capitolo 1 - principi fisici generali - Arpae Emilia

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA
FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE AMBIENTALI
Esposizione ai campi elettromagnetici:
due casi nel Comune di Piacenza
RELATORE:
prof. Francesco Giusiano
CORRELATORI: dott.ssa Silvia Violanti
dott.ssa Francesca Bozzoni
CANDIDATA:
Paola Rapelli
ANNO ACCADEMICO 2005/2006
In ricordo del nonno Giovanni
1
INDICE
Introduzione
Pag. 2
Obiettivi
Pag. 5
PARTE I: ASPETTI CONOSCITIVI
1. Principi fisici generali
Pag. 8
2. Sorgenti artificiali di campi ad alta frequenza
Pag. 16
3. Effetti sanitari dei campi elettromagnetici
Pag. 30
4. Normativa
Pag. 39
5. Rete di monitoraggio
Pag. 58
6. Metodi di rilevazione dei campi elettromagnetici ad alta frequenza
Pag. 65
7. La percezione del rischio
Pag. 73
PARTE II: CASI DI STUDIO
8. Il contesto dell’indagine: il Comune di Piacenza
Pag. 82
9. Applicazioni specifiche
Pag. 86
10. I caso: Asilo Besurica
Pag. 94
11. II caso: condomini in centro storico
Pag. 107
Conclusioni
Pag. 144
Bibliografia
Pag. 147
ALLEGATI
1. Specifiche tecniche centralina PMM 8057F
Pag. 151
2. Specifiche tecniche centralina PMM 8055S
Pag. 152
3. Tabella campagne di monitoraggio in continuo effettuate da Arpa dal 2001 a
ottobre 2006
Pag. 153
4. Certificato di taratura della centralina PMM 8057F
Pag. 157
INTRODUZIONE
Mai come in questi ultimi anni, a causa del rapido sviluppo tecnologico, sono state così
numerose e varie le sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nell’ambiente.
Radio, televisione, computer, telefoni cellulari, forni a microonde, radar ed apparecchiature
di uso medico, industriale e commerciale facilitano la vita di tutti i giorni, ma hanno anche
fatto insorgere non poche preoccupazioni riguardo ai possibili rischi per la salute associati
ai campi elettromagnetici che essi emettono.
Eppure il fatto che costantemente il nostro corpo si muova all’interno di campi
elettromagnetici e ne sia sottoposto, non costituisce una novità, in quanto sulla Terra è da
sempre esistito un fondo elettromagnetico naturale derivante dalla terra stessa,
dall’atmosfera, dal sole e dallo spazio esterno. Ogni corpo con temperatura diversa dallo
zero assoluto (-273° C), quindi anche il corpo umano e la terra, irradia, infatti, campi
elettromagnetici con frequenze diverse, contribuendo al fondo elettromagnetico naturale,
che esiste quindi anche senza l'intervento dell'uomo e che ha permesso nel corso
dell'evoluzione lo sviluppo degli organismi viventi.
Tuttavia successivamente, come conseguenza del progresso tecnologico, a questo fondo
naturale si sono aggiunti i campi prodotti dalle nuove sorgenti legate all’attività dell’uomo,
che, causando un inquinamento significativo rispetto alle condizioni naturali, ha esercitato
un ruolo decisivo nei confronti dell’ambiente.
Si è constatato che “nella gamma delle frequenze che vanno da 100 kHz a 300 GHz, si
misuravano solo cinquanta anni fa appena 10 pW/cm2; oggi, a seconda dei luoghi, si
registrano valori da un milione ad un miliardo di volte più elevati, a causa dell’applicazione
di sorgenti a radiofrequenze e microonde in ambito industriale, terapeutico e soprattutto
nel settore delle telecomunicazioni” (Ravaioli, “Inquinamento elettromagnetico ad alta
frequenza”, a cura di Paolo Bevitori, 2000).
Il moltiplicarsi di tutte queste fonti ha portato all’introduzione, nel gergo comune, del
termine “inquinamento elettromagnetico”, che indica appunto l’innalzamento del fondo
elettromagnetico naturale causato dalla grande diffusione di sorgenti di emissione di
origine antropica. Negli ultimi decenni, infatti, si è assistito ad un interesse crescente
dell’opinione pubblica verso le problematiche legate ai campi elettromagnetici, interesse
che molto spesso è alimentato da una notevole preoccupazione sugli effetti per la salute.
Ciò nonostante non sempre questi timori nella popolazione sono giustificati, ma piuttosto
vengono aumentati a causa della carenza di una adeguata informazione, spesso mal
riportata dagli organismi di telecomunicazione, in materia di campi elettromagnetici sia
2
riguardo alla loro natura sia riguardo ai possibili effetti sulla salute. Il comune cittadino
quindi, non riuscendo a reperire dai media indicazioni sulle reali conseguenze
dell’esposizione alle varie sorgenti, tende a percepire il rischio in maniera del tutto
soggettiva. A questo si aggiunge il fatto che gli studi scientifici, fino ad ora effettuati, non
sono ancora riusciti ad arrivare ad una conclusione condivisa riguardo agli effetti
dell’esposizione a bassi livelli a lungo termine. L’attenzione a volte è concentrata su
sorgenti con emissioni elettromagnetiche relativamente limitate, ma dal forte impatto
visivo, come le stazioni radio base per la telefonia cellulare, mentre vengono trascurate
altre sorgenti che localmente possono risultare di gran lunga più significative (es. gli stessi
telefoni cellulari a contatto con il corpo umano). Al contrario di quanto si è portati a
pensare, infatti, non vi è proporzionalità tra le dimensioni degli elementi radianti e la
potenza irradiata.
In particolare le radiazioni elettromagnetiche associate al fenomeno dell’“inquinamento
elettromagnetico” fanno riferimento a quella porzione di spettro elettromagnetico incluso
nell’intervallo di frequenza tra 0-300 GHz che comprende le radiazioni non ionizzanti
(NIR), i cui effetti dell’esposizione a bassi livelli sono i meno conosciuti e per questo i più
dibattuti.
Nella problematica ambientale associata alle radiazioni non ionizzanti è di fondamentale
importanza un’analisi separata delle sorgenti, in quanto i campi elettromagnetici
interagiscono con la materia vivente in modo completamente diverso a seconda della loro
frequenza di oscillazione e della loro intensità. Esse vengono distinte in due categorie:
-
sorgenti di campi a frequenza estremamente bassa (sorgenti ELF);
-
sorgenti di campi ad alta frequenza, comprendenti le radiofrequenze (sorgenti RF) e
le microonde (MO).
Le prime, in ambiente esterno, sono costituite dalle linee elettriche e gli impianti elettrici,
ad altissima-alta-media tensione, che generano campi elettrici e magnetici come
sottoprodotti della trasmissione, trasformazione e dell’utilizzo dell’energia elettrica di rete.
La frequenza di funzionamento corrisponde a 50 Hz in Europa ed a 60 Hz nel Nord
America.
Le seconde sono sorgenti esterne che emettono intenzionalmente onde elettromagnetiche
nello spazio per finalità di diffusione radiotelevisiva o di telecomunicazioni.
Nel presente lavoro di tesi si farà riferimento a sorgenti di campi ad alta frequenza ed in
particolare agli impianti per le radiotelecomunicazioni e per la telefonia cellulare che
emettono con una frequenza compresa tra i 100 kHz e i 300 GHz.
3
Questa condizione di continua diffusione di sorgenti nel territorio ha dato un notevole
impulso alla ricerca scientifica ed alla normativa di settore che, almeno in Italia, fino a
pochi anni fa era quasi del tutto assente.
Attualmente l’organizzazione internazionale che costituisce il principale riferimento grazie
all’emanazione di linee guida, è l’ICNIRP (International Commission on Non Ionizing
Radiation
Protection),
in
considerazione
del
riconoscimento
ufficiale
dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) e della IARC (Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro).
A livello legislativo l’Italia rappresenta un caso isolato, dal momento che, attraverso la
legge quadro 36/2001 e i relativi decreti attuativi dell’8 luglio 2003, ha fissato limiti di
esposizione per la popolazione particolarmente restrittivi, in applicazione del principio di
precauzione.
4
OBIETTIVI
La finalità principale del presente lavoro di tesi è quella di realizzare un’indagine
sull’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici ad alta frequenza, generati da
impianti per radiotelecomunicazione, rappresentati da impianti radiotelevisivi (RTV) e da
impianti per la telefonia mobile o stazioni radio base (SRB).
A tale scopo, a titolo rappresentativo, sono stati considerati due casi nel Comune di
Piacenza, in cui sono state effettuate delle campagne di monitoraggio in continuo, con
l’utilizzo di centraline di misura, gestite da Arpa, Sezione di Piacenza.
I due casi considerati sono rappresentativi di due diverse situazioni: il primo caso riguarda
un quartiere residenziale situato nella periferia della città, nel quale per l’indagine sui livelli
di esposizione, sono stati presi in considerazione l’Asilo Nido e la Scuola Materna, in
quanto siti sensibili. L’altro caso riguarda invece un condominio situato nel centro storico
della città ed è caratterizzato dalla diversa tipologia degli impianti presenti nell’area e dalla
particolare attenzione dimostrata dai cittadini residenti rispetto alla problematica
dell’inquinamento elettromagnetico, soprattutto in riferimento al loro stato di salute.
Nell’analisi dei risultati, l’obiettivo principale è quello di verificare che nelle aree
considerate il livello di campo elettromagnetico non superi i limiti di riferimento normativo,
indicati dal D.P.C.M. 8 luglio 2003.
Attraverso l’elaborazione dei dati rilevati durante le campagne di monitoraggio, in un caso
si cercherà inoltre di identificare le fonti che contribuiscono in diversa misura al livello di
campo elettrico presente nei punti considerati, esaminando le frequenze in gioco e le
posizioni delle centraline rispetto agli impianti, al fine di avere una prima indicazione nella
caratterizzazione della situazione nell’eventualità di un intervento di risanamento.
Oltre ai risultati delle campagne di monitoraggio, è interessante conoscere i vari passaggi,
metodologici ed operativi, che portano all’effettuazione di una campagna e come queste
campagne vengono realizzate e gestite, fino alla comunicazione dei risultati. A tale fine
sono stati dedicati alcuni capitoli del lavoro di tesi con approfondimenti sul monitoraggio in
continuo, descrivendo i suoi obiettivi, come è realizzata la rete di monitoraggio e le
modalità dell’individuazione di un sito di misura, entrando nel dettaglio nei capitoli dedicati
ai casi specifici considerati.
Si è ritenuto opportuno prestare attenzione anche alla percezione del rischio da parte della
popolazione, divenuta più attenta ai propri diritti ed alla propria salute, riportando da un
lato
l’evidenza
scientifica
sugli
effetti
sanitari
dovuti
all’esposizione
ai
campi
5
elettromagnetici sia a breve termine che eventuali effetti a lungo termine che possono
provocare; dall’altro lato il comportamento degli organi di informazione e delle Istituzioni
nella comunicazione del rischio e la risposta della normativa internazionale, europea e
nazionale, tenendo presente che quest’ultima ha adottato il “principio di precauzione”,
tramite la specificazione dei limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di
qualità, particolarmente cautelativi.
6
PARTE I:
ASPETTI CONOSCITIVI
7
CAPITOLO 1 - PRINCIPI FISICI GENERALI
Un campo elettrico variabile nel tempo genera, in direzione perpendicolare a se stesso, un
campo magnetico pure variabile che, a sua volta, influisce sul campo elettrico stesso.
Questi campi concatenati determinano nello spazio la propagazione di un campo
elettromagnetico.
In condizioni non variabili invece si parla di campo elettrico statico e campo magnetico
statico in modo distinto; il primo è conservativo e viene generato da cariche elettriche
fisse, esso è presente anche quando un apparecchio elettrico è spento, ma collegato alla
rete elettrica e inoltre maggiore è la tensione, più alto è il campo elettrico ad una
determinata distanza dal conduttore; la grandezza fisica di riferimento è il vettore intensità
di campo elettrico E (misurato in Volt/metro). Il campo magnetico invece non è
conservativo ed è generato dalla presenza di poli magnetici a da cariche elettriche in moto
stazionario, inoltre il campo magnetico è tanto più intenso quanto maggiore è la corrente;
la grandezza fisica di riferimento è il vettore intensità di campo magnetico H (misurato in
Ampère/metro) o il vettore induzione magnetica B (misurato in Tesla), che sono tra loro
proporzionali tramite la costante di proporzionalità, nota come permeabilità magnetica, che
dipende dalle proprietà del mezzo, secondo l’equazione B = µH.
Sia i campi elettrici che i campi magnetici sono massimi vicino alla loro sorgente e
diminuiscono rapidamente a distanze maggiori. I campi magnetici però, a differenza di
quelli elettrici, non vengono bloccati dai materiali comuni, come le pareti degli edifici.
Un campo elettrostatico si dice conservativo, in quanto la forza elettromotrice è sempre
uguale a zero, quindi è nullo il lavoro compiuto dalla forza elettrica per ogni spostamento
che riporti la carica nella posizione iniziale:
ξ=
∫
E · ds = 0
Faraday dimostrò che campi magnetici variabili nel tempo producono campi elettrici non
conservativi. Egli affermò che, ogni qual volta che il flusso del campo magnetico Φ (B)
concatenato con un circuito varia nel tempo, si ha nel circuito una forza elettromotrice
indotta data dall’opposto della derivata del flusso rispetto al tempo (legge di Faraday):
ξi = -
dΦ ( B )
dt
La f.e.m. indotta si comporta come la f.e.m. di un generatore, per cui la variazione del
flusso magnetico concatenato con una linea chiusa dà origine a un campo elettrico indotto
Ei non conservativo.
8
In seguito Maxwell, cui è dovuta la sistemazione formale dell’elettromagnetismo classico,
dimostrò l’effetto opposto, cioè che campi elettrici variabili nel tempo danno origine a
campi magnetici. Egli pertanto dedusse che un campo elettrico e un campo magnetico
variabili non possono esistere separatamente e vanno unificati nell’unico concetto di
campo elettromagnetico.
La quarta equazione di Maxwell esprime infatti la relazione locale tra la variazione nel
tempo del campo magnetico ed il campo elettrico indotto:
∇×E = -
∂B
∂t
La struttura della relazione è tale che se le linee di B sono in una certa direzione, le linee
di E stanno in un piano ortogonale a tale direzione e concatenano quelle di B.
A distanze elevate dalla sorgente, le oscillazioni dei due campi sono sinusoidali, in fase tra
loro e si propagano come un’onda (onda elettromagnetica piana) lungo una direzione
perpendicolare al piano (“fronte d’onda”) su cui giacciono i vettori E ed H.
Le onde elettromagnetiche possono anche essere polarizzate, per esempio un’onda è
polarizzata linearmente se il piano in cui oscilla E si mantiene costante nel tempo. In figura
1 viene presentata appunto un’onda polarizzata linearmente.
Figura 1 - Propagazione di un’onda elettromagnetica
La componente elettrica e quella magnetica del campo sono strettamente legate dalla
seguente relazione:
E
=η
H
dove η è l’impedenza d’onda che dipende dal mezzo considerato (nel vuoto vale 377 ohm
nel Sistema Internazionale).
9
In generale si definisce come onda una qualsiasi perturbazione, impulsiva o periodica, che
si propaga con una velocità ben definita.
Formalmente un’onda si riconduce alla perturbazione delle condizioni di equilibrio di un
campo che descrive una proprietà di un sistema fisico. Si ricorda che un campo è una
grandezza fisica che può essere definita in ogni istante in ciascun punto dello spazio.
Quindi si definisce un’onda elettromagnetica come una perturbazione del campo elettrico
e del campo magnetico, prodotta da cariche in moto, che si propaga nello spazio
circostante.
La velocità di propagazione dell’onda elettromagnetica nello spazio vuoto avviene alla
velocità della luce:
c=
1
≅ 3·108 m/s
ε 0 ⋅ μ0
dove ε 0 è la costante dielettrica nel vuoto e μ 0 è la permeabilità magnetica nel vuoto.
Mentre in altri mezzi tale propagazione è caratterizzata da velocità alquanto inferiori,
dipendenti dalle proprietà elettriche e magnetiche del mezzo stesso con costante
dielettrica ε = ε r ε 0 e permeabilità magnetica μ = μ r μ 0 , dove ε r e μ r sono relative al
mezzo in esame, secondo la relazione:
ν=
c
ε r ⋅ μr
Un’onda elettromagnetica trasporta energia e la densità di potenza (energia trasportata
per unità di tempo e di superficie) risulta uguale al prodotto delle intensità del campo
elettrico e del campo magnetico e costituisce un’altra grandezza attraverso la quale
caratterizzare l’intensità della radiazione. In formule, la densità di potenza (S) è definita dal
teorema di Poynting:
S=
1
μ
(E × B) W/m2
Poiché in un’onda elettromagnetica i vettori E e B sono mutuamente perpendicolari, il
modulo di S è l’intensità istantanea dell’onda e la direzione orientata di S è la direzione
orientata di propagazione dell’onda.
L’aspetto ondulatorio della radiazione elettromagnetica è quello che storicamente si è
affermato per primo con una solida base sperimentale e con la formulazione teorica che
discende dalle equazioni di Maxwell. Successivamente, quando è diventato possibile
investigare l’interazione tra radiazione e materia, si è manifestato anche l’aspetto
corpuscolare, che viene spiegato con la meccanica quantistica, secondo la quale l’energia
10
elettromagnetica ha una struttura discreta come la materia e non continua. Essa è
costituita da quanti di energia detti fotoni, ognuno dei quali ha l’energia:
U = hν
dove h = 6.626·10-34 Js è la costante di Plank e ν è la frequenza dell’onda.
