SCLEROSI MULTIPLA ANTILINGO 1: EFFICACI SULLA
NEURITE OTTICA, SPERANZA DI PROTEZIONE PRECOCE
DALLA SCLEROSI MULTIPLA
L'anticorpo monoclonale sperimentale BIIB033 – diretto contro LINGO-1, una glicoproteina di
membrana specifica del sistema nervoso centrale con attività di soppressione della
differenziazione degli oligodendrociti e della mielinizzazione - sembra non solo migliorare la
latenza del nervo ottico nell'occhio affetto di pazienti con neurite ottica acuta (AON), spesso una
delle prime manifestazioni della sclerosi multipla (SM), ma anche avere un impatto sull'occhio
non alterato.
15 novembre 2015
L'anticorpo monoclonale sperimentale BIIB033 – diretto contro LINGO-1, una glicoproteina di
membrana specifica del sistema nervoso centrale con attività di soppressione della
differenziazione degli oligodendrociti e della mielinizzazione - sembra non solo migliorare la
latenza del nervo ottico nell'occhio affetto di pazienti con neurite ottica acuta (AON), spesso una
delle prime manifestazioni della sclerosi multipla (SM), ma anche avere un impatto sull’occhio
non alterato.
È quanto suggeriscono due studi paralleli del farmaco sperimentale presentati a Barcellona, in
occasione dell’ultima edizione dell’ECTRIMS.
Questi risultati forniscono informazioni preziose sull'efficacia di questo anticorpo monoclonale in
termini di rimielinizzazione e potrebbero significare che tale agente ha le potenzialità per essere la
prima terapia neuroprotettiva in questa patologia.
I risultati dello studio RENEWS
La latenza del nervo ottico è una misura, in millisecondi (ms), del tempo necessario affinché le
informazioni viaggino dalla retina alla corteccia visiva nel lobo occipitale del cervello.
«Normalmente ci vogliono circa 100 ms alle informazioni per passare tra questi due punti» ha
spiegato Orhan Atkas, dell’Università Heinrich-Heine di Düsseldorf (Germania) «e una latenza
ritardata del potenziale evocato visivo (VEP) è una delle principali conseguenze dell’AON,
mentre un recupero della latenza del VEP è indicativo di rimielinizzazione».
L’AON è una presentazione comune nella SM. La maggior parte dei pazienti affetti da questa
condizione - fino all’80% - finiscono con ricevere la diagnosi di SM. Lo studio RENEWS ha
incluso 82 pazienti in 33 strutture che hanno ricevuto il trattamento con 1 g di metilprednisolone
per un periodo variabile da 3 a 5 giorni, non avevano avuto storia della SM, e stavano
sperimentando un primo episodio unilaterale di AON con insorgenza entro 28 giorni dalla visita
basale.
«Questo significa che il nervo ottico in uno degli occhi era acutamente infiammato con perdita di
mielina e danni ad assoni e neuroni, mentre l'altro occhio era normale» ha illustrato Atkas. I
pazienti sono stati assegnati in modo randomizzato a ricevere per via endovenosa anti-LINGO-1
alla dose di 100 mg/kg o placebo ogni 4 settimane per 24 settimane.
L'endpoint primario era il miglioramento nella latenza della conduzione del nervo ottico mediante
VEP a campo pieno (FF VEP), una tecnica elettrofisiologica abitualmente usata dai neurologi per
misurare la latenza (con l’informazione aggiuntiva della sua forza o ampiezza) allo scopo di
valutare la SM.
«Una delle ragioni per cui abbiamo scelto questo endpoint è stato perché è ben noto che il cervello
umano non è in grado di riparare bene queste lesioni ottiche»» ha detto Atkas. «In media, solo il
20% dei pazienti recupera la propria latenza, quindi quest’ultima è stata un buon target per cercare
un effetto del trattamento».
C’erano 69 pazienti nel protocollo per-protocol (PP): 33 nel gruppo di trattamento e 36 nel gruppo
placebo. In questa popolazione PP, lo studio ha mostrato che, alla settimana 24, la variazione
media aggiustata di FF-VEP era 22,24 ms nel gruppo placebo rispetto a 14,69 nel gruppo di
trattamento, per una differenza media di 7,55 ms (P = 0,05). «Il fatto che si sia osservato il
miglioramento è per noi la prova che questo farmaco è biologicamente attivo negli esseri umani»
ha specificato Atkas. «Questo fatto è qualcosa che non si era mai rilevato prima, avendo avuto
finora solo dati provenienti da modelli animali».
