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L’IDEALISMO FORMALE DI KANT
Per Kant la conoscenza è l’ordinazione della realtà ed il reale è solo pensabile.
Le leggi della natura sono quindi definite dall’uomo. L’Io Penso è infatti autocoscienza
formale, non ontologica.
Il MOLTEPLICE (cioè il dato sensibile catalogato secondo spazio e tempo) viene
sintetizzato dall’Io Penso. I giudizi riportano tale molteplice all’IO PENSO, e solo allora si
è coscienti di percepire (APPERCEZIONE).
Tutto ciò che fa parte della nostra esperienza, per essere tale, deve NECESSARIAMENTE
sottostare alle leggi dell’IO PENSO.
L’Io Penso rende anche possibile l’oggettività, poiché le categorie –tramite cui esso operastabiliscono leggi UNIVERSALI e NECESSARIE. Altrimenti saremmo sempre nell’ambito
della soggettività e del particolare.
Ma esso non è creatore: si limita solo a mettere in ordine la realtà.
Nell’idealismo le leggi dell’Io Penso hanno a che fare col reale.
Per Kant, invece, esse si riferiscono solo al mondo formale (alla conoscenza). Per questo
Kant non può essere definito un vero idealista.
Famosi idealisti nella storia della metafisica sono stati:
1) PLATONE, con la sua filosofia trascendente. Secondo Platone l’intellegibile crea la
realtà. Un realtà assoluta ed indipendente;
2) CARTESIO, che si pone il problema della conoscenza. Ne conclude che noi siamo una
realtà metafisica (ragione) e che questa è l’unica certezza possibile. Cartesio lascia
però irrisolto il problema sull’oggettività, e deve ricorrere a Dio per spiegare il mondo,
togliendo importanza all’IO PENSO.
3) SPINOZA, secondo cui la natura, intesa come insieme di fenomeni, ha una struttura
razionale. La natura viene spiegata con la natura (IMMANENTISMO), ovvero la natura
è il principio del divenire ed è essa stessa divenuta. Spinoza chiama Dio questa
natura, ma in realtà è più che altro la LEGGE INTELLEGENTE DELLA NATURA. Il
suo può essere definito un IDEALISMO OGGETTIVO, in cui convivono PANTHEISMO
E PANENTHEISMO.
4) BERKELEY, la cui filosofia empirica sfocia poi nell’idealismo. Berkeley, infatti, ritiene
–da empirista- che la conoscenza si basi sull’esperienza e sulle percezioni. Tuttavia
ciò che l’uomo pensa non deve interessare, ma solo il suo percepire, che gli è dato da
Dio.
Per tutte queste ragioni, se mai Kant possa essere definito idealista, è tuttavia un
IDEALISTA FORMALE.
Con l’idealismo vero e proprio si passa infatti dal valore GNOSEOLOGICO dell’Io Penso –
cioè l’io ordinatore- a quello ONTOLOGICO –cioè l’io che crea l’uomo e il mondo.
Kant è comunque da questo punto di vista considerato un Mosè, poiché ha prospettato
che la mente potesse andare oltre il fenomeno e si è chiesto quali fossero le basi della
conoscenza.
L’IDEALISMO
L’idealismo è la METAFISICA DELL’ASSOLUTO.
Già ai tempi di Kant molti dei suoi seguaci non accettavano il suo idealismo
gnoseologico, che prevede un dualismo tra FENOMENO e NOUMENO. E poi, se la cosa in
sé è inconoscibile –come afferma invece Kant- chi mi dice che esiste davvero?
L’idealismo nasce dunque dal desiderio di eliminare il dualismo esistente nella filosofia
kantiana tra la cosa in sé (ovvero ciò che è) e ciò che appare.
Ora, se si ammette che l’io sia il fondamento della sola conoscenza, il noumeno non può
far parte del mondo dell’uomo.
Se si ritiene invece che le cose abbiano le leggi in sé ed il soggetto abbia il solo compito di
doverle interpretare, si torna al REALISMO (concetto IN RE). Un’altra opinione è poi
quella degli INNATISTI, che sostengono che il concetto sia ANTE REM.
L’idealismo vuole perciò liberare la RIVOLUZIONE COPERNICANA attuata da Kant nel
campo della metafisica dai suoi limiti.
Per gli idealisti, dunque, l’io non è un fondamento unicamente gnoseologico, ma anche
ontologico.
La realtà è quindi un PRODOTTO DELLA MENTE, e DIPENDE DA COME UNO LA VIVE.
Il fondamento della realtà è un ente razionale ed il divenire della natura e della storia
sono i metodi con cui essa si manifesta alla ragione. Quindi REALTA’ = SPIRITO.
Non è la mente dell’uomo a creare il mondo, ma è la RAGIONE che attraverso la mente
dell’uomo comprende il mondo. E’ l’IO che crea, divenendo NATURA e STORIA.
L’apice del divenire è l’uomo, manifestazione compiuta della RAZIONALITA’. Il suo fine
sarà la LIBERTA’, la conoscenza di tutto.
L’uomo non è quindi parte della natura: la crea e permette alla ragione di andare oltre.
L’idealismo diventa dunque MONISMO e PANTHEISMO, ed è DIALETTICO.
(QUESTO TESTO E' STATO INVIATO E PUBBLICATO ANCHE NELLA SEZIONE APPUNTI
DEL SITO "SKUOLA.NET").
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