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ISONOMIA ED EGEMONIA, ETA DI PERICLE - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sull’egemonia e isonomia nella Atene di Pericle
Isonomia (dal greco ίσος, stesso e νόμος, legge) è l’uguaglianza di fronte alla legge. Si tratta
di un principio democratico introdotto dal politico ateniese Clistene nella sua riforma
istituzionale, che ruotava intorno alla βουλή, l’assemblea (costituita da “500 membri, 50 per
ciascuna delle 10 tribù territoriali istituite da Clistene la cui funzione era di proporre
all’Εκκλησία i provvedimenti da approvare o respingere”) Nella forma di governo voluta da
Clistene, magistrati e buleti venivano designati tramite sorteggio, sistema in grado di garantire
l’imparzialità dell’organismo. Per contrastare l’eventuale designazione di persone
incompetenti, gli strateghi erano eletti dall’assemblea popolare, nella quale erano rappresentate
tutte le tribù.
Nella prima forma di democrazia ateniese, “tutti i cittadini avevano l’uguale diritto di votare,
di parlare in assemblea, di sedere nei tribunali e nel consiglio (e vengono praticati) principi,
quali: la sovranità appartiene a tutti i cittadini, che godono di libertà individuale, uguaglianza e
dell’uguale diritto di parola in assemblea al di là delle differenziazioni di nascita e ricchezza.”
Pericle, al potere dal 460 a.C. al 429 a.C., lo esercitò conservando per tredici anni la carica
di stratega. In quel periodo, la “democrazia” divenne sostanziale e realmente praticabile, grazie
alla istituzione della Mιστοφορία, l’indennità giornaliera, progressivamente estesa ai membri
dell’assemblea popolare, che consentiva la concreta partecipazione dei cittadini più poveri alla
vita pubblica (l’indennità diaria era pari a una giornata lavorativa). Ognuno poteva, dunque,
partecipare a costruire il bene pubblico: l’uguaglianza (l’isonomia) dei cittadini introdotta da
Clistene diventava così egemonia del popolo (democrazia), ma è il concetto di popolo che viene
a modificarsi: popolo è l’insieme di tutti i cittadini, senza distinzione di classe e censo (vengono,
cioè, a cadere le contrapposizioni), dove governa “chiunque sappia esserne degno, in quella
misura per cui egli sia capace di contribuire per sua parte alla comune intelligenza dei problemi
politici. La libertà diventa essa stessa condizione di quella sapienza che sorge solo dalla comune
discussione”.
Ed è nelle “comuni discussioni” che Pericle emergeva; è Plutarco a ricordare come “Pericle
governando si dedicò al popolo, preferendo le cose dei molti e poveri a quelle dei ricchi e pochi,
contro la sua natura che non era affatto democratica” e avesse “non solo una mente grave e un
linguaggio elevato immune da volgare e comune loquacità, ma anche l'espressione del volto
inflessibile al riso, la mitezza dell' andatura e la decenza della veste che non si agitava per alcun
trasporto nel parlare, la modulazione quieta della voce”.
Plutarco sembra rappresentare le qualità fondamentali per la pratica democratica
(ragionamento, eloquio, ascolto, mitezza), ma è Pericle medesimo ad illustrare, nell’orazione
funebre (Ἐπιτάφιος) annuale per i caduti in guerra nel primo anno del conflitto del Peloponneso,
la propria concezione di governo: “Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le
leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno,
più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell' interesse di pochi ma
di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le controversie
private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno
viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per
appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se
qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della sua
condizione".
È anche per questo famoso discorso di Pericle che si può affermare che “gli Ateniesi hanno
inventato la democrazia; per quasi un secolo e mezzo (dalle riforme di Clistene nel 508 a.C.
alla conquista di Atene da parte dei Macedoni nel 322 a.C.) gli Ateniesi si autogovernarono”.
FONTI:
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“Appunti di filosofia del diritto”, in www.docsity.com
Poma Gabriella: Le istituzioni politiche della Grecia in età classica, Il Mulino, 2003
Tucidide: La guerra del Peloponneso, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 1985
Plutarco: Vite parallele, Fabio Massimo e Pericle, Newton Compton, 2007
Roma, 21/11/2019
Isabella Tokos, 3A