Slide Psicologia Clinica

annuncio pubblicitario
Psicologia Clinica
Dott.ssa Luciana Picucci
Materiale di Studio
Testi Consigliati
-
Psicologia clinica di Ezio Sanavio & Cesare Cornoldi (Ed. Mulino, 2010)
I disturbi dello Sviluppo: Bambini, Genitori e Insegnanti di B.
Mazzoncini & Lucilla Musatti (Ed. Cortina, 2012)
Dispense di Approfondimento fornite dalla
docente:
-
L’intervento Cognitivo-Comportamentale per l’età Evolutiva di Di
Pietro e Bassi (Ed. Erickson, 2013)
Apprendimento ai primi Passi di Nisi e Ceccarini (Lega del Filo d’Oro)
Dispense e slides sono parte integrale del programma d’esame
Temi del corso
Tratto da Psicologia Clinica
- Fondamenti Teorici della Psicologia Clinica
- La psicodiagnosi: strumenti e metodi
- Psicologia Clinica dello Sviluppo
- Cenni alla Psicopatologia dell’ Adulto e dell’ Anziano
Tratto da Disturbi dello sviluppo
- I disturbi dello sviluppo
- Modalità di rappresentazione in bambini, genitori, insegnanti.
Modalità d’insegnamento e
d’esame
Modalità frontale fortemente interattiva e basata su casi
clinici
Esame Scritto: Domande a risposta multipla e a risposta
aperta.
Consulta le slides sul sito slideshare al nome della docente.
Orario di Ricevimento: Martedì dalle 10-11 previo contatto
email.
Email docente: [email protected]
Che cosa è
la Psicologia Clinica
Psicologia: Scienza che studia il comportamento
Clinica: Possiamo dire che il termine clinico deriva dal
greco «cline»; «letto», colui che visita un malato a letto.
Psicologia Clinica: Osserva, Valuta e Tratta, con i metodi
che gli sono propri, il comportamento umano deviante o
patologico che produce sofferenza
Disciplina Applicativa
- È un settore della psicologia applicata
(intervento)
- Si avvale delle conoscenze dei principali
orientamenti metodologici e teorici al fine di
sanare i problemi, di varia estensione e natura,
che coinvolgono la personalità dell’individuo e
che incidono sul suo benessere
Richieste allo psicologo Clinico
Una di supporto:
informazioni e supporti conoscitivi, tramite una
strumentazione di tipo diagnostico e psicometrico dal
personale delle istituzioni (al medico, agli insegnanti, al
personale dirigente delle aziende).
Una di intervento:
si riferisce a qualsiasi intervento terapeutico (psicoterapia)
volto o a migliorare adattamento dell’ individuo alle situazioni
per lui difficili da vivere secondo i propri obiettivi e valori.
Le principali funzioni della
psicologia clinica
-
La diagnosi
Il trattamento
La consulenza
La formazione
La prevenzione
Psicologia Clinica
Tecniche e strumenti di Diagnosi
Dott.ssa Luciana Picucci
L’Esame Psicodignoastico
L’Esame psicodiagnostico consiste in una serie di
indagini effettuate con apposite tecniche con lo
scopo di sostenere una presa di decisione. Esempi
- Opportunità di trattamento psicoterapeutico,
riabilitativo o psicoeducativo
- Provvedimenti (e.g. affidamento, adozioni)
- Interventi giudiziari (perizie)
- Analisi integrativa di una condizione medica già
compromessa.
Le principali tecniche di indagine
Psicodiagnostiche
-
Il Colloquio Clinico
Assessment psicofisiologico
Osservazione
Interviste strutturate
Test psicodiagnostici autovalutativi
Tecniche proiettive
Test di intelligenza
Valutazione Cognitiva
APPROCCIO MULTIDIMENSIONALE
Il Colloquio Clinico
Raccolta di informazioni in cui terapeuta e paziente
collaborano «attivamente» per comprendere il
problema presentato dal paziente.
- Tecniche di Ascolto Attivo: Restituzione e
Completamento
- L’attenzione è concentrata su ciò che il paziente
pensa, cosa prova e come si comporta nella
situazione che definisce problematica
- Attenzione al canale non verbale.
Cos’è l’Ascolto Attivo
• Deriva dalla parola «Ascultare» che significa
sentire con cura
• Ascoltare:
– Aver cura dell’altro
– Cercare la verità dell’altro
– Essere disposti a scoprire che non siamo nel
vero
– Aprirsi all’altro come atto di fiducia
L’Ascolto Attivo
• Ascolto e osservazione di ciò che dice l’altro.
(verbale)
• Ascolto e osservazione di ciò che non dice.
(silenzio)
• Ascolto e osservazione di come lo dice.
(paraverbale)
• Osservazione di come si presenta e si muove.
(non verbale)
Filtri che influenzano il nostro
modo di ascoltare
Tecniche di ascolto Attivo
- Parafrasare: Riassumere con parole vostre quello
che l’altro ha appena detto.
«Mi stai dicendo che…»
- Rispecchiare: Ripetere in forma interrogativa
l’ultima parola o frase del soggetto.
- Chiarire: si chiede conferma del messaggio
inviato: « Intende dire che? …»
- Completare: chiudere il cerchio «Quindi….»
- Riassumere: ricapitolare quanto detto dal
soggetto, la sua storia.. le sue sensazioni «Bene,
quello che mi ha detto finora è… dunque lei si
sente? Ho capito bene?»
Esercitazione Parafrasi
Esercizio: Verbalizzare le Emozioni
Fasi del Colloquio Clinico
- Definizione del problema attuale
- Analisi delle variabili funzionalmente correlate (come
varia)
- L’insorgere del problema e la sua storia
- Allargamento (individuazione di ulteriori
problematiche)
- Storia personale per individuare le risorse (cosa
funziona e cosa no)
- Analisi delle aspettative (da adattare allo stato di
realtà e in positivo)
- Restituzione e chiusura
Tecniche di diagnosi:
Assessment Psicofisiologico
- Individuare l’andamento di alcune funzioni fisiologiche
- Lo scopo è quello di conoscere le risposte fisiologiche
degli individuo in condizioni di base ( a riposo, toniche) e
in condizioni di stress
- Il fine è terapeutico ed ha l’obiettivo di insegnare al
paziente a controllare queste funzioni.
- Si parte dall’idea che mente (cognizioni) e corpo
(reazioni fisiologiche) siano connesse.
- Rilassando il corpo, rilassiamo la mente.
Indici Psicofisiologici
• L’attività elettromiografica (EMG),è indicativa del
livello di tensione muscolare;
• La frequenza cardiaca
• La frequenza respiratoria, cioè il numero di cicli
inspiratori ed espiratori per minuto
• La temperatura periferica cutanea, rilevata
attraverso un termistore collocato sul palmo
oppure su un dito della mano
• La pressione arteriosa
• La conduttanza cutanea, riflette le modifiche
dell’attività delle ghiandole sudoripare della pelle.
