1918 - supplemento 9-12 (settembre-dicembre

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©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
panile si so no scoperte nuove avarie e nuovi
slegamenti, specialmente nella parte più alta,
che fanno temere seriamente della s ua ~ta bilità.
Si è quindi stabilito di procede re senz'altro
ad una nuova cerchiatura in ferro, la quale
sarà collocata tra l'estradosso delle fi ll estre
superi ori ed il tetto, che è la zona più pericolosa.
La spesa si presume ascendere a L. 2500,
somma che è stata già fornita in anticipazione
alla Sovril~telldenza ai 1110\1l1menti di Rav enna,
che dO\Tà eseguire i lavori .
ROMA. - Museo' Nazionale Romano Tomba romana. - In seguito ad accordi
45sogno, la quale contin ua e co ntinuerà a illuminare in noi stessi 'i discepo li dell'anima sua,
Sicchè, m e ntre c i accingiamo a dire di Lui,
sentiamo il dovere di rendere omaggio prima
alla sua mem ori a d'Uomo, poi a lI a sua memoria di Artista; non solo perch è la mirabile
a rte sua conseg ue direttamente e logicamente,
come un a consacrazione, dal suo ingegno e dal
suo c uore, ma anche perchè, fra tanto basso
inlperversare di odi e di invidie, il poter salutare, sia pure li cagion cii rimpianto, uno
spirito che fu sì grande e si nobile, è cosa che
innalza il va lore clelia vita e rico ncilia con l'umanità.
intervenuti tra -la Sovrintendenza ai Musei e d
agli Scavi deUa provincia di Roma e il Subeconomato dei Benefici Vacanti, si è provve.duto alla rimozione e al trasporto al Museo
Nazionale Romano degl i avanzi epigrafici di
una tomba romana rinvenuta a nni or sono nel
territOlio di Magliano Romano, 1n te rren o di
proprietà clelia Prebenda Parrocchiale cii San
Giovanni cii Magliano.
Gli avà nzi cOllsistono in due stipi ti di pietra
local e, con iscrizione ripetuta eg'ua lmente in
ambedue, (I in un architrave cleli a meclesima
pi etra, con [rontoncino inciso ne l mezzo, e
specchi quaclrang'o lari ai lati: l'a rchitettura manca d e ll a pa rte si ni stra. G li avanzi saranno ricongiunti e ria lzati nel giardino ciel Museo.
ARRIGO BOITO
Pareva ormai a tutti gli italiani che Arrigo
Boito, superata l' infermità angosciosa d e ll'inverno scorso, non dovesse più morire. Il grande amore del quale uoi circonclava mo qu ella
dolce ed austera figura d'uomo e d'artista aveva
decretato al suo vecc hi o cuore il palpito di un a
giovinezza perenne. Egli era e ntrat o nella coscienza nostra come un a indistruttibile esse nza
di Bontà e di Bellezza, voluta da Dio a temperare di sè la parte 111en buona e men bella
che è in tutti g li uomini. E anche oggi, dopo
il brusco risveglio alla realtà dolorosa, non
possiamo, quasi, persuaderci di tanta sciagura; forse perchè lo sentiamo vivere ancora
entro di noi, non solo come artista, ma come
eccitatore di forze 1110rali, come maestro di
virtù immacolata, come guida di purità spirituale.
Q ualcosa, infatti, di più profondo che non
l'opera sua, qualcosa di più alto che non l'altissima espressione della sua poesia e della
sua musica, Egli diffuse e lasciò fluttuare nell'atmosfera che noi respiriamo: la luce del suo
La sua figBra fisica Ci è ancora dinnanzi:
alta, sc hietta, elegante: la beli fronte spaziosa, irradiata da due piccoli vivacissimi occhi grigi che, d'oltre le lenti, sembravano voler
scrutare la sincerità della commozione che ci
teneva, quando avevamo la gioia di ascoltarlo.
