La famiglia ebraica nel secolo XX

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LA RIVISTA DELLA SCUOLA
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Anno XXX, luglio-agosto 2009, n.11/12
APPROFONDIMENTI
Caratteristiche
della società
La famiglia ebraica nel secolo XX
mio intento delineare le caratteristiche fondamentali della famiglia ebraica di oggi attraverso una
panoramica generale delle diverse influenze e
modifiche che essa ha subito nel corso del XX
secolo ma anche alla luce di una ben più antica tradizione che
la rende simbolo per eccellenza dello stile di vita ebraico.
È
1.1. ASPETTI STORICI
Nel corso del ventesimo secolo, la famiglia ebraica, è andata incontro ad un numero talmente elevato di variazioni e
modifiche da essere del tutto eterogenea. La sua struttura, nei
secoli, ha assunto forme diverse in accordo con il paese di
residenza, classe socioeconomica e livello d’acculturazione.
Gli storici della famiglia hanno descritto la famiglia contemporanea come una piccola unità domestica con poco stimolo
ad estendere i propri confini all’ambiente circostante creando,
così, forti legami affettivi al suo interno ma anche una sottile
barriera fra sè e la società nel suo insieme.
Contrariamente alla famiglia estesa tradizionale, la moderna famiglia nucleare tende a divenire sempre più nucleo di
consumo che di produzione.In questo senso la famiglia ebraica sembra essersi modernizzata rapidamente (1).
Prima ancora della sua emancipazione all’interno della
società borghese, alle soglie del ventesimo secolo, i suoi
membri risultavano aver stretto forti relazioni affettive attorno
al proprio nucleo.
Ciò che caratterizzò maggiormente la sua modernizzazione
fu, però, la forte riduzione della fertilità e del numero dei figli a
causa del forte desiderio di ascesa sociale e della relativa
necessità di prole in lavori comuni all’interno del popolo ebraico quali le piccole imprese commerciali. Essa è considerata la
più piccola unità sociale attraverso la quale la cultura e l’eredità ebraica sono trasmessi e tutelati.
Il focolare domestico ebraico resta, durante il ventesimo
secolo, il centro delle pratiche e cerimonie sociali e religiose
giacché è all’interno delle sue mura che si festeggia settimanalmente il sabato ebraico (lo Shabbat) e vi si celebrano i
pasti delle maggiori festività religiose.
La famiglia ebraica si presentava, alle porte del ventesimo
secolo, circondata da un forte mito circa la propria forza e stabilità quale si era mostrata nei secoli.
L’armonia domestica era un ideale cui la famiglia ebraica
mirava non solo attraverso la cura delle interazioni quotidiane
e delle relazioni interpersonali, ma anche attraverso particolari
ritualità e feste.
L’ordine e la serenità domestica sono valori centrali nella
famiglia borghese del ventesimo secolo.
É questo il motivo per cui gli ebrei desiderosi di vivere
secondo gli standards della classe media urbana citarono la
famiglia ebraica come segno della propria aderenza alle
norme borghesi.
I ruoli dei membri della famiglia ebraica del nostro secolo
subirono modifiche in conseguenza della sua integrazione
all’interno della borghesia locale e della più ampia società.
Essa era incentrata, fin dai tempi più antichi, sulla differenziazione del ruolo maschile e femminile in modo da creare
tipologie ideali tramandate attraverso le generazioni.
Con l’epoca moderna questi generi cominciarono a subire
l’influenza dei cambiamenti socio/economici e culturali che
investirono l’Europa.
Innanzitutto è il ruolo della donna a proiettarsi al di fuori
delle mura domestiche in modo da divenire una presenza attiva nel sociale e nel mondo del lavoro. Cambiò l’immagine culturale del ruolo femminile. Essa era stata, nei secoli, considerata il baluardo della tradizione domestica e responsabile dell’educazione dei figli soprattutto durante l’infanzia.
Non bisogna, però, ignorare le modifiche subite dal ruolo
maschile che non ebbero conseguenze meno decisive per la
famiglia moderna. L’uomo venne a ricoprire nuove responsabilità nel mondo del lavoro attraverso l’apertura ad una serie di
nuove professioni che lo integrarono all’interno del mondo del
business rendendolo sensibile ad una nuova ideologia basata
prevalentemente sul guadagno e sul consumo.
