Oman, sirena d`Oriente

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ItaliaOggi
27
Giovedì 24 Settembre 2015
Il Sultanato chiama gli investitori italiani. L’appeal delle zone franche
LA RICERCA
Fukushima
difende
Redditi individuali esentasse e zero regime Iva il suo cibo
Oman, sirena d’Oriente
I
DI
LUISA CONTRI
l Sultanato dell’Oman
guarda con interesse alle
imprese italiane. Lo ha
testimoniato l’alto livello e
la numerosità e articolazione
della delegazione omanita che
settimana scorsa ha partecipato alla tre giorni d’incontri
con gli imprenditori italiani a
Como, Milano e Monza.
In quest’occasione l’Oman
non ha mancato d’evidenziare
i suoi atout: la posizione geografica strategica e il regime
fiscale e doganale favorevole.
Il sultanato, d’altronde, può
fungere da trampolino verso
Iran e India, mercati da un mld
di consumatori. D’interesse
sono anche il piccolo mercato
interno (3 mln di consumatori),
caratterizzato da un’economia
in crescita del 5% quest’anno,
e i vicini mercati dello Yemen
(28 mln consumatori) della
penisola Arabica e dell’Africa
orientale.
Sul fronte fiscale, i vantaggi
offerti dall’Oman sono molteplici. I redditi individuali non
sono tassati e non esiste re-
gime Iva. Il sultanato ha poi
stipulato accordi per evitare la
doppia tassazione con diversi
paesi, Italia compresa. L’investitore estero può inoltre mantenere il controllo del capitale
(70%). I diritti doganali infine
sono per la quasi totalità del
5%. Per le società è altresì
prevista un’esenzione
dal versamento di
tasse fino a 60
mila euro circa
di fatturato e
un’imposta unica del 12% oltre
questo valore.
Il regime fiscale
omanita risulta
ancor più favorevole
per chi s’insedia nelle numerose zone
franche:
Knowledge oasis Muscat, Al
Mazunah, Salalah, Sohar e
Al Duqm, dove l’esenzione dal
pagamento delle tasse è spesso
trentennale (contro i 5 anni al
di fuori delle zone franche) e il
tasso d’omanizzazione scende
al 10%. La zona franca di Al
Duqm, in particolare,
negli auspici delle
autorità omanite
è destinata a
diventare la
maggiore zona
economica speciale del Medio
O r i e n t e, c o n
un’estensione di
1,777 kmq a metà
strada fra Mascate,
la capitale, e Salalah, vicina al confine
con lo Yemen,
Saleh
Al Shanfari
e una specializzazione nella
produzione industriale nella
logistica e nei servizi medici e
turistici, anche grazie all’esenzione trentennale dal pagamento delle tasse.
Un clima favorevole agli investimenti esteri e italiani nel
sultanato è anche conseguenza
della volontà del governo del
paese di diversificare l’economia, ridimensionando il peso
del settore petrolifero che oggi
contribuisce per l’80% al pil
omanita, circa 64 mld euro,
e favorendo lo sviluppo delle
Pmi. «La posizione strategica del nostro paese e infrastrutture all’avanguardia»,
ha detto Saleh Al Shanfari,
ceo di Oman Food Investment
Holding Company, «ci consentono di facilitare l’accesso alle
imprese in generale e a quelle
dell’alimentare in particolare,
dal pollame ai latticini, dalla
carne rossa all’acquacoltura.
La nostra adesione al Gulf Cooperation Council ci rende
un paese chiave per soddisfare le richieste alimentari della
regione del Medio Oriente e
Nord Africa».
Il presidente del Banco centrale cileno sulla congiuntura del paese a Expo 2015
L’ammortizzatore sociale del Cile
è tutto nella sua crescita economica
DI
MICHELA ACHILLI
L
a crescita dell’economia
(e in Cile negli ultimi
30 anni è stata mediamente del 5,3% l’anno)
è la migliore politica sociale che
un paese possa «attuare». È il
commento con cui Rodrigo
Vergara Montes, presidente
del Banco centrale del Cile,
ha concluso il suo intervento
sulla situazione dell’economia
cilena e sulle sue prospettive
in occasione della sua recente
visita a Expo Milano 2015 e
al padiglione del Cile.
