ASSOCIAZIONE I SOLISTI AQUILANI Ente morale - anno di fondazione 1968 Musica per la Città LʼAQUILA 2015-2016 dedicato al Maestro Vittorio Antonellini GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO Auditorium del Parco, ore 18 I SOLISTI AQUILANI Direzione artistica Maurizio Cocciolito I SOLISTI AQUILANI Violini Primi DANIELE ORLANDO, VIOLINO DI SPALLA FEDERICO CARDILLI GIAN MARIA LODIGIANI ELEONORA MINERVA SABINA MORELLI Violini Secondi FRANCESCO PEVERINI ALESSANDRO MARINI LEONARDO SPINEDI VANESSA DI CINTIO Viole GIANLUCA SAGGINI MARGHERITA DI GIOVANNI LUANA DE RUBEIS Violoncelli GIULIO FERRETTI CHIARA BURATTINI Contrabbasso ALESSANDRO SCHILLACI Oboi ANDREA MION MICHELE ANTONELLO Corni MARCO VENTURI CLAUDIA QUONDAM ANGELO W. A. MOZART Rondò in do magg. K 373 per violino e orchestra solista: Francesco Peverini W. A. MOZART Sinfonia concertante in mi bem. magg. K 364 per violino, viola e orchestra Allegro maestoso/Andante/Rondò solisti: Daniele Orlando e Gianluca Saggini F. J. HAYDN Sinfonia n. 43 in mi bem. magg. “Merkur” Allegro/Adagio/Minuetto/Finale-Allegro A bbiamo dato l’ultimo saluto da poco al Maestro Vittorio Antonellini e siamo già ai ricordi e alle celebrazioni della memoria. Eppure sembra che sia ancora qui, presente, a guidare, orientare, consigliare il mondo culturale in generale e musicale in particolare con le sue intuizioni e la sua capacità di ascolto verso gli “altri”: amministratori, politici, musicisti, associazioni, cittadini e cittadine di ogni età. Schivo, riservato, a suo modo gentile, conciliante. Attento e rispettoso dei valori del territorio che lo aveva adottato, è riuscito a valorizzarlo per quasi mezzo secolo con il suo modo di fare schietto e sincero. Non amava i falsi e vuoti giri di parole, né frasi ammantate di perbenismo eppure la sua correttezza e lealtà restano i valori più importanti che riusciva a trasmettere a tutti coloro che venivano in contatto con la sua nobile persona. L’Abruzzo e L’Aquila tutta esprimono gratitudine al M° Vittorio Antonellini per aver creato, d’intesa con l’Avv. Nino Carloni due capolavori del panorama musicale nazionale come I Solisti Aquilani (1968) e l’Istituzione Sinfonica Abruzzese (1970) che si sono aggiunti all’altra realtà musicale già esistente fin dal 1945: la Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”. Non a caso una suddivisione dei compiti delle tre realtà aquilane ideata dal avvocato Nino Carloni, sostenuta dal Maestro Antonellini e che aveva questa impostazione: alla Barattelli il compito di ospitare solisti e complessi di chiara fama, ai Solisti, oltre all’attività da realizzare nel territorio, quello di essere “l’ambasciatore” dell’Abruzzo musicale in Italia e all’estero, all’Orchestra il compito di svolgere l’attività in regione e far conoscere il repertorio sinfonico. Intorno a questi sodalizi si è formato un vero e proprio sistema cultura fatto di spettacolo dal vivo, progetti musicali, eventi, festivals, laboratori per giovani che dovrà essere presidiato e salvaguardato. In caso contrario il danno per l’intera collettività aquilana e per la Regione Abruzzo sarebbe incalcolabile... e questo il Maestro Vittorio Antonellini non ce lo perdonerebbe. Marco Mantini Presidente dell’Associazione I Solisti Aquilani V ittorio Antonellini è, oggi più che mai, l’anima dell’Aquila, la “sua” città, ferita e mai doma, affamata di musica e di cultura, strade e pietre che hanno un’anima, che parlano, che raccontano. Come la sua vita, quella spesa a parlare senza urlare, a conquistare obiettivi che diventano certezze, certezze che diventano storia… Una vita vera, forte, come la musica, come la morte, come la verità. Nessuna ipocrisia, mai, ma la schiettezza diretta mitigata elegantemente dall’educazione e dal buon gusto, l’autorevolezza dei contenuti, autentici come il suo carattere, la fame di un pensiero sempre originale, anticipatore di usi, costumi, attitudini, l’intuito tormentato placato dalla concretezza delle idee, la vocazione alla ricerca e alla sperimentazione, l’educazione di chi sa operare con efficacia senza autocelebrazioni