ANATOMIA Lezione 5 FINE APPARATO LOCOMOTORE

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ANATOMIA
Lezione 5
FINE APPARATO LOCOMOTORE, APPARATO MUSCOLARE
La colonna vertebrale viene considerata l’asse di sostegno del corpo. Si estende a partire dal cranio, da essa
sorretto, fino alla pelvi a livello della quale scarica il peso agli arti inferiori. È costituita da 26 ossa irregolari,
dette vertebre: 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari e le ultime si saldano per dare origine a due ossa dette osso
sacro e coccige. Per quanto riguarda la zona cervicale la prima vertebra è il cosiddetto atlante, che come la
figura mitologica sorregge il mondo, sorregge il nostro corpo. È una vertebra differente rispetto alle altre
vertebre cervicali, perché no possiede il corpo, la zona che sorregge il peso. E presenta delle superfici
articolari particolari con forma ellittica che accolgono due condili accolti alla base dell’osso occipitale nella
sua porzione esocranica. La seconda vertebra, oltre ad avere il corpo ha un processo odontoideo che si
articola con la prima in prossimità dell’arco dell’atlante tramite il tessuto connettivo fibroso, che permette la
rotazione del capo. Questa vertebra prende il nome di epistrofeo. A prescindere da queste due vertebre le
altre presentano delle caratteristiche peculiari che ci permettono di riconoscere le varie vertebre. Queste
differenze equivalgono alle differenze delle dimensioni dei corpi, dei vari processi. In particolare le vertebre
toraciche, hanno processi articolari, spinosi e trasversi che permettono di compiere movimenti ampi. Tra i
corpi vertebrali esiste un disco intervertebrale costituito da una porzione periferica fibrosa e una porzione
centrale costituita da tessuto embrionale. L’uomo durante lo sviluppo percorre delle tappe fondamentali, in
cui compare una struttura che prende il nome corda dorsale. Le strutture ossee che portano alla formazione
della colonna vertebrale, man mano che prosegue lo sviluppo strozzano la corda dorsale e il residuo rimane a
livello dei dischi intervertebrali costituendo questo disco polposo di tessuto cordoide embrionale e formano
un cuscinetto ammortizzatore tra una vertebra e l’altra. La sua presenza ci da anche una spiegazione delle
cosiddette ernie del disco in cui la parte periferica del disco si lacera e il nucleo tende ad erniare verso la
periferica, verso il canale del midollo spinale o verso i nervi spinali determinando talvolta deficit di tipo
motorio perché contengono delle diramazioni di carattere nervoso che si occupano di innervare i vari
muscoli.
Le vertebre si articolano anche trami tele faccette articolari. Ciascuna vertebra ha 4 faccette articolari, due
superiori e due inferiori. Esse sono piatte. Le vertebre toraciche hanno anche delle altre superfici articolari
per l’articolazione con le coste posteriormente. 12 vertebre toraciche, 12 coste. Costituiscono insieme allo
sterno la cosiddetta gabbia toracica. Anteriormente si articola con lo sterno tramite tessuto cartilagineo. Le
prime 7 coste si articolano direttamente con lo sterno. Le successive 3 coste utilizzano un unico pezzo
cartilagineo che giunge fino alla parte inferiore dello sterno. Le ultime 2 non si articolano con lo sterno, e
presentano un ‘elevata variabilità. Esse prendono il nome di fluttuanti. Questa gabbia è completata da
strutture legamentose e da formazioni muscolari oblique (muscoli intrinseci che fanno parte dei muscoli
respiratori) . parlando dell’apparato respiratorio ci renderemo conto che la mobilità che si viene a creare
grazie alla presenza delle coste e dei muscoli amplierà il torace e i polmoni si gonfieranno. I polmoni seguono
passivamente la dilatazione del torace.
La colonna vertebrale è rettilinea. Soltanto quando il bambino comincia a camminare si iniziano a formare le
varie curvature che caratterizzano la colonna vertebrale: convessità anteriore a livello cervicale, una
concavità posteriore a livello del torace. Ciò avviene in condizioni normali. A livello lombare si ha un
aumento delle dimensioni delle vertebre lombari dovute alla scarica del peso nel baricentro del corpo.