Egli, di fatto, sempre meno presente all’interno della famiglia e meno coinvolto all’interno delle ritualità famigliari, venne
ad essere sempre più escluso dall’educazione dei propri figli.
In questo modo l’uomo sperimentò una forte discontinuità
rispetto al passato.
L’antica tradizione dello studio della Bibbia poiché professione fu trascurata e limitata all’interno di circoli ristretti ed che
denota un’élite. Malgrado ciò vi sono alcuni elementi di continuità nei ruoli rispetto alla tradizione.
La libertà nella scelta del coniuge può essere considerata
un elemento di continuità in quanto venne praticata gradualmente fin dagli ultimi due secoli così che l’ideologia dell’amore
romantico sostituì quasi definitivamente la tradizione dei matrimoni combinati.
Inoltre, malgrado la famiglia nucleare risulti essere la forma
dominante di struttura famigliare lungo tutto il corso del ventesimo secolo, la famiglia estesa continua ad essere una forma
di supporto alla famiglia ancora presente ed attiva all’interno
della comunità.
1.2. L’EDUCAZIONE DEI FIGLI
Attraverso le pagine del Talmud (2) viene continuamente
messo in evidenza come risulti basilare, all’interno della vita
ebraica, la funzione parentela.
L’intero pensiero ebraico sulla famiglia ruota intorno a concetti pedagogici riguardanti l’educazione dei figli in quanto la
trasmissione delle conoscenze dei genitori alla prole è il fondamento stesso della famiglia ebraica e garanzia per la continuità dell’identità ebraica e dell’intera comunità.
La parola “figli” in ebraico si traduce con "banim” dalla cui
stessa radice deriva il sostantivo “bonim” (costruttori). I figli
permettono la costruzione della comunità e da essi dipende il
suo futuro ed è anche per questo motivo che i figli vengono
considerati, dall’ebraismo, un prezioso tesoro donato da Dio.
Tutti i più grandi maestri del tradizionale pensiero ebraico
sono concordi nell’affermare che lo scopo principale dell’educazione consiste nel trasmettere fondamentali valori universali
sulla base di una sana relazione fra genitori e figli.
La Bibbia insegna che i genitori e i maestri hanno l’obbligo
di guidare i propri figli nella distinzione fra il Bene ed il Male
nelle diverse sfere della vita. In essa vi è scritto che per un
educazione sana, madre e padre dovrebbero essere in accordo su concetti educativi di base, uniti e coerenti nelle proprie
azioni.
Il Talmud suggerisce che, nell’educare i propri figli, un genitore debba lasciare che “la mano sinistra rigetti mentre la
destra accolga” ossia l’amore (simboleggiato dalla mano
destra, più forte) debba comunque sempre seguire la punizione e debba essere adoperata maggiormente rispetto alla
severità.
Non meno rilevante della liturgia sinagogale è, per l’ebraismo, la liturgia quotidiana che si dipana fra le pareti domestiche.
In Louis Isaac Rabinowitz (3) è possibile leggere: “la
costante insistenza sul valore della famiglia come unità sociale per la propagazione delle virtù domestiche e religiose, nonché il fatto significativo che la parola ebraica per matrimonio è
“qiddushin”, cioè santificazione, ebbero il risultato di fare della
casa ebraica il fattore più vitale nella sopravvivenza del giudaismo e nella preservazione del modo ebraico di vita, molto più
che la sinagoga e la scuola”
Se il rapporto maestro-discepolo resta assolutamente fondamentale nello svolgersi del giudaismo, è necessario notare
come i primi insegnamenti religiosi del rampollo vengano
impartiti in famiglia dalla madre e dal padre, secondo una
lunga serie di prescrizioni bibliche.
Il padre e la madre sentono, dunque, come un dovere il loro
“parlare” ai figli, almeno fino al “bar/t mitzvà” (4), dei comandamenti, dei gesti, dei riti culturali della loro fede.
1.2.1. Educazione in sviluppo
L’ideale educazione ebraica è quella che si pone in una prospettiva di continuo sviluppo e rinforzamento.
