esercitazione osservare un albero

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ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
L’esercizio richiesto consiste nella scelta di un albero
e il suo monitoraggio/racconto al fine di sviluppare
l’osservazione attenta come mezzo per la conoscenza
del materiale vegetale.
L’esercitazione dovrà essere consegnata a fine corso,
utilizzando il semestre come periodo di osservazione e
monitoraggio dell’albero scelto.
La tecnica e il formato di presentazione sono liberi, affinché la rielaborazione delle informazioni esprima nel
modo più efficace la propria personale lettura e interpretazione.
Disegnare un albero
Bruno Munari
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
Disegnare un albero
Bruno Munari
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
- il tronco / la corteccia
Disegnare un albero
Bruno Munari
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
- il tronco / la corteccia
- lo spazio che crea
Disegni di Yves Brunier, architetto paesaggista >
Yves Brunier
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
- il tronco / la corteccia
- lo spazio che crea
- la chioma / l’ombra che proietta
Disegni di Yves Brunier, architetto paesaggista >
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
- il tronco / la corteccia
- lo spazio che crea
- la chioma / l’ombra che proietta
- come cambia nelle diverse stagioni
Disegni di Yves Brunier, architetto paesaggista
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
- la sua struttura
- il tronco / la coreteccia
- lo spazio che crea
- la chioma / l’ombra che proietta
- come cambia nelle diverse stagioni
- ALTRO
tratto da Il barone rampante_ Italo Calvino >
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
lettura consigliata>
“[..]io non sono un architetto, e devo dire che mai mi
sono chiesto, se lo dovessi costruire, quale e come
sarebbe un edificio; ma fin da bambino, da quando ho
cominciato a desiderare di possedere un mio giardino,
mi sono chiesto non tanto quale avrebbe potuto essere il suo disegno (forse addirittura mai), ma quali
avrei desiderato che fossero i suoi contenuti; posso anche aggiungere che ho sempre inteso il giardino
come un contenitore; ho già avuto occasione e insisto nel dirlo: letteralmente come il teatro di uno
spettacolo diviso in atti, nelle sue quattro stagioni e
nelle vicende che in esse si susseguono, e al medesimo tempo come il luogo degli oggetti che nello spazio e
nell’esperienza della vita trascorsa mi hanno suscitato
impressioni ed emozioni” _Ippolito Pizzetti
ESERCITAZIONE
OSSERVARE UN ALBERO
LA LEZIONE VIVENTE DEGLI ULIVI
“Per giudicare e amare un giardino occorre prima di tutto frequentarlo, averlo conosciuto attraverso i propri occhi, i propri
passi. C’è un’unica eccezione che mi sento di fare ( e non riguarda il giardino, ma le fotografie), in cui la fotografia non mente,
ma solo riproduce e parla: è la mostra sugli ulivi di Puglia che
si è tenuta recentemente a Roma. Perché, oltre la qualità delle
singole fotografie, conta più ancora, a mio avviso, la suggestione
che esercita la vista di quei mostri ( nel vecchio senso latino di
mostrum), monumenti vegetali, ciascuno lavorato nei secoli (perché non pochi di questi hanno più secoli di vita) dalle intemperie
e dalla mano dell’uomo.
Suggestione, almeno così opera su di me e in me, che si traduce
immediatamente in attrazione, nel desiderio di poterli avere sotto
gli occhi e conservarli vivi nella memoria; di vederli, quegli ulivi,
nella loro luce marina, sparsi nella loro liberissima distribuzione,
non mai in un disegno, come negli uliveti più tardi che siamo usi
vedere in Puglia o in diverse altre regioni del nostro paese. E non
conta poco anche la terra rossa da cui emergono.
Li ho visitati quei luoghi, ormai diverse volte, ma mi è rimasto
fitto dentro il desiderio di tornare, di muovere da uno all’altro, di
esplorare metro per metro il loro regno, e riconoscerli, ciascuno
nella sua forma.
E voglio ancora ricordare che per me personalmente l’aver visto e
visitato quest’area ripetutamente negli anni ha costituito una rivelazione, forse la lezione più importante sul disporre gli alberi che
ho avuto nella vita; perché in nessun altro luogo come qui, dove
sono in massima parte ottenuti (e divenuti quali sono) attraverso
gli innesti operati sugli Olivastri selvatici, gli Ulivi sono nati e cresciuti come natura ha voluto sul luogo. Alberi isolati, conoscibili in
ogni loro particolare da ogni lato, non mai ed in nessun momento
privati della luce che li abbraccia: sono questi ulivi il mio modello
ideale. E se mai avessi la fortuna di progettare un parco, vorrei
mostrare di aver appreso la loro lezione, assegnando a ciascun
albero il proprio giusto spazio, quel tanto di vuoto necessario di
cui abbisogna e la cornice che a ciascuno compete, secondo un
dettato appreso in una lunghissima durata, tutta una vita di quasi
ottanta anni di familiarità col mondo vegetale.”
tratto da Naturale inclinazione, Ippolito Pizzetti, editore
Motta on line
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