David Lynch

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Rabbits (t.l.: Conigli) è una serie di 7 cortometraggi della durata media di circa 6 minuti ciascuno,
scritta e diretta da David Lynch nel 2002. Rabbits narra la storia di 3 conigli antropomorfi (Suzie,
Jack e Jane) interpretati daNaomi Watts, Scott Coffey e Laura Elena Harring (che nel terzo episodio
è sostituita da Rebekah Del Rio). Sono questi quattro attori già visti anche in Mulholland
Drive (2001). Con Rabbits, Lynch si prende gioco del genere televisivo delle sitcom, il pubblico,
ride e applaude a comando nei momenti meno opportuni e i conigli antropomorfi conversano
disordinatamente. Lynch però vi introduce i temi dell'alienazione e dei rapporti relazionali, che sono
il nucleo di questa rappresentazione metafisica della realtà.
Originalmente la serie fu pubblicata esclusivamente su www.davidlynch.com per i membri
registrati, ma attualmente non è più disponibile sul sito. È invece disponibile, re-editata in una
versione di 4 episodi, nel DVD "Lime Green Set", una raccolta dei film di Lynch.
Inoltre alcuni spezzoni dei vari episodi di Rabbits sono inseriti nel lungometraggio dello stesso
Lynch, Inland Empire - L'impero della mente, dove le scenette dei conigli, anche se in modo
astratto, assumono una valenza diversa che le collega alle vicende del film. I tre conigli vengono qui
associati a tre misteriosi personaggi polacchi che vivono in una casa nella foresta. Inoltre alcune
frasi dei loro dialoghi, come "tanto lo scoprirò un giorno", "nascondo un segreto" e altre simili,
sembrerebbero rimandare proprio al rapporto fra la Nikki Grace (Laura Dern) e il marito,
protagonisti del film.
Il format ricorda quello di una sitcom, con tanto di risate del pubblico registrate; negli episodi, però,
non ci sono battute divertenti e il pubblico applaude e ride in momenti apparentemente
inappropriati. L'azione si svolge interamente all'interno di una squallida stanza illuminata da due
lampade. Un divano sta al centro della scena, più in dietro un asse da stiro, in basso un telefono. Qui
troviamo la porta d'ingresso, dalla quale farà immancabilmente il suo ingresso Jack (l'unico
personaggio che la utilizzerà anche per uscire dalla stanza). In sottofondo, la presenza costante della
pioggia e qualche tuono, che ogni volta fa perdere la messa a fuoco della telecamera. La sensazione
che ne deriva è dunque quella di una dimensione teatrale, piuttosto che cinematografica.
L'inquadratura è fissa e non ci sono tagli di montaggio (eccezion fatta per l'episodio 6, giusto il
tempo per riprendere per qualche secondo il primo piano del telefono che squilla).
I protagonisti della serie hanno fattezze umane ma una testa da coniglio, entrano, escono, parlano e
interagiscono in modo bizzarro. Tra di loro si può solamente supporre una qualche parentela
reciproca. L'azione è minima e lunghe pause intercorrono nei dialoghi tra i personaggi. Dialoghi che
risultano incoerenti per la maggior parte del tempo, sebbene è lasciato intendere che potrebbero
essere riconducibili a conversazioni sensate, la cui interpretazione però sfugge. Frequenti sono le
allusioni ad un non specificato "esso", al tempo, a un inspiegato mistero. Ciò che emerge
chiaramente è che qualcosa di tenebroso è accaduto in seno alla famiglia, un "terribile mistero" che
la serie, comunque, non espliciterà mai.
In tre episodi ognuno dei conigli recita a turno strofe incoerenti di poesia, cominciando da Jane e
finendo con Suzie. Due contrappunti surreali cesellano le varie puntate: una sorta di fiammifero che
accende un'enorme sigaretta che brucia la parete alle spalle dei personaggi, ed un viso mostruoso
che appare sulla stessa parete e che fa la sua comparsa quando la stanza si colora completamente di
rosso. Nell'ultimo episodio, la cadenza ossessiva di cui erano preda i conigli giunge al termine: la
porta si apre e si sente un urlo infernale; i conigli si acquattano spaventati sul sofà e Jane dice: "Mi
domando chi sarò [riferendosi a lei stessa]".
I temi trattati dalla serie si inseriscono pienamente nella filosofia "lynchiana" di cinema e vita: il
mistero inestricabile come oppressione alla propria esistenza; il dramma del passato che pesa come
un macigno; l'attesa per un atto liberatorio che forse non verrà mai; la memoria incapace di
registrare accuratamente le proprie esperienze; la realtà che si piega alla irrealtà; l'individuo che
pare sottomesso a forze a lui inconcepibili. Fin dal suo primo lungometraggio, Eraserhead, le sue
soluzioni artistiche hanno sviluppato e delineato una frattura sempre più complessa della psiche
umana. Le escursioni psicologiche nei meandri del pensiero umano sono sempre state tematiche
molto importanti per Lynch, che nei suoi film più recenti, come Strade perdute, Mulholland
Drive e Inland Empire, ha portato all'estremo le questioni legate alla crisi di identità e
all'alienazione.
L'atmosfera (e l'architettura) del salotto, per non parlare della colonna sonora (che, come nella
maggior parte dei lavori del regista, è curata da Angelo Badalamenti), richiamano alla memoria
la Loggia Nera del capolavoro televisivo di Lynch, Twin Peaks. Anche le posizioni ieratiche assunte
dai personaggi e alcune frasi emblematiche sembrano rimandare tutte allo stesso tema, e
probabilmente il salotto e i tre conigli fanno parte dello stesso universo surreale, il luogo metafisico
extradimensionale nel quale si trova la Red Room, la Rossa Sala d'attesa della Loggia Nera.
David Keith Lynch (Missoula, 20 gennaio 1946)
Durante la sua lunga carriera, Lynch ha sviluppato un nuovo stile narrativo e visivo, che ha reso i
suoi film riconoscibili al pubblico di tutto il mondo per la loro forte componente surrealista, le loro
sequenze angosciose e oniriche, le immagini crude e strane e il sonoro estremamente suggestivo.
Spesso i suoi lavori esplorano il lato oscuro delle piccole città statunitensi, (ad esempio Velluto
blu e la serie televisiva Twin Peaks) e delle metropoli caotiche (Strade perdute,Mulholland Drive)
nonché i lati più oscuri, intimi e intricati della mente umana.
Nonostante non riscuota sempre successo ai box office, Lynch è apprezzato dai critici e gode di un
cospicuo seguito di fan. Nel corso degli anni ha ricevuto tre nomination al Premio Oscar per la regia
(per The Elephant Man, Velluto blu eMulholland Drive), la Palma d'oro al Festival di Cannes
1990 per Cuore selvaggio, il Prix de la mise en scène a quello del 2001 con Mulholland Drive[6] e
il Leone d'Oro alla carriera durante la 63ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia,
in occasione della proiezione in anteprima mondiale di Inland Empire - L'impero della mente nella
sezione fuori concorso.
Filmografia
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Eraserhead - La mente che cancella (Eraserhead) (1977)
The Elephant Man (1980)
Dune (1984)
Velluto blu (Blue Velvet) (1986)
Cuore selvaggio (Wild at Heart) (1990)
Fuoco cammina con me (Twin Peaks: Fire Walk with Me) (1992)
Strade perdute (Lost Highway) (1997)
Una storia vera (The Straight Story) (1999)
Mulholland Drive (2001)
Inland Empire - L'impero della mente (2006)
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