Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola

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Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola
"Franco Ugo"
OLIVICOLTURA:
ILLUSTRAZIONE DI METODI E TECNICHE PER IL RISANAMENTO,
LA RISTRUTTURAZIONE E LA COLTIVAZIONE
DELL’OLIVETO IN AREE MARGINALI DELLA PROVINCIA DI SAVONA
Regolamento CE n. 1257/1999
Misura C(3) Formazione Professionale-sottomisura 3.3 “Progetti dimostrativi”
Potatura
L’allevamento dell’olivo, ma più in generale delle piante da frutto e ornamentali, è caratterizzato da
interventi cesarei periodici sulla parte aerea della pianta. Abbiamo diversi tipi di potatura:
Quando l’olivo è giovane: potatura di vivaio; potatura di trapianto; potatura di formazione o
allevamento;
Quando l’olivo è adulto per mantenerlo in condizioni normali di fruttificazione: potatura di
produzione; potatura di rinnovo.
Queste citate sono potature ordinarie, vi sono anche quelle straordinarie: potatura di diradamento;
potatura di riforma; potatura di diradamento; potatura di riforma; potatura di trasformazione;
potatura di ringiovanimento.
• La nuova vegetazione
La nuova vegetazione prende origine dalle gemme evidenti, ascellari alle foglie, inserite nei diversi
rami in accrescimento dalle gemme latenti (ad esempio ovuli) o da quelle avventizie formatesi a
seguito di una normale sollecitazione o trauma fisico-meccanico.
L’olivo è una pianta sempreverde a senescenza progressiva: a partire dall’apice di un rametto,
cresce progressivamente, le foglie che cadono dopo due stagioni.. La gemma apicale esercita un
graduale controllo inibendo la crescita vegetativa dei germogli laterali.
In particolare si evidenzia:
- Ramo a frutto: sono generalmente rami più o meno allungati, flessuosi, assai propensi alla
fruttificazione, assumendo andamento decombente dopo il primo anno e con scarsa tendenza alla
ramificazione laterale. Essi hanno origine da gemme evidenti (apice germogli, ascella fogliare).
- Pollone: è un normale ramo originatosi da una gemma avventizia.
Normalmente le gemme avventizie sono latenti, pronte ma non attive. La loro attività viene
innescata da tagli (potature) o da cause naturali (rotture di rami, attacco di patogeni), in pratica si ha
un esubero di linfa che genera gemme avventizie.
Il pollone può manifestare diversa vigoria, mantiene comunque l’aspetto (foglie, sezione del legno)
i caratteri della razza gentile.
Il pollone ha naturale tendenza alla ramificazione laterale ed alla produzione, quindi potrebbe essere
utilizzato per sostituire un fusto danneggiato, una chioma deperita o per rinnovare un ramo esaurito.
- Il succhione: è un particolare tipo di ramo-succhione, originatosi da gemme avventizie soprattutto
nelle branche principali e lungo il fusto con evidenti caratteri di vigoria che mantiene per
moltissimo tempo.
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E’ sempre verticale con sezione del legno MAI circolare di frequente tetragonale, presenta rami
anticipati con vegetazione fogliare assai caratteristica. Le foglie infatti sono spesso raccolte a
rosetta, specialmente nella parte basale del succhione, sono piccole, appuntite e spesse.
Il succhione è un tipico ramo a legno, difficilmente mostra tendenza alla produzione.
- L’ovulo: sono ammassi cellulari (con abbozzi di gemme e raramente di radici), localizzati a livello
del colletto, raramente nelle branche primarie.
Qualunque causa fisica o patologica che danneggi la parte sovrastante della pianta è in grado di
attivare gli ovuli e sviluppare nuovi polloni.
• Principali operazioni di potatura nell’olivo
Molteplici sono le possibili operazioni di potatura, ognuna delle quali ha una sua funzione
particolare e produce diversi effetti sulla pianta.
- Cimatura: in questa operazione si asporta l’apice del germoglio neoformato oppure il ramo
giovane.