Ultimo tratto della colonna è rappresentato dall’osso sacro, costituito dalla fusione di 5 vertebre sacrali di
forma triangolari con la base volta verso l’alto e l’apice rivolto verso il basso. L’osso sacro contribuisce alla
formazione del bacino, articolato posteriormente con le due ossa dell’anca. L’ultima parte è costituita dal
coccige, formato dalla fusione di 3-5 vertebre coccigee. Talvolta queste curve sono troppo accentuate e ciò è
dipeso da un atteggiamento sbagliato nella deambulazione o problemi nei processi di ossificazione ecc..
quando è troppo accentuata la curva nella parte lombare abbiamo una lordosi, oppure una scoliosi se la
convessità a livello toracico è troppo accentuata, oppure la colonna può essere deformata in posizione laterale
e in questo caso abbiamo una cifosi. Se guardiamo la colonna nel complesso vediamo che nella regione
cervicale, lombare e toracica bassa. Ci sono parti nella colonna che contribuiscono a completare la cavità del
collo, dell’addome insieme a formazioni fasciali e muscolari. Nello scheletro assile si articolano gli arti, quello
superiore con il cingolo scapolare e quello inferiore con il cingolo pelvico. Il primo è costituito dalla scapola
in posizione posteriore, si tratta di un osso piatto, di forma triangolare che ha un angolo inferiore, e un
angolo volto lateralmente che presenta dei processi articolari. Uno dei processi è una sfera concava che si
articola con l’omero mentre con l’altro processo ,che prende il nome di acromio, l’omero si articola con la
clavicola. Questa da un lato si articola con la scapola, dall’altro con lo sterno in posizione anteriore.
L’estremità prossimale dell’omero si articola con una superficie articolare che prende il nome di cavità
glenoidea posta nella scapola. L’estremità distale dell’omero si articola con le ossa dell’avambraccio e cioè
l’ulna e il radio, uno situato medialmente e uno lateralmente. Sono entrambi ossa lunghe che partecipano alla
costituzione dell’articolazione del gomito.
Il cigolo pelvico è costituito dall’osso sacro e dall’ osso dell’anca in cui è presente una cavità simile a quella
vista a livello della scapola. Si tratta sempre di un segmento di sfera concava, chiamato acetabolo e accoglie la
testa del femore, che fa parte dell’estremità prossimale dell’osso stesso. Estremità distale, che contribuisce
all’articolazione del ginocchio è articolata con l’estremità prossimale della tibia. L’altro osso presente nella
gamba è la cosiddetta fibula, che non svolge alcun ruolo attivo nella suddetta articolazione. È compresa nella
capsula articolare, ma non ha contatto diretto. Queste ossa sono connesse tra loro da articolazioni immobili o
sinartrosi, come per esempio l’articolazione tra le ossa del cranio dette suture, che rendono immobili le ossa
in cui sono presenti. le articolazioni semimobili dette anfiartrosi e quelle mobili o diartrosi, nelle quali il
movimento che può essere effettuato tra le due ossa è strettamente correlato alla forma delle articolazioni.
Nel caso delle articolazioni delle vertebre si può effettuare solo uno scivolamento, l’articolazione ad esse
correlata è mobile e prende il nome di artrorìa (superficie articolare piana).
L’articolazione glenoidea della scapola e quella presente nell’estremità prossimale del femore sono entrambi
segmenti di sfera concavi che accoglie due segmenti convessi. sono tra le articolazioni più mobili.
L’articolazione del gomito prende il nome di enartrosi (superficie articolare: segmento di sfera). L’asse delle
due superfici articolari deve essere perpendicolare. Tute le articolazioni mobili, a prescindere dalla forma
delle superfici hanno caratteristiche peculiari. Innanzitutto la superficie articolare deve essere liscia, in modo
da ridurre l’attrito e ciò è possibile perché le ossa sono rivestite da cartilagine articolare o di incrostazione.
Esistono in questo caso delle suture protettive per evitare che questo tipo di cartilagine vada incontro ad
ossificazione una volta invasa dai vasi e quindi dagli osteoblasti. Viene impedito dal fatto che i vasi arrivano
al pericondrio, membrana protettiva della cartilagine. Per cui la cartilagine articolare ne è priva. Quindi non
ossifica. Per essere nutrita è presente una membrana che riveste la superficie articolare, chiamata membrana
sinoviale. Essa produce un liquido sinoviale che h il compito di lubrificare l’articolazione e di nutrire la
cartilagine. Queste formazioni non sono sufficienti a tenere adiacenti le ossa. Allora a rivestire il tutto, esiste
una capsula articolare di tessuto connettivo fibroso, con strutture legamentose.
