Il nesso di casualità

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Giuseppe Scarso
Il nesso di
casualità
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via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548–2565–9
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
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senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: giugno 2009
Indice
Prefazione...........................................................................9
Capitolo 1
Fatima: il nesso di casualità .............................................15
Aspetti generali ....................................................... 15
La fisica: il nesso di causalità ................................. 17
La logica: il nesso di inferenza ............................... 21
La biologia: il caso e la necessità............................ 24
Il pensiero primitivo: il nesso di finalità ................. 27
Psicologia e psicopatologia: il nesso di derivabilità.29
La parapsicologia: il nesso di sincronicità .............. 33
Il nesso di casualità ................................................. 35
Il miracolo di Fatima............................................... 38
Il fulmine globulare................................................. 43
Il miracolo di Fatima ed il nesso di casualità.......... 47
Conclusione............................................................. 50
Capitolo 2
Remissioni sintomatologiche inspiegabili .......................53
Introduzione ............................................................ 53
Il caso ...................................................................... 56
Il soggetto................................................................ 57
Le guarigioni ........................................................... 58
Il racconto ............................................................... 60
La spiegazione......................................................... 61
Tentativo di conclusione ......................................... 62
Capitolo 3
I “secrets” Un caso di guarigione inspiegabile ................67
Introduzione ............................................................ 67
I “secrets”................................................................ 68
Origini ..................................................................... 68
7
8
Indice
Area di diffusione.................................................... 69
Le persone ............................................................... 69
Le malattie............................................................... 70
Formule verbali ....................................................... 70
La pratica terapeutica .............................................. 71
Un caso di guarigione ............................................. 73
La paziente .............................................................. 73
La malattia............................................................... 74
Il racconto ............................................................... 74
La guaritrice ............................................................ 75
Conclusioni ............................................................. 76
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ............................79
Capitolo 1
Fatima: il nesso di casualità
Aspetti generali
Pochi scienziati oggi oserebbero sostenere che la scienza è
depositaria della verità e chi lo fa dimostra di non avere capito
assolutamente nulla, tanto da demeritare la qualifica di scienziato.
Diverse posizioni epistemologiche più moderne ci mettono
in guardia dal considerare la scienza un monolito inattaccabile
di cui ogni affermazione sia da considerarsi vera.
Gödel ha dimostrato logicamente che ogni sistema logico
matematico si regge su assiomi indimostrabili come nella geometria euclidea, ad esempio i concetti di punto, retta, rette parallele. Se si sostituiscono gli assiomi e se ne pongono altri, si
possono costruire sistemi matematici tra loro diversi e la scelta
tra l’uno o l’altro diventa arbitraria o legata alla capacità di un
sistema di spiegare determinati fenomeni piuttosto che altri. La
geometria euclidea si dimostra valida nella comprensione di
spazi piccoli a misura d’uomo, ma diventa insufficiente se applicata su scala più grande. Ad esempio, un triangolo ha sempre
180° se disegnato su un foglio, su uno spazio piano, ma un
triangolo disegnato su una sfera delle dimensioni della terra non
ha più 180° e diviene incomprensibile nell’ambito del sistema
euclideo. I numeri interi servono nei calcoli delle realtà fisiche
più semplici, ma per lo studio di sistemi più complessi ed articolati, come il profilo delle coste, si utilizzano i numeri frattali
(Falconer).
Lakatos ha parlato di posizioni metafisiche nella scienza asserendo che ogni teoria scientifica non può prescindere da as15
16
Capitolo I
siomi indimostrabili, esterni od estranei alle osservazioni scaturenti da un determinato metodo.
Popper ha introdotto il concetto di “falsificabilità” per cui
ogni teoria scientifica deve concedere la possibilità di essere
messa alla prova con osservazioni ripetibili e sperimentazioni
verificabili.
Oggi, alla luce di quanto si dirà nelle pagine seguenti, ogni
scienziato può accettare la definizione di scienza come studio
del campo dei possibili, cioè come calcolo statistico delle probabilità.
Affinché il metodo scientifico possa essere attuato, necessita
di fenomeni osservabili, che si ripetono frequentemente, spontaneamente e possono essere riprodotti artificialmente. Quando
ciò non sia possibile, avverte Wittgenstein, bisogna avere il coraggio di tacere: se non si può dare una risposta, bisogna evitare
di porre la domanda.
Tale posizione, riconducibile al più vecchio rasoio di Occam, induce molto spesso gli scienziati a ritenere che determinati fenomeni non possono essere studiati con gli attuali strumenti scientifici e tale posizione si estremizza nella constatazione che se certi fenomeni sono talmente rari che le testimonianze circa la loro esistenza sono da ritenersi inattendibili, allora non esistono. Bisognerebbe, piuttosto, limitarsi a sostenere
che sono difficilmente studiabili con le regole del metodo scientifico.