Nel primo caso si ha un arresto temporaneo della crescita del germoglio, una tendenza ad anticipare
la maturazione dello stesso con un inizio di lignificazione alla base e conseguente attivazione delle
gemme sottostanti al taglio che produrrà nuovi getti (rami anticipati). Considerando la tendenza
basitona dell’olivo, le gemme alla base del ramo cimato svilupperanno germogli che
raggiungeranno in altezza quelli emessi dalle gemme più in alto.
- Scacchiatura: consiste nell’asportazione manuale dei nuovi germogli appena fuoriusciti.
- Diradamento o soppressione dei rami: è una valida alternativa alla cimatura e consiste nella
completa asportazione dei rami o rametti con un taglio praticato appena sopra la loro inserzione
sulla branca.
- Diradamento dei frutti: è una pratica poco adottata in olivicoltura. Da tener presente che il ciclo di
produzione e quello di crescita vegetativa sulla pianta avvengono contemporaneamente con
competizione naturale.
- Raccorciamento dei rami: consiste nella parziale asportazione dei rami mediante un taglio eseguito
appena sopra una gemma laterale.
Nelle piante ACROTONE ( pero, melo e drupacee che tendono a sviluppare più germogli nella
parte apicale del ramo) il raccorciamento dei rami tende a far sviluppare le gemme e i germogli
basali, che altrimenti che altrimenti sarebbero rimasti quiescenti e di ridotte dimensioni.
Nell’olivo (pianta BASITONA), il raccorciamento aumenta la tendenza naturale al prevalente
sviluppo dei germogli basali.
- Abbassamento, sostituzione o regolazione della chioma: consiste nel costituire una nuova cima,
diversamente posizionata o sostituirne una danneggiata ad esempio da attacchi parassitari.
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- L’inclinazione: consiste nell’inclinare un ramo o una branca senza provocare alcuna curvatura.
Nelle specie acrotone (pomacee e drupacee) si ha un aumento di sviluppo dai rami laterali inseriti
nel tratto mediano e basale del ramo mentre si riduce, proporzionalmente, quello dei rami apicali.
Nell’olivo (specie basitona), si esalta l’accrescimento dei rami basali fino ad annullare la crescita di
quelli apicali.
- La piegatura: consiste nel piegare verso il basso e fin dalla sua inserzione un ramo o una branca da
sfruttamento.
- La curvatura: consiste nel piegare ad arco un ramo. Viene generalmente eseguita in piante giovani
all’inizio della primavera quando sono in “succhio”.
Tali tipologie di intervento richiedono notevole impiego di tempo e mano d’opera, vengono usati
raramente in olivicoltura.
- La decorticazione anulare: è una forma particolare di potatura consistente dal tronco, dalle branche
o dai rami di un anello di corteccia alto qualche millimetro con lo scopo di arrestare il flusso di
linfa elaborata (dalle foglie alle radici), che in questo modo rimane a disposizione delle gemme, dei
fiori, dei frutti ecc, al di sopra della zona anulata.
Tale operazione deve essere svolta in primavera quando le piante sono in succhio e la corteccia si
stacca facilmente. Come operazione straordinaria la decorticazione anulare può essere anche svolta
sul tronco principale al fine di indurre a produzione l’intera chioma.
- L’incisione: consiste nell’effettuare con una lama ben affilata, un taglio nella corteccia ed
eventualmente nella zona sottostante (Alburno) senza asportare nulla.
- L’intaccatura: si esegue generalmente sopra una gemma o come nell’olivo sopra un germoglio
operando una doppia incisione a forma di “V” rovesciata ed asportando la corteccia e l’alburno tra i
due tagli. Questa operazione prende il nome di “TAGLIO DEL CAPORALE”.
Se il taglio del caporale viene effettuato sopra una gemma , germoglio o inserzione del ramosi ha la
chiusura della gemma altrimenti latente, se il taglio viene eseguito sotto di un ramo si ha
immediatamente il suo indebolimento.
•
La potatura di trapianto
“La potatura di trapianto si applica alle giovani piantine all’atto della loro estirpazione dal vivaio e
della loro disposizione a dimora, allo scopo di facilitare il loro attecchimento” (Morettini).
Acquistate le piantine dal vivaio è buona norma effettuare una potatura al fine di equilibrare la parte
radicale ridotta con la parte aerea ancora intatta. In pratica si effettua un accorciamento dei rametti
eliminandone alcuni.
