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CHE COS’È IL MOVEMENT TRAINING
Il Movement Training è un sistema di educazione fisica, un approccio al movimento, che ha come
obiettivo quello di sviluppare le caratteristiche fisiche dell’essere umano in maniera integrale e non
specializzata (generalista). Nel far questo particolare attenzione viene posta anche all’aspetto
cognitivo legato al movimento.
Il Movement Training sfugge a ogni etichetta che si cerca di applicargli. È difficile descrivere
esaustivamente cosa sia questa pratica usando solo le parole (o quantomeno usandone poche). Il
modo migliore per capire le idee su cui si basa è praticarlo e farne esperienza diretta.
È la disciplina che migliora drasticamente la qualità dei movimenti e le opzioni motorie a nostra
disposizione. Noi alleniamo la complessità del movimento. Partendo da movimenti di base andiamo
via via a sviluppare schemi sempre più complessi. Nessuna opzione viene tralasciata, al fine di
raggiungere un’elevata intelligenza motoria.
Il movimento non viene semplicizzato e ridotto in maniera bidimensionale, ma esplorato anche
nelle sue componenti circolari, spiraliformi, irregolari…
Una movement practice che si rispetti fornirà al praticante un’ampia gamma di opzioni motorie fra
cui poter scegliere, permettendogli di adattarsi alle situazioni e agli ambienti più disparati.
Alleniamo movimenti complessi in modo da essere preparati alla complessità delle situazioni che
potremmo incontrare nella vita reale, che siano sul campo da gioco o nella vita di tutti i giorni.
Il Movement Training non segue i modelli tradizionali di fitness che sono spesso superficiali,
dannosi, poco efficaci o tutte queste cose assieme.
Ma questa definizione non spiega molto, perché in un certo senso ogni sport e ogni forma di
preparazione atletica hanno a che fare con il movimento umano.
Quello che veramente differenzia il Movement Training è il fatto che in questo allenamento si evita
la specializzazione e si massimizza invece il generalismo.
La qualità, la varietà e la personalizzazione sono privilegiate rispetto alla ripetizione di modelli che
seguono standard astratti. L’allenamento del movimento deve includere tutte le caratteristiche
fisiche che sono fondamentali sia per migliorare i movimenti quotidiani sia per sviluppare una
condizione atletica ottimale.
Lo scopo è quello di massimizzare l’adattabilità e la padronanza del movimento del singolo
individuo, cioè la sua libertà di movimento. Renderci in grado di eseguire tutti gli schemi motori
senza limitazioni e con il massimo controllo e padronanza.
FITNESS vs MOVEMENT TRAINING
I metodi di allenamento tradizionali, per migliorare la forma fisica o la salute, tendono a utilizzare
schemi di movimento limitati. Ci sono alcuni benefici in questo modo di fare, quando seguiti da un
allenatore preparato. Ma vi è però un grave difetto nella sua applicazione ad altre attività sportive, ai
movimenti richiesti dalla vita di tutti i giorni e in generale al benessere della persona.
Spesso poi non viene prestata nessuna attenzione né alla forma né alla qualità.
Eseguendo continuamente movimenti meccanici e robotici ne saremo influenzati in maniera
negativa anche cognitivamente, a livello subliminale.
Questo perché nella vita reale sperimentiamo invece un fluire di movimenti e circostanze in
constante evoluzione e cambiamento. A parte rare eccezioni, non si vedranno mai quei movimenti
limitati che vengono proposti nella maggior parte degli allenamenti che troviamo in una palestra
tradizionale.
Il fitness spesso utilizza un approccio isolato all’allenamento, cercando di isolare singoli muscoli
del corpo.
Il Movement invece ha un approccio integrale che comporta l’uso coordinato di più parti del corpo.
In questo modo il focus è posto sulle catene cinetiche complete e non sui singoli gruppi muscolari.
