'intervento in guerra per motivi sia di politica estera che di politica interna. Essi infatti non solo ambivano liberare Trento e Trieste e (come i nazionalisti) espandere la potenza dell'italia nei Balcani, nel Mediterraneo orientale e in Africa; ma ambivano anche cogliere l'occasione per estromettere il neutralista Giolitti dal giuoco politico ed
imporre al paese un tipo di direzione diverso, basato non già sulla collaborazione coi socialisti ma sulla loro repressione.
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La « settima- rossa » (così fu chiamata una sommossa anarcoide che ebbe luogo nel giugno del 1914, alla immediata vigilia della guerra, in Romagna e nelle Marche) preoccupò molto i liberali di destra e contribuì a orientarli nel
senso dì una politica repressiva. I nazionalisti concordavano pienamente con questa linea di politica interna.
Gli Accordi
Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino avviarono trattative segrete sia con le potenze dell'Intesa che
con l'Austria.Se questa avesse fatto sostanziose concessioni del suo territorio italiano,non escludevano la possibilità di restare neutrali.Ma l'Austria non volle fare concessioni;almeno questa fu la dizione formale sicché il governo
stipulò con l'Intesa il patto di Londra (26 aprile 1915) e si impegnò a entrare in guerra nel maggio successivo.
Poiché la maggioranza dei deputati era formalmente seguace di Giolitti e neutralista, i gruppi interventisti, aiutati
sottobanco dal governo, organizzarono manifestazioni e violenze di piazza per forzare la mano al parlamento. In
queste manifestazioni si distinse D'Annunzio per la violenza del linguaggio usato contro Giolitti, simbolo dell'odiato neutralismo, e la sua efficacia nel galvanizzare la folla. La maggioranza dei deputati si convertì facilmente alla
causa della guerra, sotto la forza combinata delle manifestazioni di piazza e del richiamo sentimentale al patriottismo. Ciò non toglie tuttavia che quelle manifestazioni di piazza, con le quali una minoranza del popolo italiano si
sovrappose alla libera volontà del parlamento, ebbero alcuni caratteri di una vera e propria forzatura sul parlamento
Il 24 maggio 1915 l'Italia entrava in guerra contro l'Austria-Ungheria.
In Italia la situazione politica nei confronti della guerra era complessa da una parte c’erano coloro che erano stati
interventisti e che detenevano il controllo del potere; e, dall'altra parte, quelli che erano stati neutralìsti e ì socialisti, definiti sprezzantemente dagli avversarì « disfattisti ». Non solo, ma anche fra glì ìnterventistì sì delìneò a poco
a poco una divisione sempre più profonda: da una parte gli interventisti democratici, fedeli ai loro ideali di libertà
da portare ai popoli oppressi; dall'altra parte gli interventisti più vicini ai nazionalistì e pìù sensibili alle ambizioni di
potenza, più pronti a definìre disfattista chiunque non la pensava come loro.