inutilmente e vuotamente referenziali, la dedizione assoluta e totale al bello, all’arte, alla musica. Nessuna commemorazione di Vittorio, non ne avrebbe volute e non ne faremo. Continuiamo il cammino insieme perche lui è con noi, come sempre, semplicemente… Maurizio Cocciolito Direttore artistico dell’Associazione I Solisti Aquilani N el nome, la cosa. Anche se privi delle suggestioni suggerite dai titoli descrittivi, i termini rondò e sinfonia, semplice o concertante, non sono tuttavia così generici. Mentre rondò, passando dal francese, deriva dal latino rotundus e suggerisce qui un dialogo solista-orchestra in una struttura circolare-ricorsiva, cioè con un tema che ricorre periodicamente, quei syn e cum, entrambe preposizioni di “unione” e prefissi di sinfonia e concerto, ci parlano di vari strumenti che suonano insieme, dialogando in una compagine compatta, democratica e uniforme (sinfonia) o gareggiando, sfidati da uno strumento solista (concerto = cum certare). E poi c’è il genere della sinfonia concertante, fiorito attorno al 1770 ed erede del concerto grosso barocco, a metà tra una sinfonia e un concerto: un concerto con più di un solista e una sinfonia in cui emergono due o più strumenti, in relazione tra loro più che in competizione con l’orchestra. Tutti e tre i lavori in programma videro la luce in Austria, nell’arco di un decennio, dal 1772 al 1781 e riflettono la vena brillante del classicismo austro-tedesco. Il Rondò per violino e orchestra K 373 di Mozart occupa un posto invidiabile nella corrispondenza di Mozart. È infatti citato nella celebre lettera del 13 giugno 1781 in cui il compositore narra al padre Leopold del sonoro “calcio nel didietro” con cui il gran maestro delle cucine della corte del principe arcivescovo di Salisburgo, Colloredo, presso cui Mozart prestava servizio e controvoglia, lo cacciò dal palazzo, lanciandolo di fatto nella vita indipendente da musicista freelance che tanto desiderava. E questo, si lamenta Mozart nella lettera, nonostante il successo riscosso dal concerto organizzato per la nobiltà viennese l’8 aprile 1781 dall’ingrato Colloredo. Per quell’occasione, Mozart aveva composto il Rondò perché fosse suonato da Antonio Brunetti, violinista napoletano e primo violino presso la corte di Salisburgo, un virtuoso dello strumento che, a giudicare da quanto Mozart scrisse appositamente per lui, dal suo strumento sapeva cavare suoni di raffinata cantabilità. Pur nella sua brevità, la forma del K 373 è quella classica del rondò in cinque parti, con episodi contrastanti senza alcuna pretenzione drammatica e scanditi dal ritorno del tema iniziale; nella freschezza e gioviale immediatezza è l’”imprint” mozartiano che si ritrova anche in un altro rondò, quello conclusivo della Sinfonia concertante K 364. La realtà della corte salisburghese non poteva che stare stretta al giovane Mozart che, ancora piccino aveva viaggiato tra le maggiori corti e i più importanti centri musicali europei, alimentando il suo talento attraverso la conoscenza diretta dei diversi stili vocali e strumentali. Vivace, curioso, consapevole del proprio valore, nel 1777-78, nel corso dell’ultimo dei suoi grandi viaggi, Mozart fece tappa a Mannheim, Monaco e Parigi. La celebre orchestra di Mannheim era ancora una macchina perfettamente funzionante e tanto c’era da imparare dalla dinamica orchestrazione “mannheimer”, mentre il genere della sinfonia concertante, che da lì era iniziato, si era spostato e sviluppato soprattutto a Parigi. Sull’entusiasmo delle suggestioni ricevute, nel 1779, nei primi mesi successivi al rientro a Salisburgo, Mozart compose la Sinfonia concertante K 364 in mi bemolle maggiore per violino, viola e orchestra. Nei tre movimenti, Allegro maestoso, Andante e Rondò, il violino e la viola, i due strumenti solisti, brillano per uguaglianza di impegno e talvolta creano l’illusione di un unico strumento, tanto negli insiemi quanto nel dialogo, come dimostra l’intreccio delle due parti nelle cadenze di primo e terzo movimento e nel pathos dell’Andante centrale. L’effetto è così incisivo e musicalmente