Per esempio, prendiamo una ballerina professionista. Molte fanno preparazione atletica per
mantenersi in forma, migliorare le loro prestazioni e prevenire gli infortuni. Con le pratiche di
fitness tradizionali, avranno magari dei miglioramenti nella forma fisica, ma è altamente
improbabile che questo lavoro andrà anche a migliorare la loro qualità motoria.
Con il Movement invece i due aspetti di forma fisica e qualità dei movimenti sono imprescindibili e
strettamente legati fra loro. In questo modo i benefici, anche per gli atleti professionisti, avranno
una portata ben maggiore.
Nel Movement Training l’obiettivo è uguale al mezzo che si utilizza per raggiungerlo. Un costante
flow reattivo e creativo di movimenti umani che si evolve momento per momento.
Il potere di questo tipo di allenamento non si misura solamente con i numeri ma si misura attraverso
qualità come l’eleganza, la grazia, l’agilità e un corpo atletico più resistente agli infortuni, capace di
eseguire con facilità ogni tipo di movimento in ogni tipo di situazione.
LE BASI DEL MOVEMENT TRAINING
cosa è movement training
FORZA: Incrementare la forza effettiva per ottenere la libertà di movimento attraverso un ampio
range di abilità.
AGILITÀ: Essere capaci di cambiare posizione, movimento e ritmo in maniera efficiente sfruttando
tutte le opzioni e le possibilità a disposizione.
MOBILITÀ: Migliorare la flessibilità e il controllo sviluppando in maniera attiva e dinamica il
potenziale completo di movimento delle articolazioni.
COORDINAZIONE: Avere controllo completo del proprio corpo e imparare a comprendere i
muscoli e le articolazioni.
EQUILIBRIO: Stare in equilibrio sui piedi e sulle mani adattandosi alle diverse posizioni e
superfici. Imparare a lavorare con la gravità.
MINDFULNESS: Consapevolezza del nostro corpo, della nostra mente e dell’ambiente che ci
circonda nel qui e ora.
LAVORO DI GRUPPO: Responsabilità, empatia e adattabilità condividendo il lavoro con altri
esseri umani.
IDO PORTAL metodo e pensiero
Ido Portal e il metodo che prende il suo nome sono la prima cosa che viene in mente quando oggi si
parla di Movement Training. Benché non sia stato lui “l’inventore” (spoiler: non esiste un singolo
ideatore) di questo allenamento, ne è sicuramente l’esponente più in vista e più conosciuto.
Questo soprattutto grazie al suo coinvolgimento nelle MMA come uno dei trainer di Conor
McGregor, ex campione dei featherweight e dei lightweight dell’UFC, attualmente il fighter più in
vista del mondo delle arti marziali miste.
Il viaggio vero e proprio di Ido nel Movement Training ha inizio negli anni fra il 2008 e il 2009,
quando dal mondo della Capoeira, che aveva praticato per circa 15 anni, inizia a esplorare altri
universi: quello della ginnastica artistica, delle arti circensi, delle arti marziali cinesi, della danza e
dello strength and conditioning (e altri).
Da queste esplorazioni svilupperà poi il suo originale sistema. Come lui stesso dichiara, il suo
merito non è stato nel creare nuove mosse o movimenti mai visti prima, ma nello sviluppare un
nuovo approccio che permetta di affrontare cose “già viste” sotto un nuovo punto di vista, in modo
da ottenere nuovi risultati.
Quello che è nato è un metodo estremamente ben strutturato avente una terminologia ben precisa
(terminologia che, volens nolens, viene oggi adottata dalla gran parte della comunità dei movers,
siano essi studenti di Ido oppure no). Nonostante per un outsider molti termini possano apparire
oscuri e “mistici”, addentrandovicisi un pochino si inizia a percepire come il metodo di Ido Portal
sia costruito con una precisione quasi scientifica.
