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Approfondimento Satura -Isabella Tokos 3A

APPROFONDIMENTO SULLA SATIRA
Fu Orazio a usare per la prima volta nelle sue Saturae il termine satura. Altri prima di lui
designavano questo genere letterario con quelli che si possono chiamare dei veri e propri
soprannomi: basti pensare a Lucilio che indica le sue saturae con il nome di Schedium, ovvero
‘versi improvvisati’.
Il termine ‘satura’ è grammaticalmente un femminile sostantivato dell’aggettivo latino
‘satur’, pieno. La parola è stata impiegata metaforicamente nel linguaggio letterario per
indicare la poikilìa (o varietas), che all’inizio consisteva nella varietà metrica, e poi, anche nei
temi trattati.
Ciò è dovuto alla sua etimologia: Varrone propone come origine del termine l’espressione
‘satura lenx’, ossia ‘piatto farcito’. Tuttavia la parola satura ha anche altri significati e viene
utilizzato anche in altre espressione, come ad esempio: ‘lex per saturam’, cioè una proposta,
un progetto di legge che racchiudeva più provvedimenti differenti. Ci sono studiosi che
sottolineano una correlazione tra la satura/satira e le creature mitologiche chiamate satiri.
Anche Tito Livio ha lasciato dietro di sé una testimonianza nella sua AB URBE CONDITA,
nel libro VII, dove nomina l’esistenza di un genere teatrale greco chiamato per l’appunto
satura, un miscuglio di musiche, danze mimiche e versi, che Livio chiamava ‘impletas modis
saturas’, cioè ‘satire piene di ritmo’. Tuttavia questa testimonianza è oggetto di dibattito tra
gli studiosi, non ancora in grado di poter collegare con certezza gli spettacoli drammatici citati
da Tito Livio e la satira poetica.
L’origine della satira, infatti, è piuttosto incerta. Quintiliano affermava con orgoglio che la
satura fosse stato un genere letterario romano, nato nella penisola italica e non di eredità
greca. Tuttavia l’italianum acetum, cioè, il modo in cui Orazio definiva la tendenza allo
scherno degli abitanti della penisola italica non significava necessariamente che il genere
fosse nato lì. Basti pensare all’uso politico greco (soprattutto di Atene) di screditare e deridere
i personaggi più di spicco della società tramite invettive; questa pratica sarà poi impiegata da
Aristofane nelle sue commedie.
In effetti, anche Orazio, sempre nelle sue Saturae, riconosce come origine della satira la
commedia antica e, in particolare, la poesia giambica, soprattutto quella di Callimaco, da cui
la satira si è ispirata quanto a temi.
Ciononostante, è molto probabile che, pur riconoscendo l’ispirazione di carattere ellenistico,
la satira sia stata accreditata come genere letterario proprio dai Romani. Ciononostante, va
riconosciuto il valore di satire come quelle menippee, che prendono il nome dal loro autore,
Menippo di Gadara, allievo del cinico Metrocle. Menippo scrisse molte opere (purtroppo
andate perdute) in prosimetro, sfruttando uno stile cosiddetto spoudaiogeloion, cioè semiserio,
lanciando attacchi contro le dottrine degli stoici e degli epicurei. I suoi scritti influenzarono
molti autori posteri, tra cui Luciano e lo stesso Varrone.
Il primo autore latino in assoluto ad aver scritto opere appartenenti al genere letterario delle
satire fu Ennio. Si dice che egli avesse distribuito le sue satire in opere composte da 4 libri,
anche se alcuni studiosi sembrano accettare, erroneamente, la versione di 6 libri. Purtroppo ci
rimangono delle sue Saturae solo pochi frammenti, che ci permettono comunque di notare la
varietà metrica e tematica impiegata, tra cui si possono citare: il monologo di un parassita, il
dialogo tra le personificazioni della Vita e della Morte ecc.
Un altro autore che si cimentò nella scrittura delle Saturae fu Pacuvio, di cui ci restano, però
soltanto testimonianze senza alcun frammento.
Mentre Ennio si dedicò solo parzialmente alle saturae, Lucilio pose al centro della sua
attenzione questo nuovo genere letterario, arrivando a scrivere ben 30 libri di saturae, in cui
non risparmia nessun personaggio preso di mira, rimanendo indifferente alla classe sociale di
appartenenza del bersaglio.
Isabella Tokos, 3A
a.s. 2019-2020