COS'E' LA CARTAMONETA? Oggi appare facile rispondere a questa domanda perché tutti utilizziamo quotidianamente la cartamoneta e ne abbiamo un’idea precisa. Ma se ripercorriamo la sua storia dalle origini, la risposta è più complessa. Vediamo perché. - In un papiro dell’85 d.C. è scritto: “Tolomeo, figlio di Estiesio, saluta il banchiere Protarco. Per favore, pagate ad Epitenxi 500 (cinquecento) Dracme in rame. Datato, 26 Farmonti del 31° anno”. Altri 23 papiri simili, scritti come un moderno assegno tra l’87 e l’84 d. C. sono stati identificati dagli studiosi dell’Università della California e poi altri 17 compresi nella raccolta di papiri di Berlino, del tutto simili a quelli redatti per il banchiere Protarco. Ciò dimostra che nel I secolo d. C. i mandati di pagamento erano assai diffusi. L’abitudine di scrivere sulla carta, trasformandola in titolo di credito sostitutivo di moneta è quindi molto antica. L’uso della carta pergamena come succedaneo della moneta, trovò largo impiego all’epoca delle crociate, quando i Cavalieri Templari rilasciavano lettere di credito a chiunque volesse trasferire denaro da uno stato all’altro. Già agli inizi dell’anno mille, incominciarono a circolare, insieme alla moneta metallica, dei titoli di credito cartacei. Qui di seguito riportiamo un esempio di carta di credito del 1390: “Nel nome di Dio amen. Addì 18 marzo 1390. Pagherete per questa lettera a Matole amiraglio de Zara o a un suo delegato, che vi portasse questa lettera, 200 fiorini d’oro ungheresi o in altra moneta a sua scelta. Se per caso costì in Ancona non vi trovaste denaro sufficiente, mi sono impegnato a farglielo dare in Roma. […] Chiunque di voi lo pagherà, si faccia restituire la somma a Firenze da Guido di messer Tommaso.” ESERCIZIO Rispondi: Che cosa permette a Matole di viaggiare senza denaro? Quando ha bisogno di denaro, come fa per averlo? Chi restituirà il denaro a chi ha cambiato la lettera? Se viaggia senza denaro, corre il rischio di essere derubato? Se qualcuno gli ruba la lettera, può il ladro cambiarla in denaro? Perché? Matole ha ricevuto la lettera di credito dopo aver depositato il suo denaro presso Guido di Messer Tommaso. Come si chiamano oggi coloro che svolgono la funzione di Messer Tommaso? (a cura di F.Gillone) Nel 1200 nelle località situate ai crocevia dei traffici internazionali si svolgevano in tutta Europa grandi fiere commerciali. Per svolgere i loro commerci, i mercanti si incontravano in tali fiere. Per evitare rischi, non portavano dietro il loro denaro, ma lo depositavano presso i banchieri. Questi rilasciavano una ricevuta, impegnandosi ad onorare, con moneta sonante, il credito di chiunque si fosse presentato con una tratta di colui che aveva depositato il denaro. Le tratte venivano accettate sulla fiducia che il ricevente riponeva sul banchiere o sull’emittente. Non erano quindi strumenti alla portata di tutti, ma solo dei personaggi o dei banchieri accreditati. Tali titoli di credito non si possono considerare cartamoneta. Quest’ultima infatti, inventata in Cina molti secoli prima che in Occidente, ha dei requisiti fondamentali che la contraddistinguono: il taglio fisso; il pagamento al portatore. In Occidente, le prime emissioni di cui si abbiano notizie certe, furono causate da situazioni di emergenza; i primi biglietti apparvero in Spagna nel 1438, durante un’invasione dei Mori: per carenza di metallo, ed avendo esaurito le scorte di denaro necessarie al pagamento dei soldati, vennero, infatti, coniate delle carta - monete. Lentamente, ma progressivamente, l’uso della cartamoneta cominciò a diffondersi nell’Europa e nel Nuovo Mondo. Infine la prima banconota europea, con le caratteristiche del biglietto moderno, venne emessa nel 1661 in Svezia. Quest’ultima riportava, infatti, le seguenti caratteristiche: taglio fisso; pagamento a vista al portatore; numerazione; la data di emissione nonché le firme di numerosi funzionari della banca e un gran numero di bolli a secco che ne garantivano l’originalità. Per quanto riguarda l’Italia, verso la fine del 1500 il Banco di S. Ambrogio a Milano rilasciava cedole a taglio fisso di moneta corrente che dai mercanti locali venivano reciprocamente accettate in pagamento. Ecco il testo di una di queste cedole: “Signori Governatori del Banco di S. Ambrogio Vi piacerà di pagare a………..Lire Cento Imperiali di moneta corrente, per prezzo di Tanta mercantia vendutami e per esto saldo Di conto fatto con lui di tutto quello che Egli possa pretendere da me fino al presente Giorno dandomene debito in cartulario. Nostro Signore vi guardi. In Milano, 23 marzo 1598. Lire cento di moneta corrrente.” Questi documenti, di grande interesse storico, non possiedono le caratteristiche peculiari della cartamoneta e cioè il taglio fisso e il pagamento al portatore. Pure questi biglietti circolarono come moneta, perché convenzionalmente accettati per i pagamenti da tutti i membri di una comunità. Chi scambiava un biglietto con una pecora, lo faceva nella convinzione che, con lo stesso biglietto, avrebbe potuto ricomprare una pecora o beni equivalenti. Ma quale è il requisito essenziale da cui procede tale convenzione e convinzione? Questo requisito è la fiducia. La fiducia che il ricevente ha nell’emittente. La circolazione monetaria cartacea è, ed è sempre stata, una circolazione fiduciaria. (Tratto da “Soldi d’Italia” Fondazione Cassa di Risparmio di Parma)