In questo scritto si vuole presentare come ipotesi di lavoro
una possibilità di spiegazione di alcuni fenomeni definiti miracoli (eventi unici ed imprevedibili), la cui esistenza stessa, proprio per il carattere di unicità, è messa in discussione dalla
scienza cosiddetta ufficiale.
Per fare ciò bisognerà compiere un breve cammino, in relazione alla capacità di chi scrive, attraverso vari ambiti scientifici.
Fatima: il nesso di casualità
17
La fisica: il nesso di causalità
Il dominio della scienza è vastissimo per cui esistono ormai
competenze fra loro molto differenziate. Un ricercatore è specializzato in un determinato settore. In questo cammino dovremmo affidarci alle ricerche di altri. Per l’ambito che si affronta in questo paragrafo si rimanda il lettore all’esplicativo libro di F. Capra “La fisica e lo Zen” che sarà il testo di riferimento anche se non l’unico. La fisica moderna viene definita
“scienza esatta” in contrapposizione a quelle sociali dove il metodo di studio è assai più complesso in quanto si analizzano fenomeni che difficilmente si prestano alla verifica ed alla riproducibilità in laboratorio.
Lo studio scientifico dei fenomeni fisici osservabili da ogni
uomo tramite i propri organi di senso viene ricondotto a
Newton. Tutto sarebbe iniziato con il famoso aneddoto della
mela che cadendogli in testa gli aprì la mente (metaforicamente)
alla comprensione delle leggi che regolano il mondo fisico. Per
semplificare il discorso egli comprese che la mela, come ogni
altro oggetto, cade verso il basso e non verso l’alto in quanto attratta dalla forza di gravità.
Tutto ciò fa parte dell’ormai accreditato metodo scientifico e
lo si studia sui banchi di scuola se non delle elementare, almeno
delle medie.
Gli epistemologi, cioè gli studiosi della filosofia della scienza, ci invitano, però, a non dare tutto per scontato, bensì a problematizzare anche l’ovvio come prassi del sapere scientifico.
In fisica trionfa il principio di causalità: la mela cade a terra
a causa della forza di gravità, se si dà un calcio ad una pietra
(soprattutto se si è dotati di un solido scarpone), la pietra si sposta rispetto a dov’era. Il calcio è la causa, lo spostamento della
pietra l’effetto: causa ed effetto appunto.
Alla base di questi assunti scientifici, verificabili e riproducibili vi è il concetto di forza. Questa è definita come: qualunque causa capace di mettere i corpi in movimento o di arrestarlo
o di cambiarlo; oppure: agente fisico capace di produrre una de-
18
Capitolo I
formazione. La forza appare solo attraverso gli effetti che produce.
A questo punto ci troviamo già, alle basi della fisica, davanti
ad un assioma che non è scientificamente dimostrabile. Tutta la
fisica moderna, newtoniana, si basa su un concetto e non su un
dato di fatto verificabile e sperimentale. La forza appare solo attraverso i suoi effetti.
Il concetto di forza su cui poggia la fisica newtoniana non è
diversa dal concetto di punto su cui si basa la geometria euclidea: un postulato definito a priori e non dimostrabile.
Un esperimento è sufficiente a meglio comprendere quanto
detto: se si prendono dei corpi di uguale volume e peso, li si allinea in modo che si possano muovere solo in una direzione, a
contatto l’uno con l’altro, si colpisce il primo della fila, si muoverà l’ultimo, mentre gli intermedi resteranno assolutamente
fermi (v. Fig. 1).
Figura 1. Esempio di urti centrali.
Fatima: il nesso di casualità
19
Che cosa è successo? La forza si è trasmessa attraverso i
corpi, ma la forza non è scientificamente verificabile: è un concetto, un’idea. Le cose non cambiano molto se vogliamo usare il
termine energia definita come potenza attiva di un organismo o
come attitudine che possiede un corpo a compiere un lavoro,
cioè modificare una determinata condizione dell’ambiente. Si è
trasmessa energia? Possiamo rispondere di sì, ma la nostra è solo un’affermazione ipotetica, non verificabile.
La fisica newtoniana per reggersi in piedi necessita di postulati che possiamo definire metafisici in quanto oltre la fisica, oltre il verificabile.
Le cose si complicano ulteriormente quando ci si applichi allo studio dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande.
