Facebook Copyright © 2014 A.SE.FI. Editoriale Srl Tsunami Edizioni è un marchio registrato di proprietà di A.SE.FI. Editoriale Srl Via dell’Aprica, 8 - Milano www.tsunamiedizioni.com - [email protected] - Twitter: @tsunamiedizioni Prima edizione, ottobre 2014 - Le Tormente 6 L’artwork in copertina è di Davide Maspero Stampato nel mese di ottobre 2014 da GESP - Città di Castello (PG) ISBN: 978-88-96131-67-1 Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, in qualsiasi formato, senza l’autorizzazione scritta dell’Editore La presente opera di saggistica è pubblicata con lo scopo di rappresentare un’analisi critica, rivolta alla promozione di autori ed opere di ingegno, che si avvale del diritto di citazione. Pertanto tutte le immagini e i testi sono riprodotti con finalità scientifiche, ovvero di illustrazione, argomentazione e supporto delle tesi sostenute dall’autore. Si avvale dell’articolo 70, I e III comma, della Legge 22 aprile 1941 n.633 circa le utilizzazioni libere, nonché dell’articolo 10 della Convenzione di Berna. CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM Web Tsunami CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM INDICE PREFAZIONE, di Francesco Coniglio....................................... 9 INTRODUZIONE: IN VIAGGIO PER IL VIGORELLI...............21 PARTE PRIMA IL VOLO DEL DIRIGIBILE I II LA NASCITA DEL MITO................................................. 29 ALLA CONQUISTA DEL MONDO................................ 45 INTERLUDIO .......................................................................... 61 PARTE SECONDA IL BEL PAESE III IV V VI ANNI DI PIOMBO......................................................... 65 1971, SEI MESI DI FUOCO.............................................85 MUSICA ITALIANA........................................................ 93 IL CANTAGIRO............................................................ 109 PARTE TERZA L’ATTERRAGGIO VII I LED ZEPPELIN IN ITALIA..........................................127 VIII A MILANO.....................................................................143 INTERLUDIO.......................................................................... 157 -5- IX X XI “SONO VENUTI SOLO PER GLI ZEPPELIN”............. 169 “PIACERE, SONO JIMMY”.......................................... 199 BATTLE OF EVERMORE: LOTTA CONTINUA............209 PARTE QUINTA IL GIORNO DOPO XII CRONACA DI UNA GUERRIGLIA ANNUNCIATA...... 229 XIII IL FUMO SI DIRADA................................................... 243 EPILOGO: LA CANZONE (NON) RIMANE LA STESSA......273 APPENDICE 1: LE VOCI NARRANTI..................................... 287 APPENDICE 2: TRACCE SONORE....................................... 291 IMMAGINI ............................................................................ 293 FONTI.................................................................................... 295 RINGRAZIAMENTI................................................................301 -6- CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM PARTE QUARTA LA LUNGA NOTTE DEL VIGORELLI CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM Francesco Coniglio PREFAZIONE 11 dicembre 1974, ore 17.00, Aula Magna del Liceo Classico Giulio Cesare di corso Trieste, uno degli istituti più autorevoli di Roma. Concerto Jazz dei gruppi della scuola. In ordine di apparizione: Bass Reflex (Avevano due batterie ed erano tutti ragazzi del IV ginnasio: inutile dire che il rumore fu immenso ma di musica non se ne sentì minimamente), I Ciliati (noi entrammo per secondi e iniziammo il nostro repertorio di pezzi originali che il pubblicò dimostrò di gradire abbastanza), King Lumumba Danda & Co. (che fecero schifo), Il Tallone d’Achille (che dopo un inizio fichissimo degenerarono), Seduta Stante (che fecero più schifo di tutti). I corsivi, evidentemente partigiani, sono tratti da un quaderno dell’epoca del mio compagno di scuola, il batterista Massimo Cilia. Fu il primo concerto “ufficiale” organizzato nel prestigioso e serioso liceo romano, dedicato alla musica pop. Quando parlammo con il vicepreside, il prof. Dini, sponsorizzati dal nostro illuminato professore di Filosofia Lauretta, accolse con molto interesse la nostra proposta di organizzare un concerto di musica pop in Aula Magna, ma ci pregò di definirlo Concerto Jazz, poi ciascun gruppo poteva suonare quello che voleva. Era una questione d’immagine, la musica “pop”, come veniva definita allora, portava con sé un pesante fardello di politicizzazione estremista e nell’accezione comune dei moderati, ma anche della sinistra tradizionale, il “concerto pop” era assimilato a “casino e disordini” e “botte e lacrimogeni”. Figuriamoci in un titolato Liceo Classico