I fotoni si muovono in qualsiasi sistema di riferimento con velocità c = 3·108 m/s e hanno
massa a riposo nulla. La loro quantità di moto (1) è
p=
U
hν
h
=
=
c
c
λ
Un’onda elettromagnetica piana monocromatica d’intensità I è composta da un flusso di
N fotoni, secondo la relazione:
N=
I
hν
L’aspetto corpuscolare delle onde elettromagnetiche è più evidente se l’energia dei singoli
fotoni è elevata e si rileva già nelle microonde, nell’infrarosso e nel visibile (vedi Tabella 1);
nelle onde hertziane invece l’energia dei quanti è così piccola ed il numero così grande
che non è possibile rivelare sperimentalmente il singolo quanto.
La caratteristica fondamentale che distingue i vari campi elettromagnetici e ne determina
le proprietà è la frequenza, che rappresenta il numero di oscillazioni effettuate dall’onda in
un secondo (unità di tempo) e si misura in Hertz (Hz) ed è strettamente connessa con la
lunghezza d’onda ( λ ), che è la distanza percorsa dall’onda durante un periodo e
corrisponde alla distanza tra due massimi o due minimi dell’onda, tramite la relazione:
ν=
c
λ
Come varia il campo attorno ad una sorgente
La distribuzione del campo elettromagnetico irradiato da una qualsiasi sorgente dipende
dalle caratteristiche radioelettriche della sorgente stessa e dalla disposizione dei suoi
componenti rispetto ai punti di misura individuati.
In generale per stabilire ai fini protezionistici i campi generati da una qualunque sorgente
sarebbe necessario risolvere le equazioni di Maxwell; in realtà, per semplificare l’aspetto
matematico si distinguono due diverse zone dello spazio intorno alla sorgente: la zona di
campo vicino e la zona di campo lontano.(Istituto di Ricerca sulle Onde elettromagnetiche
(1)
quantità di moto = grandezza fisica definita per un punto materiale come prodotto della sua massa per la sua velocità.
La quantità di moto è un vettore la cui direzione è la stessa della velocità: p = mv.
La definizione si generalizza a un qualsiasi sistema materiale.
11
“Nello
Carrara”,
“Protezione
dai
campi
elettromagnetici
non
ionizzanti”,
2001).
L’estensione di queste due regioni dipende dalle dimensioni della sorgente e dalla
lunghezza d’onda della radiazione. Per dimensione della sorgente si intende la massima
dimensione lineare della superficie radiante.
Tramite questa distinzione si opera quindi un’approssimazione che solitamente fornisce
una stima cautelativa, poiché tende a sovrastimare il campo elettrico rispetto a quello
reale. Senza di essa bisognerebbe adottare un approccio che, soprattutto se applicato a
tutto il territorio, richiederebbe la conoscenza e la gestione di un’enorme mole di
informazioni, senza fornire sostanziali vantaggi.
Con questa approssimazione si trascurano gli effetti legati alla presenza di oggetti che
potrebbero perturbare il campo elettrico. Non vengono pertanto considerati fenomeni di
interferenza, né costruttiva né distruttiva, riflessioni da superfici, diffrazione, né le
attenuazioni dovute ad assorbimenti da parte di oggetti circostanti. Si considera la sola
attenuazione di tratta, legata al fatto che il campo diminuisce con la distanza dalla
sorgente che lo genera.
I valori di campo elettrico vengono calcolati a partire da alcuni parametri radioelettrici:
l'intensità del campo elettrico E (V/m) in un punto lungo una direzione qualsiasi a distanza
r dall’antenna è data dalla formula:
E=
30 ⋅ P ⋅ G
r
dove G è il guadagno numerico dell’antenna nella direzione considerata (si ottiene dal
diagramma di radiazione) e P è la potenza al connettore d’antenna in Watt.
Dalla superficie della sorgente fino ad una distanza dell’ordine di una lunghezza d’onda si
estende la zona di campo vicino reattivo in cui la distribuzione dei campi presenta un
andamento irregolare con rapida variazione di intensità fra punti vicini e con un energia
associata che non abbandona la sorgente, ma viene continuamente emessa e riassorbita
dal generatore. In più in questa regione non sono presenti fenomeni di propagazione
dell’energia, ma solo fenomeni di induzione elettrica e magnetica, per cui, non essendoci
alcuna relazione semplice che leghi i campi elettrico e magnetico, è necessario misurarli
indipendentemente.
Tra la regione di campo vicino reattivo e campo lontano si presenta la regione intermedia
di campo vicino radiativo (o zona di Fresnel), in cui inizia a formarsi il fascio di radiazione;
tuttavia i campi elettrico e magnetico non presentano ancora la caratteristica dell’onda
piana e la distribuzione angolare del campo dipende dalla distanza della sorgente.
12
Nella zona di campo lontano (o zona di Fraunhofer) invece prevale la componente
radiativa dei campi. L’approssimazione di campo lontano permette di considerare le
sorgenti come sorgenti puntiformi e le onde elettromagnetiche come onde sferiche
centrate sull’antenna, pertanto la loro propagazione avviene perpendicolarmente al fronte
d’onda. In questa zona è possibile calcolare abbastanza facilmente l’andamento del
campo elettrico (che solitamente viene assunto come grandezza fisica di riferimento ai fini
normativi), dato che il rapporto tra campo elettrico e campo magnetico rimane costante,
seguendo la relazione E/H = η.
Il campo elettrico ha un andamento inversamente proporzionale alla distanza, ossia
l’intensità del campo diminuisce all’aumentare della distanza rispetto alla sorgente del
campo.
Particolare attenzione comunque si dovrà riservare ai campi prodotti da sorgenti multiple
di pari o diversa frequenza e alle caratteristiche di campo con cui si sovrappongono nei
vari punti di misura.
Spettro dei campi elettromagnetici
Il metodo principale per classificare i campi elettromagnetici si basa sulla frequenza, dato
che le onde elettromagnetiche, al variare della frequenza ν (o della lunghezza d’onda λ),
pur mantenendo la loro natura, hanno diverse modalità di interazione con la materia.
L'insieme di tutte le frequenze dei campi elettromagnetici è chiamato spettro
elettromagnetico e viene convenzionalmente suddiviso in bande di frequenza; la
suddivisione viene operata in modo che all’interno di ciascuna banda vi siano delle
caratteristiche omogenee per quel che riguarda le modalità tecniche di generazione o di
rivelazione dei campi, oppure le modalità di propagazione o di interazione con la materia.
13
DENOMINAZIONE
SIGLA
Frequenze estremamente
ELF (Extremely
basse
Low Frequencies)
Frequenze molto basse
Onde lunghe
RF:Radio
frequenze
Onde medie
Onde corte
VLF (Very Low
Frequencies)
LF(Low
Frequencies)
MF(Medium
Frequencies)
HF(High
Frequencies)
Onde
VHF(Very High
metriche
Frequencies)
Onde
UHF(Ultra High
Decimetriche
Frequencies)
MO:
Onde
SHF(Super High
Microonde
Centimetriche
Frequencies)
Onde
EHF(Extremely
Millimetriche
High Frequencies)
Infrarosso
IR(Infra Red)
Luce visibile
Ultravioletto
UV(Ultra Violet)
FREQUENZA
LUNGHEZZA
D’ONDA
0 ÷ 3 kHz
> 100 Km
3 ÷ 30 kHz
100 ÷ 10 Km
30 ÷ 300 kHz
10 ÷ 1 Km
300 kHz ÷ 3 MHz
1 Km ÷ 100 m
3 ÷ 30 MHz
100 ÷ 10 m
30 ÷ 300 MHz
10 ÷ 1 m
300 MHz ÷ 3 GHz
1 m ÷ 10 cm
3 ÷ 30 GHz
10 ÷ 1 cm
30 ÷ 300 GHz
1 cm ÷ 1 mm
0.3 ÷ 385 THz
1000 ÷ 0.78 µm
385 ÷ 750 THz
780 ÷ 400 nm
750 ÷ 3000 THz
400 ÷ 100 nm
> 3000 THz
< 100 nm
(x-rays, γ Radiazioni ionizzanti
rays,ecc…)
Tabella 1 – Spettro delle onde elettromagnetiche (“Inquinamento elettromagnetico ad alta
frequenza” a cura di Paolo Bevitori, 2000)
14
Lo spettro elettromagnetico è suddiviso in due principali categorie:
•
radiazioni ionizzanti
•
radiazioni non ionizzanti
Le radiazioni ionizzanti, comprendenti raggi X e raggi gamma, hanno frequenza molto alta
(> 3000 THz) e sono in grado di ionizzare direttamente la materia qualunque sia la loro
intensità. La ionizzazione è un fenomeno corpuscolare, poiché consiste nell’assorbimento
di un fotone da parte di un elettrone di un atomo: l’elettrone acquisisce l’energia del fotone
e, se questa è sufficiente (cioè se la frequenza della radiazione è abbastanza alta),
abbandona l’atomo a cui appartiene, vincendone la forza elettrostatica che lo lega al
nucleo.
Viceversa nel caso delle radiazioni non ionizzanti (NIR), che appartengono alle bande di
frequenza più bassa, i singoli fotoni non trasportano un quantitativo di energia sufficiente a
produrre rottura dei legami chimici e ionizzazione.
Le principali unità di misura usate per esprimere l'entità del campo elettromagnetico sono:
a) per la componente elettrica del campo elettromagnetico (E): l’unità di misura è il
V/m.
b) per la componente magnetica del campo elettromagnetico (H): l’unità di misura è
A/m.
c) per la densità di potenza associata all'onda elettromagnetica (S): l’unità di misura è
il W/m2. Spesso, per esprimere la densità di potenza, si usano alcuni sottomultipli
quali il mW/cm2 ed il μW/cm2, ricordando che 1 W/m2= 0,1 mW/cm2 =100 μW/cm2.
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CAPITOLO 2 - SORGENTI ARTIFICIALI DI CAMPI AD ALTA FREQUENZA (A.F.)
Introduzione
Il crescente sviluppo dei sistemi di telecomunicazione, che costituisce uno dei tratti
distintivi della società contemporanea, ha avuto come conseguenza l’aumento sul territorio
del numero degli impianti e dei siti per le radiofrequenze (RF).
In particolare aumenta sempre di più il numero delle Stazioni Radio Base della telefonia
mobile (SRB) che necessitano di una maggiore diffusione capillare sul territorio, rispetto
agli impianti Radio Televisivi (RTV) per i quali non si registrano sostanziali variazioni.
Scopo della seguente trattazione è fornire semplicemente una descrizione delle sorgenti di
campi ad alte frequenze.
Bisogna tenere presente comunque che l’installazione dei nuovi impianti, che rispondono
ad una richiesta di servizi tecnologicamente più evoluti (es. UMTS), rappresenta un fattore
rilevante di pressione sul territorio e che le relative infrastrutture di trasmissione dei segnali
e di distribuzione dell’energia sono causa di modificazioni nel paesaggio naturale ed
urbano.
Le sorgenti
I campi ad alta frequenza sono caratterizzati da frequenze di oscillazione comprese tra
100 kHz e 300 GHz, in particolare:
•
Radiofrequenze (RF): 100 kHz ÷ 300 MHz;
•
Microonde (MO): 300 MHz ÷ 300 GHz.
Le principali sorgenti artificiali di campi A.F. sono:
•
apparati per radiotelecomunicazioni;
•
applicazioni industriali (riscaldatori, saldatrici);
•
applicazioni domestiche (sistemi antirapina, forni a microonde);
•
applicazioni medicali (RMN - Risonanza Magnetica Nucleare, radarterapia,
marconiterapia);
•
attività di ricerca.
Nella tabella sottostante vengono indicate le principali utilizzazioni della gamma di
frequenza da 3 kHz a 30 GHz.
16
BANDA
SIGLA
3-30 kHz
VLF
30-300 kHz
LF
300-3000 kHz
MF
3-30 MHz
HF
30-300 MHz
VHF
300-3000 MHz
UHF
3-30 GHz
SHF
SORGENTI
Trasmissioni marittime (Omega)
Videoterminali (VDT)
Trasmissioni marittime (Loran)
Trasmissioni radio AM
Trasmissioni radioamatori (λ 160 m)
Forni elettrici industriali a induzione
Unità elettrochirurgiche
Trasmissioni internazionali
Trasmettitori radioamatori
Trasmettitori radio cittadine
Saldatrici di elettr. industriali
Diatermia ad onde corte
Trasmissioni radio FM
Televisione VHF
Trasmittenti mobili e portatili
Telefoni senza filo
Televisione UHF - Telefoni cellulari
Forni a microonde e diatermia a micr.
Radar per controllo traffico
Ponti radio a microonde
Connessioni satellitari
Radar di bordo (aerei) e uso polizia
Soffermandoci in particolare sulle radiotelecomunicazioni, oggetto del presente lavoro di
tesi, si possono citare i seguenti tipi di sorgenti:
•
impianti per la diffusione radiotelevisiva:
-
sistemi TV
-
sistemi radio
•
impianti fissi per telefonia cellulare (SRB, microcelle, picocelle)
•
collegamenti punto – punto (ponti radio)
•
radar
•
collegamenti satellitari
•
telerilevamento
•
dispositivi fissi o mobili (es. telefonini, CB,radioamatori…)
La telefonia mobile, in particolare, trasmette alle seguenti frequenze:
•
telefonia di prima generazione (TACS) intorno a 900 MHz;
•
telefonia di seconda generazione (GSM e DCS) intorno a 900 MHz e 1800 MHz;
•
telefonia di terza generazione (UMTS) intorno a 2150 MHz.
17
Gli impianti per radiotelecomunicazione
In generale un impianto per radiotelecomunicazione è un sistema di antenne la cui
funzione principale è quella di consentire la trasmissione di un segnale elettrico,
contenente un’informazione, nello spazio aperto sotto forma di onda elettromagnetica ad
una determinata frequenza o range di frequenza (MHz) e con una determinata potenza.
Esso è dato da un insieme di apparecchiature che sono di norma costituite da un apparato
ricevente (ricevitore), da un apparato trasmittente (trasmettitore), dal sistema radiante
(trasduttore), composto da elementi radianti (antenne trasmittenti) e dai sistema di
collegamento tra le varie antenne e di alimentazione dal trasmettitore.
In sostanza le antenne sono apparati per la trasmissione e/o ricezione di un segnale
elettromagnetico tramite la trasduzione di un segnale elettrico in energia elettromagnetica
e viceversa, esse irradiano in modo controllato onde elettromagnetiche, trasferendo,
tramite opportune codifiche e modulazioni, l’informazione ai vari ricevitori ed utenti.
Esistono due diverse metodologie di trasmissione:
•
di tipo broadcasting: da un punto emittente a molti punti riceventi, quindi diffondono
un segnale o un servizio su vaste aree, come accade per i ripetitori radiotelevisivi e
le stazioni radio base della telefonia cellulare;
•
direttiva: da punto a punto, quella ad esempio dei ponti radio.
Una delle proprietà principali degli impianti per radiotelecomunicazione, da cui dipende
l’entità dei campi elettromagnetici generati, è la potenza in ingresso al connettore
d’antenna del sistema radiante, che si misura in Watt e relativi multipli e sottomultipli (di
norma dai milliwatt - mW ai chilowatt - kW).
Altre caratteristiche importanti di tali apparati sono il guadagno ed il diagramma di
irradiazione. Il guadagno è il rapporto tra la potenza irradiata da un’antenna in una certa
direzione (di solito la direzione di massima irradiazione) e quella irradiata da un’antenna di
riferimento (tipicamente l’antenna isotropa ideale oppure il dipolo a mezz’onda) alimentata
con la stessa potenza; esso esprime quindi la capacità di concentrare l’energia in un
fascio più o meno ristretto.
I diagrammi di irradiazione (di cui si riportano due esempi nelle figure 1 e 2) mostrano la
distribuzione dell’energia sui piani orizzontale e verticale. Essi sono utilizzati per le
valutazioni dell’impatto ambientale degli impianti, che vengono effettuate tramite opportuni
algoritmi di calcolo (vedi Capitolo 6 il paragrafo dedicato ai modelli di simulazione o di
calcolo).
18
Dai diagrammi di irradiazione poi è possibile realizzare le sezioni orizzontali e verticali che
mostrano la distribuzione del campo elettrico nell’area considerata e sono particolarmente
utili se sovrapposti con la cartografia. Nelle figure 3 e 4 vengono riportati due esempi di
sezioni orizzontale e verticale, realizzate con il software di calcolo ALDENA NFA 3D.
Figura 1. Diagramma orizzontale di un’antenna di una SRB
Figura 2. Diagramma verticale di un’antenna di una SRB
19
Figura 3. Sezione orizzontale di una SRB
Figura 4. Sezione verticale di una SRB
20
La telefonia mobile
La telefonia mobile cellulare si basa sulla suddivisione del territorio in aree delimitate,
dette celle, ognuna delle quali è servita da una stazione radiobase (SRB) che opera con la
potenza necessaria per coprire tutta la cella. Le potenze impiegate variano da qualche
milliwatt (microcelle) ad alcune decine di watt, in base alla tipologia dell’impianto. Le SRB
ricevono i segnali dai cellulari, li inoltrano attraverso antenne direttive ed infine all’utente
destinatario della comunicazione.
Per evitare interferenze ogni stazione radiobase trasmette su canali radio diversi rispetto a
quelli delle celle adiacenti.
Generalmente per coprire un’area di servizio vengono utilizzate celle di forma regolare
(vedi figura 3). Idealmente si possono immaginare di forma esagonale, anche se in realtà
la loro forma risulta irregolare a causa della propagazione non omogenea del segnale
radio per la presenza di ostacoli. Ogni stazione radiobase comprende da un minimo di una
ad un massimo di tre sistemi di antenne che emettono in modo direttivo e, nel caso ideale,
lungo direzioni che differiscono di 120°.