IL METODO IDO PORTAL
Il metodo di Ido Portal è fortemente influenzato dal Floreio della Capoeira, dal metodo di
programmazione di Charles Poliquin, dalle teorie di Moshe Feldenkrais e dall’allenamento di forza
della ginnastica artistica.
Ora vediamo alcuni dei concetti base del metodo di Ido (naturalmente bisogna tenere conto che
andrò a mostrare solo i concetti principali senza addentrarmi nello specifico).
GENERALISMO vs SPECIALISMO
Ido afferma che l’essere umano è il generalista assoluto del regno animale. Tuttavia, siamo andati
sempre più specializzandoci, raggiungendo sì grandi risultati ma privandoci della gioia di essere
umani: “siamo prima di tutto esseri umani, in secondo luogo siamo dei mover e dopo, solo dopo,
siamo degli specialisti”. Oggigiorno la nostra società premia l’estrema specializzazione. Eppure,
l’estrema specializzazione non è sostenibile sul lungo termine.
Prendendo come esempio l’attività fisica, un corpo estremamente specializzato inizia a soffrire
dopo un certo periodo di tempo. Pensa al motivo per cui tutti gli atleti professionisti dei vari sport
hanno una “data di scadenza” (ovvero un età limite passata la quale non sono più papabili dal
mercato). Inoltre, questi atleti pagano spesso un caro prezzo, portandosi dietro infortuni da cui non
riusciranno quasi mai a recuperare del tutto.
Un corpo estremamente specializzato ha dei benefici estremi in certi ambiti ma svantaggi altrettanto
estremi in altri che non rientrano nel suo campo. Perdipiù un corpo specializzato non è un corpo
armonico, e per questo motivo molto più soggetto a infortuni.
Nel metodo di Ido Portal lo studente viene esposto a tante pratiche differenti. Questo per poterlo
rendere in grado di scegliere e di costruire la sua particolare “impronta”. Perché arriva il momento
in cui una scelta deve comunque essere fatta. Esistono talmente tante possibilità che una scelta, alla
fine, diventa necessaria.
Quello che Ido punta a creare, utilizzando questo approccio generalista, è un individuo che abbia la
capacità di adattarsi a ogni tipo di movimento. Un praticante che possieda una padronanza delle
caratteristiche generiche (come forza, agilità, equilibrio, coordinazione etc) tale da poter muoversi
liberamente nei più disparati campi.
Per chiarirci meglio, prendiamo come esempio un giocatore di calcio. Giocando a calcio svilupperà
sì alcune skill, ma solo nel suo ambito ristretto. Ovvero, sarà agile nel dribblare, abilissimo a
controllare la palla con i piedi e così via. Ma tolto dal suo ambito specifico ben poco sarà traslato.
Senza la palla al piede e fuori dal campo, tantissimi calciatori sono goffi e scoordinati.
Ma se il giocatore si approcciasse, nella sua preparazione atletica generale, al movimento in
generale, improvvisamente vedrebbe un mondo di possibilità aprirsi davanti a lui.
È proprio quello che Ido Portal ha fatto con Conor McGregor: gli ha fatto praticare movimenti di
danza, esercizi di equilibrio e allenamenti agli anelli. Tutte cose che non vengono associate agli
sport da combattimento.
LE TRE ZONE DELL’APPRENDIMENTO
Il discorso sul generalismo e sulla varietà ci porta a un altro pilastro del metodo Ido Portal: le tre
zone di apprendimento.
Zona 1: È quella in cui si impara di più, in cui il sistema nervoso centrale riceve più stimoli e il
nostro cervello costruisce più connessioni nervose. Questa è la zona del principiante, in cui si
scoprono una nuova idea e un nuovo movimento e li si esplora. È quel momento in cui, facendo
qualcosa che non si è mai fatto, si fa tendenzialmente schifo nell’esecuzione. Tuttavia, è la fase più
ricca e quella che offre più benefici.