D'altronde per l'Italia, paese gìunto tardi all'unificazione e all'indipendenza politica, la partecipazione alla guerra fu
la prima vera e propria esperienza di massa che coinvolse tutto il popolo,(Anzitutto i Contadini che per la prima
volta scoprirono concretamente la Nazione Italiana) Si può dire che solo con la guerra sìa nata in Italia un'opinione pubblica nazionale;circolazione di idee,discussioni, contrasti….). Prima della guerra l'opinione pubblica era lìmìtata a ristrette fasce della borghesia e ai socialisti. Fu con la guerra che tutti gli Italiani, volenti o nolenti, presero
concretamente coscienza dell'esistenza della patria: dal piccolo borghese, ufficiale dì complemento e combattente entusiasta, al fante contadino, rassegnato alla sua sorte di animale da macello, all'operaio ostile alla guerra.Così
quando tuttì glì Italiani, e non più solo alcune minoranze, presero coscienza dell'esistenza della Patrìa,questa si
presentò a loro profondamente divisa e in una ’visione’ drammatica. C'erano in realtà due patrie: quella deglì ''interventisti'' e quella dei ‘’disfattisti’’, (agli occhi del contadino –fante)-secondo la propaganda dell’epoca .Il carattere
diviso con cui l'idea della patria si presentò alle masse del popolo italiano avrà grande importanza nel permettere
la vittoria del fascismo dopo la guerra.(con il suo voler rifondare una Nazione, una patria nel senso forte e fanatico del termine)
Rispetto alle altre maggiorì potenze, l'Italia fu il paese nel quale la guerra provocò il maggior grado di militarizzazione della socìetà. Durante il conflitto gli uomini mobilitati sotto le armì in Italia furono 6 milioni, pari al 16% della
popolazìone. Invece le analoghe percentualì furono del 2% in Inglhiterra, del 9% in Francía e dell'11% in Germania
. Men-tre la società italiana subìva un processo di militarizzazione di particolare intensìtà, le libertà dei cittadini furono sottoposte a limiti particolarmente forti.Il parlamento discusse raramente i grandi problemi politici del momento
e si vide togliere ogni potere di controllo sul bilancio e sulle spese dello stato.Le autorità fecero ampio uso della
censura sui giornalì(la Fotografia venne usata ufficialmente per fini propagandistici e di documentazione dallo stato
maggiore dell’esercito).Molti cittadìnì, considerati sovversivì perché ostìlì alla guerra, furono inviatì al confino di
polizìa (cìoè obbligati a risiedere in una localìtà determinata dìversa dalla loro residenza abituale).Lo stato moltiplicò le sue competenze, intervenne,in tutti ì campi della vita economica ma, scarsamente attrezzato per questi
compiti, diventò meno efficiente.Nacquero nuovi ministeri,enti,commìssariati, comitati per la mobilitazione industríale,cìoè per fornire all'esercito il fabbisogno di armi, viveri, indumenti ecc. Mancò tuttavia la presenza di una
autorità superiore in grado di coordinare tutti questi nuovi centri dì potere. In compenso, mentre lo stato diventava
meno efficìente, l'industria, che doveva rifornire l'esercito, ebbe uno sviluppo fortissimo.Fra il 1914 e il 1920 la produzione annua di automobili passò da 9200 a 20 000, mentre la produzione di energia elettrica quasi raddoppiò.Il
capitale della Fiat, di 17 milionì nel 1914, diventò di 200 nel 1919: che era un aumento forte (di cìrca il 100%) anche
tenuto conto dell'inflazione.
Sotto il profilo militare, il fronte che, in conseguenza dell'intervento italiano, venne a crearsi sulle Alpi al confine con
l'Austria, ebbe gli stessi caratteri del fronte occìdentale, determinati dalla guerra di posizione. Nel 1915-1917 l'esercito italiano, comandato dal generale Luigí Cadorna condusse sull'Isonzo numerose offensive tanto sanguinose
quanto inutili:furono le battaglie dell'Isonzo.Gli Austrìaci, che combattevano da posizioni di partenza miglìori perché il confine permetteva loro di occupare le creste dei monti, risposero con varie offensive condotte lungo la valle
dell'Adige e sugli altopiani di Asiago.Unico fatto di un certo rilievo, a parte le migliaia e migliaia di morti e feriti, fu
la conquista italiana di Gorizia nell'agosto del 1916.
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L'anno critico: il 1917
Durante il 1917 avvennero due fatti di importanza capitale: in Russia scoppiò la rivoluzione che, dopo alcuni mesi,
si concluse con la vittoria dei bolscevìchi e l'uscita di quel paese dalla guerra; in compenso gli Stati Uniti entrarono in guerra a fianco dell'Intesa. All'inizio della guerra la maggioranza dell'opinione pubblica americana era contraria all'intervento. Contrari, in particolare, erano gli americani degli Stati Uniti di origine tedesca, per motivi sentimentali, e i farmers del Middle-West, che temevano un aumento delle tasse come conseguenza della guerra.