Figura 3. Esempi di celle
21
Sulla base del territorio che coprono, le celle si distinguono in:
•
macrocelle: raggio da 15 a 30Km circa,
•
celle: raggio da 1 a 15 Km circa,
•
microcelle: raggio da 200 m a 1 Km circa,
•
picocelle: raggio < 200 m circa.
Il dimensionamento delle celle è effettuato sulla base della densità degli utenti, dell’altezza
delle installazioni, della potenza in uscita, della distanza delle altre SRB (copertura) e dal
sistema di antenne utilizzato.
I sistemi di telefonia mobile più diffusi sono il GSM e l’UMTS, sistema di terza generazione
che si è aggiunto dal 2002. Fino al 31 dicembre 2005, era attivo anche il sistema TACS,
ora dimesso
Il TACS (Total Access Communications System) costituiva il sistema cellulare di prima
generazione, era di carattere nazionale e si basava su una tecnologia di tipo analogico
trasmettendo direttamente il segnale vocale. Esso utilizzava una tecnica di accesso al
canale radio di tipo FDMA (Frequency Division Multiple Access), che consiste nel
suddividere la banda assegnata al sistema in un certo numero di porzioni denominate
“canali”,ciascuna centrata su una frequenza portante e sulla base della quale la stazione
mobile e la SRB trasmettono continuamente e simultaneamente, la prima attorno a 890
MHz, la seconda attorno a 930 MHz.
Il sistema però offriva alcuni svantaggi: il numero di chiamate contemporanee veicolabili
da ciascuna SRB era limitato; non era in grado di offrire servizi diversi dalla
comunicazione vocale, come sms, fax, e-mail; i terminali erano facilmente clonabili e
poteva essere usato solo in Italia, dal momento che in Europa e negli USA venivano usati
altri standard. Il TACS ha smesso di funzionare alla fine del 2005, cedendo le sue
frequenze al GSM.
Il GSM (Global System for Mobile Communications) è un sistema di seconda generazione
(2G) ed è attualmente quello più diffuso al mondo. Esso utilizza segnali con modulazione
digitale e realizza l’accesso multiplo a divisione di tempo (TDMA –Time Division Multiple
Access) per la trasmissione sulla stessa frequenza portante di più segnali e anche FDMA.
Le frequenze assegnate alle comunicazioni dalla SRB al telefono mobile sono attorno a
940 MHz (GSM) e attorno a 1860 MHz (sistema DCS).
22
L’innovazione più importante è stata la possibilità da parte degli utenti di accedere a tutta
una serie di nuovi servizi a costi contenuti, ad esempio lo scambio di messaggi testuali
(sms).
Il sistema digitale presenta ulteriori vantaggi, come una minore sensibilità a rumori ed
interferenze; un miglior utilizzo delle frequenze; la riduzione delle dimensioni delle celle;
una maggiore capacità di traffico; la possibilità di trasmettere dati; potenze più basse e
controllabili, ecc…
Per ultimo è stato introdotto l’UMTS (Universal Mobile Telecommunications System), che
è la tecnologia di telefonia mobile successore di terza generazione (3G) del GSM. Questo
sistema è utilizzato principalmente per trasferire la voce, per le videoconferenze e per la
trasmissione di dati a pacchetto. L’accesso multiplo viene realizzato tramite una tecnica
CDMA (Code Domain Multiple Access): alle comunicazioni viene assegnato un codice,
che permette di distinguerne una dall’altra, a parità di frequenza. La banda messa a
disposizione è quella compresa tra 1885-2025 MHz e 2110-2200 MHz. Il sistema utilizza
anche la tecnica FDMA (Frequency Division Multiple Access) per dividere la banda
concessa in due o tre frequenze portanti. Inoltre, per limitare l’interferenza fra utenti e la
degradazione della qualità del segnale, il sistema UMTS prevede il controllo dinamico
della potenza in modo più efficiente rispetto al GSM.
Gli operatori telefonici (gestori) attualmente sul mercato per il traffico pubblico sono
quattro: Tim (ora Telecom Italia), Vodafone, Wind e Tre (H3G); i primi tre forniscono
servizi con tecnologia GSM (900 MHz), DCS (1800 MHz) e UMTS (2000 MHz), mentre
l’operatore Tre offre esclusivamente il servizio cellulare di terza generazione UMTS.
Le stazioni radio base
Come è noto un terminale mobile, per poter comunicare con qualunque corrispondente
deve connettersi con un apparato di terra detto stazione radiobase. Esso opera come
intermediario per qualunque comunicazione tra il telefonino e ogni altro telefono che sia di
reti fisse o di reti mobili. Questa intermediazione è necessaria sia perché la propagazione
elettromagnetica non consente i collegamenti oltre una certa distanza, sia per aumentare
l'efficienza del sistema stesso consentendo più telefonate contemporanee a parità di
risorse.
Una SRB di un determinato gestore è costituita da uno o più sistemi di diversa tecnologia
(GSM, DCS, UMTS), e quindi diverso range assegnato di frequenza in trasmissione e
ricezione, detti servizi.
23
A loro volta, i vari servizi sono composti da una, due o più frequentemente, almeno in
ambiente urbano, tre antenne trasmissive, dette celle, diversamente orientate nello spazio
al fine di garantire la copertura del servizio nell’area circostante. Le antenne dei vari servizi
orientate nelle diverse direzioni dello spazio sono anche dette settori.
Le sezioni trasmittenti e riceventi (antenne) operano su tutti i canali assegnati al sito della
stazione, che devono essere sufficienti per far si che un utente che vuole comunicare trovi
un canale libero con alta probabilità.
Le antenne di una stazione radio base non emettono in uguale misura in tutte le direzioni
(isotropicamente), ma hanno direzioni privilegiate; il campo elettrico generato non dipende
quindi solo dalla distanza dall’antenna, ma anche dalla posizione rispetto alla direzione di
massimo irraggiamento.
Le SRB sono distribuite sul territorio in maniera capillare in funzione della densità di
popolazione, per far fronte al problema delle molteplici attenuazioni generalmente presenti
in ambiente urbano e non (muri, vegetazione, ecc) e per ottimizzare l’utilizzo delle risorse
di frequenza disponibili.
Esse infatti sono prevalentemente concentrate nelle aree urbane densamente abitate e, a
seconda del numero di utenti serviti, le SRB sono distanziate tra loro di poche centinaia di
metri nelle grandi città fino a diversi chilometri nelle aree rurali.
Le antenne delle SRB tradizionali sono generalmente collocate, ad un’altezza di norma
compresa tra 15 e 50 metri, su appositi tralicci, pali o sostegni di altro tipo, quali torri di
acquedotti, ecc…, installati sul terreno, oppure ancora su paline fissate al tetto di edifici, in
modo che il segnale possa essere irradiato senza troppe attenuazioni sul territorio
interessato.
È possibile che su una stessa struttura siano presenti più SRB di diversi gestori ed in
questo caso si dice che sono in co-siting.
Inoltre le installazioni possono essere fisse o mobili; queste ultime, in genere sono
costituite da pali cosiddetti carrellati, che hanno carattere provvisorio, essendo legate ad
esigenze di servizio particolari (manifestazioni, fiere, aree soggette a flusso turistico
stagionale).
A volte, in alcune zone dei centri urbani, alle SRB di tipo tradizionale si affiancano quelle
micro e pico-cellulari, ossia sistemi a corto raggio d’azione che garantiscono la copertura
del servizio nella aree a maggior traffico telefonico (microcelle) e negli ambienti interni
(picocelle: estensori di copertura).
24
Tali sistemi sono caratterizzati da un minor impatto visivo rispetto alle normali SRB e
dall’uso di potenze estremamente basse che permettono installazioni anche a pochi metri
dal suolo (circa 3 metri), in genere sulla parete di edifici o all’interno di insegne.
I livelli di campo elettrico, emessi da una stazione radio base, presentano tipicamente un
andamento ciclico, legato alla quantità di traffico telefonico, ovvero in genere si evidenzia
che nelle ore notturne i livelli di campo elettrico sono inferiori rispetto a quelli delle ore
diurno, caratterizzati da uno o più “picchi” di emissione localizzati in distinte fasce orarie.
Impianti radiotelevisivi
Gli impianti per diffusione radio e televisiva (RTV) trasmettono onde elettromagnetiche a
radiofrequenza con frequenze comprese tra alcune centinaia di kHz e alcune centinaia di
MHz.
Al contrario delle SRB, le RTV, dato che possono coprire bacini di utenza che interessano
anche diverse province, sono situate per lo più in punti elevati del territorio (colline o
montagne) ed inoltre hanno potenze in ingresso assai più elevate, che possono
raggiungere anche valori dell’ordine delle decine di chilowatt. La qualità del segnale e
quindi l’ampiezza dell’area di copertura infatti sono proporzionali alla potenza di
trasmissione. Di conseguenza i livelli di campo elettromagnetico generati sono
mediamente assai più elevati di quelli prodotti dalle SRB. Inoltre non si rileva un
andamento ciclico giornaliero dei livelli di campo elettrico come per le stazioni radio base,
ma generalmente i livelli di campo si mantengono costanti a determinati valori senza
nessuna distinzione tra ore notturne e diurne, a meno di interruzioni nel funzionamento.
Sul mercato opera un numero consistente di emittenti radiofoniche e televisive, sia per
servizio pubblico (reti statali RAI, radio e tv, gestite dalla società Raiway S.p.A.), che
private; queste ultime possono avere ambito di diffusione nazionale o regionale/locale e
carattere commerciale o cosiddetto comunitario (es. emittenti di associazioni e comunità
religiose o culturali).
Le frequenze di funzionamento per i sistemi analogici variano per le radio negli intervalli da
155 a 26100 kHz (radio AM, a modulazione di ampiezza, meno diffuse e distinte in onde
lunghe OL: 155-285 kHz, onde medie OM: 525-1606 kHz, onde corte OC: 3950-26100
kHz) e da 87.5 a 108 MHz (radio FM, a modulazione di frequenza, banda commerciale) e
da 50 MHz a 870 MHz per le televisioni (canali da A ad H: 50-230 MHz nelle bande VHF III-III e canali da 21 a 69: 470-870 MHz nelle bande UHF IV e V).
25
Figura 4. Frequenze dei sistemi analogici
I sistemi trasmissivi radiotelevisivi possono essere costituiti da una singola antenna o più
frequentemente da più antenne distribuite su schiere di elementi, dette cortine o facce,
diversamente orientate nello spazio, a formare sistemi d’antenna complessi.
Le antenne degli impianti televisivi sono di norma costituite da pannelli singoli o in
combinazione tra loro di dimensioni che variano da 2 a 4 metri, mentre le antenne
radiofoniche sono tipicamente costituite da elementi lineari (antenne filiformi, tipo yagi),
anch’esse in genere a schiera.
Figura 5. Pannello TV
Figura 6. Antenna tipo yagi
Come nel caso delle SRB, una singola installazione può ospitare più impianti di diverse
emittenti (co-siting) ed anche antenne con funzione di collegamento punto-punto (ponti
26
radio). Installazioni di soli ponti radio radiotelevisivi si ritrovano frequentemente all’interno
dei centri abitati, in genere in corrispondenza degli studi di trasmissione.
Tecnologie emergenti
Attualmente si sta assistendo ad una forte evoluzione tecnologica in campo radiotelevisivo
e di telecomunicazione, con lo sviluppo di tecniche di trasmissione sempre più avanzate,
di tipo digitale, che permettono un’offerta sempre più ampia e diversificata di servizi agli
utenti, dovendo trasmettere una grande mole di informazioni ed al tempo stesso garantire
un’elevata efficienza dei servizi offerti.
Per quanto riguarda la telefonia mobile, come già detto precedentemente, essa ha avuto
una rapida trasformazione con l’entrata sul mercato del sistema cellulare multimediale di
terza generazione UMTS. Un’ulteriore evoluzione tecnologica è rappresentata dall’avvio
del sistema DVB-H che integra le reti della telefonia cellulare e del broadcasting televisivo.
Dalla necessità per gli operatori di broadcasting televisivo (emittenti) di servire gli utenti
dotati di terminali mobili, sia in condizioni outdoor (al di fuori degli edifici), sia in condizioni
indoor (dentro gli edifici), è derivata l’esigenza di integrare la rete esistente di ripetitori
televisivi, sia in analogico che in digitale, con nuovi sistemi di trasmissione diffusi
capillarmente sul territorio e con caratteristiche analoghe (basse potenze di emissione,
dell’ordine delle decine di watt) a quelle delle reti radiomobili cellulari della telefonia
mobile, in particolare del servizio UMTS, ma ovviamente in bande di frequenza diverse,
proprie della televisione analogica e digitale (UHF e VHF) e con guadagni inferiori (5-10
dBi).
Inoltre recentemente diversi gestori della telefonia mobile hanno ottenuto la licenza
ministeriale per l’utilizzo di nuovi sistemi a rete di tipo Wireless (WLL - Wireless Local
Loop), denominati Sistemi Punto-Multipunto (P-MP). Si tratta di sistemi di apparati di ricetrasmissione a rete, di nuova concezione, che collegano le stazioni radio base,
permettendo una comunicazione a maggior capacità e velocità. L’architettura della rete
prevede la suddivisione del territorio in un certo numero di celle, ciascuna delle quali è
individuata da una stazione Master Station (MS), che comunica con un certo numero di
Terminal Station (TS), assimilabili a ponti radio, installate in corrispondenza delle singole
SRB.
Come per i sistemi di telefonia mobile cellulare, anche per gli impianti radiotelevisivi si
assiste ad uno spostamento verso la tecnologia digitale, già in corso di diffusione nel
nostro Paese. In particolare i sistemi di diffusione digitale sviluppati sono la radio digitale
27
(DAB: Digital Audio Broadcasting) e la televisione digitale terrestre (DVB-T: Terrestrial
Digital Video Broadcasting), i quali, essendo un’evoluzione degli attuali sistemi analogici,
nel medio/lungo saranno destinati a sostituirli.
La tecnologia digitale offre infatti numerosi vantaggi:
•
una migliore qualità del segnale, attraverso la riduzione delle interferenze e dei
disturbi, che possono derivare dalla presenza di ostacoli nel percorso di diffusione
del segnale oppure, in caso delle riproduzioni radiofoniche, dalla sovrapposizione di
programmi, tipiche della trasmissione analogica;
•
un miglioramento della qualità tecnica dell’immagine e del suono, con la possibilità
di evolvere verso l’alta definizione;
•
una maggior offerta di servizi all’utente radiofonico, grazie alla possibilità di unire al
segnale audio una serie di informazioni supplementari;
•
permette di moltiplicare il numero dei canali disponibili: ogni singola frequenza,
utilizzata in modo analogico, permette infatti di trasmettere un solo canale TV;
grazie al digitale, invece, è possibile comprimere l’informazione, ridotta a dati
numerici, secondo un procedimento informatico, denominato MPEG-2 (Movie
Picture Export Group), che permette di moltiplicare il numero di canali trasmessi
contemporaneamente da un’unica frequenza;
•
nel caso di trasmissioni televisive, permette anche l’interazione, o interattività, cioè
l’opportunità di trasmettere informazioni non solo dall’emittente (canale televisivo) al
ricevitore (spettatore), ma anche dallo spettatore all’emittente (canale di ritorno),
con semplici azioni sul telecomando.
Va ricordato infine che l’adozione della tecnologia digitale consente una riduzione
dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, in quanto la DTT (Digital
Terrestrial Television) richiede potenze di trasmissioni inferiori a quella analogica.
Per concludere questo breve panorama sulle tecnologie emergenti, bisogna citare altri due
nuovi sistemi di comunicazione, che sono di tipo Wireless (senza fili) come le reti puntomultipunto per la telefonia mobile, ovvero i sistemi Wi-Fi e Wi-Max.
Il sistema Wi-Fi è un sistema di comunicazione Wireless a larga banda dedicata per la
trasmissione radio di segnali voce e dati e l’accesso veloce ad Internet. Si tratta in
sostanza di una modalità di interconnessione via radio che permette di collegare tra loro
diversi dispositivi quali computer, stampanti, palmari e smartphone, all’interno di aziende,
uffici e abitazioni, senza la necessità di realizzare reti fisicamente cablate. I sistemi Wi-Fi
operano con potenze in ingresso estremamente ridotte (in genere inferiori al decimo di
28
Watt) ed impiegano antenne di piccole dimensioni (al massimo di qualche decina di cm),
omnidirezionali o direzionali a pannello, in genere installate in ambiente interno (indoor).
L´impatto elettromagnetico e visivo di questa tipologia di apparati è pertanto assai limitato.
Il sistema Wi-Max rappresenta una tecnologia a larga banda, derivata dal Wi-Fi, che
consente la trasmissione dati e la connessione veloce ad Internet in modalità Wireless per
diverse tipologie di dispositivi (computer fissi e portatili, palmari, smarthphone e cellulari) in
aziende ed abitazioni collocate in aree estese (nel raggio di circa 50 Km). Tale tecnologia
non è in contrasto con il Wi-Fi, ma ne costituisce il completamento. Rispetto al Wi-Fi, il WiMax è dotato sia di una maggiore velocità che di una maggiore capacità e larghezza di
banda.
29
CAPITOLO 3 - EFFETTI SANITARI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI
Introduzione
Gli effetti biologici dei campi elettromagnetici ad alta frequenza e le loro eventuali
conseguenze sanitarie sono argomento di ricerca scientifica da almeno una cinquantina
d’anni. Le ricerche in questo settore hanno permesso di acquisire un quadro di
conoscenze molto ampio, soprattutto per quanto riguarda gli effetti acuti.