Per la popolazione intention-to-treat di 82 pazienti, i risultati sono stati meno robusti. La
differenza media tra i gruppi si è attestata a -3,48 ms (p = 0,33). Alla settimana 32, nella
popolazione PP la media aggiustata di cambiamento FF-VEP era di 22,35 ms nel gruppo placebo
vs 13,22 ms nel gruppo di trattamento. Qui, la differenza media è stata una riduzione di 9,13 ms (p
= 0,01). Per la popolazione intention-to-treat a 32 settimane, la differenza media tra i due gruppi
era di -6,06 ms (P = 0,07).
Un'ulteriore analisi ha mostrato una maggiore latenza nei pazienti più anziani. «Abbiamo scoperto
che praticamente tutto il beneficio da anti-LINGO è stato osservato nella metà dei pazienti che
erano più anziani, con un’età media di 38 anni, mentre l'altra metà costituita da soggetti più
giovani, con età media di 25 anni, sembrava in grado di recuperare in modo autonomo» ha
commentato Atkas.
I risultati dello studio parallelo
In un lavoro a parte, i ricercatori hanno effettuato un’analisi di un sottostudio parallelo condotto
con VEP multifocale (MF-VEP) sull’occhio non affetto in 39 pazienti dello studio RENEW: 18
nel gruppo placebo e 21 nel gruppo anti-LINGO-1. Il MF-VEP, coprendo una superficie
significativamente maggiore del campo visivo, e producendo così un risultato diverso con ciascun
segmento, è preferibile al FF-VEP per misurare variazioni di ampiezza.
Per questa analisi, i ricercatori hanno seguito il percorso visivo dell’occhio normale per oltre 8
mesi. Il cambiamento di ampiezza MF-VEP alla settimana 32 nel gruppo placebo è risultata di 31,407 vs 1,926 in quelli trattati con anti-LINGO, per una differenza stimata di 33,333 (P =
0,004).
«Abbiamo condotto un'osservazione molto interessante: il gruppo randomizzato a placebo ha
subito una perdita costante e graduale di ampiezza, cioè di potenza del segnale» ha commentato il
primo autore, Diego Cadavid, di Cambridge (Massachusetts, USA). «Nel giro di 8 mesi, questa
popolazione stava già avendo una perdita di ampiezza misurabile». È un fatto importante in
quanto in questa popolazione è decisivo riconoscere il prima possibile i segni della SM per
avviare il trattamento. Altrettanto importante, ha aggiunto, è stata l'osservazione che il gruppo
assegnato in modo casuale ad anti-LINGO non ha sperimentato tale perdita.
La nuova ricerca fornisce due importanti risultati, secondo Cadavid. «In primo luogo, molto presto
nella malattia, anche prima che i pazienti ricevano formalmente una diagnosi di SM, il cervello, e
in particolare il tratto visivo, sta vivendo un danno. In secondo luogo, il gruppo randomizzato ad
anti-LINGO sembra non aver sperimentato il danno, quindi è protetto o comunque rapidamente
riparato».
I ricercatori stanno ora conducendo un altro studio, denominato SYNERGY (per il quale è già
finito l’arrolamento e i cui risultati sono attesi per il prossimo anno) e, che sta testando quattro
dosi dell'agente (3, 10, 30 e 100 mg/kg) e placebo in pazienti che assumono contemporaneamente
un trattamento anti-infiammatorio. «Riteniamo che questo ci darà informazioni importanti per
quanto riguarda il potenziale di anti-LINGO con la speranza che un giorno ciò sia di aiuto ai
pazienti affetti da SM» ha concluso Cadavid.
Aktas O, Vanopdenbosch L, Comi G, et al. Anti-LINGO-1 monoclonal antibody BIIB033
improves optic nerve latency in acute optic neuritis: primary efficacy analysis of the RENEW
STUDY. Congress of the European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis
(ECTRIMS) 2015. Abstracts 165. Presented October 9, 2015.
Cadavid D, Klistorner A, Chai Y, et al. Evidence that the anti-LINGO-1 monoclonal antibody
BIIB033 protects against multifocal visual evoked potentialamplitude loss in the fellow eye of
subjects with unilateral acute optic neuritis. Congress of the European Committee for Treatment
and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS) 2015. Abstracts 231. Presented October 10, 2015.