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Capitolo XII dei Promessi sposi

Il capitolo XII è uno dei capitoli dove prevale il racconto della storia seicentesca milanese su quella dei
personaggi. Il tema principale del capitolo evidenzia come l’uomo, e ancor più la massa, possa avere reazioni
irrazionali e inadeguate in circostanza che sfuggono alla sua comprensione o al suo controllo.
Sequenza n.1: I motivi della carestia e gli inutili provvedimenti delle
autorità- espositiva
Il capitolo inizia per mezzo di una digressione storica il narratore delinea la situazione che ha condotto i milanesi
alla sommossa dell’11 novembre 1628. Il secondo anno di carestia fu causato dalla cattiva stagione e dalle
spese dovute alla guerra. Nel precedente, lo scarso raccolto, gli enormi sprechi e l’esagerata pressione fiscale
erano stati compensati dalle provviste accumulate negli anni precedenti. Al secondo anno si arrivò invece
totalmente impreparati e la situazione precipitò. La scarsa disponibilità di materie prime portò inevitabilmente al
rincaro del prezzo del pane, la cui causa, superato un certo limite, iniziò ad essere attribuita a chiunque
possedeva del grano: fornai e coltivatori principalmente. Il popolo chiese interventi decisivi da parte delle
autorità e fu ascoltato dal cancelliere Antonio Ferrer, che, facendo le veci del governatore Gonzalo Fernandez de
Cordova, fissò il prezzo del pane ad un valore sì popolare ma sottocosto, ipotizzando cioè un costo della materia
prima decisamente inferiore al reale. La legge era ingiusta ma venne fatta rispettare dal popolo stesso, che,
capendo facilmente quanto la situazione fosse insostenibile, decise di ottenere il massimo vantaggio pressando i
forni. Furono ovviamente, a questo punto, i fornai a lamentarsi, minacciando di chiudere bottega e lasciando tutti
a stomaco vuoto. Don Gonzalo, informato della situazione, incaricò una giunta di stabilire un prezzo equo e
“dopo mille riverenze, complimenti, preamboli, sospiri, sospensioni, proposizioni in aria,
tergiversazioni”(l’enumerazione mette in ridicolo il comportamento, cerimonioso a inconcludente, degli uomini
di potere): fu inevitabile il rincaro, i fornai respirarono ma il popolo si infuriò.
Sequenza n.2 : L’assalto della folla al forno delle grucce - espositiva
La folla in questo racconto diventa un vero e proprio personaggio di cui Manzoni segue gli umori e le azioni. Nei
capitoli precedenti l’autore ne aveva dato un piccolo saggio descrivendo le reazioni del paese al clamore
notturno ora la complessità della situazione milanese ne offre un esempio più approfondito. La sera prima
dell’arrivo di Renzo le strade iniziarono a riempirsi di gente carica di rabbia. Il mattino seguente vennero assaliti
e derubati i garzoni che si dettero a gambe incaricati di portare il pane alle famiglie più abbienti, un uomo prende
un pan tondo, l’alza, facendolo vedere alla folla, l’addenta ( Il gesto richiama quello compiuto dal sacerdote
durante l’elevazione dell’ostia consacrata, come se il pane avesse acquisito un carattere di sacralità.) : è l’inizio
del tumulto di San Martino. L’animo della folla si accende e viene quindi preso d’assalto un forno, quello “delle
grucce”. Il capitano di giustizia e la sua scorta di alabardieri tentano di frenare il tumulto, ma sono costretti a
rifugiarsi nel forno insieme ai proprietari ed ai garzoni di bottega, che per allontanare la folla iniziano anche a
lanciare pietre dalle finestre, facendo così i primi morti ed esasperando ulteriormente la folla. Aperta finalmente
una breccia, quel forno viene infine completamente saccheggiato, mentre gli altri, informati in anticipo della
situazione, corrono subito ai ripari e riescono ad evitare di subire la stessa sorte.
Tra gli aspetti principali che lo scrittore ben evidenza vi è l’annullamento della responsabilità individuale, lo
scomparire delle riserve morali cui spesso il singolo si appoggia ma che nella dinamica di gruppo si allentano o
tacciono completamente.
Nell’osservazione dei grandi fenomeni sociali e storici l’autore coglie quindi l’azione del pregiudizio e delle
false ma tenaci opinioni. Questo aspetto non ha ruolo secondario nello svolgersi della storia, E qui le vicende di
Milano ne offrono un chiaro esempio: È più accettabile credere che la colpa della penuria abbia un nome e
cognome, dei responsabili ( in questo caso dei fornai e degli accaparratori, secondo la voce popolare) anziché
riconoscere l’esistenza di cause complesse che andrebbero attentamente considerate.