Minori certezze si hanno invece sul versante epidemiologico relativo all’esposizione della
popolazione, soprattutto in relazione alla scelta di campioni adatti e quindi alla difficoltà nel
poter generalizzare le conclusioni a tutta la popolazione.
Nonostante queste ricerche emerga un quadro rassicurante, senza evidenze di effetti
negativi sulla salute imputabili con certezza ai campi elettromagnetici di bassa intensità,
tuttavia esistono carenze e lacune che dovranno essere colmate attraverso ulteriori
ricerche.
Propagazione del campo elettrico nel tessuto biologico
Il meccanismo sostanziale di base, che provoca danni all’organismo, è la trasformazione
dell’energia elettromagnetica in calore. Prima della trasformazione in calore però, si ha
un’induzione di correnti elettriche nei tessuti, che sono costituite tanto da movimenti di
cariche libere (gli ioni presenti in soluzione nei vari fluidi organici), quanto da vibrazioni di
molecole dipolari (come la molecola dell’acqua e alcune molecole organiche). Questi
movimenti e vibrazioni sono ostacolati sia dall’inerzia degli ioni o delle molecole, sia dalla
loro interazione con l’ambiente in cui si trovano, dando un fenomeno simile all’attrito
meccanico, a causa del quale avviene un riscaldamento del tessuto in cui scorrono le
correnti. (Andreuccetti e Bevitori, “Inquinamento elettromagnetico”, 2003)
Tipi di effetti - tipi di interazione:
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel Promemoria n. 182 – Proprietà fisiche ed
effetti sui sistemi biologici, fa un’importante distinzione tra i tipi di effetti che possono
produrre le onde elettromagnetiche sul corpo umano. Definisce che:
•
un effetto biologico si verifica quando l’esposizione provoca qualche variazione
fisiologica notevole o rilevabile in un sistema biologico;
30
•
un effetto di danno alla salute si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori
dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo e ciò porta a
qualche condizione di detrimento della salute.
Gli effetti biologici variano in funzione di alcuni fattori principali, quali l’intensità di campo, il
tempo di esposizione, i meccanismi di interazione che, a loro volta, dipendono in maniera
determinante dalla frequenza.
Per esposizioni piuttosto elevate a campi elettromagnetici, i meccanismi d’azione nei
tessuti biologici, complessivamente ben conosciuti e definiti, alle diverse frequenze, sono i
seguenti:
-
alle frequenze più basse fino a circa 1 MHz, il campo elettrico ed il campo
magnetico si accoppiano con l’organismo come se si trattasse di due grandezze
distinte ed indipendenti, dando origine ad un’induzione di correnti e cariche
elettriche nei tessuti elettricamente stimolabili come nervi e muscoli;
-
con l’aumentare della frequenza (1 MHz ÷ 10 GHz) diventa sempre più significativa
la cessione di energia nei tessuti che si traduce in calore e riscaldamento (effetto
termico);
-
al di sopra di 10 GHz i campi sono assorbiti dai primi strati dell’epidermide e
pochissima energia raggiunge i tessuti sottostanti. È da sottolineare che la
profondità di penetrazione del campo elettromagnetico nei tessuti biologici
diminuisce al crescere della frequenza;
-
alla frequenza della telefonia cellulare (poco meno di 1 GHz) la profondità di
penetrazione è dell’ordine di qualche centimetro e diventa di circa un metro alla
frequenza delle radio a modulazione di ampiezza (1 MHz).
Nel caso delle radiofrequenze tipiche della telefonia cellulare, oltre agli effetti biologici
termici, si possono presentare anche i cosiddetti effetti non termici, che si verificano a
livelli più bassi di quelli necessari a produrre un innalzamento di temperatura. Tali effetti
sono meno noti degli effetti termici ed interessano le funzioni cellulari o le reazioni tra
cellule, ad esempio si sono riscontrati effetti sul normale sviluppo di animali in seguito
all’esposizione a livelli di campo elettromagnetico di vari ordini di grandezza più bassi di
quelli necessari a produrre un riscaldamento del corpo intero dell’animale o parti di esso.
Tutti i meccanismi sopra citati sono in grado di determinare effetti sanitari o di danno alla
salute, che si dividono in effetti di tipo acuto (o di breve termine) ed effetti a lungo termine.
Gli effetti acuti si manifestano al di sopra di una certa soglia di induzione e possono
presentarsi ad esempio come contrazioni muscolari involontarie, quando il meccanismo
31
che li ha provocati è l’induzione di correnti elettriche, oppure come difficoltà di
concentrazione, nella attività motorie, alterazione della fertilità, alterazione dei linfociti,
difetti alla nascita, cataratta e ustioni quando diventa prevalente l’effetto termico (Dr.
Crevani Cristiana, Le indagini epidemiologiche, aprile 2000).
Gli effetti acuti sono caratterizzati dall’essere immediati, perché si innescano o
scompaiono non appena si applica o si rimuove l’esposizione, ed oggettivi, perché si
manifestano per qualunque soggetto e per questo motivo, nei loro confronti esiste un
ampio consenso scientifico ed il quadro delle conoscenze ha consentito la definizione di
valori di soglia, determinati mediante sperimentazioni su volontari ed animali di laboratorio.
Nella seguente tabella vengono elencati i tipi di interazione dei campi elettromagnetici con
l’organismo a seconda della frequenza, la grandezza che le esprime ed i relativi valori di
soglia oltre i quali si possono avere danni alla salute:
FREQUENZA
TIPI DI INTERAZIONE
GRANDEZZA
BASE
VALORI SOGLIA
Campi assorbiti dalla
superficie della
> 10 GHz
pelle,quantità esigua di
energia penetra nei
Densità di potenza
2
(W/m )
S = 1000 W/m2
tessuti sottostanti
Campi penetrano nei
1 MHz ÷ 10 GHz
tessuti a profondità
SAR – tasso di
funzione della
assorbimento
frequenza, comportano
specifico (W/Kg)
SAR = 4 W/Kg
la produzione di calore
Campi inducono correnti
< 1 MHz
elettriche e quindi campi
elettrici nei tessuti
Densità di corrente
2
indotta (A/m )
J = 100 mA/m2
In particolare, le grandezze dosimetriche impiegate per esprimere i tipi di interazione che
hanno i campi elettromagnetici con l’organismo, a seconda della frequenza, si possono
definire nel modo seguente:
-
la densità di potenza S (W/m2) è la potenza che fluisce nell’unità di superficie posta
perpendicolarmente alla direzione di propagazione dell’onda elettromagnetica;
32
-
il tasso di assorbimento specifico e potenza assorbita specifica o SAR (W/Kg)
esprime la quantità di energia assorbita nell’unità di tempo da una massa unitaria di
tessuto esposto al campo;
-
la densità di corrente J (A/m2) è definita come la corrente che attraversa una
superficie unitaria posta perpendicolarmente alla direzione della corrente stessa.
Come già detto precedentemente, nello studio dei fenomeni termici conseguenti
all’esposizione di un organismo biologico ad un campo elettromagnetico, il SAR svolge il
ruolo di grandezza primaria, ovvero di grandezza dosimetrica fondamentale per esprimere
le soglie degli effetti ed i limiti di esposizione. In particolare, il valore soglia più alto per il
SAR è 4 W/Kg; questo limite è ricavato da studi su volontari ed animali di laboratorio e
rappresenta il valore che produce nel corpo umano un aumento di temperatura di 1° C.
È da sottolineare comunque che le soglie di rilevazione di questi effetti acuti sono molto al
di sopra dei normali livelli di esposizione della popolazione.
Tuttavia oggi l’interesse maggiore è volto a verificare se l’esposizione prolungata a bassi
livelli di campi elettromagnetici, a cui più o meno tutta la popolazione è esposta, sia in
grado di favorire o provocare lo sviluppo di patologie a lungo termine, prime fra tutte il
cancro.
Tipi di studi
Per conoscere gli effetti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza a livello di singoli
organi, di sistemi di organi o di un intero organismo, esistono due tipi di approcci, che sono
di tipo sperimentale o di tipo osservazionale.
Il primo approccio consiste in studi di laboratorio in vitro o in vivo:
•
studi di laboratorio in vitro si basano sull’impiego di colture cellulari o tessuti isolati
dagli organismi di provenienza, studiando le alterazioni avvenute a seguito
dell’esposizione ai campi elettromagnetici (in dosaggi molto superiori a quelli di una
normale esposizione ambientale). Tuttavia non è facile estrapolare i dati ottenuti su
cellule isolate dall’intero organismo.
•
Studi di laboratorio in vivo consentono di esaminare gli effetti sull’intero organismo,
essendo effettuati su uomini (volontari, generalmente giovani e sani) e su animali.
Nel caso degli studi sugli uomini, le condizioni sperimentali devono ovviamente
escludere con grande sicurezza il rischio di indurre danni al soggetto e gli studi
devono essere approvati da parte di un apposito comitato deputato alla valutazione
33
delle ricerche sull’uomo (Comitato Etico (1)). Nel caso di studi sugli animali invece si
presenta
il
problema
dell’estrapolazione
dei
dati
alla
specie
umana
e
l’estrapolazione delle condizioni di esposizione di laboratorio a quelle ambientali,
infatti in laboratorio si utilizzano livelli di esposizione molto più elevati e con un
maggior grado di uniformità rispetto a quanto avviene in ambiente.
Il secondo approccio consiste negli studi epidemiologici, ovvero studi sulla salute della
popolazione, che si basano sulla ricerca di evidenziare l’esistenza di una associazione
statisticamente significativa tra l’esposizione e l’insorgenza di determinate patologie o
manifestazioni di altro tipo. Questi studi permettono di evidenziare influenze di lunga
durata, di stabilire a posteriori la correlazione statistica tra patologia ed esposizione e di
verificare la differenza con gruppi di controllo. In genere queste ricerche richiedono un
maggior numero di soggetti da studiare, le condizioni sono meno artificiali, ma anche
meno controllate e l’interpretazione dei risultati richiede particolare cautela al fine di evitare
l’attribuzione dei risultati osservati a potenziali fattori di confondimento.
In relazione agli studi sia di carattere sperimentale che epidemiologico, è necessario
ricordare che esistono dei criteri di valutazione universalmente adottati dalla comunità
scientifica e ribaditi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio nessun singolo
studio di carattere sperimentale od epidemiologico può dare una risposta definitiva, solo
l’analisi dell’insieme delle evidenze scientifiche è in grado di fornire una valutazione che
andrà costantemente aggiornata e riverificata.
Studi epidemiologici su campi elettromagnetici a radiofrequenza
Gli studi epidemiologici relativi all’esposizione della popolazione e dei lavoratori ai campi
ad alta frequenza non sono molto numerosi e talvolta poco rigorosi. Ciò è dovuto in primo
luogo alla grande varietà delle sorgenti di campi elettromagnetici ad alta frequenza, molto
diverse una dall’altra per quanto concerne l’intensità, la frequenza ed altre caratteristiche
della radiazione emessa. Questa disomogeneità rende impossibile confrontare e
raggruppare i risultati di indagini distinte. D’altra parte, se si prescinde dai telefoni cellulari,
è oggettivamente difficile eseguire indagini relative ad un solo tipo di sorgente, che
conservino una sufficiente significatività statistica (Andreuccetti e Bevitori, “Inquinamento
elettromagnetico”, 2003).
(1)
Comitato Etico = organismo indipendente, composto da criteri di interdisciplinarietà; è un organo di consultazione e
di riferimento per ogni problema di natura etica. Ha come obiettivo principale la tutela dei diritti, della sicurezza e del
benessere di tutti i soggetti che partecipano a sperimentazioni cliniche.
34
Il progetto Internazionale CEM
Nel 1996 l’OMS ha avviato il Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici, per
analizzare i problemi sanitari associati all’esposizione a campi elettromagnetici, la cui
conclusione è stata prevista entro l’anno 2006. Il Progetto raccoglie le attuali conoscenze
scientifiche e mette insieme le risorse delle principali organizzazioni ed istituzioni
scientifiche nazionali ed internazionali.
Studi sulla telefonia cellulare
I telefoni cellulari emettono radiazioni non ionizzanti nel campo delle microonde fra 900 e
1800 MHz, con frequenze simili alle antenne radio o televisive e la potenza massimi
emessa dai moderni telefoni cellulari può arrivare a circa 2 W.
Riguardo agli effetti acuti che si possono avere utilizzando un telefono cellulare, alcuni
studi dimostrano che, nel caso peggiore, ovvero fino a circa la metà dell’energia irradiata
viene assorbita nella testa dell’utente, soprattutto nella parte più prossima all’antenna. Si
tratta di una potenza limitata, in grado di provocare soltanto un modesto riscaldamento, a
cui il sistema di termoregolazione dell’organismo può far fronte senza difficoltà.
È rilevante tuttavia la preoccupazione per eventuali effetti sanitari a lungo termine di tanti
stress termici piccoli ma rapidi e frequentemente ripetuti, o per eventuali effetti non termici.
Lo studio dei possibili effetti cancerogeni indotto dalla utilizzazione della telefonia cellulare
presenta notevoli difficoltà. In primo luogo è da solo pochi anni che si ha un uso dei
cellulari in modo così diffuso e quindi è troppo breve il lasso di tempo trascorso perché si
siano potuti verificare eventuali effetti nocivi cronici dovuti alla telefonia cellulare. È noto
infatti che il tempo di latenza fra stimolo oncogeno e sviluppo del tumore è piuttosto lungo,
da un minimo di alcuni anni fino a oltre vent’anni.(Bevitori, “Inquinamento elettromagnetico
ad alta frequenza”,2000).
In secondo luogo, la tipologia di popolazione che utilizza il telefono cellulare è molto
ampia, appartiene a diverse classi sociali e con stili di vita assolutamente diversi. Perciò,
prima di giungere a conclusioni definitive, bisogna tenere presente numerosi fattori di
confondimento, che sono altre possibili cause di tumori, quali il fumo, l’alimentazione,
cause genetiche, ecc…
Nella seconda metà degli anni ’90 sono stati avviati numerosi studi epidemiologici, con
l’obiettivo di valutare l’eventuale esistenza di rischi sanitari gravi per gli utenti di telefoni
cellulari e dal 1999 sono stati pubblicati i risultati di 19 diversi studi.
35
Lo studio epidemiologico più rilevante, per dimensioni e metodologia, è rappresentato dal
Progetto INTERPHONE, coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro
(IARC) e vi hanno partecipato 14 Paesi del mondo, compresa l’Italia. Esso consiste in uno
studio caso-controllo (1) internazionale finalizzato a valutare l’eventuale cancerogenicità
delle radiofrequenze emesse dai telefoni cellulari. Lo studio si è già concluso nella
maggior parte dei paesi e già nel 2005 sono stati pubblicati i primi risultati.
I risultati degli studi realizzati in cinque aree dell’Inghilterra rilevano che non vi è
associazione tra insorgenza di glioma e uso regolare di telefono cellulare nei dieci anni
precedenti la data di rilevazione (Odds Ratio (2) 0.94; 95% intervallo di confidenza 0.78 –
1.13). È stata riscontrata un’associazione positiva tra la localizzazione del glioma ed il lato
di utilizzo del telefono cellulare ed un rischio ridotto nel caso di insorgenza del tumore
dalla parte opposta. Il dato, spiegano gli autori, è dovuto probabilmente ad un problema di
“recall bias” (3) causato dal fatto che le persone affette dal glioma tendono a riferire un
utilizzo superiore rispetto alla realtà del telefono cellulare dalla stessa parte in cui è
localizzato il tumore. Gli autori concludono che non vi è un sostanziale aumento di rischio
di sviluppare questo tipo di tumore a seguito di un uso al massimo decennale del telefono
cellulare (2006 BMJ Publishing Group Ltd).
Tra i risultati disponibili relativi al Progetto, si possono citare anche quelli di studi condotti
in Svezia e Danimarca, i quali hanno dimostrato che i rischi relativi (4) stimati in caso di uso
regolare del telefonino, sono risultati di 0.7 e di 0.9 rispettivamente per i per il tumori
maligni e quelli benigni. Questi dati non cambiavano né in funzione dell’intensità di uso né
della sua durata nel tempo, in particolare, il rischio stimato appare lo stesso anche per i
soggetti che hanno superato i dieci anni di utilizzo. Non si riscontrano differenze neppure
confrontando telefoni analogici e digitali, né tra aree urbane e aree rurali. Per quanto
riguarda la “ipsilateralità” è stato riscontrato un modestissimo incremento della quota di
(1)
studio caso-controllo = consiste nella rilevazione retrospettiva di dati ricavati da due gruppi di individui, di cui uno
costituito da soggetti affetti dalla malattia che interessa studiare e l’altro da soggetti sani. Dall’analisi della storia
passata dei soggetti, si cerca di ricavare delle indicazioni su eventuali differenze di esposizione al fattore rischio
considerato.
(2)
Odds è un termine che non ha un corrispondente in italiano, può essere reso con “probabilità a favore”. L’odds
corrisponde al rapporto fra il numero di volte in cui l’evento si verifica (o si è verificato) ed il numero di volte in cui
l’evento non si verifica (o si è verificato). L’odds ratio si calcola attraverso i semplici rapporti (odds) fra le frequenze
osservate e non attraverso le proporzioni.
(3)
Recall bias è un tipo di difetto che può accadere negli studi di ricerca. Questo tipo di difetto accade quando ai
partecipanti ad uno studio sono interrogati riguardo ai loro fattori di rischio o comportamenti dopo che già siano stati
diagnosticati con la malattia allo studio.
(4)
Rischio relativo = è il rapporto fra il rischio nel gruppo degli esposti ed il rischio nel gruppo dei non esposti.
