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Viviani Vigevano

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POLITECNICO DI TORINO
Corso di Laurea in
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, URBANISTICA E PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
Corso di
Storia dell'urbanistica
Docente: Dott.ssa Devoti Chiara
Citta del ‘400
Vigevano
Allieva: Viviani Serena
Matricola: 284761
Gli Sforza a Vigevano
Il 13 agosto 1447 morì il Duca Filippo Maria Visconti ed il giorno dopo a Milano fu proclamata la Repubblica
Ambrosiana,su iniziativa di alcuni nobili e politici fra cui PierCandido Decembrio. Il borgo di Vigevano ,diviso in fazioni
guelfe e ghibelline, aderì alla Repubblica Ambrosiana ma nello stesso momento accettò un Podestà ed il Comandante del
Presidio graditi al Conte Francesco Sforza, comandante a sua volta delle truppe Viscontee e poi della Repubblica.
Nel 1449, dopo aver spontaneamente avuto la signoria di Pavia, Francesco Sforza si accinse ad assediare Milano per
prenderla "per fame cercando di spargere meno sangue possibile". Fu distolto da questo obiettivo dalla necessità di
assediare il borgo Vigevanese che aveva espulso il podestà ed il Comandante del presidio. Lo Sforza attaccò la citta ela
pose sotto assedio :solo il 6 giugno 1449 Abramo Ardizzi prese contatti con il Conte Francesco Sforza e trattò la pace.
Vigevano accettò Francesco Sforza come suo Signore ed il 13 dicembre 1449 furono firmate le norme ed i privilegi
concessi dopo la resa del borgo :questi sono conservati in copia cartacea autentica presso l'Archivio Storico del Comune
di Vigevano.
Il borgo di Vigevano ed il suo Castello furono residenza molto gradita al Duca Francesco Sforza che, quando vi
soggiornava ,amava vedere le donne vigevanesi con la corazza e le armi in ricordo del loro coraggio. A sua volta la
Duchessa Bianca Maria Visconti Sforza il 18 aprile 1451 dette alla luce il quarto figlio Sforza Maria che ricevette il titolo
di Duca di Bari. Sforza Maria morì nel 1479 ed il titolo di Duca di Bari passò al loro quinto figlio Ludovico Maria, detto il
Moro, poi dal 1494 Duca di Milano.
Per quanto attiene i vari personaggi storici ci pare opportuno e necessario accennare brevemente gli aspetti salienti della
loro vita in rapporto a Vigevano:
Francesco I Sforza fu valoroso condottiero al soldo di Filippo Maria Visconti. Nel 1441
sposa Bianca Maria Visconti, ultimogenita del Duca di Milano. Nel 1450 Francesco Sforza e
Bianca Maria fanno il loro ingresso a Milano con la popolazione che proclama Francesco
come nuovo Duca.
Già del 1449 invece Vigevano riconobbe Francesco Sforza come suo signore ed affidò
queste terre vigevanasche proprie alla Duchessa Bianca Maria, riconoscendo ai suoi abitanti
tutti i privilegi concessi fino ad allora.
Francesco I Sforza favorisce il commercio dei panni di lana, arricchendo le casse del
Comune e dà inizio ai lavori di ampliamento del maestoso Castello.
La sua consorte Bianca Maria Visconti Sforza fu figlia legittimata di Filippo Maria Visconti e di Agnese del Maino ed è
l'ultima erede della dinastia Visconti al Ducato milanese. Con la procura redatta dal padre, per darla in sposa a Francesco
Sforza, la si dota delle città di Cremona e Pontremoli. A sedici anni sposa il maturo condottiero e nel 1444 nasce il
primogenito Galeazzo Maria. Forte ed intelligente Bianca Maria collaborò con il marito nel governo del ducato. Ebbe molta
cura del borgo di Vigevano, affidatole dal marito e fece in modo che fossero costruite molte chiese e conventi tra cui San
Francesco e San Pietro Martire.
I figli dei Duchi rappresentati nella Corte Ducale del Palio sono:
- Galeazzo Maria , primo successore di Francesco I Sforza nel governo del ducato milanese, sposa Bona di Savoia dalla
quale avrà GianGaleazzo suo successore. A Vigevano propone opere di abbellimento e nel 1466 fonda a Vigevano la
chiesa di Santa Maria degli Angeli.