In questo modo si tende a ridurre il trauma del trapianto evitando possibili scompensi tra
assorbimento radicale e l’evapotraspirazione tra la parte verde.
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•
Potatura di formazione o allevamento
“ Si esegua a dimora durante il periodo di accrescimento; essa si propone di guidare le
ramificazioni principali che devono costituire la chioma in modo che l’albero assuma una forma
prescelta”. (Morettini)
Tenendo in considerazione il fatto che l’olivo è una pianta bisognosa di luce, maggiore sarà la
superficie verde illuminata, maggiore sarà la capacità della pianta a produrre e quindi maggiore sarà
la resa economica dell’oliveto.
Tradizionalmente in Liguria, le forme adottate originariamente ricordano il vaso impalcato alto
(circa 160-190 cm da terra) con più branche principali. Nell’esaminare alcuni modelli è emerso che
la forma a vaso cespugliato su tre branche è quella in grado di assorbire la maggiore quantità di luce
possibile.
Questo è vero avendo avendo la traiettoria del sole apparente verticale. Tale situazione si verifica
nel sud dell’Italia e nelle zone nord-africane. Inoltre a causa delle scarse precipitazioni e suoli a
bassa fertilità le piante distano tra loro circa nove metri.
In Liguria invece, la maggior captazione di luce (soprattutto nei mesi critici) si hanno con
un’angolazione di circa 60° (direzione sud).
• Fase di impianto
La prima operazione riguarda la preparazione del terreno con scasso preventivo o aratura medioprofonda con successiva fresatura del terreno (questa seconda soluzione è quella più adottata nelle
aziende liguri).
I sesti d’impianto riguardanti la frutticoltura hanno come base geometrica il quadrato o il rettangolo,
il triangolo equilatero (sesto a settonce) ed il triangolo isoscele (sesto a quinconce).
Il sesto d’impianto a quadro e a rettangolo permettono una più facile meccanizzazione, nella realtà
ligure si preferisce un sesto d’impianto a quinconce o settonce, in particolar modo in quei terreni la
cui pendenza supera i 20° di pendenza.
E’ conveniente orientare i filari in direzione NORD-SUD, in quanto permettono di captare maggior
luce con miglior distribuzione sulla chioma.
Tale indicazione risulta ovviamente inutile in quei terreni sistemati a terrazze piane in quanto la
disposizione della/e fila/e risulta obbligata lungo lo sviluppo delle sistemazioni stesse.
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• Il vaso
Esistono diversi tipi di vaso, tutti però accomunati dal fatto di avere 3-4 branche diversamente
orientate che si dipartono dall’apice del tronco.
a) Fase di impianto (primo anno)
L’impianto si effettua generalmente prima dei freddi invernali o all’inizio della primavera.
Con la cimatura si impedisce lo sviluppo della gemma apicale, favorendo la crescita dei germogli
laterali. Il punto della indica la partenza dell’impalcatura dell’individuo e non dovrebbe mai
scendere sotto il metro da terra.
b) Primavera-estate del primo anno:
Si lascia vegetare la pianta facendo attenzione al possibile attacco di insetti (Tignola, margaronia,
oziorrinco etc…).
Può essere utile operare l’asportazione dei germogli che si sviluppano internamente al vaso nel
primo tratto delle branche principali.Eseguire lavorazioni del terreno con 2-3 concimazioni azotate
(80-150 gr urea) con intervalli di trenta giorni circa per tutto il periodo estivo
c) Secondo anno:
Dopo aver fatto vegetare la piantina si elimineranno innanzi tutto eventuali polloni basali.
Si regoleranno quindi le branche principali che dovranno mantenere la direttrice di sviluppo
indicato dal tutore.
• Il monocono
L’ottenimento della forma conica prevede una serie di operazioni che mirano essenzialmente
all’evidenziazione di una cima soprastante l’intera vegetazione.
Le gemme, qualunque sia la posizione del ramo sulla pianta, iniziano a schiudere dall’apice del
ramo stesso seguite da quelle mediane e quindi da quelle basali.
Il successivo sviluppo dei germogli può risultare profondamente modificato a seconda delle specie
arboricole..