Sia per gli “odds ratio” che per i “rischi relativi” un valore <1 indica una associazione negativa (cioè il fattore può
proteggere dalla malattia) mentre un rapporto >1 indica l'esistenza di una associazione positiva (il fattore può causare
la malattia). Naturalmente, valori crescenti indicano associazioni più forti.
36
tumori manifestatisi nel lato della testa maggiormente usato per telefonare ma solo nel
gruppo dei tumori benigni (www.elettra2000.it/newsletter/n83/bioem83.htm).
In generale dagli studi emerge finora un quadro rassicurante; non si è trovato infatti alcun
convincente elemento che sostenga l’ipotesi di un aumento del rischio di insorgenza del
cancro o di alcuna altra malattia in relazione all’uso di telefoni cellulari.
È comunque doveroso sottolineare che la proliferazione delle stazioni radio base è
desinata ad aumentare, anche con l’entrata in esercizio della telefonia di terza
generazione (UMTS) e questo non potrà non comportare un aumento dell’esposizione
della popolazione.
Posizione di enti ed istituzioni nei confronti di potenziali rischi a lungo termine
•
Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) - Promemoria n. 183 del 1998 –
“Effetti sanitari dei campi a radiofrequenza” : una revisione dei dati scientifici svolta
dall’OMS nell’ambito del Progetto Internazionale CEM (Monaco, Novembre 1996)
ha concluso che, sulla base della letteratura attuale, non c’è alcuna evidenza
convincente che l’esposizione a RF abbrevi la durata della vita umana, né induca o
favorisca il cancro. Sono comunque necessari ulteriori studi, per delineare un
quadro più completo dei rischi sanitari.
•
OMS: secondo quanto riportato nel Promemoria n. 193 di giugno 2000 relativo a “I
telefoni cellulari e le loro stazioni radio base”, l’evidenza scientifica attuale indica
che l’esposizione a campi a radiofrequenza con le caratteristiche di quelli emessi
dai telefoni cellulari e dalle stazioni radio base non induce o favorisce,
verosimilmente, il cancro. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle
conoscenze, che richiedono ulteriori ricerche per giungere ad una migliore
valutazione dei rischi.
•
OMS – “Come stabilire un dialogo sui rischi dei campi elettromagnetici”, 2002: “Per
quanto riguarda i campi ad alta frequenza, il complesso dei dati disponibili fino ad
oggi suggerisce che l’esposizione a campi di bassa intensità (come quelli emessi
dai telefoni mobili e dalle loro stazioni radio base) non provochi effetti dannosi per la
salute”.
“Di recente, diversi studi epidemiologici su utenti di telefoni mobili non hanno
trovato evidenze convincenti di aumenti del rischio di tumori cerebrali. Tuttavia, la
tecnologia è troppo recente per escludere la possibilità di effetti a lungo termine”.
“Dato il largo uso della tecnologia, il grado d’incertezza scientifica ed il livello di
37
apprensione del pubblico, si rendono necessari studi rigorosi ed una comunicazione
chiara con il pubblico”.
•
Commissione internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti
(ICNIRP): la possibilità di effetti a lungo termine non viene esclusa. Tuttavia la
Commissione ritiene che al momento non vi siano basi per la messa a punto di
standard per la messa a punto di standard per la protezione della popolazione e dei
lavoratori da presunti effetti a lungo termine. Le linee Guida proposte (ICNIRP
1998) sono finalizzate alla sola prevenzione degli effetti acuti.
•
Istituto Superiore di Sanità (ISS): “Gli studi epidemiologici sul potenziale effetto
delle RF hanno generalmente incluso scarse misure di esposizione o in alcuni casi
nessuna misura, così che resta incerto il livello di esposizione alle RF dei soggetti in
studio (…). Le scarse misure disponibili diminuiscono la capacità degli studi di
determinare se vi sia un’associazione con le RF e il rischio di una malattia ed anche
ove sia trovato un rischio aumentato, la scarsità di misure diminuisce la capacità di
giudicare se l’associazione è causale. Per questo motivo gli studi futuri dovranno
migliorare la dosimetria (…). (Rapporto ISTISAN 01/25 Esposizione a campi a
radiofrequenza e leucemia infantile: stato attuale delle conoscenze scientifiche in
rapporto alle problematiche dell’area di Cesano).
38
CAPITOLO 4 - NORMATIVA
Norme di sicurezza: cosa sono e su cosa sono basate
Le norme di sicurezza costituiscono il cardine della strategia di prevenzione e protezione
della popolazione dall’esposizione ad agenti potenzialmente pericolosi.
Una norma di sicurezza è un complesso di prescrizioni, raccomandazioni e suggerimenti il
cui scopo è impedire che un individuo subisca un danno a causa dell’esposizione ad un
agente esterno, o almeno a ridurne a valori socialmente accettabili la probabilità.
Uno degli elementi fondamentali di una norma di sicurezza è costituito dai valori limite, che
specificano i valori massimi dell’agente considerato a cui è accettabile che siano esposti
individui della popolazione o lavoratori professionalmente esposti. Nel caso degli agenti la
cui pericolosità si manifesta solo quando si supera un valore di soglia (come avviene per
gli effetti acuti dei campi elettromagnetici), i valori limite sono ovviamente dedotti dai valori
di soglia degli effetti, introducendo opportuni margini di sicurezza.
Quando si tratta di effetti senza soglia, come ad esempio la presunta cancerogenicità
dovuta ad esposizioni basse e prolungate a campi elettromagnetici, la deduzione dei valori
limite risulta molto più complessa.
In definitiva, la costruzione dei valori limite parte dall’individuazione delle soglie degli effetti
biologici accertati, espresse in termini di grandezze primarie.
Per quanto riguarda le alte frequenze, come si è gia detto nel capitolo dedicato agli effetti
sulla salute, la grandezza primaria a cui si fa riferimento è il SAR (o potenza assorbita
specifica), che è un parametro direttamente riconducibile al calore generato nei tessuti
dell’organismo esposto.
In pratica, tramite la sperimentazione su volontari ed animali da laboratorio, si identificano i
valori minimi di potenza specifica in grado di provocare effetti accertati. A queste soglie
viene applicato inoltre un opportuno margine di sicurezza, ottenendo prima il valore limite
per gli individui professionalmente esposti e, con un ulteriore margine cautelativo, quello
per la popolazione (esposizione residenziale). Il margine di sicurezza permette di tener
conto dell’incertezza sperimentale insita nella determinazione delle soglie, di garantire una
condizione di tutela anche nel caso in cui l’esposizione al campo elettromagnetico
avvenga in presenza di altri inquinanti ambientali ed infine di tenere parzialmente conto del
margine di errore della strumentazione o dei metodi di valutazione delle intensità dei
campi.
39
Le più autorevoli linee guida internazionali e la maggior parte della norme nazionali, che
disciplinano l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici non ionizzanti,
partono
dall’analisi
della
letteratura
scientifica
sugli
effetti
biologici
dei
campi
elettromagnetici. Da essa risulta che solo nel caso degli effetti acuti vi sono informazioni
scientifiche sufficienti a sostenere il processo di definizione di limiti di esposizione. Nel
caso degli effetti cronici o di bassi livelli, come è stato più volte ribadito, si osserva che,
sebbene i risultati epidemiologici facciano supporre un possibile rischio di cancerogenicità,
tuttavia essi non possono costituire la base per individuare i limiti di esposizione.
Principi cautelativi
Sono state sviluppate diverse politiche cautelative per rispondere alle preoccupazioni che
sono state espresse per problemi di salute pubblica, d’igiene del lavoro e d’igiene
ambientale, in un contesto di incertezza scientifica.
Queste politiche comprendono:
•
il principio di precauzione;
•
il principio ALARA (1);
•
la “prudent avoidance”.
Secondo la definizione generale datagli dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità),
il principio di precauzione è una politica di gestione del rischio che viene applicata in
circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica, e riflette la necessità di
intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della
ricerca scientifica.
Nella politica sanitaria l’applicazione del principio di precauzione appare giustificata ogni
volta che occorre limitare l’esposizione ad agenti inquinanti i cui effetti sull’organismo
umano non sono solo di tipo acuto, ma possono manifestarsi su grandi numeri di persone,
in relazione ad un’ampia popolazione di individui esposti anche a livelli inferiori alla soglia
per gli effetti acuti.
In diversi paesi è riconosciuta da tempo l’esigenza che le politiche ambientali siano
orientate da un atteggiamento di cautela in considerazione di possibili rischi connessi allo
sviluppo tecnologico. Diversi trattati internazionali, compresi quelli che istituiscono e
regolamentano le Comunità Europee, invocano a tal fine un "principio di precauzione".
(1)
Acronimo dell’inglese “As Low As Reasonably Achievable” (il più basso ragionevolmente possibile).
40
Le organizzazioni internazionali riconoscono che le politiche sanitarie sono compito e
responsabilità dei singoli governi, i quali possono adottare qualunque misura di
precauzione ritengano opportuna.
Per quanto riguarda i campi elettromagnetici, però, il ricorso a tale principio appare del
tutto arbitrario, poiché in questo caso non risulta affatto che gli effetti potenzialmente
pericolosi siano identificati tramite una valutazione scientifica ed obiettiva.
A questo proposito infatti l'OMS fa notare che "un requisito di principio è che le politiche
cautelative siano adottate solo a condizione che valutazioni di rischio e limiti di
esposizione fondati su basi scientifiche non siano minati dall'adozione di approcci
cautelativi arbitrari”.
Il principio ALARA è un principio cautelativo che, per i campi elettromagnetici, può
essere enunciato richiedendo che i livelli di campo elettromagnetico nell’ambiente siano
mantenuti al più basso livello ragionevolmente ottenibile. Esso quindi richiede che, in ogni
situazione specifica, venga ricercato il miglior compromesso tra le varie esigenze: ridurre
l’esposizione della popolazione, utilizzare in modo ottimale le risorse disponibili per la
prevenzione sanitaria, non rinunciare ai vantaggi sociali apportati dall’utilizzo delle
tecnologie che generano campi elettromagnetici nell’ambiente.
Tuttavia, la sua applicazione ai campi elettromagnetici è molto problematica, a causa del
fatto che non esistono chiare evidenze di danni sanitari dovuti all’esposizione cronica a
campi elettromagnetici al di sotto dei livelli raccomandati dalle linee guida; occorre infatti
una certa comprensione di quali siano le condizioni in cui questo rischio può
verosimilmente presentarsi.
La “prudent avoidance” è un approccio alla gestione dei fattori di rischio sanitario o
ambientale, sviluppato nel 1989 negli Stati Uniti in relazione ai campi a frequenza
industriale. Inizialmente nasceva come strategia per la gestione del rischio “per tenere le
persone al di fuori dei campi ridisegnando il tracciato degli impianti e riprogettando sistemi
e dispositivi elettrici”.
In seguito il principio si è evoluto fino a raccomandare l’adozione generalizzata di
provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili ed a basso costo, per ridurre l’esposizione
della popolazione ai campi elettromagnetici, anche in assenza di rischi dimostrabili e,
quindi, di una attendibile previsione scientifica del beneficio sanitario ottenibile.
Per lo più, la “prudent avoidance” è stata applicata ai nuovi impianti, dove modifiche di
progetto dal costo contenuto permettono di abbattere sensibilmente l’esposizione.
41
Il quadro della normativa internazionale
Anche se l'esigenza di regolamentare l'esposizione ai campi elettromagnetici è
riconosciuta quasi universalmente, il numero di Paesi che ha effettivamente approvato
delle normative in materia è relativamente limitato; per di più, molti governi si sono limitati
ad emanare semplici raccomandazioni.
Schematicamente, il quadro delle varie normative nazionali può essere rappresentato
dividendo le nazioni in tre gruppi:
•
quelle che hanno adottato normative su basi scientifiche in accordo con l'ICNIRP (2);
•
quelle che si basano anch'esse sulle conoscenze scientifiche ma fanno riferimento
a studi diversi da quelli considerati dall'ICNIRP;
•
quelle che si ispirano ad un atteggiamento di cautela, al di là dei dati scientifici
consolidati.
Del primo gruppo fanno parte una ventina di paesi, ma il loro numero è in crescita; diversi
governi hanno infatti manifestato l'intenzione di recepire le linee guida dell'ICNIRP.
Il secondo gruppo è costituito essenzialmente dai paesi dell'Europa Orientale i quali, in
base a studi condotti prevalentemente al loro interno, ritengono che esistano effetti sanitari
(soprattutto di tipo soggettivo) non adeguatamente considerati dall'ICNIRP.
Il terzo gruppo è formato da due paesi, l'Italia e la Svizzera, che hanno recentemente
adottato norme che differiscono dalle linee guida internazionali non solo nel valore
numerico dei limiti, ma nel loro stesso impianto.
A partire dagli anni ’50 del secolo scorso, diverse organizzazioni internazionali e nazionali
hanno prodotto raccomandazioni per l’esposizione dei lavoratori e della popolazione ai
campi elettromagnetici. Le prime raccomandazioni riguardanti l'esposizione a campi
elettromagnetici (in particolare a microonde) furono emanate negli Stati Uniti
nell'immediato dopoguerra, motivate soprattutto da preoccupazioni per esposizioni degli
operatori ai radar.
Più recentemente hanno riscosso particolare credito le linee guida sviluppate dalla
Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP),
organizzazione non governativa formalmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), fondata nel 1992 sostituendo l’IRPA (3)/INIRC ed ora è il principale
riferimento di gran parte della normativa internazionale.
(2)
(3)
ICNIRP : acronimo inglese corrispondente a “International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection”.
IRPA: sigla dell’International Radiation Protection Agency.
42
Tale organizzazione si avvale di esperti provenienti da numerosi Paesi e nel cui operato si
riconosce gran parte della comunità scientifica mondiale. Il loro compito è quello di
valutare lo stato delle conoscenze relative agli effetti delle radiazioni non ionizzanti
(compresi i CEM) sulla salute e sullo stato di benessere e di fornire pareri scientificamente
fondati per proteggere la popolazione e i lavoratori da questo agente fisico. Allo scopo di
fornire raccomandazioni su basi scientifiche per la protezione dalle radiazioni non
ionizzanti, la Commissione utilizza le valutazioni di rischio sanitario sviluppato insieme
all’OMS per produrre le proprie linee guida sui limiti di esposizione.
La più recente revisione delle linee guida dell'ICNIRP è stata pubblicata nel 1998 con il
documento “Guidelines for limiting exposure to time-variying eletric, magnetic, and
elettromagnetic fields (up to 300 GHz)” nel quale vengono fissati criteri per limitare
l’esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione e dei lavoratori che sono ad oggi
l’ispirazione della maggior parte della legislazione in materia nei paesi occidentali.
Tali linee guida sono finalizzate ad ottenere la massima protezione contro gli effetti sanitari
scientificamente accertati, ovvero gli effetti acuti, non considerando, al momento attuale, i
possibili effetti a lungo termine poiché la Commissione ritiene che i dati disponibili sono
insufficienti per stabilire delle restrizioni, pur con l’impegno di rivedere le linee guida nel
momento in cui dovessero emergere nuove valutazioni di rischio sanitario sia per effetti di
tipo cancerogeno che per altre conseguenze significative.
L’impianto logico delle linee guida ICNIRP si basa sulla definizione di due tipi di limiti: i
limiti di base ed i livelli di riferimento.
•
I limiti di base sono limitazioni all’esposizione che si fondano direttamente su effetti
sanitari acuti e su considerazioni di ordine biologico. Vengono espressi tramite
grandezze
fisiche
strettamente
correlate
agli
effetti
sanitari
(grandezze
dosimetriche).
•
I livelli di riferimento sono valori di campo elettrico, magnetico e di densità di
potenza che vengono indicati a fini pratici per valutare un probabile superamento
dei limiti di base. Sono definiti tramite grandezze radiometriche proprie
dell’ambiente esterno e facilmente misurabili. Si ottengono dai limiti di base, alle
specifiche frequenze, attraverso modelli matematici ed estrapolazioni dai risultati di
laboratorio assumendo le ipotesi di caso peggiore (situazione di massimo
assorbimento o di massimo accoppiamento tra radiazione esterna e persona
esposta).
43
Il rispetto dei livelli di riferimento garantisce il rispetto dei limiti di base, mentre un
superamento dei livelli di riferimento non implica necessariamente che venga violata una
restrizione di base, ma indica semplicemente la necessità di ulteriori valutazioni.
In generale si nota che vengono adottate limitazioni più restrittive per l’esposizione del
pubblico rispetto a quella dovuta a motivi professionali, principalmente per il fatto che la
popolazione esposta per motivi professionali è formata da adulti informati e consapevoli
sui potenziali rischi e delle opportune precauzioni da adottare. Al contrario il pubblico è
costituito da individui di tutte le età e con diverso stato di salute ed in molti casi essi non
sono consapevoli della loro esposizione ai campi elettromagnetici.
Sia per i livelli di riferimento che per le restrizioni di base vengono fissati dei fattori di
sicurezza per proteggere maggiormente sia il pubblico che i lavoratori dall’esposizione ai
campi elettromagnetici. Tuttavia le informazioni disponibili sugli effetti biologici e sanitari
dei campi elettromagnetici sull’uomo e sugli animali sono insufficienti per fornire una base
rigorosa su cui stabilire fattori di sicurezza per ogni intervallo di frequenza, inoltre si
aggiungono lacune nella conoscenza della dosimetria appropriata.
Infine l’ICNIRP raccomanda che, in mancanza di risultati definitivi, le azioni intraprese da
alcuni paesi volte alla riduzione delle esposizioni non disconoscano le linee guida fondate
su basi scientifiche e richiama in proposito l’attenzione sui chiarimenti forniti dalla
Commissione Europea in merito all’applicazione del principio di precauzione.