Il Biofeedback
• Il biofeedback è un metodo d'intervento
mediante il quale l'individuo impara a
riconoscere, correggere e prevenire le alterazioni
fisiologiche alla base di diverse condizioni
patologiche. Diagnosi e trattamento di
problematiche muscolo-tensive e stati d’ ansia.
- L’individuo ottiene un feedback visivo o acustico in
grado di informarlo sulla variazione delle sue
funzioni.
Biofeedback visivo
Fasi di Indagine
e trattamento
1) una condizione di semplice riposo detta baseline
o linea di base; lo scopo è: valutare qual è il livello o
stato di attivazione (tonico) in assenza di compito.
2) Una condizione di “stress” o di stimolazione, in
cui si presenta un compito e si valutano i
cambiamenti rispetto al baseline degli indici scelti.
3) Una condizione di “recupero” in cui la persona è
istruita a recuperare uno stato di rilassamento ( e.g.
respirazione controllata) precedente il compito.
Diagnosi: Osservazione
Osservazione naturalistica: difficile per reattività di
comportamento; periodale non episodica
- Griglie precostituite che consentono di focalizzare
l’attenzione sulle condotte oggetto di indagine
(FREQUENZA, DURATA, INTENSITA’, indagine
quantitativa)
- Griglie per comprendere la funzione del
comportamento.
- Automonitoraggio utile per condotte poco frequenti o
intime e per stati interni (emozioni e pensieri)
Griglie focalizzate sui
comportamenti problema
• Interferiscono con l’apprendimento del bambino
• Possono provocare danni al bambino, alle person
presenti in classe (alunni o insegnanti) ed a
oggetti;
• Sono considerati inaccettabili da un punto di vista
sociale.
• Il comportamento che noi chiamiamo problema è
la strategia migliore che il soggetto ha elaborato
per affrontare una data situazione
Esempio di Griglia per l’osservazione
del lavoro in gruppo
Come costruire una Griglia di
Osservazione
1) Individuare l’oggetto di indagine (es. aggressività,
impulsività, disattenzione)
2) delimitare chiaramente l’ambito di osservazione
3) definire condotte chiare ed osservabili
4) Affidabilità del giudizio (più osservatori)
COSTRUIAMO UNA GRIGLIA
- AGGRESSIVITA’
- AUTONOMIA NEL VESTIRSI /SPOGLIARSI
- ABILITA’ COMUNICATIVE
- ANSIA DURANTE L’INTERROGAZIONE
La griglia di osservazione quantitativa
 Aiuta a comprendere la rilevanza del problema (Quante
volte si manifesta il comportamento durante il giorno,
settimana o mese?);
 Aiuta a comprendere se esistono momenti, orari o situazioni
maggiormente problematiche nella giornata (Si manifesta
sempre durante l’intervallo?);
 Aiuta a comprendere se il comportamento problema si
manifesta solo in alcuni contesti (Si manifesta sia a scuola
che a casa?);
 Consente di verificare la riduzione del comportamento
grazie all’intervento mettendo in relazione il “prima” e il
“dopo”.
Griglie focalizzate sulla funzione del
comportamento
• A = Antecedenti: Tutto ciò precede il
comportamento B
• B = Comportamento: il comportamento
problematico
• C = Conseguenze: tutto ciò che segue il
comportamento B
Esempio
A
Tutta la classe svolge un
esercizio di matematica.
B
Maria Piange.
C
La maestra la chiama alla
cattedra per chiederle che
cosa c’è che non va.
Maria non fa l’esercizio.
La funzione del comportamento (Piangere) era quella
di evitare il compito.
Secondo la definizione data in precedenza il
comportamento di Maria può essere definito
problematico perché interferisce con l’apprendimento
della bambina a scuola.
L’indagine sulla funzione
(qualitativa)
• Consente di comprendere perché il bambino si
comporta in maniera disfunzionale. Cioè cosa
ottiene o cosa evita.
• Cosa mantiene il comportamento problema
• Fornisce importanti informazione sul come
intervenire
IL RINFORZO
Si definisce rinforzo qualunque risposta che,
seguendo un comportamento, ne determina un
aumento della frequenza nel tempo.
Il rinforzo mantiene il comportamento, in questo
caso il comportamento problema.
Nell’esempio di Maria il rinforzo consiste nel
chiedere alla bambina di andare alla cattedra.
Andare alla cattedra consente a Maria di evitare il
compito.
Il comportamento (Piangere) ha maggiori
probabilità di verificarsi nuovamente perché ha
permesso alla bambina di evitare il compito.
Il rinforzo può essere positivo o negativo.
Il rinforzo positivo: Cosa ottiene?
Il rinforzo negativo: Cosa evita?
Nell’esempio di Maria il rinforzo era negativo, in
quanto ha permesso alla bambina di evitare una
situazione “spiacevole” (fare i compiti).
A
La maestra chiede a
luca di fare il
compito
B
C
Luca sputa, strappa il
quaderno e tira calci .
La maestra si allontana.
La funzione dei comportamenti (sputare, tirare calci
e strappare il quaderno) era quella di evitare il
compito. La Maestra allontanandosi rinforza il
comportamento di Luca. Luca avrà appreso che per
evitare il compito (cosa a lui gradita) dovrà sputare,
strappare il quaderno e tirare calci?
Cosa sarebbe accaduto se la maestra avesse insistito?
L’ESTINZIONE
L’estinzione consiste nel non rinforzare un
comportamento che prima era stato rinforzato.
L’intervento a scuola
L’intervento a scuola non mira direttamente a far
decrescere la frequenza dei comportamenti inadeguati,
bensì ad incrementare i comportamenti adeguati.
Nell’esempio di Maria possiamo insegnarle a chiedere
aiuto quando incontra una difficoltà nello svolgimento
di un compito.
COMPORTAMENTO INADEGUATO
Piangere
COMPORTAMENTO ADEGUATO
Chiedere aiuto
L’alleanza psicoeducativa
L’alleanza psicoeducativa è una condizione necessaria
per la prevenzione e la gestione dei comportamenti
Problematici.
Alleanza fra
insegnanti
Alleanza
insegnante
– bambino
Alleanza
insegnanti –
familiari
Esercitazione
Svolgere un’analisi funzionale relativamente ad
un’esperienza vissuta a scuola e trovare un
comportamento adeguato da sostituire a quello
inadeguato.
Interviste strutturate
Simile al colloquio clinico ma contenuto e modalità
di porre le domande sono prestabilite e uguali per
tutti gli intervistati, l’esaminatore deve riportare le
domande così come indicato nel manuale. Le
domande sono poste in forma aperta.
-influisce meno la soggettività dell’operatore
-approfondiscono uno specifico costrutto
- Consentono una classificazione del punteggio
ottenuto dal soggetto
ESEMPI DI INTERVISTE
STRUTTURATE
- DIVA Intervista Diagnostica per l’ADHD negli adulti
(2010)
La DIVA è basata sui criteri del DSM-IV. Il soggetto deve
riferire di condotte rintracciabili sia nell’ età adulta che
nella fanciullezza.