Manzoni non dimentica ruolo decisivo e ineliminabile della responsabilità umana nel determinare il divenire
della storia. Le cause oggettive che avevano provocato la situazione critica cui Milano era giunta sono evidenti
ma lo scrittore non sottace che a queste si aggiunge l’incapacità degli uomini a provvedere saggiamente con
mezzi adeguati all’emergenza. A fronte del malcontento diffuso e della carestia la responsabilità di chi ha ruoli
decisionali appare grandissima e drammatica, dibattuta come è tra l’incapacità dei politici di agire con interventi
adeguati alle circostanze alla pressione fortissima della folla che ha aspettative spesso del tutto irrazionali. Infatti
nell’errata convinzione che mi fosse grande abbondanza di grano nascosta da qualche parte si chiedevano ai
magistrati provvedimenti per farlo saltar fuori.
Risposte al questionario:
1-I l raccolto del 1628 risulta più scarso rispetto a quello dell’anno precedente a causa del cattivo
tempo ma anche agli approvvigionamenti militari necessari dovuti ala guerra di successione di
Mantova e Monferrato.
23-Le autorità abbassando molto il prezzo del pane reagiscono in modo errato poiché nelle questioni
economiche deve prevalere la logica di mercato, giacché imporre per legge un prezzo ribassato al pane
ottiene come effetto quello di esaurire più in fretta le scorte e aggravare così la penuria (lo stesso
risultato sortisce infine la rivolta).
4- L'ufficiale che aveva il compito di sovrintendere all'ordine pubblico, è uno dei più ironici e comici
del romanzo: giunge in fretta e furia coi suoi alabardieri per disperdere i rivoltosi, ma questi sono in
numero troppo grande perché egli possa fare qualcosa; tenta di blandire la folla con parole lusinghiere e
promesse di impunità, ma non viene neppure ascoltato; quando una pietra lo colpisce in testa, il tono
del suo discorso muta improvvisamente e l'uomo prorompe in un insulto ai popolani ("canaglia"), per
poi nascondersi quando i rivoltosi riescono a penetrare nel forno. Il capitano rappresenta l'impotenza
delle autorità cittadine di fronte al tumulto, che è conseguenza dell'inefficienza delle leggi e del sistema
giudiziario.
12/02/2021
Alessia de Vincenzo, Classe 2°A
Sequenza n. 3: Il coinvolgimento di Renzo nel tumulto-narrativa/riflessiva
Questa sequenza è raccontata dal punto di vista di Renzo che spinto dalla curiosità, ascoltati i discorsi delle
persone incontrate sulla via: la scarsa fiducia nel governo, da parte della povera gente, giunge a far immaginare
di poter essere avvelenati anche se il pane fosse uscito a buon mercato, Renzo arriva davanti al forno delle
grucce. Molte persone stanno uscendo in quel momento dal negozio portandosi dietro oggetti di ogni tipo. Renzo
segue la folla e raggiunge così la piazza del Duomo, dove è stato acceso un falò per completare la distruzione.
Inizialmente Renzo critica tra se e se le azioni della moltitudine di tumultuosi e ne capisce il controsenso a
proposito della devastazione dei forni e del falò degli attrezzi perché, in effetti, poi dove avrebbero fatto il pane?
Poi la folla si disperde e si sparge la voce che al Cordusio è in atto l’assalto a un altro forno, che però appare ben
difeso da gente armata. Tra la folla, delusa, si leva all’improvviso una voce: «Andiamo a far giustizia a casa del
vicario di provvisione» (cioè del funzionario di Milano incaricato di provvedere al vettovagliamento della città).
Risposte al questionario:
1-Renzo si chiede dove andranno a fare il pane se conciano così tutti i forni.
2- In piazza del duomo gli altri popolani hanno acceso un gran falò, nel quale ognuno getta ciò che ha
in mano per bruciarlo.
3- Renzo non capisce il senso di tutto ciò: perchè la gente non comprende che distruggere i forni non
è il mezzo migliore per produrre il pane, ma purtroppo questo come dice anche il nostro autore è un
pensiero troppo sottile per la folla in tumulto.
4- Il comportamento della folla e descritto nel corso del capitolo ricorrendo a termini che
appartengono all’area di significato dell’acqua. Tra questi abbiamo: “... come gocciole
sparse sullo stesso pendio...”, “... l’acqua si andava
intorbidendo...”, “... come flutti da flutti...”, “... il torrente
penetrò per tutti varchi...” e “... era strascinato dal torrente”.
16/02/2021
Alessia de Vincenzo, Classe 2°A