L’atomo non può essere evidenziato ad occhio nudo. Necessita di apparecchiature molto sofisticate. Fra l’osservatore e
l’osservato vi è un divario rappresentato dallo strumento che è
stato costruito appositamente per osservare l’oggetto di studio.
Questo ha condotto Heisenberg a formulare il suo famoso principio di indeterminazione: di un atomo o di una sua componente
si possono fare affermazioni non assolute, ma relative in quanto
condizionate dallo strumento di osservazione. Di un elettrone si
può dire che si trovava in quel determinato punto dello spazio
solo se “bombardato” da un quanto di luce, un fotone, che, a sua
volta, contribuisce a determinare l’esatta posizione di
quell’elettrone in quel preciso istante. Tale principio si applica
anche a settori della fisica newtoniana, cioè quella sperimentale
tramite gli organi di senso. In mancanza di luce, gli oggetti conservano il loro colore? Il colore è determinato da come la luce
interagisce con un oggetto da una parte e con l’occhio ed il cervello di un osservatore dall’altra. In mancanza di luce
l’osservatore non può osservare nulla, se non facendo luce nel
buio. Se non esiste la risposta, allora non si può nemmeno formulare la domanda.
La fisica quantistica, alla ricerca della particella più piccola
della materia, non sa rispondere alla domanda: di che cosa è fatta la materia? E’ fatta di particelle o di onde di energia?
L’ultima risposta fornita dalla fisica quantistica è un paradosso:
20
Capitolo I
la materia esiste solo se esistono due particelle di carica elettrica
opposta che interagiscono fra di loro proprio a causa di tale diversità di carica. Se una particella viene meno, viene meno
l’altra, se le due particelle sono troppo distanti fra loro, cioè non
interagiscono, non possono sussistere.
Sono dunque queste le certezze che ci dà la scienza? La risposta è sì: non ci dà nessuna certezza se non presuppone un aprioristico atto di fede sulla validità del metodo scientifico.
Nell’infinitamente grande troviamo conferma di ciò: la teoria della relatività di Einstein ci avverte che la percezione che
abbiamo dell’universo è determinata dalla posizione in cui si
trova l’osservatore per cui ad esempio dalla terra percepiamo
l’universo assai diversamente da come potrebbe apparire da un
altro pianeta in un’altra galassia, in quanto in ciascuno dei due
pianeti si osserva l’universo tenendo conto della dimensione
tempo: da entrambi i punti di vista si percepisce l’universo
com’era milioni di anni fa, considerato il tempo che la luce
compie per giungere dalle stelle a qualunque osservatore per cui
i due pianeti ipotizzati si trovano in posizioni diverse non solo
nello spazio, ma anche nel tempo.
Il nesso di causalità è, dunque, relativo e non assoluto.
Tale affermazione può essere ulteriormente sostenuta e chiarita dal principio di concausalità. Avvenimenti fisici complessi,
come quelli metereologici, possono essere determinati dal concorso di numerosi fattori causali. Determinate reazioni chimiche
si svolgono solo grazie all’azione concomitante di diverse componenti: temperatura, umidità, precisa concentrazione delle sostanze reagenti, presenza di enzimi catalizzatori, ad esempio il
ciclo di Krebs (v. Fig. 2).
Tale constatazione appare ancora più pertinente nel caso delle scienze umane.
Fatima: il nesso di casualità
21
Figura 2. Ciclo di Krebs.
La logica: il nesso di inferenza
Il nesso di causalità non va confuso con quello di inferenza
che appartiene al campo della logica, settore nel quale chi scrive
ha poca competenza essendo psichiatra ed ha, quindi, maggiore
familiarità con la mancanza di logica.
Questa viene definita come scienza delle regole del pensare
(Quine). Coincide secondo Hegel, con la logica formale che è lo
studio del pensare a prescindere dai contenuti.
La matematica è considerata un aspetto della logica. Si è, talora, portati a far coincidere le due parlando di logica-
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Capitolo I
matematica (Whitehead e Russell). L’una e l’altra sono fondamentali alla scienza. I modelli matematici sono indispensabili
nella fisica e nelle scienze naturali in generale, ma, come vedremo più dettagliatamente nei paragrafi seguenti, difficilmente
sono applicabili alle scienze umane. A solo titolo di esempio si
ricorda a questo punto la teoria freudiana sul funzionamento
della psiche: l’inconscio funziona in aperta contraddizione con i
principi della logica aristotelica. Numerosi sono i modelli logici
e matematici di cui si dispone attualmente, utilizzati per spiegare fenomeni che presentano caratteristiche particolari, come la
fisica atomica e la cosmologia. Tuttavia nella realtà quotidiana,
così come in fisica ed in geometria si considerano tutt’ora valide e concretamente applicabili, le concezioni newtoniane ed euclidee, così come si utilizza la logica aristotelica. Quanto detto
appare valido se riferito all’attività conscia dell’uomo. In quella
inconscia, come si manifesta nel sogno, ogni essere umano può
esperire, nella vita di ogni giorno, soprattutto ogni notte, la
mancanza di leggi logiche.