individuato come “fascio”. Ma la musica pop era trasversale, se in un importante liceo della Capitale sei gruppi erano in grado di esibirsi, ce n’erano il doppio che suonavano nelle loro cantine. La musica attiva, suonata, coinvolgeva più del 20% della popolazione studentesca. Un ragazzo su cinque in Italia tra il 1970 e il 1975 suonava uno strumento. E tutti cercavano di costituire dei gruppi. Era comunissimo l’effetto Stu Sutcliffe (era un -9- Scriveva Dario Salvatori nel suo coraggioso libro Contro l’industria del Rock del 1973: «Fino al 1970 non esistevano regolari tournée che si svolgevano in Italia. Capitava qualcuno così, ogni tanto, una volta l’anno. Poi dalle brume del nord, dal sottobosco milanese arrivano Mamone e Sanavio, con un minimo di capitale, con idee apparentemente chiare, portano in Italia i Jethro Tull. È un grande successo; primo perché è il momento d’oro dei Jethro di Ian Anderson, poi perché è il momento giusto e soprattutto perché i ragazzi vedono per la prima volta un concerto come si deve. Venti giorni dopo i due compari -10- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM amico di John e Paul che non sapeva suonare, fu convinto a comprarsi il basso e a suonarlo perché mancava un bassista al gruppo per esibirsi): in quasi tutti i complessi c’era almeno un elemento “arruolato” solo perché amico e compagno di scuola o perché i genitori erano benestanti e potevano acquistargli uno strumento, ma non sapeva suonare e doveva imparare per forza. Questa ondata di giovani che si dedicavano alla musica era più estesa e coinvolgente della precedente degli anni ’60, perché in quel quinquennio si incrementarono a dismisura le vendite dei dischi in vinile a 33 giri, definiti comunemente LP, contemporaneamente alla diffusione dei registratori a cassette (il celeberrimo K7 EL 3302 della Philips), che consentivano rapidamente di riprodurre i dischi su audiocassetta e diffonderne copie a basso costo fra gli amici e di registrare musica pop direttamente dai programmi radio. In edicola ci fu la massima fioritura di riviste specializzate in musica pop sia in termini di copie vendute che di diversificazione di testate. Questa serie di circostanze, a tutt’oggi mai indagate e approfondite dagli storici, ampliarono esponenzialmente il desiderio e la domanda di fruizione di musica pop. E in quegli anni nacquero le prime scuole di musica “popolari” fondate e gestite da musicisti dove si poteva iscriversi a costi contenuti al corso di chitarra elettrica, di tastiere, di flauto traverso, di batteria e di basso. Centinaia di migliaia di ragazzi su tutto il territorio, entusiasmati dalla musica pop, decidevano di imparare a suonare uno strumento e si riunivano per suonare insieme. In quegli anni si ricorda il boom di aperture di negozi di strumenti musicali, persino nelle più piccole città di provincia. In questo contesto anche i primi concerti di musica pop avrebbero dovuto avere un successo clamoroso. Ma non andò esattamente così. CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM portano i Ten Years After; palasport pieni anche per loro. Poi comincia la routine, dove questi stessi due gruppi vengono portati in Italia annualmente con esibizioni sempre più brutte. Ma ormai per Mamone e Sanavio questo non è più un problema; la musica, la scelta dei gruppi, sono quesiti vecchi, ormai la loro è industria, perfettamente programmata e con tanto di società alle spalle. Il resto non conta». Le contestazioni ai prezzi dei biglietti iniziano il 1° ottobre del 1970 al concerto conclusivo dei Rolling Stones, al Palalido di Milano, e proseguono con i concerti dei Santana, dei Chicago e di Elton John nel 1971. Ma non si tratta di contestazioni fini a se stesse, c’è per la prima volta una teorizzazione politica alla base e i contestatori sono intellettualmente sollecitati dalle pagine del quotidiano «Lotta Continua», del mensile «Re Nudo» e dai Volantini di «Stampa Alternativa». «Garibaldi guidava, Jo vicino a lui faceva da secondo pilota (era già stato a Milano) dietro io (il Bocca) e il Nada. L’auto era una 500. 