D_1416_72-19_Informativa_HH_II_livello_Rev 1

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INFORMATIVA
per l'indagine genica
di Emocromatosi Ereditaria (II livello)
D/1416/72-19
Ed. 1
Rev. 1
del 12/03/2012
ex M/1416/72-14
SOD Diagnostica Genetica
L’Emocromatosi è una malattia ereditaria caratterizzata dallo sviluppo di un progressivo accumulo di ferro
dell’organismo. Esistono diverse forme di Emocromatosi causate da mutazioni in differenti geni.
La forma più comune è l’Emocromatosi Classica o di Tipo I, dovuta a mutazioni del gene HFE situato sul
cromosoma 6p; l’Emocromatosi di Tipo 2 (detta anche Emocromatosi Giovanile) è una forma molto più rara dovuta
a mutazioni nel gene dell’emojuvelina HJV localizzato sul cromosoma 1q (Sottotipo 2A) o a mutazioni nel gene
dell’epcidina HAMP sito sul cromosoma 19q (sottotipo 2B). Nel caso dell’ Emocromatosi Giovanile il sovraccarico
di ferro può realizzarsi precocemente, mentre nell’Emocromatosi Classica il fenotipo è più moderato e si manifesta
nell’età adulta; esistono inoltre “fenotipi intermedi” che possono risultare dalla combinazione di mutazioni relative a
geni differenti. Il test genetico di I livello per la ricerca delle 3 mutazioni del gene HFE più frequentemente
associate alla patologia (C282Y, H63D, S65C) deve essere necessariamente eseguito prima di intraprendere uno
studio di II livello. Quest’ultimo viene realizzato per soggetti risultati negativi o portatori sani al test di I livello
(assenza delle 3 mutazioni ricercate o presenza di una sola mutazione in eterozigosi) e con un profilo clinicobiochimico caratterizzato da iperferritinemia e saturazione della transferrina
45%, in assenza di patologie
epatiche, disordini ematologici o altre forme di sovraccarico di ferro secondario. La decisione di condurre lo studio
di II livello necessita quindi di un’attenta valutazione del paziente e di indicazioni appropriate secondo i criteri
sopra indicati. Il test di II livello prevede il sequenziamento dell’intero gene HFE e dei geni implicati
nell’Emocromatosi Giovanile (HJV ed HAMP) per ricercare mutazioni più rare o private.
Il test genetico, sia di I che di II livello, non è in grado di identificare tutte le forme di Emocromatosi
Ereditaria, quindi la patologia non deve essere diagnosticata o esclusa soltanto sulla base del risultato di tale test;
deve inoltre essere considerato che esistono individui con genotipo a rischio senza espressione di sovraccarico di
ferro.
Analisi genica
Tipologia del campione e suo trattamento
Per effettuare la diagnosi molecolare è sufficiente un prelievo di sangue periferico o di altri tessuti. La
consulenza genetica è parte integrante del test e deve essere sempre eseguita.
La diagnosi molecolare dell’Emocromatosi Ereditaria, relativamente allo studio di II livello, si basa sui
seguenti metodi:
amplificazione mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) degli esoni:

1, 2, 3, 4, 5 e 6 del gene HFE

2, 3 e 4 del gene HJV

1, 2 e 3 del gene HAMP
sequenziamento dei suddetti esoni.
In rarissimi casi è possibile dover ripetere il prelievo di sangue o tessuto a causa di problemi tecnici,
assenza o scarsità di materiale (DNA), necessità di approfondimenti diagnostici.
Nell’ambito delle malattie ereditarie si eseguono studi familiari per valutare la trasmissione della malattia;
questo tipo di indagine oltre ad identificare i soggetti affetti, può evidenziare casi di non paternità. I risultati di un
test genetico possono riguardare oltre al soggetto che lo ha eseguito, anche gli altri componenti del nucleo
biologico, in quanto le anomalie genetiche possono essere ereditabili e/o trasmissibili.
Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi - sede legale: largo Brambilla, 3 - 50134 FIRENZE
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