- Ippolita Sforza fu invece donna di grande cultura ed allieva di celebri umanisti e grammatici. Va in sposa al Duca di
Calabria, figlio di Re Ferdinando d'Aragona.
- Ludovico Maria Sforza detto il Moro, Duca di Bari, nel 1479 dopo l'improvvisa morte del fratello Sforza Maria trova un
accordo con la cognata Bona facendosi accettare da lei e dal nipote a Milano, quale loro stretto collaboratore e consigliere.
Nel 1490 sposa Beatrice d'Este molto più giovane di lui e nel 1493 nasce il primogenito Ercole Massimiliano suo primo
successore. Nel 1492 in qualtà di consigliere del nipote reggente fa erigere la Torre, la Piazza Ducale, parte della
Falconiera e della loggia delle Dame nel Castello di Vigevano con la preziosa collaborazione di Donato Bramante. Grazie
poi all'acutezza del Duca, Leonardo da Vinci operò a Vigevano nel 1494 sistemando razionalmente le acque abbondanti
del territorio rendendolo così fertile e ricco.
Sviluppo della città
La città nel Quattrocento ha una consistente crescita economica e sviluppa una fiorente industria laniera. Prima di
quest’epoca la ricchezza e le attività economiche di Vigevano si erano largamente fondate sull’agricoltura, in un contesto
di piccola proprietà terriera intervallata da grandi possessi di alcune famiglie facoltose.
Durante il quattrocento i ceti dominanti vigevanesi iniziarono a impiegare le rendite dalla proprietà terriera nella produzione
e nel commercio di panni di lana, mentre il mondo contadino, dall’inizio del secolo e soprattutto dopo il 1450, diventò un
cospicuo serbatoio di manodopera, con la nascita di molti piccoli nuclei produttivi coordinati da mercanti-imprenditori.
La città mira a “conquistare” i due requisiti fondamentali della città in Italia: un territorio dipendente e una sede
episcopale. I duchi di Milano trasformano Vigevano in una «città dinastica», cercano di ottenere a Roma il vescovato
vigevanese. E non un vescovato qualsiasi, ma, un “vescovato
sfortiano”, ovvero controllato direttamente dal Duca.
Le iniziative degli Sforza produssero effetti positivi per l’economia e
la società locale: il decollo dell’economia vigevanese del XV secolo
fu favorito anche dalle iniziative ducali, non ultimo lo scavo di canali
e rogge che avvicinarono il borgo a Pavia e a Milano e resero
possibili ampie opere di trasformazione idraulica dei fondi. Nella
prima metà del quattrocento Filippo Maria Visconti aveva iniziato a
far scavare il canale che partiva dal Ticino e si congiungeva alle
mura di Vigevano, cavo che fu ultimato dopo il 1458 da Francesco
Sforza. Questo corso d’acqua si collegava ad Abbiategrasso, al
naviglio grande e facilitava i collegamenti con Milano: fatto che fu decisivo per l’impianto della corte sforzesca negli anni
Ottanta-Novanta del secolo.
Alla fine degli anni Ottanta del Quattrocento, Ludovico il Moro mette in campo un preciso programma economico e culturale
che vede al centro la città, intesa non più come un semplice luogo di piaceri o di svago ma come un vero e proprio centro
di potere: in questo processo il Castello diventa una sede di governo, una sfarzosa dimora da esibire compiaciuti agli
interlocutori più autorevoli, il luogo in cui il Moro riceve i collaboratori più stretti e gli ambasciatori provenienti da altre parti
di Italia. La città si colora di festa e diventa l’ospite privilegiato di appuntamenti rituali rappresentativi: nel 1489 accoglie il
corteo nuziale di Isabella d’Aragona, promessa sposa di Giangaleazzo, dopo l’accoglienza tributata a Tortona pochi giorni
prima. Alcuni anni dopo (1493) sarà la volta dei festeggiamenti dedicati alla nascita di Massimiliano Sforza, figlio di
Ludovico e della sposa Beatrice d’Este.