La forma conica richiede un’unica raccomandazione: le potature devono quasi esclusivamente
preservare la cima, che deve rimanere unica per ogni branca e costringere il resto della vegetazione
ad un accrescimento verso l’esterno.
a) Fine inverno, impianto: si eseguono le stesse operazioni previste per il vaso. Il germoglio apicale
il germoglio apicale dovrà essere tenuto da un tutore, si preferiscono quelli di piccolo diametro
come il bambù.
b) Fine estate, I° anno: in questo stadio la piantina avrà concluso la prima fase di rapido
accrescimento. Eseguire concimazioni ureiche e trattamenti antiparassitari
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c) Fine del II° inverno: si interviene con una potatura discretamente energica a seconda della vigoria
manifestata dalla pianta.
• La potatura di produzione:
Utile per predisporre la pianta ad una produzione equilibrata e per quanto possibile costante.
Vanno prese in esame diverse considerazioni:
a) L’olivo è una pianta che produce su rami di due anni, ossia quelli formatisi l’anno precedente.
b) In base alla vigoria possiamo distinguere i rami secchioni, a legno, misti e a frutto.
c) La produzione della pianta è maggiore in quelle parti maggiormente esposte alla luce.
d) Si vengono a creare zone di produzione preferenzialmente nella parte di chioma esposta a sud.
e) L’allungamento dei rami avviene in genere nei mesi di maggio-giugno-luglio, si arresta ad agosto
e riprende pur con minor vigoria a settembre-ottobre.
f) La differenziazione delle gemme a fiore è massima nelle piante a vigore intermedio
g) L’allegagione dei fiori, la persistenza dei frutti sulla pianta ed il loro normale accrescimento sono
direttamente correlati allo stato nutrizionale della pianta e con disponibilità di elementi nutritivi e
acqua nel terreno.
- L’alternanza di produzione, come pure la cascola fisiologica dei frutti, dipendono generalmente
dall’esaurimento delle scorte nutritive .
- Il turno della potatura di produzione:
Può essere ripetuta ogni anno, ogni due tre e addirittura quattro anni.
Quella annuale permette di mantenere costantemente sotto controllo la forma della pianta e quindi
la regolarità di crescita.
La potatura biennale è più vantaggiosa da un punto di vista economico, richiede tuttavia interventi
cesarei di maggiore intensità.
Allungando ulteriormente il periodo (triennale quadriennale), la potatura di produzione perde
completamente la sua funzione di regolazione ma diventa una sostituzione e ringiovanimento delle
branche.
- Come si interviene:
a) Sulle branche fruttifere: sono quelle branche rivestite completamente da vegetazione pendente, i
rami dell’anno non vanno assolutamente toccati perché rappresentano la vegetazione futura.
Si eliminano i rami del quarto anno.
b) Sul resto della vegetazione: eliminazione del secco, regolazione delle cime, accorciamento delle
branche eccessivamente vigorose o in competizione, e3liminazione dei polloni sul pedale e sulle
branche.
c) Quando eseguire la potatura di produzione:
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Si esegue da febbraio fino a maggio compreso. Un fenomeno importante da tenere presente
all’epoca dell’intervento è la differenziazione delle gemme.
Da quando si formano all’ascella delle foglie risultano in un primo memento indifferenziate. Solo in
un secondo momento l’albero a seconda della sua disponibilità nutrizionale, vigore etc, stabilisce la
differenziazione. Tale fenomeno (ad oggi poco conosciuto) avviene agli inizio di febbraio-marzo.
• Il diradamento dell’oliveto tradizionale
Negli oliveti tradizionali liguri uno dei problemi principali è la fittezza delle piante.
La densità media è degli oliveti specializzati 400-500 piante/ha fino a 700 ed oltre piante/ha.
In queste condizioni le piante tendono a filare in altezza. La vegetazione bassa in scarsità di luce
tende a deperire fino a seccare. Per questi motivi è stato dimostrato che la miglior densità di
impianto si aggira intorno alle 300-450 piante/ha.
Per raggiungere tale obiettivo (in caso di ringiovanimento dell’impianto) è necessario effettuare il
taglio del ciocco (al piede) che si pratica nel seguente modo:
- Le piante ammalate, soprattutto nel legno, saranno le prime ad essere abbattute.