affascinante che il ballerino russo George Balanchine volle fare del capolavoro mozartiano la partitura di un suo balletto (Symphonie concertante del 1945-1947), incarnando le due parti nei ruoli di due ballerine soliste. È il trattamento della viola, in particolare, che tradisce lo studio di Mozart del colore dei due strumenti solisti, tradizionalmente più brillante e acceso quello del violino, più scuro e caldo quello della viola. Ancora sul finire del Settecento, la viola era comunemente considerata uno strumento subalterno al violino e non vantava né un gran suono, né eccellenti esecutori. Non si hanno notizie sulla recezione della prima esecuzione della Concertante, né si conosce il nome del violista per cui fu composta la parte, ma non si hanno dubbi che Mozart contava sulle sue capacità e conferì maggiore visibilità a lui e maggior voce allo strumento. Non soltanto infatti la partitura prescrive che le corde della viola siano accordate un semitono più alto del normale (scordatura), ma la stessa parte è segnata nella più estroversa tonalità di re maggiore. Ne risulta una sonorità più intensa che permette al violista di competere senza sforzi eccessivi col violino, al di sopra di un’intera orchestra. La scordatura della viola nella Concertante, in seguito ritenuta non più necessaria con il perfezionamento dello strumento e l’avanzamento della tecnica esecutiva, fu trascurata fino ad anni recenti tanto dalle edizioni a stampa (la prima casa editrice a stampare in tempi moderni la parte in re maggiore è stata la tedesca Bärenreiter) quanto dai violisti che hanno continuato a suonare in mi bemolle (storiche le incisioni del 1957, con Heifetz e Primrose e la RCA Victor Orchestra diretta da Solomon e quella del 1990 con Perlman, Zukerman e la Israel Philharmonic Orchestra diretta da Mehta). Nell’esecuzione dei Solisti Aquilani la scordatura non sarà effettuata. Tuttavia l’orchestra ha compiuto una serie di scelte, “storicamente informate” e di raffinato gusto sonoro, che ci riporteranno ai tempi di Mozart: il diapason più basso di quello oggi adottato convenzionalmente, con il la a 432 Herz anziché 440; il colore orchestrale arricchito dalle viole divise in due sezioni, come previsto in partitura, e impreziosito dall’utilizzo di strumenti d’epoca, corni naturali (cioè privi di cilindri) e oboi classici. Dopo un trentennio circa di grande successo di pubblico e di stampa, la sinfonia concertante lasciò definitivamente le scene ai due distinti generi del concerto e della sinfonia classici. Di quest’ultima, per il numero di sinfonie composte, varietà e inventiva, Joseph Haydn fu considerato “il padre”. Scritta probabilmente tra il 1766 e il 1772, la Sinfonia n. 43 (Allegro, Adagio, Minuetto, Finale-Allegro) ha anche un titolo caratteristico, Merkur. Che sia riferito al veloce messaggero degli dei, al pianeta o a uno spettacolo teatrale del quale la sinfonia sarebbe stata la musica di scena, le origini, l’autenticità stessa e soprattutto il legame di tale titolo con la musica restano ignoti. Strutturali nella composizione, risuonano per tutta la Sinfonia figurazioni e modalità espressive che guardano al passato barocco (progressioni, contrasti dinamici, ripetizioni a eco, temi lunghi in frasi non quadrate, predominio degli archi). Più inusuale per l’epoca, anche se si tratta di una pratica antica, è invece l’intenzione ciclica che sottende alla composizione. Haydn ha ricercato l’unità complessiva della Sinfonia attraverso vari espedienti: nell’Allegro iniziale, nell’esposizione, il secondo tema è in realtà una variazione del primo tema, mentre nel- la sezione centrale, lo sviluppo, una falsa ripresa anticipa il ritorno del tema iniziale; più avanti, il ribattuto tematico dell’Allegro si ritrova anche nel tema dell’Adagio e ancora nel Minuetto. La compattezza è poi sottolineata da una strumentazione leggera, “da camera”, con soltanto due oboi, due corni (il fagotto in partitura è aggiunto come raddoppio al basso e può anche essere omesso) e gli archi che predominano incontrastati, creando una compagine sonora appunto sinfonica. Nomen omen. Daniela Macchione FRANCESCO PEVERINI N ato a Roma nel 1975 comincia lo studio del violino all’età di cinque anni, proseguendo la sua formazione presso il Conservatorio di Musica “S. Cecilia” di Roma dove si diploma con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida di Aldo Redditi, nel 1994. Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti (Borsa di studio indetta dalla SIAE per i migliori allievi dei Conservatori italiani, Premio “Marcello Intendente” quale migliore diplomato del 1994, Concorso biennale di violino “Città di Vittorio Veneto”), si perfeziona in seguito alla “Hochschule für Musik und Darstellende Kunst” di Vienna con Eduard Melkus, a Cremona presso la “Fondazione Walter Stauffer” con Salvatore Accardo. Nel 2005 consegue il diploma di alto perfezionamento in violino all’Accademia Internaziona- le di S. Cecilia sotto la guida di Felix Ayo e Rodolfo Bonucci, ottenendo il massimo dei voti con lode. Segue inoltre le masterclasses di Riccardo Brengola e Uto Ughi all’Accademia Chigiana di Siena, dove viene scelto, quale migliore allievo, per partecipare al “Moonbeach Music Festival” di Okinawa in Giappone. Torna in Giappone nel 1997, scelto questa volta dal Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, quale rappresentante dei Conservatori italiani, per eseguire i Capricci di Paganini al “Kyoto International Music Students Festival”, e nel 2003 all’”International Music Festival of Takefu” dedicato alla musica contemporanea. Fino al 2004 ha affiancato all’attività solistica, che lo ha portato a esibirsi più volte in Canada, Austria, Russia, Medio Oriente, quella cameristica in qualità di primo violino del “Quartetto Prometeo” con il quale ha vinto numerosi concorsi internazionali tra cui il primo premio alla 50a edizione del “Prague Spring International Music Competition” nel 1998, il secondo premio alla prima edizione del Concorso Internazionale di Bordeaux e il premio Tomastik nel 1999 che comprendeva l’incisione di un cd, e, nel 2000 il terzo premio al Concorso Internazionale ARD di Monaco. Con questa formazione, che è nata sotto la guida di Piero Farulli e Milan Skampa, ha suonato regolarmente per prestigiose società concertistiche, tra cuiWigmore Hall di Londra, Salle Cortot e Musée D’Orsay di Parigi, Accademia di S. Cecilia di Roma, Teatro La Pergola di Firenze, Società del Quartetto di Milano, Società Alessandro Scarlatti di Napoli, Accademia Chigiana di Siena. Collabora con l’Orchestra da Camera Italiana, l’Orchestra Nazionale di S. Cecilia, la “Wiener Akademie” di Vienna (su strumenti originali), l’Orchestra Filarmonica “A. Toscanini” di Parma, la Mahler Chamber Orchestra, sotto la direzione di C. Abbado, L. Maazel, M. Rostropovich, S. Accardo, G. Prêtre. È stato docente di quartetto d›archi alla Scuola di musica di Fiesole dal 1998 al 2000 e all’Istituto Musicale Pareggiato “Orazio Vecchi” di Modena; ha tenuto masterclass di quartetto d’archi all’”Orlando Festival 2000” (Olanda) e allo Xenia Chamber Music Course. Notevolmente interessato all›esecuzione e alla divulgazione della musica contemporanea, dal 1997 svolge l’attività di violinista e violista dell’”Ensemble Alter Ego”, con il quale ha effettuato tournée in Svezia, Francia, Spagna, Uzbekistan, Turchia, Tunisia, Cina e Giappone, suonando in prima esecuzione assoluta opere di Salvatore Sciarrino, Luciano Berio, Ivan Fedele, Stefano Gervasoni, oltre ad aver effettuato registrazioni per la casa discografica Stradivarius, Radiotre Rai, BBC di Londra. Inoltre, dal 2012 è primo violino solista del “Parco della Musica Contemporanea Ensemble” (PMCE), con il quale si esibisce regolarmente sia in Italia che all’estero. Dal 2014 è spalla dei secondi violini e violino solista dell’orchestra da camera I Solisti Aquilani, collaborando con direttori e solisti di fama internazionale quali K. Penderecki, S. Accardo, L. Bacalov, G. Sollima. A. Carbonare. Suona un prestigioso violino “Carlo Antonio Testore” del 1727. DANIELE ORLANDO H a studiato con Antonio Anselmi e con Denes Szigmondy, allievo di Zino Francescatti e Carl Flesch; si è