Ma la causa dell'intervento finì col prevalere per vari motivi: le simpatie per gli ideali di líbertà e giustizia in lotta
contro gli autoritari Imperi centrali, simpatie diffuse in vari ambienti americani e particolarmente forti presso il presidente Wilson; i maldestri tentativi della diplomazia tedesca di fare un'alleanza col Messico; la necessità di difendere i grandi interessi economici che la guerra aveva creato fra gli Stati Uniti e l'Intesa. Quest'ultimo motivo fu quello decisivo.Il dollaro dopo la Guerra prese il posto della sterlina negli scambi internazionali
Gli Stati Uniti Con la guerra erano diventati dal 1914 i principali fornitori all'Intesa di merci di ogni genere e di risorse finanziarie. Le esporta-zioni americane di grano, che prima della guerra erano andate diminuen-do, aumentarono di 4 volte e mezzo fra il 1911 e il 1920.Il tasso annuo di sviluppo industriale nel 1914-1918 toccò il record del
15%.La bilancia commerciale, che nel 1914 era attiva per 435 milioni di dollari, nel 1917 lo era per 3 miliardi e 567
milioni di dollari. Nel periodo complessivo 1914-1920 la bilancia dei pagamenti fu attiva per oltre 16 miliardi e
mezzo di dollari. Questo attivo consentì agevolmente agli Stati Uniti di fare pre-stiti durante la guerra all'Intesa, e
soprattutto all'Inghilterra, per un totale oscillante fra i 10 e i 12 miliardi di dollari. Per valutare l'entità di questa cifra
si pensi che equivaleva a quasi due terzi degli investimenti esteri in-glesi nel 1914. La straordinaria prosperità americana era alimentata dalle esportazioni di merci e di capitali verso l'Inghilterra e la Francia, aumen-tate bruscamente a partire dal 1914.
La guerra sottomarina a oltranza, decisa dai militari tedeschi nel gennaio del 1917, non solo urtava contro i sentimenti umanitari di tanti ame-ricani ma rischiava anche di interrompere il fruttuoso commercio che si svolgeva attraverso l'Atlantíco e, se avesse sconfitto i paesí dell'Intesa,ríschíava di mettere a repentaglio il rimborso dei debiti
contratti col governo e le banche degli Stati Uniti.
I più decisi fautori dell'intervento in guerra furono gli ambienti del big business della costa atlantica, interessati a
garantire i loro crediti con i paesi dell'intesa. Quest'insieme di motivi indus-se il 2 aprile 1917 il governo a dichiarare la guerra.
L'intervento degli Stati Uniti si rivelò decisivo per la vittoria dell'Intesa. Ma il corpo di spedizione americano entrò
in azione sui campi di bat-taglia europei solo nel marzo del 1918. Nel frattempo trascorsero i mesi del conflitto più
duri per l'Intesa. Nella primavera del 1917 la guerra sotto-marina a oltranza mieteva successi e parve in grado per
qualche tempo di interrompere i rifornimenti provenienti dall’America.L’azione dei sommergibili fu resa difficile
quando l’Inghilterra organizzò il traffico con i ‘’convogli’’ di navi mercantili protette da navi da guerra.Alla fine del
1917 la battaglia era vinta :L’Intesa e gli Stati Uniti erano in grado di costruire piu navi di quante i sommergibili tedeschi riuscissero ad affondare.
Ma il 1917 fu per tutti i belligeranti europei l’anno nel quale parve venir meno la determinazione di conseguire ad
ogni costo la vittoria. Ci furono casi di ammutinamento nell’esercito francese e nella flotta tedesca .La popolazione civile diede vita a scioperi e sommosse contro il carovita in primavera a Parigi,in Germania ,in Inghilterra,in
Austria e in agosto ,a Torino.La rivoluzione Russa cominciava ad avere una certa influenza nelle masse di operai
e contadini occidentali,tra l’altro uno degli slogan di Lenin era proprio la condanna della guerra ‘’Imperialista’’posizione questa che in modo differenziato si diffondeva nella componente di sinistra dei socialisti in Europa (Rosa
Luxemburg in Germania- Ricordiamo il leader socialista francese Juares contrario alla guerra ucciso da un nazionalista agli inizi del conflitto )
Il primo conflitto mondiale vide il diffondersi di una coscienza critica ‘’contro’’ la guerra non soltanto quella in corso,
che non si era mai vista in passato.