Il gesto sobrio e signorile pareva scandesse
sovra U
il ritmo di fiera grazia il fluire clelia
parola precisa, lucida, efficace, il risonare della
voce calda e pastosa_ Tuttavia, a volte, qualche scatto di sdegno, o una risata argentina,
rompeva quell'equilibrio di pacate apparenze;
ma erano i momenti in cui Egli sentiva insorgere in sè il ribell e spirito fustigatore di
ogni ingiustizia, oppure risvegli arsi dalle lontananze della sua infanzia la candida e ingenua fr eschezza del bimbo. Fra la sua figura
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fisica e la s ua figura morale c'era lo stesso
accordo che fra q uest'ultima e la s ua figura
artisti ca. Poeta e musicista ad un tempo, rarissi mo esempio che fa pensare all a geniale
versatilità di certi grandi cinqu ecenti sti, non
limitò alla musica ed alla p oesia il suo amore
e la sua coltura, ma ebbe l'anim a aperta a
tutte le riso na nze della Bellezza: un q uadro,
un a statua, un pala zzo, un monumento, vi risvegliavano in te nse vibrazioni, come un a strofa
od un cantQ~ A ta l naturale ricchezza di sensibilità si aggiungeva il fe rm o e gi usto convinci mento che l'a rti sta debba essere compiuto
nello studi o e nella coltura: magnifico esempio
a · quei musicisti d' ogni tempo che, co nvinti
invece, dell'esclusivismo dell'arte lo ro, non si
c ura rono mai cii spingere lo sguardo fu ori di
sè stessi e perciò non ebbero ved uto quanto
raggiare fosse _negl i orizzo nti lontani.
Ma, in ·pratica, la infinita ricchezza inte ri ore
E gli tradusse nelle due· arti preferite, la Musica e la Poesia: prima separatamente, poi
L1 lle ncl ole nel cOllnubi o immortale del lJllefistofele.
C~ll1e poeta, il Boito si prese ntò a l pub blico
co n fl lib1'0 "dei versi e Re Orso. Sono i ca nti
de' suoi vent'anni, ma che rivelaronò fin dal
loro a pparire un temperamento poetico cii
prim 'ordine. Se, giudi cati oggi, non tutti possono pi ace re all a critica, è indubitato che recano pur tutti quell'impeto lirico che fu proprio
d e lla nat ura boiti ana e ancora spira no un a fresca frngranza eli spontane ità e ci i o ri g·in alità.
Alcuni vog lio no classificare il Boito fra i r.om anti ci, per quella ingeg nosa bizzarria che è
R e 01' SO e che sem bra collegarsi al roma nticismo, inteso nel suo sigliificato d'origine; altri lo classificano fra gli a nti -ro l~1 ant i ci, pe r lo
spirito ca ri caturale che è appunto in Re Orso
e per certe note di crudo verismo che sbucan
fu ori a co ntrasto, qua e là, fra g li .a ltri s uoi
canti. Ma quella del classificare è un a mania
ormai vieta della critica nostra; e il Boito poeta è ..... il Boito; va le a dire che, pur a mm ette nd o oella sua poesia un certo ond eggiare
fra lo scetticismo e la fede, fr a il reale e l'ideale - atteggia me nto psichico com un e agli
spiriti giova nili de l te mpo - Egli è p ur sempre personale, sì nei concetti e sì nelle forme;
anche in q ue1\'indugia rsi ch'Ei fa nell'antites i,
a costo d i parere a rti fi cioso . Ec'. è si ncero.
Il d ub bio e la fede furo no veram ente le forze
co ntrasta nti e tormentose de ll a sua esiste nza
e della sua arte: e forse in tale lotta, di cui
Egli non ebbe mai fatto mostra se non nei
suoi scritti primitivi, è la ragione del suo isolame nto volo ntario degli ul ti mi anni e anche
d el sil e nzio da lui imposto sull'ultima opera
del s uo poderoso ingegno. Il du.bbio e la fede:
46-
questa, come tri buto di adorazione \'erso la d ivinità eterna della «eterna Bellezza» e q uello,
come e ccesso di a utocritica intorno ai mezzi
onde giungere a rapire e a fermare nell'attimo
fuggente un raggio di quella « forma idea I purissima» che fu l'ansia contin ua della sua vita.
Com unqu e, anche nel d ubbio, Poeta: e a nche nella musica, Poeta: come già nell'onda
ritmica de' suoi Canti aveva riflessa la propria
natura musicale, suscitando armonie de liziose.
Anche là d.ove l'amore dei g iuochi di parole
parve degenerare nell 'artificio, Egli obbedì non
già a curi osi ci menti d i acrobatismi tecn ici
ma ad un a legge ac ustica - mi si passi l'espressione - dell'anima sua, ~ un bisogno di
creare della musica intorno a sè, anche con le
parole.