perfezionato in seguito con Ana Chumachenco e Boris Kuschnir. All’età di 17 anni ha debuttato con il Concerto di P. I. Ciaikovski diretto da Donato Renzetti che ha scritto di lui “... dotato di una straordinaria musicalità e di una tecnica virtuosa, il Concerto da lui suonato è stato esemplare sia dal punto di vista tecnico che per il temperamento dimostrato… Credo senza ombra di dubbio che Daniele Orlando sia una delle scoperte più importanti tra le nuove generazioni di solisti.” Ha eseguito, fra gli altri, i Concerti di L. van Beethoven, J. Sibelius, F. Mendelssohn, G. F. Ghedini, l’in- tegrale dei 5 Concerti di W. A. Mozart, il Concerto per violino pianoforte e archi di E. Chausson e l’integrale dei Concerti brandeburghesi di J. S. Bach in veste di direttore e solista. Ha tenuto concerti da solista e in formazioni da camera negli Stati Uniti, in America del Sud, Russia, Germania, Francia, Romania, Repubblica Slovacca, Portogallo, Grecia, Irlanda e Svezia, collaborando con artisti quali Krzysztof Penderecki, Bruno Canino, Antonio Anselmi, Gabriele Pieranunzi, Dario Lucantoni, Ramin Bahrami, Giovanni Sollima, Alessandro Carbonare. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche per etichette quali Fuga Libera, Naxos e Brilliant. È stato membro della Gustav Mahler Jugend Orchester, della European Union Youth Orchestra e dell’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado. Già primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro Marrucino di Chieti, dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese e dell’Officina Musicale, dal 2014 ricopre il ruolo di primo violino solista dei Solisti Aquilani. Nell’ambito della musica contemporanea ha eseguito numerose composizioni, molte delle quali in prima esecuzione. Fra queste, il “Concerto per due violini e orchestra” di Lasse Thoresen eseguito con l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma in diretta su Radio 3, e molte delle composizioni di Diego Conti, che gli ha dedicato “Edging”, per violino solo, e i “20 duetti” per due violini. GIANLUCA SAGGINI S i forma sotto la guida di Giusto Cappone (prima viola dei Berliner Philharmoniker di Karajan), Vladi- mir Mendelssohn e Wilfried Strehle. Nel 1999 Riccardo Chailly lo sceglie come prima viola dell’Orchestra Verdi di Milano. Successivamente cominciano le sue collaborazioni, sempre come prima viola, con l’Orchestra del Teatro S. Carlo di Napoli, l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, l’Orchestra “A. Toscanini”, l’Orchestra Regionale del Lazio, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, oltre a collaborazioni come concertino con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e, in fila, con l’Orchestra Nazionale di S. Cecilia e l’Orchestra Filarmonica della Scala. è stato seconda viola dell’Orchestra Filarmonica Toscanini (poi Symphonica) di Lorin Maazel dalla sua fondazione al 2004, quando ha deciso di dedicarsi al quartetto e alla musica da camera. Dal 2004 è il violista del Quartetto Bernini, con il quale svolge un’intensa attività concertistica in tutto il mondo. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche e collaborazioni con concertisti quali C. Coin, M. Brunello, G. Sollima, V. Mendelssohn, K. Penderecki, B. Canino, R. Prosseda, A. Carbonare. Dal 2014 è la prima viola dei Solisti Aquilani, con i quali si esibisce abitualmente anche in veste di solista. è dedicatario di un brano di Cristiano Serino che eseguirà nella stagione concertistica dei Solisti Aquilani 2015-2016. è docente di musica da camera presso il Conservatorio di Cosenza e di musica da camera e quartetto presso la Scuola Musicale Comunale di Viterbo. Suona una pregiata viola Giovanni & Francesco Grancino, Milano 1691. I SOLISTI AQUILANI S i costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, su ispirazione e con la collaborazione dell’avvocato Nino Carloni, già fondatore della società dei concerti dell’Aquila. Vittorio Antonellini li ha condotti per oltre trent’anni. Successivamente i direttori artistici sono stati Francesco Sanvitale, Franco Mannino, Vittorio Parisi e