Lenin aveva Sostenuto il suo punto di Vista in due riunioni internazionali di socialisti, tenute nei villaggi svizzeri di
Zimmerwald e di Kiental rispettivamente nel settembre 1915 e nel- l'aprile 1916. Ma gli altri pochi intervenuti si
erano rifiutati di seguirlo su questo terreno. Tuttavia nel 1916 fra i socialisti di tutti i paesi era aumentato il numero
di quelli ostili alla guerra ad oltranza. In Germania i socialisti ostili alla guerra ,una quarantina avevano dato vita a
un nuovo partito:il Partito socialdemocratico indipendente. Sempre in Germania, cominciarono a circolare nel 1917
dei fermenti rivoluzionarii (gli ammutinamenti nella flotta erano indicativi campanelli di allarme).Nel tentativo di frenare i fermenti rivoluzionari, alcuni intellettuali proposero, ma invano, una democratizzazione del regime politico.
Ottennero solo che il Kaiser si inducesse a promettere per dopo la guerra la riforma della legge elettorale in senso
piu democratico..
Nel 1917 ci furono anche alcuni tentativi per giungere ad una pace di compromesso, fatti dalla Francia, dalla
Germania e, con particolare insistenza, dall'Austria, sul cui trono nel 1916 Carlo I era succeduto a Francesco
Giuseppe. Tutti questi tentativi.fallirono nonostante gli sforzi del Papa Benedetto XV (1914-1922), che definì coraggiosamente la guerra in corso una «inutile strage».
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Per l'Italia il 1917 fu un anno particolarmente drammatico non solo per la sommossa di Torino contro la guerra da
parte di molti operai ma anche per la gravissima sconfitta di Caporetto.
Il 24,26 ottobre l'esercito italiano, attaccato da truppe austro-tedesche, venne travolto e dovette ripiegare fino al
Piave, abbandonando al nemico il Friulì.
La fine della guerra
Tuttavia l'anno critico fu superato,casi di ammutinamento vennero repressi con numerose condanne alla fucilazíone, molte delle quali spieta-tamente eseguite( i casi di diserzione furono tantissimi tutti repressi con violenza )La
censura sulla stampa si fece ovunque più severa.Ma le autorità militari impararono anche che, per ottenere dai soldati i sacrifici richiesti dalla guerra, non erano sufficienti la rigida disciplina e il disprezzo per la loro vita manifestato fino allora; impararono che era necessario curare il morale dei soldati, trattarli in modo più umano, evitarne i
massacri inutili prestar maggiore attenzione alla qualità del rancio e alla regolare concessione di licenze.
Questo fu l'atteggiamento assunto in Francia da Pétain dopo gli ammutinamenti del maggio e del giugno
1917.Questo fu l'atteggiamento assunto in Italia dal generale Armando Diaz: successore di Cadorna dopo
Caporetto.Inoltre in Italia, per galvanizzare il morale dei fanti,che erano per la grande maggioranza contadini poveri, privi di terra o dotati di un pezzetto insufficiente di terra, venne promesso che dopo la guerra sarebbe stata fatta
una ríforma agraría per distribuire loro la terra in proprietà (la promessa ovviamente non verrà mantenuta).
