Pic nic nello spazio

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[ESPLORAZIONI]
DI MASSIMO FERRARI
L’ingegner Rutan
ha un sogno: un’astronave
per gite spaziali alla
portata di tutte le borse
PIC NIC
NELLO SPAZIO
Q
ualcuno lo ha battezzato l’Harry Potter del volo: ma lui, Burt Rutan, ingegnere aeronautico californiano di 62
anni, non vuole sentir parlare di magie e prodigi. Eppure le qualità per una simile definizione ha dimostrato di possederle tutte: ha
progettato oltre 300 tipi diversi di apparecchi, tutti di caratteristiche avanzatissime, 40
dei quali sono stati costruiti o prodotti in serie. Tra essi gli aerei a elica da turismo Varyeze, con cui volano migliaia di appassionati
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in tutto il mondo, o l’ancora più stupefacente Global Flyer, che ha consentito al pilota miliardario Steve Facett di
compiere il giro del mondo senza scalo
in 67 ore nel marzo 2005. Già nel
1986 un suo velivolo, il Voyager, aveva compiuto lo stesso tragitto con un
solo pieno di carburante.
Ma a Rutan questi successi non bastavano e così da alcuni anni si è posto una
meta ancora più ambiziosa: rendere l’esperienza del volo nello spazio alla portata di tutti, e non solo degli astronauti della Nasa o dell’agenzia spaziale russa. «Questo traguardo è
quello che mi pare più interessante, oggi, per
la tecnologia aerospaziale», ci ha detto nel
corso di una visita compiuta a Bergamo, durante la quale, ospite della società Sabco che
gestisce lo scalo di Orio al Serio, ha potuto incontrare i giornalisti e gli esperti italiani.
Rutan è critico verso l’attuale indirizzo assunto dall’esplorazione spaziale nel suo Pae-
se: « Il Governo Usa spende in apparenza
molto per le attività nel cosmo, ma in realtà
poco viene investito in tecniche davvero innovative. Quel che poi sorprende è che le attività nel cosmo continuano a essere pensate e
realizzate come eventi circoscritti a una ristretta fetta di persone. Eppure vedere gli
straordinari panorami della Terra dallo spazio sarebbe possibile, e senza troppi rischi».
Per dimostrare ancora una volta di avere
ragione Rutan si è messo al tavolo da disegno
con il suo team e ha progettato la SpaceShip
One, una navetta spaziale dalle forme avveniristiche, piena di oblò per avere una ricca prospettiva esterna. A portarla in quota provvede un aeroplano dalla sagoma degna del film
Guerre stellari chiamato White Knight, Cavaliere bianco. A 14 mila metri di altezza SpaceShip One si separa dal velivo-madre e, spinta da un potente motore a razzo, inizia una cabrata che la porta a 100 chilometri di quota.
«Questa è la fase del volo più gradevole,
씮
Burt Rutan
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Due immagini dello
SpaceShip One
씮
perché il pilota e i passeggeri hanno
le stesse sensazioni degli astronauti:
davanti a loro appare la Terra con le
sue linee curve, il cielo è completamente nero, in cabina si provano gli effetti
dell’assenza di peso e gli oggetti galleggiano.
Il tutto dura circa tre minuti,
ma sono istanti indimenticabili». Poi comincia il rientro, per il
quale occorre un pilota di grande abilità: la navetta di Rutan, infatti, perde a poco poco quota,
poi viene rallentata dagli strati
più densi dell’atmosfera e quindi plana a terra spiralando in cerchi sempre più ampi.
Non è fantasia: un primo volo lo SpaceShip One lo ha già
compiuto nel giugno del 2004 nel deserto di
Mojave, in California, con ai comandi il pilota collaudatore Mike Melvill, e l’esito dell’esperimento è stato assolutamente positivo. Le immagini che vedete nel servizio sono
state scattate allora e si trovano nel sito di Rutan, all’indirizzo www.scaled.com. Tra l’al-
«Evviva, finalmente so che
cosa regalarle!». Aleksandr,
giornalista di una delle più
importanti agenzie russe
e mio amico, saltava felice
nel corridoio: «Le regalo una
stella. Ho trovato un’agenzia
che, con 50 euro, trova una
stella e le dà il nome di chi
vuoi. Sarà il mio regalo
a Irina». L’agenzia trovata da
Aleksandr esiste davvero e
si chiama “Almanacco delle
stelle”. Come ogni azienda
che si rispetti ha un sito
internet e una sede a due
passi dal
Cremlino, a
Mosca. Tutto
dipende dal
portafoglio
del cliente:
per 49 euro si
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tro con questa riuscita impresa, Rutan, che
era sostenuto dal miliardario Paul Allen, cofinanziatore di Microsoft, e dalla famiglia Nasari, si aggiudicò un premio di 10 milioni di dollari che in parte compensarono la spesa di 25
milioni richiesti dal progetto. Ma adesso l’ingegnere punta a rendere la sua scoperta pagante, cioè sfruttabile per fini turistici: in Inghilterra è nata una società privata che si propone di offrire al pubblico sensazioni esclusive nel cosmo, puntando anche a far compiere
qualche giro in orbita attorno alla Terra. Staccando un biglietto, come per un volo di linea.
All’orizzonte, però, si profilano ulteriori sviluppi. SpaceShip One è un veicolo spaziale a
tutti gli effetti, capace anche di tornare a terra
senza danno. Potrebbe servire per una miriade di altri impieghi nello spazio che circonda
la Terra, senza avere i costi proibitivi dello
Shuttle e in maniera più comoda delle capsule Soyuz impiegate dai russi.
왎
Cara, ti regalo una stella.
La vuoi standard, prestige o élite?
può dare il nome a una
stella piccola, che nel
catalogo figura come
“standard”. Per una stella
“prestige” ci vogliono 129
euro, e 295 per intitolare alla
fidanzata o alla moglie una
stella di prima luminosità,
una “élite”. La dedica, poi,
finisce in uno speciale
registro chiamato RosAstro,
pubblicato ogni anno in un
bel volume.
Tutto bene,
dunque? Più o
meno. Quando
Aleksandr ha
telefonato
all’Almanacco
per prenotare una
“standard”, ha scoperto che
nessuna delle stelle
proposte è visibile dalla
Terra. «Ma con il nostro
certificato», specificava
l’impiegata, «potete
rivolgervi a qualunque
osservatorio e farvi mostrare
la stella che vi compete».
Aleksandr aveva un altro
dubbio: come posso essere
sicuro, chiedeva, che quella
stella porterà solo il nome
della mia Irina e non anche
quello di altre persone?
L’impiegata rispondeva: «Il
nostro registro è autorizzato
dallo Stato, non possiamo
barare». Da buon giornalista,
però, Aleksandr ha
proseguito le ricerche e ha
contattato Olga
Dmuzhnevskaja, direttrice
del Centro di osservazione
astronomica dell’Accademia
delle scienze. «Solo l’Unione
astronomica internazionale»,
ha spiegato lei «può dare
un nome alle stelle». Una
piccola e innocua truffa,
dunque. In fondo romantica.
Aleksandr, però, ha deciso
di scegliere da solo una
stella tra le 526.280.881
censite dal catalogo ufficiale
Usno-A2.0 e di dedicarla
a Irina di persona. Senza
diplomi o registrazioni ma
anche senza intermediari.
Come si fa da sempre.
Natalya Babasyan
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