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Storia del suffragio universale

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Il diritto di voto è correlato alle idee di volontà generale e di rappresentanza politica promosse da Jean-Jacques
Rousseau: infatti, in base a questi principi, la rappresentanza politica trova legittimazione nella propria
volontarietà. Tuttavia, la conquista del diritto di voto non è stata assolutamente facile. Segue
------------------Il suffragio universale è il principio secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni possono partecipare alle elezioni
politiche e amministrative e alle altre consultazioni pubbliche, come i referendum.
Il principio del suffragio universale maschile venne introdotto per la prima volta negli Stati Uniti d'America alla
loro indipendenza nel 1776, ma applicato tuttavia con varie restrizioni in base al censo e all'istruzione.
Generalmente la Nuova Zelanda si considera il primo stato al mondo ad aver introdotto il suffragio universale
(maschile e femminile) nel 1893.
Cenni storici del diritto di voto:
• Stati Uniti d'America
1776 Suffragio universale maschile, con diverse restrizioni.
1869 Voto alle donne nello stato del Wyoming.
1918 Suffragio universale, comprese le donne.
• Regno Unito, uno dei primi paesi europei ad attuare riforme elettorali tendenti al suffragio universale:
1832 Reform Act: voto in base a criteri censitari.
1867 Con una riforma si abbassa il censo con il quale si può votare (arrivano al voto anche alcuni operai).
1884-1885 Nuove riforme estensive, il suffragio è solo maschile.
1918 suffragio universale (maschile e femminile, ma per le donne solo compiuti i 30 anni d'età).
• Francia
1792 Breve periodo di suffragio universale, maschile e femminile, durante la rivoluzione francese
1848 Suffragio universale maschile.
1946 Suffragio universale (maschile e femminile).
• Italia
Il percorso del suffragio in Italia ha inizio prima dell'unità nazionale.
1848 Fu riconosciuto il diritto di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e
pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne.
Nel Granducato di Toscana permaneva il limite di censo, ma potevano votare anche le donne.
1872 La sinistra parlamentare abbassa la soglia della maturità elettorale da 25 a 21 anni. Ammette inoltre al
voto tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere, ma in una situazione di analfabetismo come quella italiana,
la percentuale di elettori sulla popolazione si alza in maniera poco significativa.
1882 Viene riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni alfabeti. Il corpo elettorale viene più che
triplicato.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede
infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possano votare, mentre gli analfabeti
possono votare a partire dai 30 anni. Inoltre il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato
servizio militare.
1919 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni di età,
viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti. Possono inoltre votare anche tutti i minorenni che abbiano
prestato servizio militare nei corpi mobilitati. Il sistema proporzionale sostituisce quello maggioritario a due
turni. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni.
1946 Voto universale per uomini e donne che abbiano compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18
anni a partire dal 1975). La prima occasione di voto e la prima in assoluto per le donne in Italia sono le elezioni
amministrative che si tengono in tutta la penisola fra il marzo e l'aprile del 1946; subito dopo, il 2 giugno 1946,
gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e
per l'elezione dell'Assemblea costituente.
Negli Stati Uniti  nel 1776, con la Dichiarazione di indipendenza, negli Stati Uniti si
proclamò il suffragio universale maschile, con alcune eccezioni di censo oltre che relative al
colore della pelle e al grado di istruzione.
All’inizio del 1800 si abolirono le barriere di censo mentre, dopo la guerra civile e
l’abolizione della schiavitù, con il XV emendamento (1870) i neri conquistarono il diritto di
voto e molti di essi furono eletti nelle assemblee statali e al Congresso.
Dopo il 1877, tuttavia, alcune leggi statali limitarono il diritto dei neri a cui, con vari
stratagemmi (come l’introduzione di test di alfabetizzazione e di tasse sul voto quali requisiti
per partecipare alle elezioni), si impedì di votare.
Solo con il Voting Rights Act del 1965, promosso dall’attivista politico Martin Luther King,
furono vietate le pratiche che limitavano il diritto di voto, garantendo così il suffragio ai
cittadini americani neri.
Le donne americane ottennero il diritto di voto nel 1920, anche se nello Stato del Wyoming
era stato già loro concesso nel 1869.
In Francia, con la Rivoluzione francese si affermò il suffragio universale maschile. Esso
fu abolito con la Restaurazione e poi ripristinato nel 1848.
Escludendo brevi esperienze, come la Comune di Parigi (1871), il diritto di voto alle donne
fu accordato nel 1946.
In Gran Bretagna, nel 1832, si ebbe il primo Reform Act, che incluse i proprietari di immobili
tra i detentori del diritto di voto.
Il Reform Act del 1867 abbassò poi il censo necessario per votare, estendendo il suffragio
agli artigiani e agli operai più agiati dei centri urbani, mentre il Reform Act del 1884 lo
concesse anche ai lavoratori agricoli.
Solo nel 1918 fu riconosciuto il suffragio universale, maschile e femminile (ma fino al 1928
fu limitato alle donne sposate che avevano più di trent’anni), mentre il primo Paese al mondo
a introdurre il suffragio universale, maschile e femminile, era stato la Nuova Zelanda, nel
1893.
In Italia  la legge elettorale del Regno sardo del 1848, entrata poi in vigore nell’Italia unita,
stabiliva, per votare, dei rigidi criteri di genere, di istruzione e di censo (40 lire annue di
tasse).
Alle prime elezioni politiche dell’Italia unita, in base alla legge elettorale in vigore, poterono
votare meno di 420 000 cittadini (1,89%) su una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti.
Nel 1872 la sinistra parlamentare abbassò la soglia della maggiore età da 25 a 21 anni,
ampliando leggermente il diritto di voto; mentre con la riforma del 1882 si ebbe un primo
sostanziale allargamento del corpo elettorale. Fu concesso infatti il suffragio a tutti gli uomini
maggiorenni alfabeti che versavano 19,8 lire annue di imposte o che avevano concluso il
primo biennio di istruzione elementare.
Nel 1912 si raggiunse il suffragio quasi universale maschile (furono ammessi al suffragio
tutti gli uomini alfabeti o che avevano fatto il servizio militare con più di 21 anni e a tutti quelli
con più di 30). Esso fu reso poi totale nel 1918, quando il voto si concesse a tutti gli uomini
maggiorenni e quelli minorenni che avevano partecipato alla prima guerra mondiale.
Il 1° febbraio 1945, su proposta di Alcide De Gasperi (DC) e Palmiro Togliatti (PCI), fu
riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo (il diritto di eleggere e di essere elette) alle
donne italiane che avessero almeno 21 anni.
Il 10 marzo 1946 ebbero luogo le prime amministrative con partecipazione femminile. Per
quanto riguarda le politiche, il 2 giugno 1946 tutte le italiane poterono votare per il
referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente, in cui furono elette 21 deputate.
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