Tanto vero che dal ~a nto stacc.ato passò al
libretto, riuscendo ad impr"imervi un 'orm a no·
bilissima e itIusitata. Passò al li bretto forse
perchè se ntiva le supreme ragioni de ll 'uni o ne
fra la parola e la musica, e la necessità di un a
integrazione musi ca le a quel tanto che la parola non basta a dire, di un'atmosfera più arm oniosa e diffusa entro cui il fantasma poetico
possa piil libera mente spaziare. I suoi li b retti
infatti, te nd ono già a ll a )TIusica, son quas i un a
musi ca di pe r sè stessi: dalle prime cantate
patriottiche agli ultimi s uoi poemi lirici, passa ndo per la serié g loriosa di Amleto, lIfefistofele, La Falce, U?t t?~a11to1tto, la Gioconda,
Ero e Lealld?'o, P ier Ltt.igi Fa1~?/.ese, Otello,
Falstajf, Ne1'(me, I1'a1-1t e Semira; - fantasia,
idillio, d ramma, legge nd a, commed ia, tragedia
- ha nn o tutti lfna nota vaga predo min ante che
supera il bel verso, la bell a immagi ne, la forza
d ell e situazioni drammatiche, la yarietà d egli
argo menti e dei ca ratteri; ed è la 1I0ta di una
poesia superio re che fluttu a in alto com e lIna
in" isi bile e indefinibile 'essenza, che è ormai
musica, ed alla musica anela per raggiung·ere
la compiutezza nell'arte.
Giuseppe Verdi sentì ta le esse nza s uperi ore
d ell a poesia boitia na come suscitatrir.e di gra n- •
di fant asmi, e se ntì la necessità di un a tale
coll aborazio ne per consacrare un connu l~ che
desse frutto di Bellezza. E i prodotti si videro
e si vedra nno a ncora, pe rch è recano il s uggello della immortalità.
Il connubio, poi, più perfetto della poesia
e della musica, il Bòito raggiunse in sè stesso
col Mefisto f ete, l'unica opera sua nota a tutt'oggi, ma tale da bastare alla sua gloria nel
tempo; l'opera delle s ue lotte e del suo amore,
quella che certo più che per un a sfid a ai due
grandi che l'avevano preceduto nella scelta
dell'argomento, Berlioz e Gounod Egli scrisse
per le risonanze idea·li che il poema goetbia no
aveva trovato nel suo temperamento. Ancora
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47 e sempre, il contrasto fra il reale e l'ideale,
fr a "la lu ce e le ten ebr e, fra il Bene ed il Male,
fra il dublJio e la fede, come nel Libro dei
versi: ancora e sempre, irBoito di quei primi
canti pieni di antitesi, il Boito che pènetra,
come niun a ltri mai, nelle intime fonti del
poema, ne coglie con l'anima irreqnieta le visioni più significative e le riporta al bel sole
latino che le fa brillare di nova luce, pur se nza
toglier lo ro il fascino misterioso originale. E
_-l'opera nasce nella poesia, e si ri veste di note,
e affronta il pubblico de ll a Scala e precipita:
fors e per certe sue n ovità non comprese, forse
per certe lungagginiche ingenerano noia, certo
per il malanimo di ~lcuni «ele menti perversi
che non hanno che la smania della dem olizione» come scriveva fieramente Filipp o -Filippi sulla P erseveraltza di qu el tempo (marzo r86 8). Ciò non ostante , iJ Boito si rivelava
a soli venticinque anrli « un gra nde poeta musicista» e sette anni dopo il suo lIfefistofele,
abbreviato di un atto, e opportunamente alleggerito e sfrondato tanto nel testo poetico,
quanto nella parte musical e, vedeva risollevate
trionfalmente le proprie sorti nelle memo rande
rappresentazioni del Comunale di Bologna (ottobre r875).
Ben lun gi dal voler tracciare una critica postuITia del capolavoro I)oitiano, non possiamo
non constatare che a qualche inevitabile manchevolezza d'ordine tec ni cu, in erente all'età
giovanile dell'Autore e anche ai tempi in cui
Egli l'ebbe composto, suppliscono sublimi pregi ideali. Il P?'ologo, la Domenica di Pasqua,
il Sabba ?'omalttico, il Sabba classico sono pagine di una bel lezza indistruttibil e, ove l' atmosfera assume i colori più svariati e l'a mpi ezza
più sconfinata, e ove la dolente umanità di
Margh e rita si leva di tra i fulgori e i terrori
della inquieta visione, con la grazia e la mestizia di una primavera insidi ata e anzi tempo
sfiorita. Ciò che v'ha di g rand e in quest'opera
e farà sì ch'essa resti nella storia dell' arte, è
la potenzialità ideale che tutta la pervade, attinta agli orizzonti del sogno con quella castitàd'anima coò cui il neofita si avvicina ad una
comunione di pura Bellezza. Vedere, vedere al
di rà delle stre-ttoje della tecnica e far propria
la visione e m ettersel a dentro l'anima, si che
anima e visione dive ngano una cosa sola immensa, trascendente i confini dell'umana natura e avvicinantesi a Dio, eCC0 ciò che form a
l'Artista, degno di t al nome; ecco ciò che il
Boito senti. P er questo alito che viene di ben
lungi, dall e sfere imponde rabili ove l'uomo di
pura fede aggiunge il conforto per la piccola
vita te rrestre, per questo soffio che corre tra
terra e cielo, come tlLl vento pregno di pòlline
che fa con mille armo ni e tre molare le ajo le o
fremere le boscaglie, l'o pera di Arrigo Boito
non muore nè potrà morire mai .