La presenza di Leonardo da Vinci è ampiamente
documentata: fra i molti manoscritti di Leonardo
(opere quindi non stampate), il celebre Codice H
conservato a Parigi viene definito non a caso “il
Codice di Vigevano”, proprio per la molteplicità di
riferimenti che alludono alla presenza costante
dell’artista in città. Fra le molte notazioni, rimane
una traccia indelebile della sua presenza alla
Sforzesca, tenuta agricola vigevanese degli
Sforza, in data 2 febbraio 1494. Nel Codice H,
composto da 3 diversi quaderni distinti rilegati
insieme dopo la morte del maestro, Leonardo
registra incessantemente appunti, notazioni, temi sensibili per la sua attività di artista e di scienziato: parla quindi di mulini,
propone indagini sulle acque, descrive un padiglione mobile e smontabile forse destinato alla toilette di Beatrice d’Este.
Il soggiorno vigevanese di Leonardo coincide anche con una delle proposte più avanzate ed innovative in ambito
architettonico: la costruzione della splendida piazza, affidata alle mani esperte di Bramante (futuro architetto di San Pietro
a Roma) e realizzata fra 1492 e 1494. Si tratta di un progetto grandioso e monumentale, .
La presenza di Leonardo a Vigevano si interseca anche con un tema di grande attualità a partire dal Quattrocento: quello
della città ideale. Il tema si sviluppa non a caso durante l’umanesimo, in cui il tema della città come luogo adeguato
all’azione dell’uomo, riportato dopo il Medioevo ad una dimensione centrale, trova sviluppi diversificati, fra scienza, tecnica,
razionalità ed utopia.
Tra le sperimentazioni architettoniche compiute in molti
centri italiani (Urbino, Pienza e Ferrara fra gli altri), che
potevano candidarsi all’ambito titolo di “città ideale”, anche
Vigevano, grazie ai massicci investimenti di Ludovico il
Moro e alla contemporanea presenza di Bramante e
Leonardo, rappresenta una seria candidata. E proprio
Leonardo, fra i suoi innumerevoli studi, darà un grande
contributo al miglioramento pratico delle condizioni di vita
nella città: cerca di garantire più adeguate condizioni
igieniche, studia le strade su diversi livelli, progetta
assiduamente canali e corsi d’acqua. La sua visione non è
certo utopica ma pratica, moderna in quanto razionale; non
una proposta fantastica ed irrealizzabile ma un progetto
concretamente spendibile per migliorare la vita dei
cittadini, in linea con le migliori idealità dell’umanesimo civile.
Questa tensione progettuale ed operativa al contempo, nella mente di Leonardo, sfocia in studi e progetti che riguardano
la città di Vigevano, che diventa quindi un modello ideale, degna di una vera realizzazione. L’attuale splendore cittadino
con la piazza, il castello e le meravigliose scuderie, ci ricorda ancora, a distanza di 500 anni, la compresenza delle menti
più fulgide e geniali e la presenza di un dibattito tipico della cultura più alta del Rinascimento europeo.
Al mito umanistico e rinascimentale della 'città ideale', il cui concetto era stato formulato per la prima volta proprio a Milano
dal Filarete con il progetto della mai realizzata città di Sforzinda (1460-64), non poté sottrarsi Ludovico il Moro che,
concentrate le proprie attenzioni sul borgo medievale di Vigevano, vi realizzò in tempi assai brevi, a partire dal 1486 circa,
una complessa operazione urbanistica intesa a trasformare l'abitazione e la campagna circostante in raffinata sede
periferica della corte, attraverso l'intervento dei più grandi artisti attivi al tempo nella Lombardia sforzesca, Donato
Bramante e Leonardo da Vinci. Il progetto, nel quale Ludovico intrecciò "grandi ambizioni e, di volta in volta, strategie di
arricchimento e intenzioni celebrative, residui di mentalità medievale e idee degne del suo rango di splendido principe del
Rinascimento" (Giordano, 1992), è articolato in tre fasi: la trasformazione dell'antico castello in raffinata residenza
ducale, la connessione tra quest'ultima e lo spazio pubblico della piazza, da intendere come cuore commerciale e
rappresentativo della città, infine la creazione, con la cosiddetta 'Sforzesca', di un modello strutturale e funzionale di
'azienda agricola', posta in una campagna idealmente pacificata dal retto governo del signore.
Le trasformazioni promosse a Vigevano da Ludovico avrebbero consentito all'ultimo Sforza, Francesco II, di ottenere nel
1530 il passaggio del borgo al rango di città e della chiesa maggiore al titolo di cattedrale, con le conseguenti opere di
riqualificazione. A quel tempo, tuttavia, l'ingresso delle armate francesi in Milano aveva spento ormai da un trentennio il
sogno di stabilità e prosperità del potere sforzesco.