Vincenzo Mariozzi. Attualmente la direzione artistica è affidata a Maurizio Cocciolito. Il Complesso, che si avvale di strumentisti di alto livello che ruotano nei ruoli all’interno della formazione e sono in grado di sostenere parti solistiche di elevato impegno virtuosistico e interpretativo, ha un repertorio che abbraccia le più diverse epoche musicali, da quella pre-barocca alla musica contemporanea, con particolare riguardo ai compositori italiani, senza trascurare interessanti incursioni nel teatro d’opera. Per l’ottimo livello delle esecuzioni, l’alto numero dei concerti effettuati, l’ampio repertorio, la vastissima dislocazione dei centri raggiunti e l’unanime consenso di pubblico e di critica, I Solisti Aquilani hanno conquistato una precisa e insostituibile posizione nel quadro delle più prestigiose formazioni cameristiche internazionali. Sono stati protagonisti di nu- merose e importanti tournée in Italia, Europa, Medio ed Estremo Oriente, Africa, America, ospiti delle più prestigiose sale da concerto negli Stati Uniti, in America Centrale e del Sud, Austria, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Jugoslavia, Libano, Malta, Polonia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Ungheria, Egitto, Kazakhstan, Lituania, Slovenia, Croazia, Giappone. Da sottolineare il concerto tenuto nel 2009 a New York nel Palazzo delle Nazioni Unite. Importanti e significative sono state le collaborazioni con grandi musicisti, tra i quali Maurice André, Felix Ayo, Paul Badura Skoda, Hermann Baumann, Renato Bruson, Michele Campanella, Cecilia Gasdia, Severino Gazzelloni, David Geringas, Ilya Gruber, Massimo Mercelli, Stefan Milenkovic, Massimo Quarta, Jean Pierre Rampal, Uto Ughi. Nel solo anno 2014 hanno suonato con Danilo Rea, Roberto Prosseda, Federico Mondelci, Giuseppe Albanese, Flavio Emilio Scogna, Ramin Bahrami, Dee Dee Bridgewater, Bruno Canino, Salvatore Accardo, Peter Eötvös, Umberto Clerici e Fabrizio Bosso, con il quale hanno inciso un CD per la casa discografica Universal. Nel 2013 e 2014 I Solisti Aquilani hanno realizzato due importanti produzioni con il giornalista e storico Paolo Mieli e il matematico Piergiorgio Odifreddi. Sempre nel 2014 hanno eseguito la colonna sonora del docu‑film, Quando c’era Berlinguer, di Walter Veltroni, prodotto da Sky Cinema. Numerose sono le incisioni discografiche e registrazioni radiofoniche e televisive realizzate in Italia, America, Germania, Spagna, Svizzera e Giappone. Nel 2015 hanno collaborato con Luis Bacalov, Andrea Griminelli, Sonig Tchakerian, Ramin Bahrami, Giovanni Sollima, Alessandro Carbonare e sono stati diretti dal grande compositore e direttore d’orchestra polacco Krzysztof Penderecki. Orchestra “in residence” dell’Emilia Romagna Festival 2015, I Solisti Aquilani, nell’estate dello stesso anno, hanno eseguito l’integrale dei “Concerti Brandeburghesi” di J. S. Bach al Festival di Ravello. Di grande successo il progetto realizzato all’Aquila per I Cantieri dell’Immaginario 2015, “Danzare la Musica”, che ha visto la partecipazione di Carla Fracci. Nel mese di settembre 2015 si sono esibiti all’Expo di Milano. A ottobre hanno tenuto concerti a Milano (Auditorium della Cariplo), Strasburgo e Parigi. Daniele Orlando è il violino di spalla. Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Regione Abruzzo Comune dell’Aquila PROSSIMI APPUNTAMENTI L’Aquila, Auditorium del Parco, ore 18:00 21 febbraio* 31 marzo ALESSIO ALLEGRINI I SOLISTI AQUILANI GIANLUCA SAGGINI CRISTIANO SERINO I SOLISTI AQUILANI 24 febbraio ILIA KYM I SOLISTI AQUILANI 3 marzo MONICA LEONE MICHELE CAMPANELLA I SOLISTI AQUILANI 29 aprile GIOVANNI ANGELERI NICOLA GIULIANI I SOLISTI AQUILANI 12 maggio EVELYN GLENNIE I SOLISTI AQUILANI Arti Grafiche Aquilane * il concerto, organizzato nell’ambito della 70a Stagione della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”, si terrà presso il Ridotto del Teatro Comunale, alle ore 18:00. Associazione I SOLISTI AQUILANI Viale Alcide De Gasperi, 47 - 67100 L’Aquila tel. 0862 420369 - fax 0862 1960550 [email protected] - www.solistiaquilani.it