Normativa europea
Fino al 1999, relativamente alle emissioni elettromagnetiche, erano prese come
riferimento per la prevenzione del rischio da campi elettromagnetici ad alte e basse
frequenze, due norme tecniche sperimentali europee del CENELEC (4). In particolare, nel
1994, tale Comitato ha emanato linee guida sperimentali relative all’esposizione umana
applicabili agli intervalli 0 Hz-10 kHz e 10 kHz-300 GHz. Tali norme, che fissano limiti di
base e livelli di riferimento, coerentemente con le linee guida ICNIRP, sono state
pubblicate in Italia dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) nel 1995 ed ora ritirate in
seguito alla pubblicazione della raccomandazione europea 1999/512/CE.
A livello comunitario le istituzioni sono intervenute con raccomandazioni per invitare gli
Stati membri a regolamentare il settore in maniera adeguata.
(4)
CENELEC: Comité Européen de Normalisation Electrotechnique (Comitato Europeo di Normalizzazione
Elettrotecnico). Raggruppa i Comitati Elettrotecnici di vari paesi europei compreso anche l’Italia e ha forza di ente
tecnico normatore.
44
In particolare, la Raccomandazione 1999/512/CE (5) riprende integralmente le linee guida
dell’ICNIRP e propone una serie di opzioni per possibili attività future a livello comunitario.
Il Consiglio dell’Unione Europea raccomanda che gli Stati membri adottino un quadro di
limiti fondamentali e di livelli di riferimento basandosi sui valori proposti, fermo restando
che gli Stati membri hanno facoltà di fornire un livello di protezione più elevato di quello
indicato nella Raccomandazione stessa.
Vengono indicate poi una serie di azioni che dovrebbero essere intraprese da una parte
dagli Stati membri, dall’altra dalla Commissione Europea.
Gli Stati membri, allo scopo di migliorare la conoscenza degli effetti dei campi
elettromagnetici sulla salute, sono invitati a promuovere sia la diffusione dell’informazione
finalizzata alla comprensione dei rischi inerenti ai campi elettromagnetici, sia ricerche nel
settore dei campi elettromagnetici e della salute umana nell’ambito dei loro programmi
nazionali di ricerca.
Sempre a livello comunitario molto importante è la Direttiva 2004/40/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative
all’esposizione dei lavoratori a rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).
Lo scopo di tale direttiva è quello di stabilire requisiti minimi di protezione a tutti i lavoratori,
senza impedire però agli Stati membri di attuare o mantenere in vigore norme più
cautelative.
Viene garantita la protezione solo rispetto a effetti nocivi a breve termine conosciuti nel
corpo umano causati dalla circolazione di correnti indotte e dall’assorbimento di energia,
nonché da correnti di contatto. Al contrario non si ritiene che sia presente un’evidenza
scientifica sufficiente a giustificare l’introduzione di misure protettive per effetti a lungo
termine.
Normativa nazionale
In generale la normativa italiana si basa su una protezione a due livelli:
1. la protezione dagli effetti acuti, che si realizza attraverso la definizione di limiti di
esposizione coerenti con le linee guida ICNIRP e la Raccomandazione della
Comunità Europea. Non vengono però espressi i limiti in funzione delle grandezze
dosimetriche, quali ad esempio il SAR, ma solamente in termini di grandezze
radiometriche;
(5)
Raccomandazione 1999/512/CE, 12 luglio 1999 "Raccomandazione del Consiglio relativa alla limitazione
dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz", G.U. 30 luglio 1999, n. L 199.
45
2. la protezione rispetto agli effetti a lungo termine, che si realizza con la definizione
del valore di attenzione e degli obiettivi di qualità, espressioni di scelte
protezionistiche cautelative che considerano anche le situazioni nelle quali non si
abbia certezza del nesso causale fra esposizione e conseguenza sanitaria.
Volendo fare un breve excursus storico sulla normativa italiana in merito ai campi
elettromagnetici, bisogna dire che vede la sua origine nel 1981, quando il Ministro della
Sanità decide, ai sensi della legge 833/78 relativa all’istituzione del servizio sanitario
nazionale, di istituire una Commissione di studio con il compito di formulare una normativa
nel campo della protezione dei lavoratori e della popolazione dalle radiazioni
elettromagnetiche non ionizzanti. Il documento finale redatto dalla Commissione ha
costituito, nel 1983, la base per un disegno di legge riguardante l’intervallo di frequenze
300 kHz - 300 GHz che non ha però mai visto la luce.
Finalmente nel 1998 viene pubblicato il decreto n. 381 (6), con il quale vengono fissati,
anche per il nostro paese, limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici
connessi al funzionamento ed all’esercizio dei sistemi fissi di teleradiocomunicazione e
radiotelevisivi operanti nell’intervallo di frequenza tra 100 kHz e 300 GHz.
Questo provvedimento introduce una decisa innovazione rispetto alla normativa
internazionale, facendo riferimento al rischio implicito rappresentato dall’esposizione
prolungata nel tempo anche a livelli molto bassi del campo elettromagnetico.
Accanto ai limiti di esposizione, viene introdotta infatti la definizione di obiettivi di qualità,
cioè di valori di campo elettromagnetico da conseguire per tutelare la popolazione da
eventuali rischi legati all’esposizione. È stata inoltre operata la scelta, nel caso di
esposizioni prolungate della popolazione (non inferiori a quattro ore) di adottare il principio
cautelativo.
Attualmente il quadro normativo è stato aggiornato e completato con la pubblicazione della
Legge Quadro n. 36 del 2001 (7), i cui provvedimenti attuativi sono stati emanati con il
DPCM 8 luglio 2003 (8).
La nuova normativa si basa su una protezione a più livelli, attraverso la definizione di tre
differenti limiti:
(6)
Decreto Ministeriale 10/09/1998, n. 381 "Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di
radiofrequenza compatibili con la salute umana", G.U. 3 novembre 1998, n. 257.
(7)
Legge Quadro 22/02/2001, n. 36 "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici", G.U. 7 marzo 2001, n. 55.
(8)
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 08/07/2003 "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di
attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz", G.U. 28 agosto 2003, n. 199.
46
•
limiti di esposizione = “valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico,
considerati come valori di immissione che non devono essere superati in alcuna
condizione di esposizione” per la protezione rispetto agli effetti sanitari accertati
(effetti acuti);
•
valore di attenzione = “valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico
considerato come valore di immissione che non deve essere superato negli
ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate” per la
protezione rispetto agli effetti a lungo termine;
•
obiettivi di qualità = “valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico,
considerati come valori di emissione degli impianti e delle apparecchiature, da
conseguire nel medio e lungo periodo, anche attraverso l’uso di tecnologie e metodi
di risanamento disponibili, al fine di realizzare gli obiettivi di tutela sanitari ed
ambientali con riferimento anche a possibili effetti a lungo termine”.
Le disposizioni contenute in questa legge sono indirizzate alla tutela della popolazione e
dei lavoratori dalla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici che
coprono l’intervallo di frequenza da 0 a 300 GHz.
La legge non si limita alla tutela della salute, che viene conseguita attraverso la definizione
dei tre diversi limiti, ma individua anche misure per la salvaguardia dell’ambiente e del
paesaggio mediante la fissazione di criteri ben precisi per la costruzione degli impianti.
Inoltre essa attribuisce specifiche competenze allo Stato, alle Regioni, alle Province ed ai
Comuni.
In particolare è compito dello Stato:
•
fissare limiti, valori di attenzione e obiettivi di qualità;
•
promuovere attività di ricerca e sperimentazione;
•
coordinare la raccolta e la diffusione dei dati;
•
istituire il catasto nazionale delle sorgenti fisse e delle aree interessate
dall’emissione delle stesse;
•
stabilire i criteri per l’elaborazione dei piani di risanamento indicando tempi e
priorità;
•
stabilire metodologie di misurazione;
•
attivare accordi di programma con i titolari dei vari impianti al fine di sviluppare le
migliori tecnologie possibili per minimizzare gli impatti sanitari ed ambientali;
•
istituire un Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione delle
emissioni che ha il compito di monitorare sugli adempimenti previsti dalla legge.
47
Fra gli obblighi assegnati alle Regioni si citano:
•
la localizzazione dell’emittenza radiotelevisiva;
•
la fissazione di criteri per l’installazione degli impianti per la telefonia cellulare che
tengano conto altre che della tutela della salute anche la tutela dell’ambiente e del
paesaggio;
•
la fissazione di criteri per il rilascio della autorizzazioni alla installazione degli
impianti di competenza regionale;
•
la realizzazione del catasto regionale in stretto coordinamento con quello nazionale.
Le Regioni stabiliscono anche le competenze delle Province e dei Comuni e pertanto
devono provvedere alla emanazione di leggi regionali di recepimento alla legge quadro.
Normativa regionale
Il 31 ottobre 2000 la Regione Emilia-Romagna ha approvato la legge n. 30 “Norme per la
tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico”. Il
20 febbraio 2001 la Giunta Regionale ha deliberato la direttiva n. 197 per la sua
applicazione.
Con tale legge la Regione si è dotata di uno strumento mirato a garantire il diritto alla
salute
attraverso
il
rispetto
dei
limiti
di
esposizione,
ma
perseguendo
contemporaneamente obiettivi precauzionali di minimizzazione del rischio.
La legge si occupa di impianti fissi per l’emittenza radio e televisiva, impianti per la
telefonia mobile ed impianti per la trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica e per
ciascuno di essi definisce il ruolo degli Enti Locali e dell’Arpa.
In particolare, essa definisce le procedure di autorizzazione ad un impianto, gli obiettivi di
qualità che riprende dalla legge quadro ed infine impone dei divieti di installazione.
Di seguito vengono elencate le principali indicazioni fornite da tale legge.
48
Impianti fissi per l’emittenza radio e televisiva
Competenze delle Province:
•
adozione di un Piano provinciale di localizzazione dell’emittenza radio e televisiva
(PLERT) in coerenza con il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze
radiotelevisive e nel rispetto dei valori di riferimento normativo (art. 3);
•
istituzione di un Comitato Tecnico per l’emittenza radio e televisiva che ha il
compito di esprimere il parere sulle autorizzazioni degli impianti e collabora con la
Provincia alla redazione del PLERT (art. 20).
L’art. 4 specifica le zone di divieto di localizzazione degli impianti per l’emittenza radio e
televisiva:
•
all’interno della fascia di rispetto di almeno 300 metri dal perimetro del centro
abitato o del territorio classificato come urbanizzato o urbanizzabile a prevalente
destinazione residenziale (eccetto ponti radio ed impianti previsti dal piano
nazionale di assegnazione delle frequenze);
•
in parchi urbani, aree destinate ad attrezzature sanitarie, scolastiche, sportive, zone
parco A, riserve naturali,…;
•
“su edifici scolastici, sanitari, a prevalente destinazione residenziale, vincolati,
classificati di interesse storico-architettonico e monumentale, di pregio storico,
culturale e testimoniale.”
Competenze dei comuni:
•
adeguare la Pianificazione Urbanistica Comunale (PUC) ai PLERT;
•
occupare ed espropriare aree individuate assegnandole ai gestori;
•
autorizzare l’installazione (artt. 6 e 7) nel rispetto dei valori di riferimento normativo,
previa acquisizione del parere congiunto Arpa/AUSL, tenendo conto della copertura
territoriale ed in conformità con la pianificazione urbanistica.
Risanamenti (art. 7):
•
gli impianti esistenti devono essere autorizzati;
•
per gli impianti non conformi, l’adeguamento è realizzato con i Piani di risanamento
da presentare entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge per la riduzione a
conformità ed entro 6 mesi dall’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali ai
PLERT per la delocalizzazione;
•
l’approvazione dei Piani di risanamento è rilasciata dal Comune, sentita la Provincia
interessata ed acquisito il parere di Arpa ed AUSL, e ricomprende l’autorizzazione;
49
•
l’adeguamento ai limiti doveva essere comunque completato entro 2 anni
dall’entrata in vigore della L.R. 30/2000.
Impianti fissi per la telefonia mobile
Autorizzazione (art. 8):
•
presentazione del Programma Annuale (aree di ricerca e siti puntuali) da parte dei
Gestori al Comune competente corredato dalla documentazione necessaria;
•
notifica del Comune alla cittadinanza dell’avvenuta presentazione del Piano e
fissazione del termine per la presentazione delle osservazioni da parte dei soggetti
interessati (cittadini, associazioni, ecc);
•
valutazioni ambientali (Arpa) e sanitarie (AUSL);
•
autorizzazione, entro 90 giorni, da parte del Comune, solo per i siti puntuali (per le
aree di ricerca, da autorizzarsi successivamente con lo stesso iter, valutazione della
compatibilità urbanistico-edilizia).
Divieto di localizzazione (art. 9):
•
in aree destinate ad attrezzature sanitarie, assistenziali, scolastiche;
•
in zone di parco classificate A;
•
in riserve naturali;
•
su edifici di valore storico-architettonico e monumentale.
Risanamenti (art. 10):
•
impianti che non rispettano i valori di riferimento normativo o localizzati in aree
vietate prevedono la riduzione a conformità e/o la delocalizzazione;
•
l’approvazione del Programma degli interventi è effettuata dal Comune, acquisito il
parere di Arpa ed AUSL e ricomprende l’autorizzazione;
•
l’adeguamento ai limiti doveva essere realizzato entro 6 mesi dall’entrata in vigore
della L.R. 30/2000.
Catasto (art. 11):
•
entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, i Gestori forniscono ai Comuni la
mappa completa degli impianti fissi già installati;
•
per gli impianti installati non autorizzati, i Gestori forniscono anche le informazioni
tecniche necessarie alla valutazione dei c.e.m.;
•
Arpa valuta il rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente.
50
Impianti mobili per la telefonia mobile
Art. 12:
•
l’installazione deve essere comunicata al Comune 45 giorni prima della
collocazione;
•
entro 30 giorni dalla comunicazione, il Comune può richiedere una diversa
collocazione.
51
NORMATIVA INTERNAZIONALE
“Guidelines for limiting exposure to time-variying
LINEE GUIDA ICNIRP, 1998
eletric, magnetic and elettromagnetic fields (up to
300 GHz)”
NORMATIVA EUROPEA
"Raccomandazione del Consiglio relativa alla
Raccomandazione 1999/512/CE, 12 luglio 1999
limitazione dell’esposizione della popolazione ai
campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz"
sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute
Direttiva Europea 2004/40/CE, 23 aprile 2004
relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi
derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici)
Rettifica della direttiva 2004/40/CE del Parlamento
/
Europeo e del Consiglio, 29 aprile 2004
NORMATIVA NAZIONALE
"Regolamento recante norme per la determinazione
Decreto Ministeriale 10/09/1998, n. 381
dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute
umana"
Legge Quadro 22/02/2001, n. 36
"Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici"
"Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di
attenzione e degli obiettivi di qualità per la
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
protezione della popolazione dalle esposizioni a
08/07/2003
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300
GHz"
Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n. 177
"Testo unico della radiotelevisione"
NORMATIVA REGIONALE (EMILIA-ROMAGNA)
Legge Regionale 31/10/2000, n. 30
"Norme per la tutela della salute e la salvaguardia
dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico"
"Direttiva per l’applicazione della LR 31/10/2000, n.
Delibera della Giunta Regionale 20/02/2002, n. 197
30 recante "Norme per la tutela della salute e la
salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento
elettromagnetico""
"Norme concernenti la localizzazione di impianti fissi
Legge Regionale 25/11/2002, n. 30
per l’emittenza radio e televisiva e di impianti per la
telefonia mobile"
Delibera della Giunta Regionale 13/03/2006, n. 335
"Disposizioni per l’installazione di apparati del
sistema DVB-H di cui alla L.R. 30/2000"
Tabella 1 – Principali provvedimenti legislativi internazionali, europei, nazionali e regionali
52
Linee guida ICNIRP
•
Tabella 2 Restrizioni di base per campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, con
frequenze fino a 10 GHz
Intervallo
Caratteristiche
dell’esposizione
Esposizione
di
frequenza
fino a 1 Hz
Densità di
corrente per la
testa ed il tronco
(mA/m2)(rms)
SAR
mediato
sul corpo
intero
(W/kg)
SAR
localizzato
(testa e
tronco)
SAR
localizzato
(arti)
40
-
-
-
1-4 Hz
40/f
-
-
-
4 Hz–1 kHz
10
-
-
-
1–100 kHz
f/100
-
-
-
100 kHz–10 MHz
f/100
0,4
10
20
10 MHz–10 GHz
-
0,4
10
20
8
-
-
-
1-4 Hz
8/f
-
-
-
4 Hz–1 kHz
2
-
-
-
1–100 kHz
f/500
-
-
-
100 kHz–10 MHz
f/500
0,08
2
4
10 MHz–10 GHz
-
0,08
2
4
professionale
Esposizione
fino a 1 Hz
del pubblico
Note:
1. f è la frequenza in hertz.
2. A causa della disomogeneità del corpo, le densità di corrente devono essere mediate su una sezione
2
trasversale di 1 cm perpendicolare alla direzione della corrente.
3. Per frequenze fino a 100 kHz, i valori di picco della densità di corrente possono essere ottenuti
moltiplicando i valori efficaci (rms) per √2 (≈ 1,414). Per impulsi di durata tp la frequenza equivalente da
applicare nelle restrizioni di base deve essere calcolata come f = 1/(2tp).
4. Per frequenze fino a 100 kHz e per campi magnetici pulsati, la massima densità di corrente associata agli
impulsi deve essere calcolata dal tempo di salita/discesa e dal massimo rateo di variazione dell’induzione
magnetica. La densità di corrente indotta può quindi essere confrontata con la restrizione di base
appropriata.