La DIVA è divisa in tre parti, ognuna delle quali è rivolta
sia all’infanzia/fanciullezza che all’età adulta, e contiene:
- criteri per il Deficit di Attenzione (A1)
- criteri per l’Iperattività/Impulsività (A2)
- L’età di insorgenza e il disfunzionamento causato dai
sintomi dell’ADHD.
Esempio Domanda DIVA
Adult Attachment Interview
Strumento che è stato costruito per la rilevazione
dello stile di attaccamento negli adulti. Si fonda
sulla teoria di Bowlby.
Mary Ainsworth, una collaboratrice di Bowlby,
elaborò una situazione sperimentale per
determinare il tipo di attaccamento tra madre e
figlio.
"stress relazionale": cosa fa il bambino durante la
separazione dalla madre e poi nel ricongiungersi a
lei?
Stili di Attaccamento
• Sicuro: bambino esplora l'ambiente e gioca sotto lo
sguardo vigile della madre con cui interagisce. Quando
la madre esce ed entra uno sconosciuto il bambino è
turbato ma al ritorno della madre si tranquillizza e si
lascia consolare.
• Insicuro/evitante : il bambino esplora l'ambiente
ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non
si lascia avvicinare al suo ritorno.
• Insicuro/ Ambivalente: il bambino ha comportamenti
contraddittori nei confronti della madre, a tratti la
ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne
va e poi ritorna risulta inconsolabile.
Esempio AAI
Test Psicodiagnostici Autovalutativi
• Tecnica ad imbuto: Dal generale al particolare
- MMPI-II
- CBA 2.0
_____________
- STAI X1-STAI X2 (State trate Anxiety Inventory)
-BDI (Back depression inventory)
Temperamento Vs Carattere
• Il Temperamento rappresenta una serie di aspetti congeniti non
mediati dalla cultura ed è la diretta esplicitazione di caratteristiche
innate nell’individuo. Riflette una base biologica
• Il Carattere: il carattere, invece, sarebbe il risultato dell’interazione
della persona, in base alle sue attitudini e al suo temperamento,
con l’ambiente. Non Biologico ma appreso. Dipende fortemente
dall’influenza che l’ambiente esercita durante la sua infanzia e la sua
adolescenza ed è quindi legato alla storia presentata e al patrimonio
culturale appreso durante lo sviluppo.
Il temperamento, dunque, è individuabile già dall’infanzia e resta
stabile per tutto il corso della vita poiché ha caratteristiche biologiche
ereditabili (studi sui gemelli riportano un ereditabilità dei tratti
compresa tra il 40 e il 60% e sono alla base dell’attivazione o
dell’inibizione di un comportamento; Cloninger 1993).
Test QUIT
(Questionario Italiano sul
Temperamento)
• I Questionari Italiani sul Temperamento sono una batteria
di strumenti che misurano il temperamento del bambino
dall'età di un mese agli undici anni.
I QUIT propongono un questionario diverso per ognuna delle
seguenti fasce di età: 1-12 mesi; 13-26 mesi; 3-6 anni; 7-11
anni. Ogni questionario si compone di circa 60 item e risulta di
facile compilazione per genitori, educatori e insegnanti. La
compilazione richiede circa 15 minuti.
In pratica, si chiede di valutare quanto spesso nell'ultima
settimana si sia verificato uno specifico comportamento del
bambino (ad esempio, «per andare da un posto all'altro, corre
o saltella»). La scala va da «quasi sempre» a «quasi mai», su
una scala a 6 punti.
Le 6 dimensioni del QUIT
Polarizzazione delle dimensioni
Limiti della somministrazione dei
test
• Fattori di distorsione:
- Comprensione delle istruzioni; delle domande e delle
opzioni da scegliere nelle risposte;
- Lo stato psicofisico del genitore/insegnante al momento
della compilazione;
- La selettività della memoria;
- La tendenza a dare risposte che siano coerenti con i valori
della società (effetto desiderabilità sociale);
- La conoscenza implicita di gruppi di riferimento con cui
viene confrontato il comportamento del bambino;
- L’effettiva conoscenza che il compilatore ha del bambino.
Tecniche Proiettive
• I test proiettivi sono strumenti prestazione tipica,
costituiti da stimoli intenzionalmente ambigui. Il
compito del soggetto è in genere quello di fornire
una descrizione o di raccontare una storia ispirata
allo stimolo rappresentato (immagine o
narrazione). L’ipotesi è che di fronte ad uno
stimolo ambiguo il soggetto tenda a proiettare la
propria esperienza personale
• I test proiettivi sono spesso criticati perché non
sembrano offrire le garanzie di oggettività della
misurazione dei test standardizzati.
Test proiettivi più
comuni
• Reattivo di Rorschach per adolescenti ed
adulti
• CAT (Children’s Apperception Test) dai 3ai 10
anni
• Favole di Duss
Reattivo di Rorschach
• si compone di 10 tavole, su ciascuna delle
quali è riportata una macchia d'inchiostro
simmetrica: 5 monocromatiche, 2 bicolori e 3
colorate
• Le tavole vengono sottoposte all'attenzione
del soggetto una alla volta e, per ciascuna e
senza limiti di tempo imposto, gli viene chiesto
di esprimere tutto ciò cui secondo lui la tavola
somiglia.
Reattivo di Rorschach
• L'interpretazione del test di Rorschach non si basa
solo sul contenuto della risposta inteso come "che
cosa" la persona vede nella macchia d'inchiostro.
- La descrizione del contenuto della tavola
- La giustificazione fornita dal soggetto per
motivare la descrizione
- Il tempo utilizzato
- Il linguaggio non verbale che viene rilevato
dall'operatore
- Le rotazioni delle tavole effettuate dal soggetto
C.A.T.
• 10 tavole applicabili da 3 a 10 anni
• raffigurano animali in situazioni diverse, suscettibili
di rilevare gli aspetti dinamici dei problemi infantili
• creato per aiutare la comprensione dei rapporti tra il
bambino e le persone che lo circondano:
–
–
–
–
atteggiamento verso figure parentali
modi di vivere la situazione edipica
aggressività e rivalità tra fratelli
timore della solitudine
• Nella consegna si chiede al bambino di dire:
– cosa sta accadendo (quali azioni fanno gli animali)
– ciò che è successo prima
– ciò che accadrà
Favole di Duss
• 10 storie per valutare aspetti temperamentali del
bambino
• individuare rapidamente eventuali conflitti
emotivo/affettivi e il loro grado di gravità.
STORIA DELL’UCCELINO: per valutare l’attaccamento
del fanciullo a uno dei due genitori oppure la sua
dipendenza;
IL FUNERALE: per indagare sull’aggressività, sul
desiderio di morte, senso di colpa, auto-punizione;
LA STORIA DELLA NOTIZA: per conoscere i desideri o
i timori del fanciullo;
Che cos’è l’intelligenza?