30 gennaio 1971. Tutti avevamo un soprannome: Garibaldi perché aveva la barba bionda, Jo perché aveva i capelli da afroamericano alla Hendrix, Nada perché era magrissimo, io perché avevo le labbra carnose come Mick Jagger, il Bocca appunto. Da Desenzano del Garda a Milano c’erano 120 km, ma in 500, nel 1971, era un viaggio. Un Viaggio vero. Era il mio primo concerto, ma a quei tempi era come andare a New York. Un viaggio Mistico. Avevo 16 anni, ero il più piccolo, per cui tutti si sentivano in dovere di spiegarmi come sarebbe stato. Arriviamo davanti al teatro Smeraldo. I Jethro Tull avevano già suonato alle 16 e noi eravamo lì per il concerto delle 20. I miei genitori non sapevano niente, avevo detto che restavo fuori per un compleanno. Fu meraviglioso! Quella sera presentarono il nuovo disco di cui nessuno sapeva nulla. Per tornare (120 km) ci mettemmo 4 ore!! Per anni Aqualung è stato uno dei miei dischi preferiti. Si partiva spesso in autostop, due alla volta. Riuscivamo a vedere anche due concerti a settimana. I soldi erano molto pochi, a volte non mangiavamo nulla, bevevamo acqua dalle fontane, per cui cercavamo di non pagare. I miei genitori già mi supportavano negli acquisti di fumetti, non potevano certo finanziarmi quelle continue trasferte. Trasferte che per me erano -11- -12- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM indispensabili. La musica di quegli anni era la colonna sonora del cambiamento del mondo. Sentire la musica era indispensabile, come mangiare. Il mio cervello voleva ascoltare i nuovi suoni, le nuove melodie, il nuovo modo di porsi al mondo. Andare a un concerto era come essere introdotto al livello superiore della conoscenza del nuovo mondo. L’unico difetto era che le ragazze erano poche. Il rock era roba da maschi. Solo ai Festival di Re Nudo c’erano anche le ragazze: Ballabio, Erba, Alpe del viceré. Nei concerti le ragazze erano indistinguibili dai ragazzi, avevamo tutti i blue jeans, t-shirt o camicia e capelli lunghi cresciuti senza taglio da parrucchiere. Mentre i nostri coetanei andavano in discoteca per rimorchiare, noi andavamo ai concerti per stare insieme, per stare tra noi, a world apart. E nessuno poteva speculare su quella nostra passione. La musica era nostra, era di tutti noi. Non potevamo certo pagare per quello che consideravamo un diritto. Eccheccazzo! Rory Gallagher, Genesis, Roxy Music, Audience, Van Der Graaf, Yes, Grand Funk, Rod Stewart, Humble Pie, Elton John, Procol Harum, Led Zeppelin, Santana, Chicago, Incredible String Band, Black Widow, Black Sabbath, Ten Years After... ascoltavamo di tutto. E i lacrimogeni erano nel conto. Bastava portarsi un limone e via. Ci si trovava ai lati dell’entrata dei palasport. A Reggio Emilia per King Crimson, a Udine per Traffic, a Milano per Emerson Lake & Palmer, a Vicenza per West Bruce e Laing, a Roma per Cat Stevens. E si sfondava. La musica era un diritto e noi ce lo prendevamo. Ovunque fosse il concerto. Una sera, vicino a Brescia, c’erano gli Amazing Blondel ed eravamo solo sette persone. Ci hanno fatto entrare gratis e accomodare sul palco. Il gruppo ha suonato senza amplificazione solo per noi. Fantastico. La ragazza che avevo portato al concerto mi ha lasciato dicendo: “Resto qui con il cantante, se vuoi ci rivediamo a Viareggio fra tre giorni, sai loro suonano lì”. Così è stato. Tre giorni dopo sono andato a rivederli a Viareggio e a riprendermi la ragazza. Altri tempi! Eravamo giovani e ci siamo divertiti un casino. Comunque poi non mi sono certo perso: Clash, Sex Pistols, Ramones, Talking Heads, Devo, Contorsions, Lydia Lunch, B52, Police e lì, devo dire, che le ragazze erano di più, molte di più». (Giancarlo Soldi, regista, scrittore, documentarista, storico dell’immagine – dichiarazioni rese al prefatore) _____ CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM «Sono stata a un paio di concerti in cui già avveniva “il tuffo”: la gente in alto nel palasport, che pagava il biglietto molto meno di quanto costasse giù dove c’era il palco, a un certo punto del concerto si buttava giù, e naturalmente c’erano un po’ di disordini. È lì che ho cominciato a pensare che le cose sarebbero peggiorate. Non mi sono impaurita per nulla, semplicemente temevo che avrebbero sospeso i concerti, e così è stato. Quando al primo concerto, in prima fila con la mia amica americana Gioia (era lei che mi aveva portata, era un po’ più grande di me, io avevo 14 anni), avevamo il palco a quattro metri e forse meno, ci siamo messe a chiacchierare con i membri del gruppo prima dell’inizio del concerto, mentre posizionavano gli strumenti. Una cosa divertentissima. Loro carini, gentili, molto orgogliosi che due ragazzine stessero lì a sentirli. I Deep Purple strepitosi... ero come sempre giù, ma non vicinissima al palco, quindi a un certo punto col mio amico, il mio vicino di casa Claudio G., che era alto un metro e novanta, decidiamo di salire sulle sedie. Quando siamo usciti ci siamo messi a camminare cercando di arrivare a casa a piedi, senza sapere la strada. Ci siamo persi, abbiamo camminato fino alle cinque quando è passato un taxi... ma sentendo a tutto volume col registratore portatile a nastro quello che avevamo registrato... pazzesco. Bisogna averlo provato... C’era un clima bellissimo. Quando andavamo ai concerti era normale parlare con tutti, e se c’erano i concerti nei