L'annessione al Regno di Sardegna (1745) porta al fiorire dell'industria tessile e manifatturiera, in particolare la produzione
di calzature e macchinari per i calzaturifici, tuttora settore trainante dell'economia cittadina. La costruzione nel 1854 della
ferrovia Vigevano-Mortara, prolungata fino a Milano nel 1870, determina l'ultimo importante atto di sviluppo insediativo,
pur generando di fatto una divisione in due parti della città con il nucleo più compatto pregiato a nord-ovest e l'espansione
insediativa a sud-est. La fioritura economica trainata dal settore calzaturiero porta alla costruzione sparsa di grandi ville
urbane, caratterizzate da volumi compatti e ampi giardini, e di numerosi teatri in corso Vittorio Emanuele che diviene la
strada della borghesia cittadina. Nel dopoguerra, i Piani Regolatori non bastano a contenere uno sviluppo urbano che solo
grazie all'istituzione del Parco del Ticino non presenta significativi margini di sfrangiamento.
Piazza Ducale
Piazza Ducale è stata la prima piazza rinascimentale che si riferiva esplicitamente all'idea del foro
antico così come veniva trasmessa nei trattati di architettura: come uno spazio interno
longitudinalmente rettangolare della città, che è incorniciato da un'architettura a due piani
con portici al piano terra. Vi si accede attraverso un arco di trionfo e costituisce il centro politico e
mercantile della città. (Così la definì Wolfgang Lotz nel 1968)
Concepita, oltre che come spazio pubblico, di attività civili, come elemento di decoro urbano e insieme come parte
integrante della residenza signorile - al punto da assumere essa stessa la denominazione di 'ducale' -, la piazza veniva a
incidere radicalmente sulla forma urbis di Vigevano, riqualificando una vasta zona aperta e in parte porticata nelle
vicinanze del palazzo comunale e della chiesa principale, dove si svolgeva abitualmente, come era consuetudine nelle
città medievali di area padana, una intensa attività commerciale.
In una lettera del 3 maggio 1492 Ludovico il Moro legava la volontà
di accrescere il decoro urbano di Vigevano alla necessità di "in
medio ipso loco plateam extollere"; ne conseguì l'ordine di
espropriare e far demolire alcune case per impostare un ampio
spazio rettangolare limitato su tre lati da edifici a due piani sopra il
pianterreno porticato formato da una sequenza regolare di archi a
pieno centro su solide colonne in serizzo. È evidente qui l'intento,
tipico del Rinascimento maturo, di contrapporre al tessuto della città
medievale preesistente il modello di una città astratta, ispirata a
rigorosi principi geometrici.
La nuova piazza, che è stata costruita in soli due anni, si distingue dagli edifici precedenti per dimensioni e chiarezza
geometrica, nonché per lo sviluppo perimetrale standardizzato con portici al piano terra.
La piazza Ducale fu costruita come ingresso monumentale al castello e si dice che proprio Leonardo abbia visionato i
progetti dell’ingegnere ducale Ambrogio da Corte contribuendo alla realizzazione dell’opera.
Le facciate prospicenti la piazza furono dipinte e trionfali archi d'onore furono integrati permanentemente in una
“architettura a quadro”. Le vie d’accesso alla piazza consentono di vivere dall'esterno il castello e la cattedrale sull'unico
lato aperto della piazza come prospettive architettoniche incorniciate.
Il nuovo foro è stato inserito nella struttura urbana come un manifesto costruito, che fa riferimento alla costituzione ideale
dello Stato come stato principesco. Tuttavia, non è un'opera finita. La costruzione della piazza assumeva già alcune
costellazioni del centro storico medievale. Da un lato questa era la posizione centrale, leggermente rialzata, del forte, il
cui ingresso principale era ora orientato per la prima volta verso il centro cittadino e vi si accedeva tramite una
rampa. D'altra parte, tutti i collegamenti stradali esistenti con città come Milano, Genova o Pavia sono stati integrati
nell'architettura della piazza e ridisegnati architettonicamente.
Sul lato a sud-ovest della piazza si trova la Torre del Bramante.