Una crescita ininterrotta destinata a proseguire nei prossimi anni, seppure a un ritmo
ridimensionato (+2-2,5% nel
2015, ma in accelerazione
nei successivi quadrimestri) dopo l’apprezzamento del dollaro e la
caduta dei prezzi delle
materie prime nel 2013,
cui per altro il sistema
delle imprese cilene s’è
già riparametrato, al quale hanno dato un contributo fondamentale le politiche
messe in atto dal governo e
dal Banco centrale del
Cile. «Un elemento chiave per
la crescita
ininterrotta della
A Santiago si punta sul primario sostenibile
Promuovere lo sviluppo di
un’agricoltura sostenibile è
fra le priorità del governo
del Cile. Un impegno sostenuto da ingenti investimenti: oltre 330 mld euro
nel solo 2014, a fronte di un
contributo al Pil di 4,39 mld
euro. ItaliaOggi ne ha parlato con Claudia Carbonell
Picardo, direttore dell’Ufficio studi e politiche agrarie
del ministero dell’Agricoltura. «Le istituzioni
cilene», ha detto Carbonell, «sono impegnate
nello stimolare e sostenere il settore produttivo perché adotti pratiche sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale e
nostra economia», ha
detto Vergara, «è stato
senz’altro il
regime d’inflation targeting, con
l’obbiettivo di
un’inflazione
compreRodrigo
Vergara
Montes
sociale. Tre gl’interventi di
maggior rilievo. L’attuazione
del Sistema d’incentivi per
Claudia
la sostenibilità ambientale
Carbonell
dei suoli agricoli, che mira
Picardo
a recuperare il potenziale
produttivo di terreni coltivabili e pascoli degradati,
che nel 2014 ha potuto contare su stanziamenti per 27
mld euro. Il programma di
sostegno agli investimenti
privati in opere irrigue e di bonifica, che ha
portato lo scorso anno a interventi per 2 mld
euro. E il fondo per la conservazione e gestione
sostenibile delle foreste che, sempre nel 2014,
ha erogato finanziamenti per 614 mln euro».
sa fra il 2 e il 4%, abbinato a un
tasso di cambio flessibile adottato dal Banco centrale. Hanno pesato anche la credibilità
dell’istituzione che presiedo, il
suo impegno nel perseguire e
garantire la stabilità dei prezzi, i conti pubblici a posto, un
sistema finanziario solido e il
fatto che siamo un paese finanziariamente integrato col resto
del mondo, con un forte flusso di capitali esteri».
Vergara ha messo in
risalto i principali passi
avanti compiuti dal Cile.
Fra il 1990 e il 2014 il
pil pro capite è passato da un
ppp di 5.846 dollari a uno di
22.971 dollari, dimezzando la
distanza dagli Stati Uniti (dal
24 al 42% del ppp Usa). Il Cile
ha anche notevolmente ridotto il tasso di povertà passato
dal 38,6% del 1990 al 7,8% nel
2014 e quello di disuguaglianza
(Gini index sceso da 57 punti
nel 1990 a 50 punti nel 2013),
ha riportato sotto controllo
l’inflazione (dal 26% del 1990
all’attuale 4,4%) e ha ridotto
il debito pubblico lordo al 15%
del pil, mentre quello netto è
addirittura negativo.
DI
GABRIELE VENTURA
Fukushima cerca il rilancio nel food a livello internazionale. Passando anche
dal rafforzamento dell’asse
alimentare Giappone-Italia.
Perché tra le conseguenze del
disastro nucleare che ha colpito la prefettura nipponica,
l’11 marzo 2011, c’è proprio
il crollo della domanda e, di
conseguenza, dei prezzi dei
prodotti alimentari, che ha
portato 20 mila agricoltori a
dismettere la propria attività. Questo nonostante esperti dell’università di Tokyo
mostrino che i prodotti di
Fukushima contengano valori riconducibili alla radioattività dieci volte inferiori
a quelli europei. È quanto
emerso al convegno che si è
svolto l’altro ieri a Milano,
presso il consiglio regionale
della Lombardia, dal titolo
«Fukushima - Food safety
conference». Dove è stata
esaminata la percezione
del consumatore in termini di sicurezza alimentare,
come viene condizionata e
quali sono gli strumenti per
cambiarla, nell’ottica di un
rafforzamento della catena
alimentare tra Giappone e
Italia e della tracciabilità
del cibo proveniente dalla zona di Fukushima a
quattro anni dal disastro
ambientale. In particolare,
per quanto riguarda il cibo,
è stata presentata una ricerca di alcuni studenti di un
liceo di Fukushima, dalla
quale emerge come, a oggi,
su un’analisi compiuta su
3.200 mele, meno di 25 abbiano raggiunto valori di radioattività sopra alla soglia.
Mentre, per quanto riguarda
il riso, nel 2014 nessun pacco è risultato oltre al limite,
così come nelle verdure, a
luglio 2015, non sono stati
rilevati componenti chimici
radioattivi quali il cesio 34
e il cesio 37. Stesso discorso
per acqua e pesce. Per cui,
la ricetta che sta seguendo
la prefettura è promuovere
l’acquisto dei propri prodotti, con il governo centrale che
li sta distribuendo in grandi
città come Tokyo, di pubblicizzarli a livello internazionale anche attraverso la
creazione di brand. Mentre
spetta al governo giapponese il compito di migliorare le
tecniche agricole. Nel corso
della conferenza è intervenuto poi Ryugo Hayano,
docente del dipartimento di
fisica dell’ateneo di Tokyo,
che si è occupato fin dall’inizio del «caso Fukushima» e
ha sottolineato come le ultime rilevazioni scientifiche
abbiano mostrato come il
livello di radioattività della zona sia compatibile con
quello delle altre città Ue.
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