Zona 2: Si impara di meno rispetto alla 1, il processo consiste nel raffinare qualcosa che si è già
imparato. Qui il sistema nervoso centrale e il cervello costruiscono ancora alcune connessioni.
Quando si è in questa zona non si è più principianti. Il pattern del nuovo (ora non più) movimento è
stato imparato, ma non ancora perfezionato. Ora si lavora sui dettagli e sul loro perfezionamento.
Zona 3: Questa è la zona in cui non si impara quasi più niente. Non si crea praticamente nessuna
nuova connessione nervosa. Nel momento in cui diventiamo esperti in un dato movimento i benefici
ne vengono praticamente annullati. Diventa praticamente una routine automatica e non vi è più
necessità né di “prendere decisioni” né di fare del problem solving. È giunti a questo punto che, nel
Movement Training, si decide se mettere la skill in mantenimento (e quindi entrare propriamente
nella zona 3) o abbandonarla del tutto.
metodo ido portare isolare integrare improvvisare
Copyright idoportal.com
ISOLARE, INTEGRARE, IMPROVVISARE
La colonna portante del metodo di Ido Portal. Questo processo prende un movimento, lo collega ad
altri e infine guida all’esecuzione non coreografata di una serie di movimenti. Vediamo ora più nel
dettaglio ogni singola fase.
Isolare: isolare i movimenti è ciò che sta alla base di ogni progresso. La programmazione di Ido
Portal si basa essenzialmente sul modello dello strength and conditioning applicato (per la maggior
parte) agli esercizi a corpo libero. La fase di isolamento quindi è un passaggio fondamentale.
Tuttavia qui, invece che isolare singoli gruppi muscolari, vengono isolati i singoli pattern di
movimento e le loro variazioni. L’obbiettivo è quello di sviluppare la forza (prerequisito necessario)
insieme alla singola skill. Alcuni esempi di pattern di movimento sono: squat, ponte, deadlift, spinta
e tirata (sia orizzontale che verticale), e tanti altri. Attraverso l’isolamento si vanno ad aumentare le
capacità atletiche, aprendo la strada all’integrazione di più movimenti e all’improvvisazione.
Integrare: usando un esempio linguistico, si può dire che nell’isolamento si imparano le singole
parole, nell’integrazione si iniziano a formulare delle frasi usando le parole apprese. Questa fase si
basa sulla coreografia. È fatta da sequenze pianificate di movimenti costruite sulla preparazione
fisica fatta nella fase di isolamento. Ora, qui accade una cosa bellissima: un movimento che si
pensava di aver padroneggiato a fondo nella sua versione isolata, diventa improvvisamente molto
più difficoltoso e acquista una nuova vita e una nuova forma nel momento in cui viene “linkato” ad
altri movimenti. Questo ci spinge a mutare, ad adattarci e a scoprire nuovi punti di vista e nuovi
aspetti inesplorati di un qualcosa che credevamo di conoscere a fondo e di padroneggiare.
Improvvisare: Ido Portal afferma che “improvvisare è l’espressione più alta del movimento umano”.
L’improvvisazione in pratica è la combinazione di isolare + integrare creata sul momento. I
movimenti non sono predeterminati, ma li creiamo man mano che procediamo, come ci vengono
(per questo l’improvvisazione nel nostro campo è comunemente chiamata flow). Nota che
improvvisare è estremamente difficile. ESTREMAMENTE. Se partiamo da zero ci vorranno
almeno diversi anni prima di improvvisare in maniera fluida, libera e avendo il pieno controllo dei
movimenti. Ma si può sempre improvvisare e, anche se l’esecuzione sarà goffa, impacciata e
interrotta non dobbiamo farci scoraggiare. Vi è anche un altro ostacolo: l’improvvisazione che è in
realtà un’integrazione. Spesso persino praticanti molto avanzati non improvvisano veramente.
“Semplicemente” eseguono pezzi di coreografia che hanno imparato e li collegano fra loro. Quello
non è improvvisare.
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