Rappresenta il simbolo di Vigevano in quanto sorge nel punto più alto della
città. Venne edificata a più riprese, a partire dal 1198. Fu sopraelevata per
volontà di Ludovico il Moro e sua moglie Beatrice d’Este nel 1492 – 1494
diventando l’ingresso d’onore al Castello. La sua particolare sagoma fu
modello nel XIX secolo per la ricostruzione della Torre di Filerete nel
Castello Sforzesco di Milano: a corpi scalari, offre dalle sue merlature una
panoramica completa sulla Piazza, sul Castello e sull’intera città. Il capolino
di bronzo fu aggiunto in epoca barocca in sostituzione dell’originaria guglia
conica.
Alla base della Torre è posta una lapide il cui testo redatto in latino, come
numerose iscrizioni negli affreschi della piazza, e datato 1492 scandisce la
successione degli interventi, di seguito evidenziati nella traduzione italiana:
o assicurò da nemici esterni il ducato al nipote Giovanni Galeazzo;
o rese fertili con irrigazione fluviale gli aridi campi di Vigevano;
o riformò a delizioso soggiorno l’antico palazzo dei Duchi in questo castello;
o ed erigendoli attorno nuovi edifici lo munì di una bellissima torre;
o aprendo strade e comode vie ridusse a civile decoro anche le squallide case del popolo piene di sudiciume;
o e distrutti i vecchi edifici attorno alla piazza, questa ampliò ed adornò.
Nella seconda metà del XVII secolo, il vescovo Juan Caramuel de Lobkowitz, autore di un trattato di architettura basato
su teorie ottiche, contribuì in modo significativo all'attuale aspetto di Piazza Ducale. Ha calmato e dinamizzato lo spazio
urbano in un modo nuovo, principalmente attraverso la costruzione della facciata barocca concava di fronte alla
cattedrale. Sembra un prospetto teatrale e attraversa anche la strada che si apre sul lato con un falso portale. Il nuovo
costruttore ha finalmente ottenuto il carattere di soggiorno della piazza riducendo gli archi di trionfo al motivo dei portici
circostanti e rimuovendo la rampa che porta al forte. Chiudendo il lotto vuoto sotto la torre del forte con una sezione di
edificio e facciata che copia e continua senza soluzione di continuità l'architettura rinascimentale esistente, ha spostato il
forte fuori dalla vista e ha concluso il carattere coerente dell'architettura quadrata. Da allora la Piazza Ducale è stata
allineata con la cattedrale
Piazza Ducale ha acquisito solo gradualmente l'aspetto odierno, che corrisponde all'ideale popolare della piazza italiana
come "salotto" della città.
Solo all’inizio del ‘900 si riconobbe al Bramante la paternità dell'intero intervento. È comunque probabile che l'architetto
urbinate fosse impiegato nei lavori in affiancamento a maestranze locali, cui si può forse pensare fosse affidata la
realizzazione degli apparati decorativi della piazza. La presenza di Bramante a Vigevano è documentata da una lettera
del 24 febbraio 1494 che lo abilita a scavare marmi di Candoglia e Ornavasso da condurre a Vigevano e, seppure
indirettamente, è testimoniata anche da una lettera del 13 aprile 1494, alla quale si apprende che il Bramante viene fatto
cercare a Vigevano perché si rechi sui lavori della Canonica di S. Ambrogio a Milano.
Sulla volontà di imprimere all'intervento una forte connotazione umanistica e classicista, non sembrano esserci dubbi: la
magnifica 'stanza urbana' di Vigevano è stata spesso letta come la declinazione rinascimentale della tipologia antica,
imperiale, del foro urbano, con riferimento a una cultura letteraria che spazia dal De Architectura di Vitruvio ai trattati
quattrocenteschi dell'Alberti e del Filarete (immagine a fondo pagina), in cui il tema architettonico della piazza cittadina è
assai rilevante. All'Alberti richiama anche, peraltro, l'idea dell'arco trionfale a fornici ripreso dal prospetto del S. Andrea di
Mantova. A queste suggestioni si può forse aggiungere, sulla scorta di Giordano (1992), il precedente concreto della
piazza grande di Pavia, aperta a partire dal 1376 da Gian Galeazzo Visconti, che con quella di Vigevano presenta più di
una affinità strutturale e organizzativa.