parchi ti appoggiavi schiena contro schiena al vicino chiunque fosse, per stare più comodo. Se qualcuno aveva la macchina (si girava quasi tutti a piedi e con il bus) accompagnava chi poteva, pure se erano sconosciuti. Si tornava a casa in sei in 500... non riesco a capire come fosse possibile, ma era così. Al concerto dei Pink Floyd grande delusione. Avevano deciso, gli organizzatori, di tenere tutte le luci accese. Palasport, luci da ospedale, orrendo. Non ci siamo gustati per niente la musica. Avevano paura che al buio ci potessero essere disordini... Tutto avveniva sulla pelle del pubblico, cioè nostra, e degli artisti se i concerti si facevano se i dischi si vendevano, i meno scemi di noi sapevano benissimo che a guadagnarci veramente erano organizzatori, discografici e tutta quella gente lì, a cui magari di quella musica non importava nulla e forse addirittura la schifavano. Se i concerti non si facevano il danno era per noi e per gli artisti. I prezzi dei concerti? Ma per favore... costavano tanto se volevi avere posti comodi sotto il palco, questo però solo nei teatri, altrimenti erano accessibilissimi. -13- _____ «Il primo concerto in assoluto, ufficiale, per il quale avevo risparmiato tascate di paghette fu quello dei Rokes ed Equipe 84 al cinema Lux di Pistoia, credo 1966/67. Io avevo già comprato due 45 giri degli Who, per dirti a 11/12 anni quali erano i miei gusti... ma a Pistoia era già un evento se venivano Rokes e Equipe... Poi, tra i 15/16 anni, cominciai ad andare al Piper di Viareggio che tra il ’70 e il ’71 avevano riciclato da discoteca beat a locale per concerti rock... era un capannino cubico prefabbricato sulla passeggiata del lungomare... un buco per 2/300 persone a stiparle. Ma furono un paio di anni di orgasmi, ci passarono tutti... vidi i Genesis della primissima tournée per il tentativo di lancio di Nursery Crime, eravamo in 15, credo... forse compresi loro cinque. Ero seduto per terra ai piedi di Peter Gabriel (non c’era il palco), aveva una piccola cassa a pedale legata al piede che si ruppe subito e io gliela tenevo ferma per tutto il concerto. Gli enormi Orange li avevo a mezzo metro dal naso e quando scoppiò il crescendo dell’assolo di chitarra di Steve Hackett su The Musical Box mi si scoperchiò il cervello... e a tutt’oggi sono a cervello scoperchiato. Poi i Van Der Graaf, Soft Machine, Colosseum, le Orme, Il Banco del Mutuo Soccorso... L’anno dopo cominciai ad allontanarmi ancora di più da casa (a Pistoia): Bologna per i Jethro Tull, Reggio Emilia per Emerson Lake & Palmer e per la seconda volta i Jethro che si portarono come band di supporto i clamorosi Gentle Giant, altra folgorazione fotonica-valvolare... fecero così successo tra il pubblico che non li lasciavamo andar via, musica mai sentita, celestiale e bestiale... Jan Anderson dovette salire sul palco, incazzato come una biscia per farli smettere di suonare prendendosi una grandinata di fischi scemoscemo e vaffanculo. Poi nottate a Firenze allo Space Electronic, anche lì per un periodo passarono tutti. A Firenze Rifredi, vidi uno dei primissimi concerti degli Area, dove davano una specie di Long-Playing casareccio con un paio di pezzi del primo disco, Arbeit Macht Frei, non ancora uscito -14- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM Tra quelli che si scatenavano non tutti capivano di musica. Si faceva casino tanto per farlo. “Riprendiamoci la musica” e “La musica deve essere gratis” erano gli slogan. Dietro c’era anche qualche “geniale” pensatore che dovrebbe fare perlomeno autocritica, ma che non l’ha mai fatta. (Susanna Schimperna, scrittrice e saggista) CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM ufficialmente. Pioveva a dirotto, ci stipammo dentro il locale e Tofani (che è fiorentino) cercava di calmarci perché eravamo incazzati tutti per l’attesa sotto la pioggia... il caos era crescente, non si capiva un cazzo... ogni tanto sfumacchiava e sfrigolava qualche amplificatore... c’era un’elettricità pazzesca... Demetrio Stratos, che nessuno di noi sapeva chi cazzo fosse, ebbe la formidabile idea di intrattenerci con un giochino basato sull’energia statica che collegata a cavi e a un paio di sintetizzatori si trasformava in strani suoni... lui teneva in una mano i cavi e con l’altra prese la mano di uno del pubblico, incitandolo a prendere a sua volta la mano del vicino... più le mani aumentavano più i sintetizzatori articolavano suoni sempre più complicati e distorti... poi Stratos collegò al tutto anche la sua voce con un microfono che si era appiccicato alla bocca con lo scotch... per un po’ il giochino fu magico e sentimmo dei suoni bellissimi e modulati ma dopo un po’ cominciammo a sentire delle schicchere