Pubblicato nel Notiziario
del Club N° 10 del 2002
Veterinaria
“Cherry eye”
A differenza dell'occhio umano, l'occhio del cane presenta la cosiddetta terza palpebra o membrana nittante, essa è una plica della
congiuntiva sostenuta da una piccola cartilagine a forma di T.
Nella parte interna di tale cartilagine sporge la ghiandola di Harder
che secerne un secreto simile al film lacrimale che viene versato
nella superficie libera del globo oculare.
Nel Beagle questa ghiandola, all'età di 3-6 mesi può andare incontro a prolasso; la patologia è di solito monolaterale.
La ghiandola apparirà ipertrofica (crescita del volume) ed iperemica
(aumento del flusso sanguigno che ne provoca l'arrossamento).
L'aspetto sarà simile a quello di una ciliegia ed ecco perché gli autori anglosassoni chiamano questa patologia "cherry eye" ossia occhio a ciliegia.
Vedremo, quindi, protrudere la ghiandola di Harder al livello dell'angolo mediale (angolo nasale) dell'occhio. Per alcuni Autori la
causa del
"cherry eye" è l'assenza congenita del tessuto connettivo che fissa
la ghiandola di Harder ai tessuti periorbitali.
Questa aplasia del tessuto connettivo è su base ereditaria e si osserva in alcune razze canine fra le quali: il Beagle, il Boxer, il Cavalier King ed il Cocker Spaniel.
La terapia è solo chirurgica: la ghiandola viene asportata o riposizionata.
L'asportazione si può fare sia in anestesia locale che generale, tuttavia è preferibile la generale.
Con una pinza si afferra la ghiandola e si recide o con le forbici o
con un laccio da tonsille o con l'elettrocauterio.
Insieme alla ghiandola si asporta una parte della cartilagine della
terza palpebra.
Se si ricorre alla asportazione della ghiandola di Harder c'è il rischio che il cane possa andare incontro a Cheratocongiuntivite
secca (KCS), ossia ad infiammazione della cornea e della congiuntiva, dovuta a scarsa quantità di film lacrimale, questo perché la
ghiandola di Harder secerne circa il 30% del liquido lacrimale. Il
cane potrà manifestare la KCS anche alcuni anni dopo l'asportazione chirurgica della ghiandola di Harder. Pertanto, in cani che al
Test lacrimale di Schirmer presentano valori bassi (ossia hanno
poco film lacrimale) l'asportazione della ghiandola della terza palpebra è controindicata.
La maggior parte degli Autori concorda nel preferire il riposizionamento della ghiandola. Le tecniche chirurgiche sono molteplici ma
quella che oggi dà migliori risultati è il metodo di Kaswan e Martin
(1985) ossia l'ancoraggio della base della cartilagine al periostio
della parete ventromediale dell'orbita.
L'operazione si fa in anestesia generale. La membrana nittante
viene afferrata e retratta lateralmente con una pinza di Stades. Si
incide la congiuntiva palpebrale alla base della cartilagine, che a
sua volta viene ancorata alla parete orbitale ventromediale con un
punto.
Nel periodo post-operatorio si somministra per via topica un antibiotico a largo spettro 4 volte al giorno per 5-7 giorni. La ferita chirurgica guarisce spontaneamente.
Personalmente ho sottoposto il mio cane, di razza Beagle, all'età di
4 mesi, a tale intervento chirurgico ottenendo ottimi risultati, tali
da poter continuare a portarlo alle esposizioni senza che nessun
giudice me lo abbia mai penalizzato.
Eleonora Masturzo
Studentessa alla facoltà di Medicina Veterinaria
della Università Federico II di Napoli
Bibliografia
1) G.V.Pelagalli - V.Botte "Anatomia Veterinaria Sistematica e Comparata" ed.
Ermes
2) B. Micheletto- M.Fedrigo "Semeiotica chirurgica Veterinaria" ed. Edagricole
3) W.Newmann - M.Wyman " Oftalmologia Clinica Veterinaria" ed. Utet
4) Walde Shaffer - Köstlin "Atlante a colori di Oftalmologia del cane e del gatto"
ed. Piccin
5) Slatter "Fundamentals of Veterinary Ophthalmology"
6) Gleen A.Severin " Manuale di Oftalmologia Veterinaria " ed. Scivan
Nell’occasione
la Redazione Augura
Buon Natale
Buon Anno
Cherry eye
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