Palazzo Ducale
Fino alla metà del 1300 il Maschio – che corrisponde all’antico “castrum” probabilmente di origine longobarda – svolgeva
una funzione di difesa per coloro che vi abitavano e di rifugio sicuro per gli abitanti del borgo e dei sobborghi. A partire dal
1345 inizia la sua trasformazione in Palazzo Ducale: fu soprattutto Ludovico il Moro con il contributo di Donato Bramante
a conferirgli l’aspetto di un palazzo rinascimentale. Grazie all’opera di artisti e artigiani lombardi gli ampi saloni si
presentavano affrescati e magnificamente arredati per accogliere la corte ducale, personaggi illustri e sovrani. Sono
ancora visibili alcuni affreschi della seconda metà del XV secolo: di particolare valore quello presente nella Sala
dell’Affresco che raffigura una scena di caccia, passatempo preferito dai Duchi di Milano.
Molte sono le vicende storiche che via via hanno portato a costruire, distruggere e ricostruire fino alla prima metà del '400
il grande complesso, che nei secoli XII e XIII, aveva i caratteri di roccaforte. Inizialmente definito castello, era posto in
posizione emergente nel cuore della città, chiuso in un suo spazio ben definito, articolato in vari edifici decorati e
architettonicamente di pregio.
Al Castello si accede dalla piazza ducale eretta tra il 1492 ed il 1494, attraverso un ripido scalone, nascosto dai portici,
che porta ai piedi della torre del Bramante.
Fino al secolo XVII l'entrata al Castello avveniva più scenograficamente attraverso una rampa per la salita dei cavalli
fiancheggiata da due scalinate. Dall'atrio, posto sotto la torre, si passa nell'immenso piazzale delimitato, a Nord e ad Est,
da edifici al piano terra in parte quattrocenteschi con sopralzi dell'Ottocento, ad Ovest e a Sud dalle scuderie ducali, a
Sud e ad Est dall'edificio e passaggio della "falconiera” e, al centro dal maschio o palazzo ducale, che costituisce il perno
di tutto il complesso e dove si svolgeva la vita di corte.
Al palazzo si unisce, sul lato destro, prospettando il cosiddetto cortile della duchessa, la parte rimasta del palazzo delle
dame, ossia la loggia; inoltre, dal maschio, nell'angolo Nord-Est, inizia la famosa strada pensile e coperta, che lo
collegava al recinto fortificato della rocca vecchia, distrutta nei secoli XIV e XV, sulla cui area sorsero poi le cavallerizze,
fatta costruire da Luchino Visconti e lunga ben 140 metri, vero monumento di architettura militare.
Verso la fine del Quattrocento, dunque, il Castello si presenta in tutta la sua grandiosità e magnificenza e, quale dimora
preferita dei duchi, accoglie ospiti di sommo riguardo come i re di Francia Carlo VIII e Luigi XII, gli imperatori Massimiliano
e Carlo V e ancora, verso la fine del Cinquecento, i duchi di Savoia.
Veduta aerea del Palazzo Ducale
Falconiera
Strada coperta
Scuderie ducali
Bibliografia e sitografia
Libri
Maria Nadia Covini, Vigevano «quasi-città» e la corte di Ludovico il
Moro, Piazza ducale e i suoi restauri. Cinquecento anni di storia, a
cura di L. Giordano e R. Tardito, Comune di Vigevano, ETS edizioni,
Pisa 2000, pp. 10-47 Distribuito in formato digitale da “Reti
medievali”, www.retimedievali.it.
Pubblicazioni
Lucia Gremmo, Il restauro del castello di vigevano: osservazioni,
documenti, ipotesi, Ministero dei beni e delle attività culturali e del
turismo - Bollettino d'Arte, Fascicolo 12 (ottobre-dicembre 1981)
Riviste
Lucia Gremmo, Il Castello di Vigevano alla fine del secolo XV: Osservazioni emerse dai restauri in corso, Arte
Lombarda, nuova serie, No. 86/87, Bramante a Milano (1988), pp. 146-159
Richard Schofield, Ludovico il Moro and Vigevano, Arte Lombarda, Nuova Serie, No. 62, Leonardo: Il Cenacolo
(1982), pp. 93-140
Siti
http://vigevanotelling.it/
https://www.comune.vigevano.pv.it/
https://www.openstreetmap.org/
http://www.lombardiabeniculturali.it/
http://www.bellalombardia.regione.lombardia.it/
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