pazzesche, sempre più forti... delle scariche di volts in tutto il corpo, ci lasciammo le mani urlando, un casino pazzesco... vidi che Demetrio dalla schicchera in bocca era finito col culo per terra travolgendo la gran cassa della batteria. Tornai a casa in autostop, come quasi sempre, bagnato come un topo bagnato tenendo in mano ’sto pezzo di cartone (bagnato fradicio) con dentro un improbabile LP... Quando però la mattina dopo, tornato da scuola, lo misi sul piatto e partirono le prime note di Luglio Agosto Settembre Nero! decisi all’istante che quella ERA LA MUSICA. Non mi è mai fregato nulla delle contestazioni ai concerti, le ho sempre trovate fuori luogo a dir pochissimo. Erano strumentalizzazioni di pochissimi, mi davano un fastidio profondo, anche perché essendo addentro alla situazione del movimento politico studentesco conoscevo benissimo quelli che cominciarono con le violenze e gli sfondamenti... spesso erano quelli con più soldi in famiglia, quelli che qualche anno prima invidiavo perché potevano permettersi di comprare dischi, moto... io da squattrinato vero, volevo la musica. E volevo pagare quel prezzo giusto, perché all’epoca era davvero giusto il prezzo per due-tre a volte quattro! ore di musica meravigliosa. Con il tempo poi diventai anche amico di parecchi musicisti, che seguivo spesso nei loro giri per localacci e sgangherati palasport... un lavoro bellissimo ma durissimo, i gruppi all’epoca si dovevano arrangiare, caricavano la strumentazione, l’amplificazione, guidavano i furgoni traballanti, allestivano i palchi, sistemavano le luci, si occupavano del mixer... poi facevano le prove e degli pseudo sound-check pochi minuti prima dell’inizio del concerto... tutto questo per sentirsi insultare e aggredire da quattro fighetti incazzati -15- _____ «Ho cominciato bene, il primo concerto a cui sono stato è stato quello dei Beatles all’Adriano a Roma, nel 1965, avevo 14 anni, e poi (ma non erano considerati concerti, anche se in realtà lo erano) nell’autunno di quell’anno i Giganti e i Camaleonti al Piper: erano tutti e due belli tosti e suonavano cose molto tirate, con bella padronanza del palco. Poi mi ricordo al mare in Toscana, una sera ascoltai fuori dal cancello del dancing i Ribelli, era il 1967. Ma non andavo mai fuori Roma, primo perché non mi era permesso e poi perché non avevo i soldi per farlo. Quando si sono scatenate le prime contestazioni ai prezzi dei biglietti provavo una sensazione di fastidio, soprattutto perché pensavo a quelli (e c’ero anch’io tra di loro) che si erano fatti il mazzo per comprarsi il biglietto e che vedevano saltare tutto il programma. In parte erano giustificate, ma non giustificavo né la musica gratis a ogni costo né le violenze contro le forze dell’ordine che erano lì per tutelare la sicurezza di quelli che al concerto volevano andarci. Il concerto più bello è quello che non sono riuscito a vedere... Dopo i Beatles potevo mancare i Rolling Stones a Roma? No, naturalmente. E così racimolai un po’ di soldi per il mio compleanno e comprai il biglietto per gli Stones al Palasport. Ma una settimana prima mi venne il morbillo, a sedici anni! Quando si dice la sfortuna... Riuscii a piazzare il biglietto e a non perdere i soldi, ma la rabbia fu tale che non mi ricordo a chi lo diedi e, col fatto che dovetti tornare a scuola parecchio tempo dopo, non chiesi neanche mai nulla del concerto alla persona a cui avevo ceduto il biglietto. Molto bello il -16- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM perché avevano dovuto pagare 1000 o 2000 lire... e magari all’ingresso ne avevano sborsati più del doppio per le dosi di droghe varie, perché c’è anche da ricordare che la maggioranza erano fatti e strafatti cronici. Magari anche all’epoca c’era già qualche squalo in nuce tra i vari organizzatori di concerti e manager musicali, ma la stragrande maggioranza era gente che lo faceva quasi esclusivamente per passione e gli eventuali incassi servivano per organizzare subito un altro evento o prolungare la tournée in corso. I profittatori e gli squaloni veri cominciarono a entrare in scena due o tre lustri dopo... era dopo la metà degli anni Ottanta e guarda caso nessuno più contestò un cazzo. (Riccardo Mannelli, artista, uno dei più grandi illustratori italiani) CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM secondo Festival Pop di Caracalla, quello del 1971, i due Festival di Villa Pamphili, quello del 1972 e quello del 1974, Joe Cocker, Emerson, Lake & Palmer, gli Who nel 1972, i Genesis nel 1973, Mia Martini nel 1973, in un piccolo club a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, Terry Riley a Contemporanea nel 1974, nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese, Fabrizio