- Piante deboli con vegetazione stentata
- Piante posizionate in modo precario
- Le piante rimaste dovranno avere una distanza tra loro di 5.50-6 m.
• La potatura di ringiovanimento:
Si applica esclusivamente alle branche II°, a quelle I° e nei casi più estremi al tronco.
Si parla di abbassamento della chioma se si interviene con tagli di eliminazione e abbassamento
delle branche II° e riduzione delle branche I°.
Con la capitozzatura invece andiamo a ridurre drasticamente una o più branche principali
(capitozzatura parziale) fino a lasciare uno o più monconi a livello dell’inserzione sul tronco
(capitozzatura totale).
a) Abbassamento della chioma:
la zona di taglio della branca principale va individuato in corrispondenza di una branchetta II°che
ne andrà a costituire il prolungamento ideale.
b) Capitozzatura:
Lo scopo è quello costringere la pianta alla formazione di nuova vegetazione senza modificare
sostanzialmente la forma finale della pianta.
c) La stroncatura:
Il taglio viene eseguito a circa un metro da terra. Il momento più indicato per tale operazione risulta
essere quello della primavera inoltrata.
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In tal modo la reazione vegetativa si concentrerà quasi esclusivamente in prossimità del taglio. Tale
pratica non è molto diffusa in Liguria.
• Irrigazione:
In olivicoltura, per avere un sufficiente apporto idrico dato dalle precipitazioni piovose sarebbero
necessari dai 2500 ai 3000 m3/ha all’ anno.
Tale piovosità dovrebbe essere distribuita in modo omogeneo durante l anno, o meglio durante i
periodi piu importanti per la ripresa vegetativa e l ingrossamento della drupa.
In particolar modo il periodo dell’ inolizione è compreso tra la metà di luglio e la metà di settembre.
In questo momento avviene l indurimento del nocciolo.
Se non si ha un sufficiente apporto idrico si otterrà una drupa con nocciolo piccolo (endocarpo) e
poca polpa (esocarpo).
Tutto questo andrebbe cosi a vanificare il lavoro di potatura precedentemente citato.
In Liguria l apporto idrico medio che si ha all’anno in seguito alle precipitazioni piovose va dai 200
mm fino a 700 mm.
E molto importante notare che la quantità di acqua non deve essere concentrato ma distribuito in
modo costante.
Tale quantità dovrebbe essere di circa 50 itri/settimana.
Calcolo dell´apporto idrico settimanale:
Tenendo presente che in un normale sesto d impianto vi dovrebbero essere 250 piante/ha, si
somministreranno 6/m3 di acqua alla settimana.
Questa quantità va data in turni di tre giorni , quindi su 180 giorni (primavera-estate) saranno 60
giorni complessivi.
Posto di avere nell´ oliveto un impianto di irrigazione localizzata (impianto a goccia) con ugelli con
portata di 4/h, con tre fori per ugello sono 12 litri/h di acqua per pianta.
Ad ogni turno quindi si avrä una distribuzione di 12 l/acqua all’ora con 24 litri di acqua per pianta
ogno due ore di bagnatura.
Con due turni di due ore alla settimana apporto in corretto quantitativo di acqua.
•
Limiti del sistema di microirrigazione:
- Con l´ impianto di irrigazione a goccia negli anni si viene a creare in corrispondenza degli ugelli
una zona di assorbimento, sarebbe buona norma dopo tanto tempo non spostare i gocciolatori.
- Se si lavora il terreno e buona norma sospenderli con dei tutori almeno ad un metro di altezza.
•
Vantaggi del sistema di microirrigazione:
Si puö unire la concimazione chimica al normale fabbisogno idrico necessario giustificata per:
- economicità del trattamento
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- non si disgregano le parcelle
- uso di bassi volumi
- rapida assimilazione degli elementi
- meccanizzazione dell´operazione
- Concentrazione del liquido fertirrigante
•
Qualità dell´acqua:
-
La salinità:
175 mg/l o ppm a 25°C: ottima
250-525 mg/l o ppm : buona
525-1400 mg/l o ppm: mediocre, occorre dilavare una volta all´anno.
1400 e più: anomale
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