Le superfici devono essere armoniche, e talvolta non lo sono. Per cui intervengono altre strutture a renderle
tali. La cavità glenoidea della scapola è troppo piccale per accogliere la testa dell’omero. Per cui attorno alla
cavità è presente un cercine fibroso che amplia la superficie articolare per accogliere meglio la testa
dell’omero. Nel caso della cavità aceta bolare è troppo grande per accogliere la testa del femore. Sono quindi
presenti due suture simili che restringono l’apertura per evitare continue fratture della testa del femore. Le
superfici articolari possono essere sostituite. Devono esserlo entrambi i capi articolari, nonostante uno dei
due non sia compromesso. Si utilizzano delle protesi di titanio. Per quanto riguarda l’articolazione del
ginocchio, nell’estremità distale del femore, si hanno due superfici articolari convesse. Nella tibia invece sono
piatte, quindi è necessario che ci siano della strutture armonizzanti, i menischi. Questi hanno una parte
periferica fibrosa, una a forma i O e una a forma di c,sono più spessi perifericamente e più sottili al centro,
per rendere più concavo il piatto tibiale per accogliere le superfici più convesse. La presenza di legamenti
intrarticolari contribuisce a mantenere legate le varie ossa, come i legamenti crociati. Queste articolazioni ci
permettono il movimento dei capi articolari, grazie anche alle masse muscolari che sono distribuite su tutto il
corpo. Nella mandibola esistono dei gruppi muscolari con inserzione a livello di un capo articolare e dall’altra
hanno origine nell’osso. Questi muscoli che determinano il movimento di parti del nostro corpo vengono
chiamati muscoli scheletrici. Altri si trovano al di sotto della cute ( muscoli pelliciai) . Essi non hanno
inserzioni ossee. Sono chiamati anche mimici e si trovano nella faccia.
Al passare del tempo i tessuti sono meno tonici perché al di sotto della cute troviamo un tessuto connettivo
sottocutaneo, e allora compaiono nel viso e nel collo delle persone le rughe. Tali muscoli li troviamo, infatti,
anche nel collo. Hanno anche il compito di delimitare le cavità in cui troviamo gli organi. Hanno forme
diverse a seconda del tipo di superficie che deve costituire il muscolo e il tipo di movimento che deve
permettere. Tra i due capi ossei in cui si inseriscono i muscoli troviamo le articolazioni. Siccome il tessuto
muscolare è costituito nella parte terminale dai tendini, che si inseriscono nelle ossa, e la caratteristica dei
muscoli è la contrattilità si accorciano e si allungano. possono inoltre essere finalizzati all’espletamento di un
dato movimento (agonisti) o si oppongono al dato movimento( antagonisti).
Nel braccio abbiamo i muscoli anteriori che prendono il nome di flessori( bicibite brachiale, brachiale e il
bacchio-radiale), perché flettono l’avambraccio sul braccio, son agonisti perché lavorano nella stessa
direzione del movimento. Gli antagonisti sono invece posti in posizione posteriore e vengono detti muscoli
estensori ( tricipite, tre capi d’origine). Nell’arto inferiore la situazione s’inverte. I flessori sono posteriori
(bicipite femorale, semimembranoso e il semitendinoso) e l’ estensore anteriormente (quadricipite femorale,
che arriva alla tibia). La rotula è un osso sesamoide, compresa nel tendine di un muscolo, a livello
dell’articolazione del ginocchio. È contenuta nel tendine del quadricipite.
Gli unici muscoli scheletrici che troviamo tra le ossa del cranio sono quelli masticatori che si inseriscono
nell’articolazione mandibolo-temporale. Hanno origine nelle ossa fisse del cranio. Gli antagonisti dei muscoli
masticatori si inseriscono nella mandibola e nell’osso ioide ( muscoli sopra ioidei, contraendosi abbassano la
mandibola). Il ruolo funzionale dei muscoli è anche quello di completare le pareti delle cavità. Abbiamo
parlato dei muscoli intercostali, che modificano l’aspetto generale del nostro corpo. Il torace è più stretto
superiormente e più largo inferiormente. Con la presenza delle masse muscolari l’aspetto viene
completamente modificato. La parte superiore sarà più larga, inferiormente più stretta. Le formazioni che ci
interessano al di sotto del torace sono i muscoli larghi. La parete dell’addome con organi annessi, partendo
dal dorso è costituita da formazioni fasciali e muscolari che si chiudono anteriormente costituendo la linea
d’alba addominale, un intreccio di fibre. Quindi la disposizione dei muscoli determina anche i vari tipi
costituzionali( normotipi, longilinei, brachitipi ).
Mettendo a confronto le strutture che delimitano le cavità importanti del nostro corpo, difficilmente possono
deformare le strutture ossee, ma sarà piuttosto il contrario. Nella cavità addominale non c’è una protezione
ossea, ma solo fasciale e muscolare per cui è facile che gli organi deformino l’addome stesso in tot o in parte.
Questo è separato dal torace dal muscolo diaframma, un setto costituito da una struttura cupoliforme con la
convessità diretta verso il torace e la concavità rivolta verso l’addome, nel quale sono contenuti organi vitali
( es. fegato).
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