De André nel 1975 a Piazza Navona, i concerti di Leonard Cohen nel maggio 1993, prima a Roma poi a Milano, De Gregori al Folkstudio nel 1973 che canta le canzoni della Pecora in anteprima, Dalla e De Gregori allo Stadio Flaminio di Roma nel 1978, un anno prima di Banana Republic, Lèo Ferré al Teatro Olimpico negli anni Ottanta, Donovan in un minuscolo giardino dell’Eur per pochi intimi, in una sera d’estate di inizio Novanta, voce e chitarra acustica... (Luciano Ceri, storico della musica) _____ Nel corso del 1971, quasi tutti i concerti organizzati in Italia subirono le contestazioni per il prezzo dei biglietti e conseguenti scontri più o meno violenti con le forze dell’ordine. La stampa quotidiana enfatizzava le cronache degli eventi e la grande maggioranza degli studenti e del potenziale pubblico dei concerti iniziò a percepire una sensazione di pericolo all’idea di recarsi a un concerto. Il 5 luglio, al Velodromo Vigorelli di Milano, l’idiozia e la dabbenaggine degli organizzatori innesca una serie di insidiosi malintesi che provocheranno il più tragico e violento scontro con le forze dell’ordine. L’idea di abbinare un concerto dei Led Zeppelin a una tappa del Cantagiro fu la più grande stronzata della storia dei grandi eventi musicali in Italia. Il libro di Giovanni Rossi, a cui ci è stato concesso il privilegio di introdurre queste nostre note e testimonianze, è una straordinaria ricostruzione storica di quell’evento. Un’approfondita e meritoria ricerca di testimonianze dirette e cronache dei giornali del tempo, un missaggio avvincente e oggettivo di fonti scritte e storia orale, un lavoro appassionato e pionieristico alla ricostruzione della storia della musica italiana. Non cessiamo mai di stupirci che in questo Paese, a livello istituzionale e accademico, si continui indefessamente a ignorare l’importanza dell’indagine storica. Da vent’anni un drappello di studiosi appassionati, indipendenti e avulsi dalle pastoie accademiche, indaga e produce, con risorse proprie, testi fondamentali sulla storia -17- Francesco Coniglio -18- CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM della musica. Giovanni Rossi e Tsunami realizzano un altro tassello fondamentale che si aggiunge ai pochi lavori esistenti sull’argomento di Marco Revelli, di Alessandro Carrera e di pochi altri benemeriti. Dopo gli sconsiderati fatti del Vigorelli, per tutto il 1972 non si verificarono ulteriori contestazioni alla stagione di quei concerti, ma dal 1973 in poi fu l’inferno. E quella sensazione di pericolo per la propria incolumità fisica divenne il deterrente numero uno che impedì a decine di migliaia di ragazzi di prendere in considerazione l’idea di andare a un concerto live per tutti gli anni a seguire. E per tantissimi della nostra generazione resta il rimpianto di non aver potuto godere appieno di un momento storico della musica irripetibile. Vi prego, accendiamo altre luci, approfondiamo le ricerche, intervistiamo le persone prima che sia troppo tardi, realizziamo altri libri come questo! CAMPIONE CAMPIONEGRATUITO GRATUITO- -©©TSUNAMI TSUNAMIEDIZIONI EDIZIONI- -WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM Introduzione IN VIAGGIO PER IL VIGORELLI “Andatevene, qui stanno massacrando tutti!” Q uando arrivano dalle parti del Vigorelli, Giovanni Melis e i suoi due amici si trovano di fronte ad un uomo che fugge spaventato. Il velodromo non è ancora in vista, ma la strada è piena di persone che scappano. E provengono da lì, senza ombra di dubbio. La direzione è quella. Giovanni e i suoi amici si guardano smarriti, incerti sul da fare. Classe 1953, Melis e i suoi compagni non hanno ancora compiuto diciott’anni. Giovanni è nato a Usellus, in provincia di Oristano, ma all’età di cinque anni arriva a Fidenza, una cittadina collocata sulla via Emilia a metà strada tra Parma e Piacenza, anticamente chiamata Borgo San Donnino in onore del soldato romano martirizzato per la sua conversione al cristianesimo. A Fidenza frequenta prima il seminario vescovile, poi il Liceo Classico. E in questi anni turbolenti conosce la musica rock, l’incontro che cambia la vita a lui ed ai suoi amici. “Andatevene!”, gli urla ancora l’uomo in camicia e pantaloni eleganti prima di scomparire dietro l’angolo di una piccola traversa. Ma non è che i tre studenti abbiano una gran voglia di girare i tacchi e tornarsene a casa, soprattutto dopo un viaggio come quello. Un viaggio iniziato di primo pomeriggio ad un centinaio di chilometri di distanza, quando decidono di partire per Milano dirigendosi a piedi all’ingresso del casello autostradale di Fidenza. Tutto pur di vedere i Led Zeppelin. La cittadina emiliana non è vicinissima al capoluogo lombardo, un centinaio di