• è una capacità di adattamento all'ambiente
costituita da una componente presumibilmente
innata ma profondamente influenzata da fattori
socio-ambientali;
• si incrementa nell'età evolutiva permettendo via
via di compiere operazioni mentali ed attività
comportamentali progressivamente sempre più
complesse;
• è una caratteristica multidimensionale che
comprende, oltre alle funzioni cognitive,
capacità relazionali, comunicative e sociali.
Le prime misure
• Galton e J.K. Cattel (capacità percettive, riflessi,
sensazioni);
• Goddard, Binet (Q.I. quoziente intellettivo,1917):
Q.I.= età mentale
età cronologica X 100
• Fattore “G” di Spearman versus studi di
Thurstone (A.M.P.);
• R.B. Cattel: intelligenza “fluida” e “cristallizzata”;
Intelligenti si nasce o si
diventa?
•
Eysenck: l’intelligenza è prevalentemente dovuta a
fattori genetici. Egli distingue:
a) componente genetica (80%);
b) componente ambientale (20%);
c) componente costitutiva (misure dei test).
Questa concezione portò a numerose affermazioni
razziste e a sentimenti eugenisti.
• Kamin: l’intelligenza è prevalentemente
determinata dall’ambiente.
•
H. Gardner: 7 tipi d’intelligenza:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
•
•
Linguistica;
Logico-matematica;
Spaziale;
Musicale;
Cinestetica;
Interpersonale;
Intrapersonale;
J.R. Hayes: le differenze individuali sono la
conseguenza di fattori motivazionali;
R. Stenberg: un insieme molto ampio di abilità
cognitive tra loro diverse; teoria tripolare o multicomponenziale:
1.
2.
3.
Contesto;
Processi cognitivi;
Esperienza.
Matrici Progressive di Raven
•
•
•
•
•
Tentativo di rendere i test “culture free”;
Ragionamento induttivo su stimoli visivi;
Tempo di somministrazione: 20-45 minuti;
Item: 12 di pratica e 36 di difficoltà crescente;
Scegliere tra 6 o 8 figure quella che completa il
modello presentato;
• Relazioni orizzontali e verticali;
• Esiste una versione colorata per bambini ed
anziani;
Esempio Matrici di Raven
Wechsler Adult Intelligence
Scale
•
11 prove: 6 verbali e 5 di prestazione:
1)
Informazione;
1)
2)
Memoria di cifre;
2)
3)
Vocabolario;
4)
Ragionamento aritmetico;
5)
Comprensione;
6)
Analogie;
Completamento di figure;
Riordinamento
figurate;
di
storie
3)
Disegno di cubi;
4)
Ricostruzione di oggetti;
5)
Associazione di simboli a
numeri;
 possiamo distinguere un Q.I. verbale e uno di prestrazione;
 varianti per bambini: W.I.S.C. >6 anni, W.P.P.S.I. <6 anni.
Psicologia Clinica
I disturbi dello Sviluppo
Dott.ssa Luciana Picucci
Disturbi dello Sviluppo
• Insorge nei primi anni di vita, accompagna il bambino
nella età evolutiva e nella maggior parte dei casi persiste
in età adulta.
-
Ritardo Mentale
Disturbi pervasivi dello sviluppo (spettro autistico)
Disturbo dell’attenzione con e senza iperattività
Disturbi del linguaggio e della comunicazione
Disturbi della coordinazione motoria
Disturbi dell’apprendimento
• Spesso associati a problematiche comportamentali (e.g.
Disturbo oppositivo-provocatori) ed emotive (disturbi
d’ansia o depressivi)
• Alterazione nell’acquisizione di competenze che può
riguardare la sfera affettiva, cognitiva e neuropsicologica
Sistemi di Classificazione
Diagnostica
• DSM V
• ICD 10
Basati sul concetto di deviazione della norma
stabilito in base a Cut-off o Valore Soglia,
arbitrariamente stabilito come -1,5 o -2
Deviazioni standard dalla media.
Cautela diagnostica in casi di prossimità al cutoff
Il Ritardo Mentale (Disabilità
Intellettiva nel DSM V)
Tre criteri necessari per poter effettuare la diagnosi di Ritardo Mentale
(RM):
• Criterio A: funzionamento intellettivo generale significativamente al
di sotto della media : un QI inferiore a 70 sulla base dei test
cognitivi specifici e altre valutazioni cliniche.
• Criterio B: significative limitazioni nel funzionamento adattativi in
almeno due delle seguenti aree delle capacità di prestazione:
comunicazione, cura della persona, vita in famiglia, capacità
sociali/interpersonali, uso delle risorse della comunità,
autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico, lavoro,
tempo libero, salute, sicurezza.
• Criterio C: l’esordio deve avvenire prima dei 18 anni.
Quoziente intellettivo
Il Ritardo mentale è diagnosticabile mediante
la misurazione del quoziente intellettivo
ottenibile tramite una divisione fra Età Mentale
(E.M.) ed Età Cronologica (E.C.) e moltiplicando
il risultato per 100.
l’Età Cronologica è l’effettiva età del soggetto.
l’Età Mentale invece, è quella che viene
attribuita al soggetto dopo che questi ha
risolto dei problemi o delle prove attitudinali
risolti già con esito positivo dai soggetti della
sua stessa età
Severità
Il RM si può presentare con diversi gradi di
severità che vengono classificati secondo l’intervallo di QI che il
soggetto presenta:




severità
RM lieve
RM medio
RM grave
RM profondo
intervallo QI
da 50-55 a 70
da 35-40 a 50-55
da 20-25 a 35-40
<a 20-25
Frequenza globale nella popolazione : 2% di cui:
- 85% lieve
- 10% medio
-5% grave
- M>F: lieve 2:1; grave 1,5:1
Ritardo Lieve
- Il Ritardo mentale lieve solitamente è rappresentato dall’ 85%
dei soggetti; Qi= 55-70,
-ha origini ambientali (ipostimolazione, malnutrizione) e
organiche (e.g. sindrome di down, Williams, patologie pre-post
natali),
- L’età mentale è pari a quella di un bambino di 8 o 11 anni,
presenta difficoltà di comprensione, minima compromissione
sensomotoria e un vocabolario povero.
- Adeguatamente sostenuti possono raggiungere un sufficiente
grado di autonomia.
-Ai livelli scolastici, sono in grado di svolgere compiti di quinta
elementare.
Ritardo Mentale Moderato
- Colpisce circa il 10% dei soggetti; QI= 35-55
- eziologia prettamente organica
- l’età mentale corrisponde a quella di un bambino di età
compresa fra i 6 e gli 8 anni.
- Discreta capacità comunicativa, sono capaci di svolgere
semplici compiti.
- difficoltà nei rapporti interpersonali, scarsa comprensione
delle regole sociali
- Le competenze scolastiche corrispondono circa alla
seconda elementare.
Ritardo Mentale Grave
•Colpisce il 5% dei soggetti
• QI= a 20-55,
•ha origini organiche
• l’età mentale è pari ad un bambino di 4/6 anni.
•Presentano un eloquio molto povero, conoscono solo
semplici parole per esprimere i bisogni primari.