Per una più esauriente trattazione si rimanda a diverse opere
(Russell, Quine, Aa.Vv: Enciclopedia di filosofia). Qui ci si limita ad alcuni aspetti utili alla presente trattazione.
Base della logica aristotelica, quella, appunto di uso quotidiano è il nesso di inferenza definito come il processo per il
quale si passa da una proposizione accolta come vera ad una la
cui verità è contenuta nella prima (Whorf).
La logica aristotelica si fonda sul sillogismo che procede per
via di deduzione dal generale al particolare, prevedendo passaggi da una classe logica ad un’altra:
1)
2)
3)
l’uomo è un animale.
Socrate è un uomo.
Quindi, Socrate è un animale.
Whitehead e Russell avvertono che una confusione fra classi
logiche porta a confusioni logiche: i paradossi semantici, i quali
a loro volta, sono alla base di quelli pragmatici che caratterizza-
Fatima: il nesso di casualità
23
no il pensiero tipico di alcune patologie mentali secondo Watzlawick et Al.
Un esempio di confusione logica è determinato da un sillogismo che non segue la scaletta di gerarchia logica:
1)
2)
3)
l’uomo è un animale.
Socrate è un animale.
L’animale è un uomo.
Un paradosso è, invece, una affermazione assurda, vera solo
se falsa e falsa solo se vera.
Un famoso paradosso semantico è quello di Epimenide.
Questi era un filosofo greco passato alla storia a causa della sua
affermazione : “Tutti i cretesi sono bugiardi”. Il paradosso nasce dal fatto che Epimenide non era solo greco, ma più precisamente cretese e la sua frase assume carattere di autoreferenzialità. Come tale è bugiardo e ne deriva che tutti i cretesi dicono
la verità. Se questi sono veritieri Epimenide ha ragione
nell’affermare che i cretesi sono bugiardi.
Un banale esempio di paradosso pragmatico è l’ingiunzione:
”Sii spontaneo”.
Una persona non può essere spontanea se riceve l’ordine di
essere tale.
Altro principio basilare della logica aristotelica è quello di
non contraddizione: è impossibile che una cosa sia e non sia ad
un tempo.
Anche a tale proposito bisogna rilevare che siffatte concezioni non sono assolute, ma relative. Infatti nella filosofia orientale del Tao si afferma: “l’Essere non è niente, quindi, non vi è
niente che non sia”.
A fondamento della struttura logica del pensiero vi sarebbero secondo gli studi antropologici di Levi-Strauss i rapporti di
parentela, la cui importanza sarebbe rilevante non solo nel determinare i rapporti interpersonali, ma anche lo sviluppo affettivo del bambino (parentemi secondo F. Fornari).
Se A è il padre di B e B è il padre di C, allora A è il nonno di
C. Tale affermazione scaturisce dal nesso di inferenza che viene
24
Capitolo I
applicato come già detto, indipendente dai contenuti, ma in base
a categorie formali.
Per stabilire se realmente A è il padre di B e, quindi il nonno
di C, bisogna fare il test del Dna delle tre persone in questione.
Solo se la paternità è confermata, si può parlare di nesso di causalità nel determinare la parentela, anche se affermare che A è
causa di B non è un’affermazione scientificamente ineccepibile.
La si vuole usare solo a titolo esemplificativo, chiedendo scusa
per il suo uso approssimativo.
La biologia: il caso e la necessità
La biologia studia la vita nelle sue svariate forme, dai macro
ai microrganismi e si suddivide a sua volta in diverse discipline,
a seconda, ad esempio, che si occupi dell’uomo, degli animali,
delle cellule o di organismi più complessi.
In questa sede ci si vuole concentrare solo su un aspetto: la
casualità che vige in biologia.
I sistemi viventi sono assai più complessi della materia
inorganica, a parte, come già visto l’infinitamente piccolo e
l’infinitamente grande.
In questo paragrafo si farà riferimento ai fondamentali libri
di F. Jacob “La logica del vivente” (1970) e di J. Monod “Il caso e la necessità” (1971), ormai datati, ma sempre attuali, almeno ai fini della seguente trattazione (Pievani, 2006).
Qui la storia inizia con Darwin e con la sua teoria della selezione naturale confermata da più recenti studi di biologia molecolare.