chilometri abbondanti, e per questo è prudente partire presto, soprattutto quando non si dispone di un mezzo proprio e ci si deve affidare all’autostop. Un primo automobilista li raccoglie dando -21- -22- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM loro un passaggio fino a poco dopo Piacenza. Un viaggio piacevole che trascorre parlando di musica, della grande passione che in questo periodo è in grado di fare da collante universale per un’intera generazione ed allo stesso tempo di disgregare irrimediabilmente chi non condivide gli stessi gusti. O gli stessi ideali politici. Ma il tema della giornata, di quella particolare giornata, sono i Led Zeppelin, ed allora tutto scorre a meraviglia. Il cortese automobilista accosta e fa scendere i tre, il suo viaggio finisce lì e non può accompagnarli oltre. Ma di questi tempi viaggiare in autostop non è un problema, e gli amici fidentini ne hanno la riprova immediata: non sono passati neppure dieci minuti, quando in risposta al loro pollice teso si fermano alcuni motociclisti. Cosa desiderare di più? Il secondo tratto di strada viene così percorso nel migliore dei modi, a cavallo di tre motociclette di un gruppetto di ragazzi milanesi. “Eravamo freschi della visione di ‘Easy Rider’ ed entrare a Milano in quel modo ci era sembrata una cosa fantastica”, ricorda Melis. Le motociclette si fermano alle porte di Milano, a San Donato, non esattamente a due passi dal Vigorelli, ma il viaggio è stato perfetto e c’è tutto il tempo per una scarpinata. Dieci chilometri abbondanti non sono un problema per tre adolescenti, specialmente se il premio del pellegrinaggio è la possibilità di vedere dal vivo il gruppo rock del momento, quello per cui i giornali già sprecano aggettivi, iperboli e perifrasi, tra le quali la più abusata e ripetuta è “i successori dei Beatles”. Lasciata la via Emilia, la stessa che attraversa Fidenza, il gruppetto passa per via Rogoredo, corso di Porta Romana, piazza Missori, corso Magenta. Milano è un brulicare di auto, bici, motociclette, un negozio dietro l’altro. Melis pensa alla sua Fidenza, sembra di vedere Via Cavour e Via Berenini ripetersi all’infinito, un rosario interminabile di colori, vetrine, gente indaffarata. È lunedì, Milano sta correndo come solo una città delle sue dimensioni è in grado di fare. Le fabbriche e gli uffici stanno chiudendo, è già ora di cena, eppure le vie brulicano di CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM gente che si muove velocemente, indaffarata, noncurante della calura estiva che ancora arroventa il cemento. Sull’imbrunire, le vie del centro sono ancora più luminose ed affascinanti, la maggior parte dei negozi ancora aperti, molte le famiglie con bambini ancora in giro per le strade alla ricerca di un ristorante in cui passare una serata estiva diversa dal solito, per allungare la festa della domenica appena conclusa e già dimenticata in una nuova settimana di lavoro. La città che rappresenta insieme a Torino e Genova la rinascita industriale italiana degli anni Sessanta sembra vivere al doppio della velocità, se paragonata alla placida provincia raccontata dalla penna di Giovannino Guareschi; un mondo in cui semplicità e ripetitività sono due costanti di vita, come lo scrittore narra molto abilmente nel suo ‘Don Camillo’: “Nelle grandi città la gente si preoccupa soprattutto di vivere in modo originale e così saltano poi fuori cose sul genere dell’esistenzialismo, che non significano un accidente, ma danno l’illusione di vivere in modo diverso dai vecchi sistemi. Invece nei paesi della Bassa si nasce, si vive, si ama, si odia e si muore secondo i soliti schemi convenzionali. E la gente se ne infischia se si trova immischiata in una vicenda che è una scopiazzatura del ‘Sangue Romagnolo’ o di Giulietta e Romeo o dei Promessi Sposi o della Cavalleria Rusticana e altre balle di letteratura. Quindi è un eterno ripetersi di vicende banali, vecchie come il cucco, ma alla fine, tirate le somme, quelli della Bassa finiscono sottoterra preciso come i letterati”. Ma adesso, per i tre ragazzi immersi nel brusio di Milano, la placida pianura padana che si adagia tra le rive dello Stirone e quelle più misteriose del Po è un lontanissimo ricordo. Non si sentono né il familiare rumore dei Landini due tempi a testa calda, e neppure il vociare dei ragazzini che schiamazzano correndo lungo i fossi a ridosso della primissima periferia, dove la campagna non è ancora stata rosicchiata dall’avanzare della città ed i poderi conservano intatto il loro antico fascino. Giunti dalle parti di via Vincenzo Monti, le prime avvisaglie di qualcosa che non va. C’è fumo, molto fumo. Segnale insolito. Un odore acre, nauseabondo, penetrante, diffuso ovunque. E