• molto ridotti i livelli di autonomia e da adulti
potranno condurre attività molto semplici sotto
supervisione
Ritardo mentale profondo
- colpisce l’ 1% dei soggetti; QI=< 20
- l’origine è prettamente organica
- l’età mentale corrispondente è quella di un bambino
minore di 4 anni.
- livello di funzionamento proprio del periodo
sensomotorio, il linguaggio risulta incomprensibile
- non autonomia, necessitano di assistenza
infermieristica e di supervisione costante
Funzionamento Borderline
Funzionamento Intellettivo Limite: range tra 84 e 70
• ugualmente presentano menomazioni del
funzionamento adattivo dovute al deficit intellettivo,
evidente soprattutto nella soluzione di problemi o
nella produzione e comprensione di un testo
• talvolta presentano difficoltà anche nell’uso
dell’orologio, del denaro e dei concetti spaziotemporali
• Presentano disturbi comportamentali ed affettivi
dovuti alla difficoltà di adattamento.
I DISTURBI PERVASIVI DELLO
SVILUPPO (SPETTRO AUTISTICO)
Gruppo di disturbi eterogeneo per modalità di
esordio, decorso, evoluzione con
caratteristiche comuni che riguardano:
1) Alterazione dello sviluppo sociale
2) Competenze comunicative
3) Interessi ristretti
Disturbo Autistico
Disturbo raro, cronico, inabilitante.
L’esordio avviene, generalmente, nel corso del
terzo anno di vita: può essere preceduto da un
periodo di apparente normalità di sviluppo
Autismo
caratteristiche cliniche
Anomalie delle interazioni sociali
A)
isolamento
B)
indifferenza al contesto relazionale
C)
difficoltà a comprendere le emozioni e i sentimenti altrui
Alterazioni delle competenze comunicative
A)
Deficitaria produzione e comprensione
B)
Mancanza di intenzionalità comunicativa
C)
Ecolalie
D)
Assente uso dei gesti a scopo dichiarativo
Comportamenti ripetitivi
A)
Stereotipie
B)
Comportamenti autoaggressivi
C)
Rituali
D)
Reazioni d’ansia
E)
Crisi di agitazione
Epidemiologia ed Eziologia
1) E’ presente in modo trasversale nelle diverse culture
2) Rapporto 10:10.000
3) Sesso maschile 4:1
L’ insorgenza dell’ autismo è associato a
1) Fattori genetici
2) 5 – 10 % associato a condizioni mediche e anomalie
neurologiche: Sclerosi tuberosa, Ipoplasia del
cervelletto, Anomalie del sistema limbico e amigdala,
Epilessia
La teoria della fortezza vuota o della madre fredda non ha
trovato riscontro empirico, può ritenersi superata
Evoluzione e prognosi
• 2/3 rimangono in una condizione di
dipendenza e di necessità di assistenza
continuativa
• Solo il 10% raggiunge l’autonomia sociale
• 50% casi permane l’assenza di linguaggio
• Le capacità sociali solitamente migliorano, si
attenuano i tratti di isolamento, l’evitamento
visivo diminuisce, l’iniziativa aumenta ma la
reciprocità non si sviluppa tanto da garantire
rapporti soddisfacenti
Disturbo di Asperger
Forma mite di autismo
Sindrome di Asperger
Disturbo autonomo
Disturbo di Asperger
• Assenza di ritardo cognitivo e sviluppo del
linguaggio adeguato
• Esordio più tardivo dell’autismo
• Talvolta accompagnato da goffaggine
(ritardo motorio)
• Incidenza è di 3-4 :10.000
Disturbo di Asperger
• Limitata disponibilità all’interazione sociale e
scarsa empatia per gli altri ( incapacità a
riconoscere il dolore degli altri)
• Isolamento e modalità relazionali basate sulla
scarsa empatia
• Come caratteristiche aggiuntive sono
segnalate: goffaggine, scarsa organizzazione
prassica e delle abilità visuo motorie
• Interessi idiosincratici o circoscritti particolari
quali l’essere affascinati dagli orari dei treni
Disturbo di Rett
• Malattia neurodegenerativa che inizia a
manifestarsi con una regressione dello
sviluppo tra il primo e il secondo anno di vita
• Colpisce esclusivamente il sesso femminile: è
la seconda causa di RM
• Ha una base genetica dimostrabile nell’80%
dei casi
Disturbo di Rett
• Riduzione dell’accrescimento della
circonferenza cranica
• Perdita delle acquisizioni di sviluppo
(particolarmente linguaggio e prassie manuali)
• Ha una evoluzione differenziata per gravità
• Prognosi severa nella forma classica
DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E
IPERATTIVITA’ (DDAI)
•Disturbo evolutivo dell’autocontrollo
•Eziologia di carattere neurobiologico
•Interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino
ostacolando lo svolgimento delle comuni attività quotidiane
• Difficoltà di Attenzione e Concentrazione
• Difficoltà nel controllo degli impulsi e del livello di attività
DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E
IPERATTIVITA’ (DDAI)
•Disturbo evolutivo dell’autocontrollo
•Eziologia di carattere neurobiologico
•Interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino
ostacolando lo svolgimento delle comuni attività quotidiane
• Difficoltà di Attenzione e Concentrazione
• Difficoltà nel controllo degli impulsi e del livello di attività
Bambini DDAI presentano
le seguenti difficoltà:
• Controllo degli impulsi
• Posticipo delle gratificazioni
• Riflettere prima di agire
• Aspettare il proprio turno
• Svolgere ordinatamente giochi organizzati in cui vi sia uno scopo da
raggiungere con una sequenza articolata di azioni
DSM-IV (APA, 1994)
• Deficit di attenzione
• Impulsività/Iperattività
L’Attenzione
il problema maggiormente evidente nell’DDAI riguardi il
mantenimento dell’attenzione nel tempo (E.S.attività ludiche
in cui il bambino manifesta frequenti passaggi da un gioco
all’altro senza completarne alcuno).
A scuola: evidenti difficoltà nel prestare attenzione ai dettagli;
i lavori sono incompleti e disordinati. I bambini ADHD
sembrano non ascoltare; vengono distratti con facilità da suoni
o da altri stimoli irrilevanti. Orientamento dell’attenzione
verso attività immediatamente gratificanti.
Difficoltà di
“autoregolazione” che include la capacità di
posticipare una gratificazione, il controllo degli impulsi e delle
emozioni, il controllo dell’attività motoria e di quella verbale;
non riescono ad autoregolare il proprio sforzo per raggiungere
l’obiettivo; da qui la convinzione di non essere in grado di
affrontare e risolvere i problemi.
Da un punto di vista neurobiologico, lo sviluppo dei processi di
autoregolazione è strettamente determinato dalla maturazione delle
aree anteriori del cervello. Pertanto l’attenzione, e più in generale
l’autoregolazione, si sviluppa nella maggior parte dei bambini, tra i
3 e i 10 anni, proprio a causa della maturazione dei lobi frontali e
della corteccia cerebrale.
L’autoregolazione implica anche l’aumento di abilità inibitorie sia a
livello comportamentale che cognitivo.