La nomina nel novembre 1917 a presidente del consiglio francese di Clemenceau, energico sostenitore della guerra a oltranza, parve simboleggiare la ritrovata determinazione dell'Intesa di combattere fino alla vittoria. Anche
l'esercito italiano, dopo il disastro di Caporetto, difese con valore sulla linea del Piave il ''suolo'' della patria contro
‘’l'invasore’’.Questi tentò di oltrepassare il fiume ma fu respinto (battaglia del Piave, 15-23 giugno 1918).Bisogna
però aggiungere che ovunque i soldati che combattevano nelle trincee e gli operai che lavoravano nelle fabbriche
di guerra guardarono con simpatia alla Russia, che aveva fatto la rivoluzione, era uscita dal conflitto e aveva proclamato il diritto dei popoli all'autodeterminazione (cioè il diritto di decidere sul loro futuro secondo la loro libera
volontà).Lenin, il principale artefice della rivoluzione russa, stava diventando per molti un mito, una specie di personaggio leggendario destinato a liberare l'umanità dalla guerra. In parte per neutralizzare il mito nascente di Lenin
e in parte per far piacere al presidente Wilson, che si proclamava ostile all'imperialismo, i governanti dell'Intesa
misero la sordina alle ambizioni di potenza che li muovevano e sottolinearono che la guerra andava combattuta
fino alla vittoria per far trionfare nel mondo la libertà e la giustizia. Wilson enunciò questo suo programma, che era
molto simile a quello degli interventisti democratici nei suoi Quattodici punti.Così fu chiamato il messaggio indirizzato dal presidente al Congresso degli Stati Uniti l'8 gennaio 1918 per esporre le sue vedute circa la sistemazione
del-l'Europa e del mondo a guerra compiuta.(una specie di programma nazionalista democratico da primo ottocento).
Fra i Quattordici punti figurava la condanna della diplomazia segreta, cioè degli accordi stipulati dai governi all'insaputa e alle spalle dei popoli; la richiesta di diminuire il protezionismo che intralciava il commercio internazionale; quella di diminuire gli armamenti; l'impegno di sostenere l'indipendenza nazionale di tutti i popoli e di promuovere una associazione generale delle nazioni (la futura Società delle Nazioni).
Gli Imperi centrali avevano una situazione interna peggiore, perché la popolazione era ridotta alla fame e perché
i fermenti rivoluzionari continuavano a circolare fra gli operai in Germania e fra gli esponenti delle minoranze
nazionali in Austria-Ungheria. Gli Imperi centrali, a differenza dell'Intesa, non avèvano convincenti motivi ideali da
far valere per neutralizzare i fermenti rivoluzionari.La pace di Brest-Litovsk fra gli Imperi centrali e la Russia(non
più Zarista), firmata il 3 marzo 1918, con la quale la Germania impose alla Russia la cessione di ampi territori,
parve una implicita conferma alle accuse di brutale imperialismo rivolte dall'Intesa alla Germania.
Effettivamente le annessioni di territori russi indicavano che le mire prevalenti della Germania erano di allargare
verso est, verso,'il mondo slavo, il programma pangermanista inteso a creare un'area di dominio nell'Europa centrale, ovunque ci fossero minoranze tedesche.La situazione della Germania, in difficoltà per quanto riguardava la
politica interna e i motivi ideali di guerra, era invece discreta per quanto riguardava le operazioni militari. Sebbene
anche i soldati fossero alla fame quasi come la popolazione civile e sebbene il loro morale fosse molto basso, con
l'uscita della Russia dal conflitto l'esercito poteva concentrare tutte le sue energie sul fronte occidentale prima che
si facesse sentire il peso del corpo di spedizione americano.Due offensive, scatenate contro gli Anglo-francesi nel
marzo e nel maggio del 1918,ebbero successo.Ma una terza offensiva, scatenata in luglío, fallì e indusse il comando tedesco a far ripiegare l'esercito dalle terre della Francia e del Belgio invase.Ben difficilmente la Germania
sarebbe stata ancora in grado di com-battere, anche se i suoi alleati non si fossero ritirati dal conflitto.