Del Ne?'one, poco o nulla si può dire . Esso
fu il mistero della vita del Maestro per quarant'anni. Ognuno sa di quale discI'eto silenzio
fos se circondata quest'opera, "ivendo l'Autore;
oggi, dopo la sua morte, pur conoscenuo che
essa è finita in quattro atti, non sappiamo se
verrà publ.Jlicamente rappresentata oppure se
rim arrà inedita, in omaggio a quel sacro mistero che il Boito aveva imposto sull'opera
Stln. Qnel ch p. si può dire, è che il lilJretto,
pubblicato già parecchi anni o r sono - non
ostante le solite e oziose polemich e le quali
ne seguirono la comparS<I, si impose come
una splendida opera d'arte ; e anche oggi non
si possono legge re senza profo nd a commozione
que lle pag ine soffuse di così ri cco Iirismo e
temprate a tanta efficacia drammatica!
Ma l'attività di Arrigo Boito non si limitò
alla creazione poetico-musicale. Egli e ra veramente l'accordo vivo e vibrante di ogni più
pura energia: in lui , il filantropo integrava l'artista, e il cittadino integrava l'artista e l'uomo.
La sua dirittura rifulse nelle pubbliche cariche,
come la sua bontà profonda scaldò molte anime nella' vita. Egli fu sempre pronto a dare sè
' stesso per ogni causa che interessasse l'arte e
gli artisti, o, comunque, il bene social e. Prese
parte a molti congressi musicali (fra cui Parigi, Milano, Arezzo) e fu delegato govern ativo
col Blaserna al Congresso di Vienna per l'adozione del « corista normale ». Diresse per
un anno il Conservatorio di Parma in sostituzione di Franco Faccio, a cui era legato di
fraterna amicizia: sostituzione che Egli, con
un gesto dì grande bellezza morale, volle spontanea, perchè al Facci?, irrimediabilm ente e
tragicamente infermo, venissero conser vati almeno gli onorari del p_osto.
Giusto ed a ustero, compiè per incarico del
Governo varie ispezioni al Conservatorio di
Napoli; presiedette diverse Commissioni per
la nomina di Direttori di Conservatorio e fu
per lun ghi anni Presidente della Commissione
Permane nte per l'Arte Musicale.
In quest'ultimo coll egio Egli sedette con
scrupolosa coscienza dell'impegno ass unto: la
sua parola ca lda e sua dente avv in ceva e co nvinceva, cosicchè gli ordiname nti degli Istituti
e le discipline musicali portano l'improl1.ta dell'alta e geniale sua collaborazione.
Severo, ma sereno nei giud izi, ammirava i
giovani le cui produzioni non fossero.inquinate
dalle tendenze catastrofiche ultra-m od erne, li
incoraggiava, li proteggeva e con l'ese mpio li
arl1moniva a non patteggiare col volgo . Profondo conoscitore e fervido ammiratore di
Bach, .ebbe pure il cu lto p er la polifonia pa-
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lestriniana e per la musica pura italiana . Amò
aneddoti lo dimostrano. Eccone un o p er tutti.
il Ross ini de l Barbiere di Siviglia e de l Gu·
A un giova ne maestro- che soll ecitava un g iug li elmo Tell: predilesse il Verdi del Rigoletto,
dizio sul valore di una raccolta di ottanta arie
dell a Traviata, dell'Aida, dell'Ote ll o e seglla·
del Cava ll i da lui trascritte, scriveva pre ss'a
tamellte del Fa lstaff. In queste due ultime
poco cosÌ: « ho ri scontrato in essa la fluidità
opere forse Egli sentiva riflessa una parte di
del canto, la purezza dell'armonia, e quella
sè, quella parte che, uscitagli fuor de ll'anima
grazia negli a ndamenti tutta particolare dei
come fiato a tepore di poesia, doveva trarre
Maestri del settecento; ma ahim è! Chi mai
il genio verdiano a fiorire nell 'ultima prima·
ai di nostri si sentirà l'animo di far buon viso
vera immortale.