5. Tutti i valori di SAR devono essere mediati su un periodo di 6 minuti.
6. La massa su cui mediare il SAR localizzato è qualunque massa contigua di 10 g di tessuto; il massimo
SAR così ottenuto deve essere il valore usato per la stima dell’esposizione.
7. Per impulsi di durata tp, la frequenza equivalente da applicare nelle restrizioni di base deve essere
calcolata come f = 1/(2tp). Inoltre, per esposizioni a campi pulsati, nell’intervallo di frequenza tra 0,3 e 10
GHz e per esposizioni localizzate della testa, viene raccomandata un’ulteriore restrizione di base per limitare
o evitare gli effetti uditivi causati dall’espansione termoelastica. Questa restrizione è che il SA, mediato su 10
g di tessuto, non deve superare 10 mJ/kg per i lavoratori e 2 mJ/kg per il pubblico.
53
•
Tabella 3 Restrizioni di base per la densità di potenza per frequenze comprese tra 10 e 300
GHz
Caratteristiche dell’esposizione Densità di potenza (W/m2)
Esposizione professionale
50
Esposizione del pubblico
10
Note:
2
1. Le densità di potenza devono essere mediate su qualunque superficie di 20 cm di area esposta e su
1,05
minuti (dove f è in GHz) per compensare il sempre minore spessore di
qualunque periodo di 86/f
penetrazione all’aumentare della frequenza.
2
2. I massimi valori spaziali della densità di potenza, mediati su 1 cm , non devono superare 20 volte i valori
sopra riportati.
•
Tabella 4 Livelli di riferimento per l’esposizione professionale a campi elettrici e magnetici
(valori efficaci imperturbati)
Intensità del
Intensità del
Intervallo di
campo
campo
frequenza
elettrico
magnetico
Induzione
Densità di potenza
magnetica
dell’onda piana
(μT)
equivalente Seq (W/m )
2 x 105
-
2
(V/m)
(A/m)
fino a 1 Hz
-
1,63 x 105
1-8 Hz
20.000
1,63 x 105/f
2 x 105/f
-
8-25 Hz
20.000
2 x 104/f
2,5 x 104/f
-
500/f
20/f
25/f
-
0,82-65 kHz
610
24,4
30,7
-
0,065-1 MHz
610
1,6/f
2,0/f
-
1-10 MHz
610/f
1,6/f
2,0/f
-
10-400 MHz
61
0,16
0,2
10
0,025-0,82
kHz
400-2000
MHz
2-300 GHz
2
1/2
3f
137
2
1/2
1/2
0,008f
0,01f
0,36
0,45
f/40
50
Note:
1. f è espressa nelle unità indicate nella prima colonna.
2. I valori delle intensità di campo possono essere superati, purché siano rispettate le prescrizioni di base e
si possano escludere effetti indiretti.
2
2
2
3. Per frequenze tra 100 kHz e 10GHz, Seq, E , H e B devono essere mediati su qualunque periodo di 6
minuti.
4. Per i valori di picco a frequenze fino a 100 kHz si veda la Tabella 1, Nota 3.
5. Per i valori di picco a frequenze superiori a 100 kHz si vedano le Figure 1 e 2. Tra 100 kHz e 10 MHz, i
valori di picco per le intensità di campo si ottengono per interpolazione tra il valore di picco di 1,5 volte a 100
kHz e quello di 32 volte a 10 MHz. Per frequenze superiori a 10 MHz, si suggerisce che la densità di potenza
di picco dell’onda piana equivalente, mediata sulla durata dell’impulso, non superi di 1000 volte la restrizione
per Seq, o che le intensità dei campi non superino di 32 volte i livelli forniti nella tabella.
54
2
2
2
1.05
6. Per frequenze superiori a 10 GHz, Seq, E , H e B devono essere mediati su qualunque periodo i 68/f
minuti (f in GHz).
7. Non viene fornito nessun valore di campo elettrico per i campi a frequenze < 1 Hz, che sono in pratica
campi elettrici statici. Le scosse da sorgenti a bassa impedenza si prevengono con procedure di sicurezza
elettrica acquisite per questo genere di apparecchiature.
•
Tabella 5 Livelli di riferimento per l’esposizione del pubblico a campi elettrici e magnetici
(valori efficaci imperturbati)
Intensità del
Intensità del
Intervallo di
campo
campo
frequenza
elettrico
magnetico
fino a 1 Hz
(V/m)
(A/m)
-
3,2 x 104
Induzione
Densità di potenza
magnetica
dell’onda piana
(μT)
equivalente Seq (W/m )
2
4 x 104
2
2
1-8 Hz
10.000
3,2 x 104/f
4 x 104/f
-
8-25 Hz
10.000
4.000/f
5.000/f
-
0,025-0,8 kHz
250/f
4/f
5/f
-
0,8-3 kHz
250/f
5
6,25
-
3-150 kHz
87
5
6,25
-
0,15-1 MHz
87
0,73/f
0,92/f
-
1-10 MHz
87/f1/2
0,73/f
0,92/f
-
10-400 MHz
28
0,073
0,092
2
400-2000
MHz
2-300 GHz
1/2
1,375f
1/2
1/2
0,0037f
0,0046f
0,16
0,20
61
f/200
10
Note:
1. f è espressa nelle unità indicate nella prima colonna.
2. I valori delle intensità di campo possono essere superati, purché siano rispettate le prescrizioni di base e
si possano escludere effetti indiretti.
2
2
2
3. Per frequenze tra 100 kHz e 10 GHz, Seq, E , H e B devono essere mediati su qualunque periodo di 6
minuti.
4. Per i valori di picco a frequenze fino a 100 kHz si veda la Tabella 1, Nota 3.
5. Per i valori di picco a frequenze superiori a 100 kHz si vedano le Figure 1 e 2. Tra 100 kHz e 10 MHz, i
valori di picco per le intensità di campo si ottengono per interpolazione tra il valore di picco di 1,5 volte a 100
kHz e quello di 32 volte a 10 MHz. Per frequenze superiori a 10 MHz, si suggerisce che la densità di potenza
di picco dell’onda piana equivalente, mediata sulla durata dell’impulso, non superi di 1000 volte la restrizione
per Seq, o che le intensità dei campi non superino di 32 volte i livelli forniti nella tabella.
2
2
2
1.05
6. Per frequenze superiori a 10 GHz, Seq, E , H e B devono essere mediati su qualunque periodo i 68/f
minuti (f in GHz).
7. Non viene fornito nessun valore di campo elettrico per i campi a frequenze < 1 Hz, che sono in pratica
campi elettrici statici. Per la maggior parte delle persone non si manifestano effetti fastidiosi di percezione
delle cariche elettriche superficiali a intensità di campo elettrico inferiori a 25 kV/m. Effetti di scarica che
provochino stress o fastidio devono essere evitati.
55
Tabella 6 Livelli di campo previsti dalle normative di diversi Paesi
Limite di
Limite di
esposizione a
esposizione a
1800 MHz
oltre 2 GHz
(V/m)
(V/m)
41
58
61
31
47
61
61
Belgio
13,7
20,58
29
30,7
Bulgaria
6
6
6
6
Canada
31
47
61
61
Cina
10
10
10
10
EU CENELEC
27
41
58
61
EU Council
27
41
58
61
Francia
27
41
58
61
27
41
58
61
97
97
97
97
Ungheria
27
41
58
61
ICNIRP
27
41
58
61
Limite di
Limite di
esposizione a
esposizione a
400 MHz (V/m)
900 MHz (V/m)
Australia
27
Austria
Paese
Germania
BlmSchV
Germania DINVDE
Note
* All’interno di edifici ed
Italia
20(6*)
20(6*)
20(6*)
20(6*)
in tutte le aree
intensamente
frequentate
Giappone
31
47
61
61
Olanda
60
109
180
193
Nuova Zelanda
27
41
58
61
Polonia
6
6
6
6
Russia
-
20
-
-
Sud Africa
27
41
58
61
Svezia
27
41
58
61
Svizzera
27
41
58
60
Per emissioni dei
telefoni cellulari
Immissione in ambiente
per effetto di tutte le
sorgenti
Turchia
29
41
58
58
Regno Unito
27
41
58
61
USA FCC
31
47
61
61
USA IEE
31
47
67
-
56
DPCM dell’8 luglio 2003
"Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la
protezione della popolazione dalle esposizioni
a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz"
Tabella 7 Limiti di esposizione per la popolazione, valori di attenzione, obiettivi di qualità per
l’intervallo di frequenza 100kHz-300GHz
Valore efficace di
Valore efficace di
Densità di potenza
intensità di campo
intensità di campo
dell’onda piana
elettrico (V/m)
magnetico (A/m)
equivalente (W/m2)
100kHz-3MHz
60
0,2
-
3MHz-3GHz
20
0,05
1
3GHz-300GHz
40
0,01
4
6
0,016
0,10(3Mhz-300GHz)
6
0,016
0,10(3Mhz-300GHz)
Frequenza
Limiti di esposizione
Valori di attenzione
100kHz-300GHz
Obiettivi di qualità
100kHz-300GHz
57
CAPITOLO 5 - RETE DI MONITORAGGIO
Introduzione
Il bisogno di individuare valori di riferimento per la tutela della salute umana, ha reso più
significativo il controllo dei livelli di emissione sul territorio, favorendo un’attività di
monitoraggio che viene richiesta in modo sempre più capillare dai cittadini e dagli organi
istituzionali.
È in questo contesto che nasce l’esigenza di sviluppare e realizzare reti di monitoraggio
per campi elettromagnetici con lo scopo di avere una maggiore informazione per una
sempre più corretta pianificazione territoriale e per individuare possibili percorsi al fine di
ridurre i fattori di pressione (esposizione, impatti visivi,…).
Inoltre esistono anche dei riferimenti normativi che prevedono come finalità l’attuazione di
sistemi di monitoraggio in continuo:
• L.R. Emilia-Romagna n. 30/2000 “Norme per la tutela della salute e la salvaguardia
dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico” - art. 19:
“la Regione e gli Enti locali favoriscono la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie
che consentano di minimizzare le emissioni degli impianti ovvero realizzare sistemi di
monitoraggio in continuo delle sorgenti”.
Sono previsti anche intese ed accordi di programma con i soggetti gestori, strategia che
già è stata adottata a livello locale in diversi Comuni della Regione.
•
D.P.C.M. 28/03/2002 “Modalità di utilizzo dei proventi derivanti dalle licenze UMTS”
prevede tra le finalità la realizzazione della rete nazionale di monitoraggio dei campi
elettromagnetici (la L. 3/2003 ne affida il compito alla Fondazione Ugo Bordoni - FUB, con
sede a Pontecchio Marconi (BO)).
Finalità della rete di monitoraggio in continuo
Le misure in continuo offrono la possibilità di un primo confronto indicativo con i valori di
riferimento dettati dalla normativa per l’esposizione ai campi elettromagnetico, da
verificarsi ulteriormente in parallelo con le misure manuali; in caso di rilevamento di valori
superiori alle soglie di riferimento normativo, infatti è necessario procedere ad una verifica
dell'eventuale superamento, mediante esecuzione di ulteriori rilievi a carattere ufficiale,
condotti con metodi di misura più accurati (misure a banda larga puntuali e misure a
banda stretta).
58
Tuttavia il monitoraggio in continuo ha molteplici finalità, le quali rivestono tutte la
medesima importanza:
•
tenere sotto prolungato controllo particolari zone in prossimità di impianti emettitori,
per verificare i valori stimati nelle valutazioni teoriche preventive effettuate in sede
autorizzativa o nel caso in cui le valutazioni, teoriche o strumentali, indicano una
possibile criticità;
•
indagare situazioni complesse, per la presenza di molteplici sorgenti che variano
nel tempo in modo indipendente ed emettono in un ambiente di elevata
complessità, caratterizzato da elementi perturbativi, che rendono inefficaci gli
strumenti predittivi ed i rilievi istantanei;
•
informare la cittadinanza sui livelli di campo elettromagnetico effettivamente
presenti sul territorio e sulla loro evoluzione temporale nel breve e nel lungo
periodo, fornendo risposte trasparenti alle esigenze di tutela della popolazione con
la garanzia della visibilità dei dati, in particolare in situazioni di elevata conflittualità
sociale ed in relazione a siti ritenuti particolarmente sensibili (asili, scuole, ospedali,
case di riposo, etc). L’informazione avviene attraverso idonei strumenti di
comunicazione, ad esempio la diffusione dei dati attraverso report e bollettini
periodici inviati ad enti istituzionali ed organi di stampa e pubblicazione nella rete
Internet in siti web dedicati;
•
fornire alla comunità scientifica conoscenze complete ed organiche sulle statistiche
spaziali
e
temporali
della
distribuzione
del
campo
elettromagnetico
a
radiofrequenza sul territorio mediante l’acquisizione di grandi moli di dati (anche ai
fini di indagini sanitarie epidemiologiche specifiche);
•
creare
le
condizioni
radiotelecomunicazione,
per
uno
garantendo
sviluppo
sostenibile (1)
trasparenza
ed
delle
evitando
reti
di
allarmismi
ingiustificati e fornendo un valido supporto conoscitivo alla pianificazione territoriale
generale e di settore (L.R. 20/2000), alla valutazione da parte dei Comuni dei
programmi annuali dei gestori delle stazioni radio base (art. 8 L.R. 30/00 e succ.
mod.) e dei piani di risanamento degli impianti radiotelevisivi e per telefonia mobile
(art. 7 e 10 L.R. 30/00 e succ. mod.).
(1)
Esistono oltre 60 definizioni di sviluppo sostenibile. Tra le definizioni più quotate si ricordano le seguenti:
- è una forma di sviluppo che soddisfa i bisogni e le generazioni presenti senza compromettere la capacità delle future
generazioni di soddisfare i propri bisogni. (Bruntland Report, 1987, Our common future).
- è un tipo di sviluppo che migliora la qualità della vita senza compromettere la capacità di auto sostegno del sistema di
supporto alla vita (Interenational Union for Conservation of Nature, UICN, 1997).
- è un tipo di sviluppo che ha la possibilità di ottenere una durevole soddisfazione dei bisogni umani ed un
miglioramento della qualità della vita (Allen, 1980 World Conservation Strategy).
59
Come si può notare dalla normativa di riferimento, la realizzazione della rete di
monitoraggio è abbastanza recente, la prima sperimentazione infatti è stata condotta nel
2000-2001 ad opera di Arpa ed in particolare dalla Sezione Provinciale di Piacenza, in
collaborazione con il DEIS (Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistematica)
dell’Università di Bologna, attraverso il “Progetto Elettra”.
Per un maggior sviluppo della rete, nel 2002 sono state acquistate da Arpa 9 stazioni di
misura, una per Provincia, ciascuna con un centro di controllo.
A partire dal 2003, per la realizzazione della rete nazionale sul territorio regionale la rete
regionale si è integrata a livello nazionale con la rete di monitoraggio nazionale dei campi
elettromagnetici, attraverso un “Protocollo d’Intesa” che è stato siglato tra Arpa e FUB
(Fondazione Ugo Bordoni) che coordina la su finanziamento del Ministero delle
Comunicazioni e gestita operativamente dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente, tramite
apposite convenzioni.
Nel documento “Rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici: definizione progettuale e
linee guida”, elaborato dal Comitato Strategico della FUB, sono individuati i fondi da
assegnare alle Agenzie per la gestione della rete, il numero massimo di stazioni da fornire
per regione (1205 in totale sul territorio nazionale) e le prestazioni di competenza delle
Agenzie per l’espletamento dell’attività, con termine ultimo il 26 ottobre 2006. Per Arpa
Emilia-Romagna sono previste a regime 60 (inizialmente 80) stazioni di misura, distribuite
sulla base di criteri legati al numero di abitanti.
Struttura della rete
La struttura della rete di monitoraggio si può identificare con un modello ad albero: le
stazioni di rilevamento rilocabili (unità remote) sono distribuite sul territorio da sorvegliare
in base a criteri di localizzazione (descritti più avanti), le quali inviano le informazioni al
centro di controllo provinciale seguendo il protocollo, con le specifiche tecniche, regole e
convenzioni, che regola il flusso bidirezionale tra stazione di misura e centrale di controllo.
Tale centro provvede al controllo della operatività delle stazioni periferiche e ha la funzione
di raccolta, elaborazione, presentazione, diffusione ed archiviazione dei dati rilevati. In
seguito deve riportare tutti i dati al centro gerarchicamente superiore, cioè al centro di
controllo regionale e successivamente a quello nazionale.
Il collegamento telematico tra le stazioni periferiche di rilevamento e la centrale di
acquisizione e controllo si basa sull’utilizzo della rete radiomobile GSM, un canale di
collegamento senza fili (wireless) adatto alla trasmissione dei dati.
60
STAZIONE
STAZIONE
STAZIONE
STAZIONE
STAZIONE
CENTRO DI
CONTROLLO
LOCALE
INTRANET
ENTI
CENTRO DI
CONTROLLO
REGIONALE
INTERNET
CENTRO DI
CONTROLLO
NAZIONALE
UTENTI
Le stazioni di misura utilizzate devono avere le seguenti caratteristiche di base:
- rilocabili ⇒ monitoraggio di diverse aree del territorio;
- dimensioni e peso contenuti ⇒ trasportabilità;
- sistema di fissaggio stabile ⇒ posizionamento in ambiente esterno outdoor (terrazzi,
cortili);
- autonomia di funzionamento (pannello solare e batteria tampone);
- grandezza misurata: campo elettrico (V/m);
- intervallo di frequenza (o range di frequenza, vedi capitolo 8) : 100 KHz ÷ 3 GHz
(sensore isotropico a banda larga).