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Gli alleati comunque crollarono per primi. Alla fine di settembre la Bulgaria fu in- invasa dagli eserciti dell'Intesa
operanti nei Balcani e ai primi di ottobre fir-mò l'armistizio. L'impero ottomano, attaccato dagli Arabi, capitolò il 30
ottobre. L'Austria-Unghería, sconfitta dall'Italia nella battaglia di Vittorio- Veneto (24-28 ottobre) e in via di totale
disfacimento perché i popoli sog-getti proclamavano la loro indipendenza, firmò l'armistizio con l'Italia il 4 novembre.Sulle rovine dell'Impero austro-ungarìco sorsero in quei giorni, quattro nuovi stati indipendenti: la repubblica di
Cecoslovacchia (formata da Boemia, Moravia, Slovacchia e Rutenia);il regno di Iugoslavia (formato da Serbia,
Croazia, Slovenia, Montenegro e altri territori popolati da Slavì del Sud); la repubblica di Austria; l'Ungheria. Anche
la Polonia divenne una repubblica indipendente.In quegli stessi giorni, fra il 3 e il 9 novembre, una rivoluzione scoppiata- in Germania a Kiel, fra i marinai della flotta da guerra, poi a Brema, Amburgo, Lubecca,in Baviera e a
Berlino,indusse il Kaiser ad abdicare.L’11 novembre 1918 la Germania firmava l'armistizio.La guerra era
finita.Aveva provocato milioni di morti un numero mai visto nella storia dell’umanità .le guerre piu sanguinose(la
campagna di Russia di Napoleone e la guerra di Secessione americana avevano causato eccezionalmente centinaia di migliaia di vittime.)
Cambia la geografia politica Europea -spariscono tre imperi multisecolariDopo la guerra i vincitori stipularono con la Germania il trattato di Versailles,firmato il 28 giugno 1919; seguirono
nei mesi successivi il trattato di Saint-Germain con l'Austria, quello di Neuilly con la Bulgaria, quello del Trianon
con l'Ungheria e infine, il 10 agosto 1920, quello di Sèvres con la Turchia,ridotta alla sola Anatolia.I trattati, e principalmente il più importante, quello di Versailles, vennero elaborati nel corso della Conferenza della pace, riunita a
Parigi nel gennaio del 1919 con la partecipazione dì 32 stati, ma non di quelli vinti, i cui rappresentanti furono convocati solo per la firma dei trattati.
L'esclusione dei vinti dalla elaborazione dei trattati la dice lunga sulle reali intenzioni dei vincitori e sul diverso clima
della conferenza di Parigi rispetto a quell'altra grande assise internazionale che era stato un secolo prima il congresso di Vienna, con la partecipazione a pieno titolo della Francia sconfitta.Nel 1919 i vincitori europei, dimenticate le belle parole di libertà e di giustizia internazionale per cui avevano detto di combattere, imposero ai vinti, e
in particolare alla Germania, una pace basata sulla sopraffazione, nella quale parvero giungere alle estreme conseguenze le ambizioni imperialistiche maturate dopo il 1870.
Le decisioni della conferenza di Parigi furono prese dal consiglio dei Quattro, cioè del presidente americano
Wilson e dei capi di governo francese, inglese e italiano: Clemenceau, Lloyd George e Vittorio Emanuele
Orlando(presidente del consiglio dopo Caporetto) Poiché Wilson rimase fedele ai suoi ideali di libertà e giustizia,
gli altri tre dovettero nascondere le mire imperialistiche sotto il riaffermato impegno a sostenere i Quattordici punti.
In realtà Clemenceau mirò a garantire la sicurezza della Francia nei confronti della Germania, indebolendo quest'ultima oltre misura e imponendo clausole inutilmente umilianti;(che favorirono successivamente i movimenti
nazionalisti tedeschi) Lloyd George mirò a garantire l'egemonia inglese nei territori dell'impero ottomano e a cautelarsi contro una temuta egemonia della Francia sul con-tinente europeo; Orlando e il ministro degli esteri Sonnino
mirarono ad estendere il piu possibile l’influenza italiana oltre l’Adriatico e chiesero di annettere non solo la
Dalmazia,come prevista dal trattato di Londra, ma anche la città di Fiume;(i nazionalisti non contenti crearono di li
a poco il mito della ‘’vittoria mutilata’’) tutti mirarono a escludere dal consesso europeo la Russia Bolscevica.