poi c’è gente che corre. Molta. “C’era questa nuvola di lacrimogeni”, ricorda Melis, “con gente che scappava dappertutto, una cosa a cui all’epoca non eravamo nemmeno abituati”. I tre capiscono subito che sta succedendo qualcosa, non ci vuole un’esperienza di vita mondana di chissà quale tipo per fiutare -23- -24- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM l’inconfondibile odore dei guai. E gli amici di Fidenza sono molto svegli, si rendono conto che la serata non sta girando per il verso giusto. La città avvolta dall’imbrunire vibra e si dimena. Via Arona non è dietro l’angolo, eppure la sensazione immediata è che la causa di tutto quel movimento sia esattamente lì. Possibile? Cosa sta succedendo? La sensazione fulminea che attraversa il gruppetto è la stessa: ci devono essere dei problemi al Vigorelli. Lo pensano quasi in contemporanea, non c’è neppure bisogno che lo dicano, basta scambiarsi una rapida occhiata. Purtroppo il binomio musica-disordini è di grande attualità ultimamente, lo sanno benissimo anche i ragazzi che vivono in provincia. Ma nessuno di loro propone di abbandonare la posizione. I Led Zeppelin sono a portata di mano, non sono mai stati così vicini, chissà quando ricapiterà di nuovo un viaggio del genere, una spedizione così ben riuscita, l’occasione di poter avere nuovamente vicino a casa il gruppo dei sogni. Un bel dilemma. E mentre se ne stanno piantati in mezzo alla strada per decidere il da farsi, viene incontro loro quell’uomo, correndo trafelato, i vestiti inzuppati dal sudore della calura estiva. “Andatevene, qui stanno massacrando tutti!”. Dopo di lui ne arrivano altri. Non lo stanno inseguendo, semplicemente provengono dalla stessa direzione. E scappano. A gambe levate, senza neppure voltarsi. È successo qualcosa di grosso. Senza ombra di dubbio Melis ripercorre quei momenti come in un film:“Quel pomeriggio a Milano fu una cosa impressionante. Vedevamo tutta la gente scappare, ci venivano incontro e semplicemente ci dicevano ‘dovete andarvene, qui stanno massacrando tutti’. Noi non conoscevamo Milano, così abbiamo cercato un riparo e ci siamo allontanati alla chetichella. In quel momento quella situazione ci sembrava decisamente pericolosa”. Dopo un rapidissimo confronto l’ultima decisione che i tre vorrebbero prendere, quella di tornare a casa, sembra la più logica e necessaria. Restare a Milano è troppo pericoloso. I fumogeni, i boati di scoppi sempre più vicini, le urla delle persone in fuga, volti insanguinati e vestiti strappati. CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM Le cronache dei giornali degli ultimi scontri tra polizia e manifestanti non raccontavano nulla di buono. Milano aveva inaugurato la sua scia di morti a partire dal 19 novembre 1969, con l’uccisione dell’agente di pubblica sicurezza Antonio Annarumma, che durante un corteo dell’Unione Comunisti Italiani Marxisti–Leninisti era stato colpito a morte da un tubo d’acciaio scagliato da uno dei manifestanti contro la camionetta della polizia su cui viaggiava. L’eco della morte di Annarumma si era diffuso anche in un piccolo angolo di provincia come quello di Fidenza. Milano aveva reagito in modo composto, ma deciso, con un coro di protesta che andò a formare quella che i quotidiani chiamarono “la maggioranza silenziosa”, con cui la città invocò con insistenza da parte delle forze dell’ordine l’utilizzo del pugno di ferro contro le manifestazioni studentesche, promosse dalle numerose sigle della contestazione giovanile che pianificavano lo scontro politico nella città. E i tre amici sapevano benissimo, per la molta cronaca letta sui giornali e per i racconti dei compagni più grandi, che in occasioni del genere volano sampietrini, molotov, lacrimogeni e, soprattutto, tante manganellate. Decisamente, non la serata migliore per un concerto rock. Melis e i suoi due compagni di sventura decidono così di tornare a Fidenza, ma senza il rimpianto di non essere riusciti a vedere i Led Zeppelin. Quello arriverà solo più tardi. In questo momento l’istinto di conservazione ha la meglio, e consiglia a tutti e tre di tornare il più velocemente possibile a casa, di mettere quanta più strada tra loro e i disordini che stanno devastando le strade di Milano. “Ci sarà un’altra occasione per vedere gli Zeppelin”, si dicono, dando di spalle mentre un automobilista li raccoglie lungo la strada. “Sarà per la prossima volta”. Si fanno forza l’un l’altro mentre la sagoma scura dei palazzi di Milano si allontana all’orizzonte. Non sanno ancora quanto si stiano sbagliando, non possono saperlo. Eppure andrà proprio così, perché il dirigibile non farà mai più rotta per l’Italia. -25- CAMPIONE GRATUITO - © TSUNAMI EDIZIONI - WWW.TSUNAMIEDIZIONI.COM