L’iperattività
Eccessivo e inadeguato livello di attività motoria che si manifesta
con una continua irrequietezza.
“mossi da un motorino”: muovono continuamente le gambe anche da
seduti, giocherellano o lanciano oggetti, si spostano da una posizione
all’altra, non riescono a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei
coetanei, a scuola hanno difficoltà a rimanere seduti.
L’impulsività
Incapacità di aspettare o inibire risposte e comportamenti che in quel momento
risultano inadeguati.
Impulsività Motoria vs Impulsività Cognitiva
Impulsività motoria: tendenza ad agire immediatamente in presenza di uno
stimolo.
Impulsività cognitiva: incapacità nel ritardare una gratificazione o tendenza ad
attuare comportamenti svantaggiosi o pericolosi pur di ottenere nell’immediato
una forte gratificazione.
Iperattività e Impulsività: difficoltà di inibizione dei comportamenti inappropriati,
definita da Barkley (1997) disinibizione comportamentale
Disattenzione
1. spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici o in altre attività
2. spesso ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco
3. spesso sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente
4. spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici o i propri doveri, non a causa di un comportamento in opposizione alle regole sociali
5. spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività
6. spesso evita di impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale prolungato (come compiti a scuola o a casa)
7. spesso perde gli oggetti necessari per i compiti e le attività quotidiane
8. spesso è facilmente distratto da stimoli estranei
9. spesso è sbadato nelle attività quotidiane
Iperattività
10. spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia
11. spesso lascia il proprio posto in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto
12. spesso scorrazza e salta ovunque in modo eccessivo in situazioni in cui è fuori luogo
13. spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquilli
14. spesso si muove come se fosse guidato da un motorino
15. spesso parla eccessivamente
Impulsività
16. spesso <<spara>> le risposte prima che le domande siano state completate
17. spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno
18. spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per esempio si intromette nelle conversazioni o nei giochi)
Evoluzione del Disturbo
Massima incidenza tra i 6 e i 10 anni.
Intorno ai 6 anni (ingresso scuola elementare, regole da rispettare,
compiti da eseguire) la presenza del disturbo espone questi bambini a
una forte compromissione in ambito scolastico e nelle relazioni sociali;
in questa fase si evidenziano, oltre alle manifestazioni negative del
comportamento, le difficoltà cognitive tipiche dell’ADHD.
Adolescenza – Età Adulta: iperattività tende a diminuire ma può venire
parzialmente sostituita da un’”agitazione interiorizzata” sotto forma di
irrequietezza, logorrea, incapacità a rilassarsi e stare seduti per lunghi
periodi; permane la disattenzione con conseguenze negative nelle
capacità di organizzare studio e lavoro. Ne derivano continui
cambiamenti nelle scelte di formazione o inserimento lavorativo, con
l’attitudine ad intraprendere sempre nuove attività senza essere mai
appagati da alcuna di loro.
Fino a non molti anni fa si riteneva che l’ADHD si risolvesse
favorevolmente con lo sviluppo.
Per circa 1/3 dei bambini l’ADHD costituisce semplicemente un
ritardo nello sviluppo delle funzioni esecutive: con l’età adulta
essi non manifestano più sintomi di disattenzione o iperattività.
40% dei casi i sintomi permangono in adolescenza e età adulta con
correlate difficoltà sociali, emozionali e di inserimento lavorativo.
15% - 20% oltre ai sintomi tipici mostrano altri disturbi
psicopatologici (alcolismo, td, Disturbo Antisociale di
personalità).
Il più importante indice predittivo di tale evoluzione è la presenza
in infanzia di una comorbilità ADHD-DC; tale associazione ha
una prognosi significativamente peggiore di quella di un DC puro.
Comorbilità
Studi su campioni clinici ed epidemiologici sono concordi
nell’affermare che almeno il 70% dei soggetti DDAI presenta un
disturbo associato.
Comorbilità più frequenti:
• Disturbi delle condotte esternalizzate (Disturbo Oppositivo
Provocatorio, Disturbo della Condotta) e internalizzate (ansia,
disturbo bipolare, depressione)
• Disturbi dell’ Apprendimento
DISTURBI DEL LINGUAGGIO E
DELLA COMUNICAZIONE
• Il Disturbo del linguaggio
• Il Disturbo
• Il Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia
(balbuzie)
• Il Disturbo della comunicazione
sociale(pragmatica) una nuova condizione che
comporta persistenti difficoltà nell’uso sociale
della comunicazione verbale e non verbale” .
Il Disturbo del linguaggio
persistente difficoltà nell'acquisizione e nell'uso di diverse modalità
di linguaggio (linguaggio parlato, scritto, gestuale o di altro tipo)
dovute a deficit della comprensione o della produzione che
comprendono un lessico ridotto, una limitata strutturazione delle
frasi (capacità di costruire frasi basandosi su regole sintattiche e
morfologiche) e una compromissione delle capacità discorsive
(capacità di usare parole o di connettere frasi tra loro per descrivere
un argomento o sostenere una conversazione).
Il Disturbo fonetico-fonologico
persistente difficoltà nella produzione di suoni dell'eloquio che interferisce
con l'intelligibilità dell'eloquio o impedisce la comunicazione verbale.
• Difficoltà articolazione (dislalie)
• Ritardo linguistico
• Buona comprensione
• Prognosi favorevole per risoluzione anche spontanea
• A volte sufficiente inserimento in asilo
• A volte necessaria logoterapia
Disturbo della fluenza con esordio nell'infanzia
(balbuzie):
alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell'eloquio, inappropriate per l'età e per
le abilità linguistiche dell'individuo. Persistono nel tempo e si caratterizzano per il marcato
e frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi:
• Ripetizioni di suoni o sillabe
• Prolungamenti dei suoni delle consonanti o delle vocali
• Interruzioni di parole
• Blocchi udibili o silenti
• Circonlocuzioni
• Parole pronunciate con eccessiva tensione fisica
• Ripetizione di intere parole monosillabiche
Disturbo della comunicazione sociale
(pragmatica):
persistenti difficoltà nell'uso sociale della comunicazione verbale e non verbale che
si manifestano attraverso:
-Deficit nell'uso della comunicazione per scopi sociali
-Incapacità di modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto o alle
esigenze di chi ascolta
-Difficoltà nel seguire le regole della conversazione,
-Difficoltà nel capire quello che non viene esplicitato chiaramente
(fare inferenze) e i significati ambigui
Disturbo dello sviluppo della
coordinazione motoria (DCD)
o
DISPRASSIA EVOLUTIVA
Il disordine consiste in un danno marcato nello sviluppo
della coordinazione motoria non dovuto a ritardo mentale
né a cause neurologiche note.
Si tratta di un serio danno nello sviluppo della coordinazione
motoria che non può essere interamente spiegato da una
generale condizione di ritardo mentale o da danni neurologici
specifici congeniti o acquisiti. Spesso alla goffagine motoria si
accompagnano difficoltà in compiti visuo-spaziali.