La Germania dovette cedere le colonie all’Inghilterra, alla Francia e al Giappone;L’Alsazia e la Lorena alla Francia,
altri territori al Belgio,Danimarca,Polonia,Cecoslovacchia.Fra questi territori è da ricordare il ‘’corridoio di
Danzica’’che ceduto alla Polonia ,spezzò in due quella che era stata la Prussia.La Germania dovette abolire il servizio militare(le fu concesso solo un piccolo esercito di 100000 uomini) impegnarsi a smilitarizzare (cioè a non creare fortificazioni ecc.) sulla riva sinistra del Reno (Renania); assumersi pubblicamente la responsabilità di avere scatenato la guerra;pagare all'Intesa, e in particolare alla Francia, sul cui territorio si era svolto gran parte del
conflitto,riparazioni di guerra che furono poi fissate nella somma esorbitante di 132 miliardi di marchi oro. Per
ave-re il senso dell'entítà della cifra basti pensare che era quasi pari alle intere spese di guerra della Francia.
L'intento dei governanti francesi era quello di strangolare finanziariamente la Germania per impedirne la ripresa
economica, che avrebbe por-tato come conseguenza il temuto ricostituirsi della sua potenza. Ma la Germania era
diventata dal 1870 l'elemento principale dell'Europa, la cui pro-sperità economica dipendeva da quella della
Germania.Come osservò l'economista inglese Keynes, impedire la ripresa economica tedesca significava impedire la ripresa economica dell'Europa dal marasma creato dalla guerra.
D'altra parte le preoccupazioni della Francia erano giustificate perché si trovò dìplomatìcamente isolata dì fronte
alla Germanìa. Infattì dopo la guerra i governi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra avevano firmato con la Francìa un
trattato di garanzia, impegnandosi a schierarsi al suo fianco in caso di aggressione tedesca. Ma poco dopo il trattato decadde perché il senato degli Stati Uniti, nel quale prevalevano le tendenze isola-zionistiche, cioè ostili a
impegnarsi fuori dell'America e in particolare in Europa, lo respinse insieme al trattato di Versailles.L'isolazionismo
fece sì che gli Stati Uniti non parteciparono alla Socíetà delle Nazioni, nata nel 1919 dal progetto di Wilson.La
Società delle Nazioni era composta da un'assemblea generale di tutti i paesi membri.
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Inizialmente non vi furono ammessi né gli stati vinti né la Russia comuni-sta.Il potere effettivo della Società risiedeva nel consiglio, che era compo-sto da nove stati, quattro dei quali eletti periodicamente dall'assemblea, e cinque invece permanenti:Francía, Inghilterra, Italia, Giappone e Cína.
I membri della Società delle Nazioni si impegnavano a risolvere pacifica-mente le eventuali controversie che fossero sorte fra loro. Si trattava pur-troppo dì un ìmpegno destinato a restare lettera morta . Nel frattempo la Società
delle Nazioni servì da paravento alla Francia e all'Inghilterra per impossessarsi con l'istituto del mandato 12 delle
ex colonie tedesche e, durante alcuni anni, dei territori coloniali arabi già facenti parte dell'impero ottomano.Per
completare il quadro dei trattati di pace, ricordiamo ancora l'Austria,rìdotta a un pìccolo paese di 6 milìonì dì abìtantì con una enorme capitale (Vienna aveva circa 2 milioni di abitanti).L'Austria dovette cedere all'Italia non solo i
territori italiani di Trento e di Trieste ma anche quello tedesco del Tirolo meridionale (Alto Adige) fino al Brennero.E
rícordiamo l'Ungheria che, ridotta a un paese di 8 milioni di abitanti, sentì come particolarmente dolorosa l'unione
alla Romania della Transilvania, regio-ne dove i contadini erano rumeni ma la classe dirigente era ungherese.
Queste clausole del trattato di Versailles, oltre a essere particolarmente umiliante per la Germania, era quanto mai
contestabile.La guerra infatti era scoppiata per una molteplicità di cause, nelle quali la responsabilità preminente
spettava semmai all'Austria-Ungheria.