Uno dei principali assunti di tale teoria è che gli organismi
viventi vengono selezionati in base alle caratteristiche
dell’ambiente in cui vivono. La biologia molecolare ha dimostrato che esiste una relazione fra il genotipo e il fenotipo di un
individuo: fra i suoi geni e come si presenta ad un osservatore
esterno.
Fatima: il nesso di casualità
25
Il colore degli occhi di un individuo, ad esempio, è legato ad
un determinato gene: vi è quello per gli occhi azzurri e quello
per gli occhi castani.
Nella riproduzione degli individui lo sdoppiamento del DNA
(cioè degli amminoacidi che compongono il genoma) va incontro a cambiamenti, detti mutazioni, statisticamente calcolabili,
ma del tutto casuali, imprevedibili in quanto legati ad un numero molto elevato di variabili.
Una mutazione può essere incompatibile con la vita, difficilmente compatibile o può risultare migliore per una o più caratteristiche.
A questo proposito si possono fare innumerevoli esempi.
Uno dei più semplici potrebbe essere il seguente. Gli orsi bianchi vivono al Polo Nord. L’affermazione che il colore bianco
del loro pelo è causato dal colore dei ghiacci è affermazione
non sbagliata, ma estremamente approssimativa e imprecisa. Il
nesso di causalità, infatti è molto più articolato e complesso.
Passa attraverso il caso, che iniziamo a trovare là dove non ce lo
saremmo aspettato. Il caso diventa causa per puro caso.
Spostandosi verso Nord gli orsi bruni, si può facilmente immaginare, si sono trovati in un ambiente con caratteristiche assai diverse rispetto alle foreste del Canada, fra cui il colore
dell’ambiente. La legge di selezione naturale esclude che il primo orso che si è trovato su un iceberg è sbiancato improvvisamente, forse per la paura.
Questi sono d’altronde concetti noti a tutti perché anche in
tale caso, studiati sui banchi di scuola. Le mutazioni genetiche
casuali fanno sì che il colore del pelo degli orsi neonati abbia
sfumature diverse: dal più scuro al più chiaro. La selezione naturale ha fatto sì che gli orsi con il pelo più chiaro fossero più
adatti a vivere fra i ghiacciai del Polo Nord: potevano meglio
mimetizzarsi, nascondersi e cacciare con più facilità. Nel corso
dei secoli sono stati selezionati a sopravvivere e riprodursi gli
individui che avevano il pelo sempre più chiaro. Sono state
premiate le mutazioni genetiche che conducevano ad un pelo
sempre più chiaro, fino a quello bianco; una mutazione così selezionata entra nel patrimonio genetico e si trasmette di genera-
26
Capitolo I
zione in generazione. Ciò che nasce per caso diventa una realtà,
una necessità. Se le calotte polari si scioglieranno, come molti
prevedono, si avranno conseguenze temibili per tutta la terra ed
il fatto che fra gli orsi polari inizieranno ad essere selezionati
quelli con il pelo meno bianco, probabilmente, non avrà più
molta importanza, almeno per gli esseri umani.
Come si vede la causalità in biologia è totalmente diversa da
quella vigente in fisica.
Lasciamo ora in pace Darwin e la sua teoria per occuparci di
un altro caso.
Riprendiamo l’esempio del calcio dato ad una pietra. Se il
piede è nudo e il sasso di una certa grandezza, non si avrà solo
il suo movimento, ma il proprietario del piede avvertirà anche
un dolore più o meno intenso. L’affermazione che l’urto con la
pietra è causa del dolore non è esatta, ma anch’essa incompleta
ed imprecisa.
In realtà fra l’urto e la percezione del dolore vi è la trasmissione neuronale che va dai recettori cutanei fino alla corteccia
cerebrale tramite percorsi anatomici e biochimici assai complessi e non del tutto spiegati. La stessa percezione del dolore è
lungi dall’essere chiarita. Si tratta di una rappresentazione psichica di un processo organico e la congiunzione psiche-soma
costituisce uno dei punti nodali della ricerca scientifica e della
filosofia generale.
Tuttavia, mentre il movimento della pietra deve essere spiegato ricorrendo, come abbiamo già visto, al concetto metafisico
di forza, gli assai più complessi e meno compresi processi della
percezione richiedono un minore ricorso a spiegazioni extrasistemiche, a parte, come già accennato, il balzo fra l’organico e
lo psichico, il cosiddetto anello mancante fra il corpo e la
mente.
La nascita dell’universo, così come quella della vita e la
comparsa dell’intelligenza sono tre “passaggi”, la cui inspiegabilità lascia aperta l’ipotesi, per molti valida, dell’intervento di
una Trascendenza.
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