ad una sÌ co piosa e forzatamente monotona
produzione? Ness un o, o p ochi di certo! l o
Ammirò anche Wagner, non senza mo lte
non posso perciò se no n mandarle i miei mariserve, come appare dalle sue lettere a Calinconici 1'attegTame?tti! »
millo Bell aigue; g li contestò talora la siucerità
Caro e dolce uomo, scomparso pur tr oppo
e paragonò il sistema de l leitmotif a quello
da l l'no ndo senza aver potuto salu tare q uesta
di certi m ercata nti che, pe r aguzzare il desideaurora di vittoria che fiammegg'ia sul cielo!
rio del compratore e ricavarne ll1ag'gior frutto,
Egli che amava ta nto la Patria, sì da aver
esibiscono la lo ro merce a piccol e dos i.
dato ad Essa i primi palpiti d e ll 'arte sua, Egli
Contrariato più da ll o spirito d(ssol v itore delche nel 1866 ebbe indossata la ca micia garile prerogative de ll 'arte italiana, che non dalle
baldin a per la campagna nel T iro lo, o h non
coscienti o incoscienti arditezz e di cui son maaveva certo cessato di palpitare allsiosamente
teriate le modernissim e produ ziç:> ni, dep lorava
con tutti i veri italiani e coi popo li oppress i, in
la tende nza a sopprim ere l'elemento essenqnest'u ltima g uerra di li berazione! La morte
ziale de ll a musica: il sc1ttimento. Non era un
purtroppo lo colse prima a ncòra de ll ::t nostra
form alista, m a le deformazion i e le stravaga nze
lo irritavano. Noi lo ricordiamo quando, co..!!.. riscossa su l Piave ; cosÌ que ll ~ meravig'liosa
::tnima canora chiu se il cicl o de ll e sue meloclie
voce fatta aspra da ll a collera, si scagli ava conentro una p al'e ntesi d'armi, fra la giovinezza
tro i filibustieri dell 'a rte, flage ll a ndoli' a sangue
pugn<lce e la vecc hiezza aspettante . Ma c1'01coll' impeto de ll'offesa coscienza.
tre g li spazi, se è vero che gli spi riti sopravSenza essersi mai dato apertamente alla criviva no e che gli E letti acquistino la conoscenza
tica, senza aver mai dettato alcull t rattato d'edei rivelati misteri, l'anima d i Arrigo Boito esu lstetica, il Boito esercita va ugualmente un a
influenza enorme negli ambie nti musicali. Ba- . terà per !'Italia e 'per l'U manità, p erò che potrà vedere più innanzi di noi, negli immancastava avvicinarlo, o anch e soltanto vederlo,
bil i destini della Giustizia.
per sentire il fascino dell a sua in corru ttibi lità
A ll a memoria de lI 'u omo che amò I 'llomo,
artistica ed uma na, e sentirsi avvolti in un
de l cittadino che amò il suo paese e te nn e
clima di purità e di poesia.
fede ai suoi doveri, dell'artista che d eli ziò il
L'austera devozione all'Arte e il grande r.imondo co' suoi num e ri e co' suoi canti, alla
spetto agli inviolabili diritti di essa, lo indume m oria di Colui che fu n emico di ogni comceva no a non svelare i favori de ll a sua Musa,
piacente condiscendenza, di ogn'i transazione
se non, per vera eccezione, a qualche privilevergognosa, di ogni basso lenocinio d'arte, al
giato, intimo e fidato amico.
Maestro di dignità e di fermezza, al « cuor de i
A tal proposito, chi scrive questi cenni ricuori » che noi piangiamo, pur sentendolo ricorda d i essersi t rov"to un a sera a pranzo da
vivere nella parte meno ind egna di noi meun pubblicista di Napo li, col Boito e col pittore Mancini, nell'occasione di un'ispezione a . desimi, non possiamo rendere che un omaggio :
cercare di plasmare sul suo mod e ll o la nostra
quel Regio Conservatorio. Pregato dall a gracoscie nz a d' uo mini e d'artisti. E sa r à il tributo
ziosissi m a signora che lo ospitava a dare ai
migliore dell a nostra ammirazione ed il n'lagpresenti la gioja di gustare due 1Iote de l Nerone,
gior bene che possiamo atti ngere all a sua ereil Boito, con aria di premurosa condiscendenza
dità.
appressatos i e r imanendo ritto davanti al pianoforte, toccò due tasti esclamando: «ecco
Ottobre 1918.
due note che ci sono sic uramente nel mio
M. ENRICO BossI.
Nerone! »
L 'arguzia gli era fedele compagna: infiniti
Redatlo;'e "espollsabile : L VIGI P ARP AGLIO LO.
Roma , 19 19 -
Tipografia Editrice Ro mana, via della Frez1.a.57-61.
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