Il 52% delle riparazioni doveva andare alla Francia, il 22% all'Inghilterra. Seguivano l'Italia e la Iugoslavia (in quanto erede della Serbia).
Le conseguenze della prima guerra mondiale nel modificare i caratteri della società occidentale furono forse più
profonde ancora di quanto lo siano state le conseguenze della seconda guerra mondiale.In primo luogo la guerra
fu per i belligeranti europei un tragico salasso in termini umani e un non meno grave salasso in termini finanziari.
Nel complesso la guerra provocò una diecina di milioni di morti, fra cui 2 milioni in Germania, altrettanti in Russia
(fino al 1917), 1 milione e mezzo in Francia,mezzo milione in Inghilterra e altrettanti in Italia. Queste per-dite erano
tanto più gravi in quanto riguardavano gli uomini fra i 20 e i 40 anni, il nerbo cioè della parte attiva della popolazione. Al salasso pro-vocato dalla guerra ne seguì nel 1918-1920 un altro, non meno terribile: una epidemia di influenza (detta in Italia spagnola).Le conseguenze della guerra sul versante politico e sociale furono enormi ,sparirono
alcuni tra gli imperi multisecolari piu importanti d’Europa,inflazione,disoccupazione ,indebitamento e instabilità politica colpirono l’europa,gli Stati Uniti diventarono la prima potenza economica mondiale.
Ovunque il popolo, compresi i contadini, acquistò maggior coscienza dei suoi diritti.
Combattere per quattro anni nelle trincee, soffrire e versare- il proprio sangue fece comprendere ai soldati molte
cose sul loro paese,sui propri diritti assai più di quante ne avessero apprese attraverso la scuola .Le donne entrarono in massa a lavorare nelle fabbriche per sostituire gli uomini al fronte, dimostrandosi ottime operaíe. L'uscita
dall'ambiente familiare, il lavoro di fabbrica e la lontananza dei mariti diedero alle don-ne un senso di indipendenza quale mai fino allora avevano sperimentato e accelerarono il loro moto di emancipazione.Sintomo piccolo, ma
non trascurabile, di questa emancipazione fu l'evoluzione della moda, che ab-bandonò i clichés più tradizionali nel
nome di una maggior comodità e pra-ticità. L'abolizione del busto e la sua sostituzione col reggiseno, che era stata
iniziata prima della guerra, ma nell'ambito ristretto dell'alta società parigina , si diffuse e diventò un fatto di massa,
mentre la gonna si accorciava fin sotto il polpaccio.La società diretta dalla borghesia era una società che si allargava sem-pre più perché assorbiva continuamente nuovi elementi e nuovi strati so-ciali: i contadini, gli analfabeti,gli
artigiani si trasformavano in operai, in impiegati,in cittadini,in gente che sapeva(parzialmente) leggere e scrivere,
in elettori.(in alcuni Paesi si allarga il Suffragio elettorale non solo agli uomini)Questo processo,che si era svolto
gradualmente nel corso dell'800, con la guerra si estese rapidamente nel giro di quattro anni a tutta intera la popolazione.Si estese non perché fosse improvvisamente aumentato il nu-mero di quelli che sapevano leggere e scrivere, ma perché tutti avevano sofferto e versato il loro sangue per le rispettive patrie,li aveva resi comunque
Soggetti di un destino collettivo….Moderni!.Il suffragio universale fu infatti esteso dopo la guerra in tutti i paesi.Per
dirigere una società così trasformata e allargata nei suoi diritti, la borghesia dovrà affrontare problemi nuovi, a risolvere i quali il liberalismo non servirà più. Era nata la società di massa, la stessa nella quale anche noi oggi viviamo.
Nota:
In tutti i paesi fu introdotto il suffragio universale maschile. il suffragio femminile fu introdotto solo in Inghilterra,
negli Stati Uniti, in Germania, Austria, Cecoslovacchia, Olanda e Svezia; esisteva già in Finlandia, Norvegia e
Danimarca.
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