Esempi di difficoltà grosso motorie
• Ritardo nell’acquisizione di competenze quali, gattonare,
star seduto, camminare ...
• Ritardo psicomotorio
• Scarsa consapevolezza nel portamento,
• lentezza nell’imparare a correre,
• salire e scendere le scale
Esempi di difficoltà fini motorie
• fare i lacci alle scarpe
• Abbottonarsi
• Scrivere
• Disegnare
• copiare, scrivere
• assemblare puzzles
• costruire modelli
• giochi di pazienza
• giochi di costruzione
Altre difficoltà
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
giocare a palla
far cadere oggetti
‘goffagine’
scarse abilità sportive
linguaggio (disordini fonologici)
lanciare ed afferrare una palla
far cadere oggetti
inciampare
comprendere percorsi visuo-spaziali
linguaggio (articolazione)
Il disturbo interferisce significativamente con:
• Attività di vita quotidiana
• Attività scolastiche
Il disturbo non è dovuto ad una condizione medica generale (es. paralisi cerebrale,
emiplagia o distrofia muscolare) e non soddisfa i criteri per un disordine pervasivo
dello sviluppo.
Eziologia
Prematurità o altri problemi perinatali
Basso peso alla nascita (small for date)
Jongmans et al. (1998) hanno riscontrato difficoltà percettivo-motorie nel 48%
dei bambini di 6 anni nati prematuri (<35°settimane di e.g.).
Nel 10% di questi non erano evidenti altri problemi.
In alcuni casi, lesioni cerebrali rilevate con tecniche di imaging alla nascita non
erano più visibili al follow up.
La dismaturità è correlata alla paralisi cerebrale infantile nel modo seguente:
(Ellemberg JH, 1979).
Cooke e coll. (1999), Miyahara et al. (2003) hanno trovato alterazioni nel 42,5%
dei soggetti di un gruppo di small for date.
• Predisposizione genetica come base comune per dislessia e DCD
(Stein, 2002; Stordy, 2000)
• Base genetica per problemi di articolazione della parola e
difficoltà motorie (Watkins, Gadian e Vargha-Khadem, 1999)
• Comune difetto genetico per abilità visuocostruttive e
coordinazione motoria (Mervis, Robinson e Pani, 1999)
Mercuri et al. (1996) in uno studio con RMf descrivono anormalità
morfologiche del corpo calloso nella maggioranza della
popolazione di bambini con DCD nati prematuramente. In uno
studio follow-up (1998)
gli stessi autori notano che in alcuni casi, lesioni identificate alla
nascita non erano più evidenti in anni successivi.
Co-morbilità:
caratteristiche associate
• difficoltà scolastiche
• ritardi nello sviluppo
iniziale
• di altre funzioni cognitive
disturbo fonologico
• disturbo espressivo del
linguaggio
• disturbo misto del
linguaggio (recettivo ed
espressivo)
• problemi comportamentali
e socio-emotivi
• difficoltà in compiti
visuospaziali
I disturbi Specifici
dell’Apprendimento
• Con il termine Disturbi Specifici dell’Apprendimento
(DSA) vengono indicate una serie di difficoltà in
ambito
scolastico,
presentate
da
bambini
normalmente scolarizzati, in assenza di patologie
neuromotorie, cognitive, psicopatologiche e/o
sensoriali.
• Il disturbo può interessare l’apprendimento della
lettura (dislessia), della scrittura (disortografia) o del
calcolo (discalculia).
CHE COSA SI INTENDE CON
“SPECIFICO”?
Il Disturbo Specifico di Apprendimento interessa
uno specifico dominio di abilità in modo
significativo ma circoscritto, lasciando intatto il
funzionamento intellettivo generale.
(Consensus Conference)
EPIDEMIOLOGIA
• In Italia: 5-10% della popolazione in età scolare.
• L’incidenza dipende oltre che da fattori eredo-genetici,
anche
• dalla complessità della lingua (paesi lingua anglofona
• incidenza 10%)
• M>F : rapporto 4/1 (Galaburda et al. 1985)
CAUSE
La ricerca neuropsicologica ha preso spunto da una serie di dati
rappresentati da:
• familiarità;
• diversa incidenza del disturbo nei due sessi;
• anamnesi positiva per fattori potenzialmente
cerebrolesivi;
• frequente ricorso di disturbi neurologici “minori”
• riscontro di variazioni morfologiche di alcune aree
encefaliche evidenziate mediante indagini neurodiagnostiche
• Dati empirici: l'area di Broca e le aree frontale anteriore e
temporale, che sono legate alla composizione dei fonemi per la
produzione di parole, si sono dimostrate meno attive nei
soggetti dislessici rispetto ai normali
I DISTURBI DELL’ APPRENDIMENTO
Disturbi
dell'Apprendimento
Disturbo
della
lettura
Disturbo
dell’apprendimento
NAS
Disturbo
dell’espressione
scritta
Disturbo
Calcolo
E’ possibile
distinguere i D.S.A. in :
Disturbo dell’espressione scritta :
1) Disgrafia:
difficoltà a livello grafo-esecutivo.
Il disturbo della scrittura riguarda la riproduzione dei segni
alfabetici e numerici con tracciato incerto, irregolare.
È una difficoltà che investe la scrittura ma non il contenuto
2)Disortografia:
Difficoltà ortografiche.
La difficoltà riguarda l'ortografia.
In genere si riscontrano difficoltà a scrivere le parole
usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto e/o a
rispettare le regole ortografiche (accenti, apostrofi, forme verbali
etc.).
LA DISORTOGRAFIA:
gli errori
per somiglianza fonologica
(d-t; v-f; c-g; r-l)
ERRORI DI
SOSTITUZIONE
per somiglianza morfologica
(a-o; n-u)
per entrambe
(b-d; m-n)‫‏‬
LA DISORTOGRAFIA:
gli errori
si possono osservare in
qualunque posizione nella
parola, ma sono più frequenti:
ERRORI DI
OMISSIONE
 nei digrammi (gn, gl, sc…)‫‏‬
(foglia-folia)
 in posizione preconsonantica
(piangere-piagere)
 nei gruppi vocalici
(fuoco-foco);
LA DISORTOGRAFIA:
gli errori
ERRORI DI
AGGIUNTA
Viene inserita una lettera
nella parola
(gelato-gealato).
Disturbo dell’espressione scritta
I disturbi della scrittura si manifestano sia nel dettato sia nella
composizione libera.
Nel dettato si rilevano inversioni, trasformazioni e omissioni di
lettere o sillabe.
La composizione libera mette in evidenza le principali difficoltà
caratterizzanti il disturbo, rappresentate da brevità del testo,
povertà del vocabolario, inadeguata strutturazione della frase,
errori grammaticali e della punteggiatura.
Disgrafia:dettato di Massimo, IV
elementare
Dettato di Maria, III elementare
Il testo è leggibile ma numerosi sono gli
errori.
Ecco il testo che le era stato proposto:
Una sera nel deserto un gruppo di pastori
siede attorno al fuoco.