Innanzitutto è compito dei genitori quello di essere autocritici e sviluppare al massimo le proprie potenzialità e la propria
personalità in modo da participare più consapevolmente all’educazione dei propri figli.
di ANTONIO FUNDARÒ
Il sostantivo figlio viene tradotto, nella lingua ebraica, con la
parola “ben” dalla radice del verbo “banò” che significa costruire. Quindi, per quanto riguarda l’educazione si dovrebbe dire
costruire un figlio al posto di crescere un figlio. Non sarebbe
possibile far costruire una casa da un medico, allo stesso
modo è inconcepibile che un genitore ebreo “costruisca” il proprio figlio senza almeno una generale conoscenza delle basi
pedagogiche dell’educazione dei figli che facciano da “fondamenta”. É basandosi su questo principio che la tradizione
ebraica delega un ruolo speciale e molti insegnamenti all’educazione dei genitori.
1.2.2. Educazione integrale
L’Educazione da impartire ai figli deve essere integrale e
completa in modo da comprendere un ampio bagaglio culturale esteso a diversi ambiti della conoscenza. L’Educazione integrale dell’uomo ha come scopo principale la sua civilizzazione.
Egli risulta civilizzato solo qualora si comporti in modo integro,
giusto ed onesto. Questo é anche lo scopo dell’educazione
ebraica e la maniera più sicura di raggiungerlo è attraverso un
educazione fondata su forti basi etico-morali e religiose. Quindi, secondo l’Ebraismo, è necessario che il bagaglio culturale
di un ebreo comprenda conoscenze nell’ambito della storia,
lingua, religione e pensiero ebraico. Tutto ciò avrebbe anche il
merito di permettere ad una minoranza, quale risulta essere il
popolo ebraico, di mantenersi saldo nella propria identità e
permettere la propria continuità. Ai fini di uno sviluppo armonico della persona e della sua sopravvivenza all’interno di una
particolare società, però, è necessario che gli studi generali e
secolari ricoprano un ruolo non meno fondamentale all’interno
del curriculum di un educazione integrale.
Inoltre è necessario chiarire che le credenze fondamentali
dell’Ebraismo sono tutte indirizzate verso un rafforzamento
delle capacità mentali ed un aumento delle conoscenze
umane sia di genere religioso che laico. L’Educazione laica e
quella religiosa devono riuscire a consigliarsi armonicamente
all’interno di una gamma di conoscenze personali. Inoltre, l’educazione alla salute risulta essere un altra componente
facente parte di un educazione completa.
Dall’insegnamento ebraico che cita: “prenderete cura delle
vostre vite” (Deuteronomio 4:15) è lecito dedurre l’importanza
della cura del proprio corpo e della propria salute. Le leggi
ebraiche che governano l’educazione alla salute spaziano da
proibizioni contro tutto ciò che possa mettere in pericolo la
propria vita a regole che governano l’esatta cura del proprio
fisico. Oltre a ciò, un ruolo particolare riveste nel campo educativo ebraico l’obbligo paterno di insegnare un mestiere al
proprio figlio in modo da poterlo rendere, una volta cresciuto,
economicamente autosufficiente. Il Talmud fornisce una motivazione etica all’enfasi con cui si insiste su questo comandamento: se non si adempisse a questo dovere religioso sarebbe
come se si insegnasse il furto alla propria discendenza. Questo obbligo viene, così, a rivestire un valore religioso e non
viene relegato ad essere puramente un dovere pratico a carattere laico. É evidente, dunque, come solamente attraverso un
educazione che sia indirizzata alla persona nella sua integrità
è possibile avvalorare la salute mentale di ogni individuo.
1.3. IL RISPETTO DELLA “PERSONA”
É presente anche nella tradizione ebraica il concetto cristiano che si debba educare la “persona” nel suo insieme e nella
sua complessità, rispettandone la personalità attraverso il
rafforzamento delle sue varie componenti. L’educazione
influenza vari aspetti della personalità quali il carattere, lo stile
di vita e le ambizioni e ne modella i valori.
Questo concetto è dedotto in maniera indiretta dalla frase
talmudica: “Lascia che l’amore del tuo discepolo ti sia caro
quanto il tuo” e da quella biblica: “Ama il tuo prossimo come te
stesso” ma è anche attestato da un antica tradizione di pensiero rabbinica.
L’educazione ebraica mira all’uomo nella sua completezza
in quanto i suoi insegnamenti e le sue argomentazioni riguardano diversi ambiti della personalità e della vita. Il rispetto alla
“persona” del figlio, nella sua unicità, parte dal concetto religioso secondo cui ogni uomo ha valore infinito in quanto creato
ad immagine divina. Alcune delle fondamentali componenti a
cui si indirizza l’educazione ebraica nel rispetto della persona
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