Tra di loro ce n’è uno molto giovane: ha dieci
anni e per la prima volta segue il padre dietro
al gregge. Tutti sono piuttosto tranquilli.
Ecco cosa Paola ha scritto:
Una sera nel diseto un grupo di pastoni siede
artorno al fuoco.
Trado loro cene uno molto giovane: a dieci
ani e per la prina volti segui il pade dietro al
grege.
tuti sono piutioto traguli :
Dettato di GIANLUCA, IV elementare
I bimbi riposano mel silenzio ovattato della sera. Taciono le loro vocio
chiassose e gioconde, nella stanza ha soquadro lirequieta compagnia ha
lasciato alla rinfusa quaderni, taccuini e oggetti di scuola. O che quaio dice la
mamma me lano fatta un altra volta ora tocca ha me riordinare.
Discalculia
Il termine discalculia indica le difficoltà di
apprendimento dell’aritmetica elementare in
bambini normalmente scolarizzati, in assenza di
compromissione delle altre forme di
ragionamento logico e di simbolizzazione.
Discalculia
Le difficoltà riguardano:
•Inizialmente la capacità di operare anche su piccole quantità,
con la necessità di aiutarsi con le dita.
•L’acquisizione del concetto di numero risulta sempre difficile,
così come la capacità di scriverlo correttamente e di effettuare
anche semplici operazioni.
•Talora si riscontra scrittura speculare dei numeri.
•Difficoltà, infine, si rilevano nella risoluzione di problemi, anche
quando le quattro operazioni sono state apprese.
Errori nella discalculia
Errori nel sistema dei numeri
•Nel conteggio in avanti
•Nel conteggio all’indietro
•Nella sequenza dei numeri
•Nella transcodifica dei codici
arabo
arabo
alfabetico scritto
alfabetico orale
Mario, III media.
Non riesce a ricordare come si esegue
una moltiplicazione.
Paolo
V elementare
L’addizione è corretta ma
mostra una difficoltà
nell’incolonnamento e nella
scrittura dei numeri
Marco
IV elementare
Nell’eseguire un’addizione,
esegue il calcolo partendo da
sinistra .
Mentre esegue il calcolo dice:
“5+2 uguale 7, scrivo 7, 9+3 fa
11, scrivo 1 riporto di 2, 9+7 fa
16 e 2 che riportavo fa 18”
La Dislessia Evolutiva
non deve essere considerata come
l’incapacità di leggere,
ma come l’incapacità di farlo in modo
fluente
(Savelli, 2004)
COME SI MANIFESTA
Le caratteristiche generali del Disturbo della Lettura sono tre:
La capacità di lettura è inferiore rispetto a quanto previsto per l’età,
il livello di intelligenza e l’istruzione ricevuta.
Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le
prestazioni scolastiche.
I bambini con dislessia:
 sono intelligenti
 non hanno problemi visivi o uditivi
ma
NON APPRENDONO A LEGGERE IN MODO
SUFFICIENTEMENTE CORRETTO E FLUIDO
Il problema di lettura può riguardare:
o VELOCITA’ (lettura molto lenta e stentata)‫‏‬
o CORRETTEZZA (lettura caratterizzata da errori frequenti)‫‏‬
o COMPRENSIONE ( gravi difficoltà a capire il significato del testo
letto)‫‏‬
Quindi la LETTURA può essere:
Piuttosto veloce, ma presentare
numerosi errori:
omissioni di parole o parti di parola;
Confusioni;
inversioni sostituzioni di parti di
parola o di intere parole;
Nel complesso sufficientemente
corretta, ma molto lenta (non viene
automatizzata la decodifica
grafema-fonema)‫‏‬
SPESSO I BAMBINI DISLESSICI MANIFESTANO
DIFFICOLTÀ NEL COMPRENDERE QUANTO
LEGGONO E NELLE MATERIE DI STUDIO
DEVONO RILEGGERE PIÙ VOLTE IL BRANO PER
CAPIRE IL CONTENUTO.
Dislessia
Le difficoltà della lettura si manifestano con l’inizio della scuola
elementare; esse sono inizialmente rappresentate da:
 Incapacità di distinguere lettere simili per la forma (m e n; b e d; b e
p) o per il suono
(d e t; b e p);

Inversione di lettere nell’ambito di una sillaba (lad per dal; id per di);
Omissione di lettere o sillabe nell’ambito di una parola (doni per
domani);

Sostituzione di intere parole nel corso di una prova (auto al posto di
aereo).

Disturbi associati
Le ricerche condotte sui bambini con DSA hanno permesso di
individuare la frequente presenza di disturbi associati quali:
• Alterazioni del linguaggio (dal 30% al 70% dei casi. Comprendono
forme diverse, dal Ritardo Semplice del Linguaggio ai Disturbi Specifici
del Linguaggio);
• Disordini della lateralizzazione (in circa il 30% dei DSA);
• Difficoltà nell’orientamento spaziale e temporale (disturbi che
riguardano le abilità visuo-percettive-motorie, l’organizzazione dello
spazio grafico, l’orientamento del corpo nello spazio, l’organizzazione di
sequenze);
I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO
-DSM IV-
Manifestazioni e disturbi associati
Demoralizzazione, scarsa autostima, e deficit nelle capacità sociali
La
percentuale
di
bambini
o
adolescenti
con
Disturbi
dell'Apprendimento che abbandonano la scuola è stimata intorno al
40% (circa 1,5 volte in più rispetto alla media). Gli adulti con Disturbi
dell'Apprendimento possono avere notevoli difficoltà nel lavoro o
nell'adattamento sociale.
Molti soggetti (10-25%) con Disturbo della Condotta, Disturbo
Oppositivo Provocatorio, Disturbo Depressivo Maggiore, o Disturbo
Distimico, sono affetti anche da Disturbi dell'Apprendimento.
FATICA
FRUSTRAZIONE
ANSIA
Opinione negativa di sé
Mancanza di autostima
Ciclo delle
opinioni negative
Aspettative negative
Comportamento autolimitante
Judd e Akiskal, 1997
PROBLEMI
EMOTIVO-MOTIVAZIONALI
I bambini con Disturbo dell’Apprendimento sviluppano spesso
una cattiva immagine di sé, perdono la fiducia nelle loro
possibilità di miglioramento, finiscono per credere che non ci
siano soluzioni al loro problema
COMPORTAMENTI POCO ORIENTATI AL CAMBIAMENTO
Se questi bambini pensano che
“Qualunque cosa faccia io resto un cattivo lettore”
si comporteranno di conseguenza e non
cercheranno neppure di darsi da fare per
affrontare e cercare di risolvere il problema
PROBLEMA
DAL PUNTO DI VISTA
TERAPEUTICO!
Psicologia Clinica
Psicopatologia dell’Adulto
Dott.ssa Luciana Picucci
Psicologia Clinica
Psicopatologia dell’Anziano
Dott.ssa Luciana Picucci
Psicologia Clinica
Dott.ssa Luciana Picucci
Scarica