In generale le stazioni di misura possono essere fisse oppure mobili. Quelle fisse hanno il
vantaggio di essere più economiche, hanno una strumentazione più sofisticata rispetto a
quelle mobili a parità di costo, possono utilizzare la normale rete elettrica, per
l’interconnessione in rete ci si può avvalere di reti fisse di telecomunicazione (es.
telefonica) e tramite edifici e recinzioni si può assicurare una maggiore protezione contro
furti. Esse però vengono utilizzate solamente nei casi in cui si ha una conoscenza
approfondita del territorio e delle sorgenti.
61
Le stazioni mobili sono quelle più utilizzate nel monitoraggio, perché permettono una
rapida dislocabilità sul territorio.
Gestione della rete
La progettazione di una rete di monitoraggio in continuo dei campi elettromagnetici e la
programmazione delle specifiche attività di misura richiedono la conoscenza preventiva
del territorio, in particolare per quanto riguarda le sorgenti (numero, distribuzione spaziale,
caratteristiche emissive) ed i livelli di campo elettromagnetico emessi. È perciò necessario
acquisire informazioni utilizzando i dati contenuti nei catasti delle sorgenti ed
eventualmente nelle basi dati contenenti indicazioni sui livelli di campo misurati o valutati
teoricamente sul territorio.
Individuazione del sito di misura
Operativamente per ciascuna campagna di monitoraggio prima di tutto si cerca di
acquisire un quadro informativo generale di elementi conoscitivi fondamentali che
consentono di individuare il sito di misura. Nel corso di tale operazione è necessario
attenersi a determinati criteri localizzativi, che dipendono dagli obiettivi specifici del
monitoraggio e che vengono descritti dettagliatamente nel documento RTI CTN_AGF n.
1/2002 “Criteri per la progettazione di reti nazionali di monitoraggio in continuo dei campi
elettromagnetici”.
In via preliminare è necessario reperire tutte le informazioni inerenti ai fattori di pressione,
costituiti, per le frequenze in esame, dalle installazioni per la telefonia mobile e dagli
impianti radiotelevisivi che insistono sul territorio.
Come già accennato, tali informazioni si possono ricavare dai Catasti delle sorgenti di
emissione (Catasto delle Stazioni Radio Base e Catasto delle emittenti del Ministero delle
Comunicazioni), che sono organizzati in forma di archivi regionali e che indicano la
localizzazione degli impianti e le loro principali caratteristiche, che per le stazioni radio
base sono ad esempio l’altezza del centro elettrico, le direzioni di irraggiamento, la
potenza, ecc…
Per quanto riguarda i livelli di campo elettromagnetico già presenti nel territorio ci si può
avvalere dei dati dei livelli di campo misurati o delle stime ottenute tramite calcoli
previsionali effettuati nel corso delle valutazioni preventive dei progetti.
Il passo successivo che consente di individuare il sito di misura, è quello di evidenziare, in
relazione all’uso del territorio, i siti con potenziale esposizione della popolazione ai campi
62
elettromagnetici. Occorre quindi innanzi tutto individuare le aree immediatamente
circostanti gli impianti, evidenziate dalla cartografia contenente la specificazione delle
destinazioni d’uso e delle altezze dei fabbricati esistenti nelle vicinanze delle sorgenti.
In seguito si individuano i luoghi accessibili dalla popolazione ritenuti a maggior rischio e
gli edifici di maggiore altezza ed in prossimità delle direzioni di irraggiamento, dando
maggiore importanza alle aree destinate ad attrezzature sanitarie, assistenziali e
scolastiche.
Dalla valutazione integrata di tutte le informazioni sopra esposte, è quindi possibile
delineare un quadro sufficientemente chiaro e completo delle possibili aree di misura, su
cui focalizzare l’attenzione attraverso campagne di monitoraggio mirate.
Posizionamento della stazione di misura
Prima di posizionare la centralina per la campagna di misura, occorre analizzare dapprima
la situazione “a tavolino”, si individuano cioè gli impianti presenti in prossimità del sito, dei
quali si guardano le direzioni di irraggiamento, e si considerano i livelli di campo previsti in
corrispondenza delle aree del sito individuato, ad esempio all’interno o all’esterno degli
eventuali edifici presenti, aree ricreative, ecc…
Secondariamente, una volta individuato il sito di interesse in corrispondenza del quale
effettuare
le
campagne
di
monitoraggio,
è
necessario
contattare,
tramite
le
amministrazioni locali, i proprietari e gli eventuali residenti per accordarsi sulla raccolta
della documentazione di dettaglio e sulle modalità di accesso al sito.
Sulla base della cartografia di dettaglio disponibile (planimetrie orizzontali e profili verticali)
si valutano in prima analisi le possibilità di posizionamento della stazione di misura.
In ogni modo non si può prescindere da un sopralluogo conoscitivo nel sito selezionato,
che consente di fare un primo screening delle varie opzioni di localizzazione, sulla base ad
esempio di criteri di sicurezza delle persone o di agibilità dei siti. Si escluderanno ad
esempio i locali frequentati in modo continuativo da persone o i siti in cui vi sia uno spazio
troppo ridotto per la stazione. Naturalmente bisogna porre particolare attenzione in caso di
posizionamento della stazione nelle aree adibite a giochi dei bambini: in questi casi è
preferibile effettuare rilievi in determinate stagioni (autunno e inverno), nel corso delle quali
generalmente le aree all’aperto non sono frequentate.
Inoltre occorre tenere presenti le esigenze di alimentazione della stazione a pannelli solari,
che richiede preferibilmente una collocazione all’aperto, in un punto in cui possa ricevere
la maggior insolazione possibile, quindi con le celle solari rivolte verso sud. Nel caso di
63
misure negli interni la centralina potrà essere alimentata a rete oppure occorrerà sostituire
la stazione allo scaricamento della batteria (dopo circa dieci giorni).
Da tenere presente è anche l’esistenza di strutture metalliche, dalle quali la stazione dovrà
essere collocata a distanze adeguate, in quanto sono in grado di influenzare il campo per
effetti di riflessione del segnale.
Alla scelta del punto di misura inoltre concorrono i risultati di valutazioni modellistiche e/o
di precedenti rilievi di campo elettrico effettuati con strumentazione portatile a banda larga,
unitamente a misure (sempre a banda larga) effettuate ad hoc.
A questo punto si procede con una prima indagine spaziale, compiendo una serie di
misure dapprima istantanee e poi mediate su intervalli di 6 minuti, ad altezza di 1.5 metri
dal piano di calpestio, in un numero di punti sufficienti a coprire inizialmente tutte le zone
agibili del sito, per poi restringere progressivamente il campo d’indagine a quelle aree in
cui si registrano i valori di campo relativamente più elevati. Le misure sono effettuate in
assenza dei soggetti potenzialmente esposti, in quanto i valori di riferimento sono espressi
in termini di campo imperturbato.
Una volta individuato il punto adatto, si posiziona la stazione regolando di norma l’altezza
del sensore ad 1.5 metri dal piano di calpestio, altezza che può variare a seconda che ci
sia la presenza di eventuali strutture (ad es. ringhiere, muretti,…), in tal caso l’altezza sarà
più elevata, oppure a seconda della tipologia della popolazione esposta (ad esempio nelle
scuola materne il sensore è posizionato ad un’altezza inferiore).
Si precisa che, nel caso in cui le misure in continuo evidenzino superamenti del 50% dei
valori di riferimento, così come indicato dalle linee guida interministeriali di applicazione
del D.M. 381/98, si procede comunque ad un’ulteriore misura utilizzando una catena
strumentale in banda stretta al fine di identificare le sorgenti ed i relativi contributi.
64
CAPITOLO 6 - METODI DI RILEVAZIONE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI AD ALTA
FREQUENZA
Introduzione
La necessità di valutare i campi sia ad alta che a bassa frequenza è dettata da esigenze
normative che richiedono verifiche del rispetto dei limiti di legge, in particolare dei limiti di
esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di qualità per le alte frequenze citati nel
DPCM 8 luglio 2003, ma anche da altre utilizzazioni non meno importanti come la
valutazione dei livelli di campi elettromagnetici preesistenti all’installazione di un impianto,
il monitoraggio per analizzare la variabilità temporale, lo studio e la ricerca anche al fine di
supportare la pianificazione, per verificare gli interventi di risanamento e bonifica e molti
altri ancora.
I metodi utilizzati per la valutazione dei campi elettromagnetici generati da impianti
radiotelevisivi e per la telefonia cellulare sono i rilievi strumentali ed i modelli di
simulazione.
Rilievi strumentali
Per una valutazione dettagliata dei livelli di campo elettromagnetico, è necessario il ricorso
ai rilievi strumentali.
In particolare, essi sono utili per un’attività di vigilanza e controllo, per effettuare
monitoraggi in presenza di una rilevante variabilità temporale e per il rilevamento dei livelli
di fondo; inoltre possono essere di supporto alle attività pianificatorie. Infine essi
sopperiscono alle possibili lacune dei modelli di simulazione; sono necessari ad esempio
in situazioni complesse difficilmente modellizzabili, per il rilevamento dei cem all’interno di
ambienti confinati dove le previsioni danno dati più incerti, in caso di difficoltà nel
reperimento dei dati oppure nella valutazione dei cem nella zona di campo vicino. Inoltre
sono più indicati nel rispondere alle aspettative dei cittadini, in quanto rappresentativi della
situazione reale e per questo considerati i più sicuri.
La strumentazione utilizzata per la rilevazione dei campi elettromagnetici è costituita
principalmente da un sensore, una linea di collegamento ed un apparato di misura e
visualizzazione. Il sensore è l’elemento che si accoppia al campo da misurare e produce in
uscita una tensione o una corrente correlata con l’ampiezza istantanea del campo. La
linea di collegamento trasferisce il segnale dal sensore all’ingresso dell’apparato di misura.
65
Questo infine, mediante una elaborazione elettronica del segnale ricevuto, ricava e
fornisce all’operatore una indicazione quantitativa della grandezza misurata.
Esistono diversi parametri che permettono di descrivere, valutare e confrontare le
prestazioni di uno strumento per la misura dei campi elettromagnetici, come ad esempio:
-
l’accuratezza, che rappresenta una stima a priori dell’errore di misura, valutato in
condizioni standardizzate;
-
la sensibilità, che specifica il minimo valore misurabile entro un determinato livello
di errore;
-
la risoluzione, che rappresenta la più piccola variazione nella quantità sotto misura
a cui può essere assegnato dallo strumento un valore numerico senza
interpolazioni;
-
la gamma dinamica, data dal rapporto (espresso in dB o in V/m) tra il massimo ed il
minimo valore misurabile, parametro che si può esprimere anche in termini di range
di misura, la cui unità di misura è V/m o dB.
Nella scelta dello strumento da utilizzare per una particolare misura, un fattore molto
importante che bisogna tener conto è la frequenza. Tra le specifiche della strumentazione,
la banda passante (range di frequenza) è il parametro che indica l’intervallo di frequenze
in cui un dispositivo fornisce una risposta corretta, entro determinati margini di errore. In
alcuni casi, i fabbricanti forniscono anche la risposta in frequenza che descrive , in genere
mediante un diagramma, l’effettivo e dettagliato comportamento del dispositivo per diversi
valori di frequenza all’interno ed agli estremi della banda passante.
Per un corretto funzionamento della strumentazione, è indispensabile sottoporla a
periodiche ricalibrazioni, in seguito alle quali deve essere realizzato il certificato di
calibrazione, ed eseguire una verifica del funzionamento dello strumento prima e dopo
ciascuna campagna di misura. La periodicità della taratura deve essere almeno biennale
per i sensori di campo a banda larga. È importante sottolineare che la taratura degli
strumenti deve essere effettuata da laboratori accreditati, in Italia rappresentati dal centro
SIT (Servizio Italiano di Taratura), ed in condizioni sperimentali controllate in camere
anecoiche, ovvero camere schermate le cui pareti sono tappezzate con materiale
assorbente a radiofrequenza e microonde, il cui scopo è quello di creare un ambiente per
quanto possibile privo di riflessioni nella zona in cui viene posta l’antenna o lo strumento
da tarare.
Le rilevazioni strumentali vengono effettuate tramite misure manuali oppure misure in
continuo.
66
Le misure manuali vengono realizzate utilizzando uno strumento portatile che misura il
campo e si suddividono in due categorie:
•
Misure a banda larga: lo strumento utilizzato è in grado di registrare il campo
elettrico totale in un ampio spettro di frequenze, senza distinguere tra i singoli
contributi dei diversi impianti presenti. Operare a larga banda risulta in molti casi la
scelta più indicata, perché è una tecnica semplice, rapida e quindi economica;
necessita di strumentazione poco complessa, poco costosa ed adatta all’utilizzo
“sul campo”; non richiede molta esperienza e competenza professionale e fornisce
un dato immediatamente confrontabile con le normative.
•
Misure a banda stretta: consentono di conoscere la composizione spettrale dei
segnali che contribuiscono al livello di campo elettrico misurato, sono utili quindi per
una migliore caratterizzazione dei livelli di campo elettrico per le sorgenti che non
emettono in modo continuo (es. SRB) ed in caso di superamento dei limiti o dei
valori di cautela consentono di stabilire quali sono le emittenti che contribuiscono al
superamento.
Con riferimento al caso di misure volte alla verifica della conformità ai limiti imposti da
legislazioni o norme tecniche, vengono adottati i criteri di scelta del tipo di misura indicati
anche dalla norma CEI 211-7 “Guida per la misura e per la valutazione dei campi
elettromagnetici nell’intervallo di frequenza 10 kHz – 300 GHz, con riferimento
all’esposizione umana”.
In generale è sufficiente effettuare soltanto misure di campo in banda larga se:
ƒ
le misure sono volte ad individuare punti critici in una zona su cui insistono più
impianti;
ƒ
il valore misurato in banda larga non supera il 75% del valore limite più basso
applicabile fra quelli relativi alle frequenze di emissione delle sorgenti presenti.
Viceversa è necessario effettuare la misura utilizzando una catena strumentale in banda
stretta se:
ƒ
sono presenti più sorgenti che emettono in intervalli di frequenza su cui devono
essere applicati differenti valori limite e il valore precedentemente misurato in
banda larga è superiore al 75% del limite più basso.
Nella stessa guida vengono inoltre definite le modalità di misura, che si possono
riassumere nel modo seguente:
67
ƒ
le misure di intensità di campo devono essere effettuate negli spazi accessibili ai
soggetti potenzialmente esposti, ma in assenza degli stessi soggetti (campo
imperturbato);
ƒ
si deve considerare una suddivisione dell’area da caratterizzare in parti omogenee
(per esposizione alle sorgenti, per popolazione, ecc…) e all’interno di queste si
deve eseguire un numero di misure statisticamente significativo, tale da permettere
la determinazione delle distribuzioni temporali e spaziali dei campi;
ƒ
generalmente è necessario considerare, per ogni punto di misura, più altezze dal
suolo per poter ottenere una media spaziale significativa. A questo scopo, sono
consigliate tre misure ad altezze standard pari a 1,1 m - 1,5 m e 1,9 m da terra o
dal livello dei piedi: a tali altezze infatti possono essere esposti gli organi più critici
di una persona adulta.
Le misure in continuo sono sempre misure a banda larga e vengono eseguite attraverso
una stazione di misura rilocabile, generalmente alimentata a pannello solare, che effettua
una rilevazione del campo elettrico sulle ventiquattro ore per periodi anche di alcune
settimane o mesi.
Per effettuare il monitoraggio di una o più sorgenti di emissione si eseguono misure
prolungate nel tempo e quindi in continuo dell’intensità del campo elettrico nell’intorno
delle sorgenti, in modo da caratterizzare un’esposizione (in atto o potenziale) della
popolazione in un dato periodo di tempo.
Nei capitoli successivi del presente lavoro di tesi verranno spiegati più in dettaglio gli
strumenti utilizzati per il monitoraggio in continuo e le sue modalità di realizzazione.
Accanto alle caratteristiche strumentali, per poter valutare correttamente una misura,
bisogna affiancare al risultato una dichiarazione dell’incertezza con cui è stato ottenuto il
valore. L’incertezza del risultato di una misurazione rispecchia la mancanza di una
conoscenza esatta del valore del misurando ed è in genere costituita da varie componenti
che possono essere raggruppate in due categorie a seconda del modo con cui si stima il
loro valore numerico (Norma UNI CEI ENV 13005:2000 “Guida all’espressione
dell’incertezza di misura”, luglio 2000):
1) incertezze di tipo A, valutate per mezzo di metodi statistici e dovute ad effetti
casuali e del tutto imprevedibili. Esse sono caratterizzate dalla varianza stimata u2,
calcolata da una serie di osservazioni ripetute (la nota varianza stimata statistica
68
s2(1)). La deviazione standard stimata u, cioè la radice quadrata di u2, è chiamata
incertezza di tipo A.
2) incertezze di tipo B, valutate mediante altri metodi. Rappresentano tutti i rimanenti
contributi non casuali, ad esempio errori sistematici che non possono essere
corretti. Il tipo di distribuzione di probabilità è di solito rettangolare, cioè il valore
vero può cadere con la stessa probabilità in qualunque punto dell’intervallo di
incertezza dato. Esse sono caratterizzate dalla grandezza u2, che si può
interpretare coma una approssimazione della corrispondente varianza della quale si
assume l’esistenza; la corrispondente deviazione standard u è chiamata incertezza
di tipo B. Un tipico contributo di tipo B è il dato di incertezza prelevato, ad esempio,
da un certificato di taratura.
Spesso per esprimere i risultati di una misura, viene calcolata l’incertezza estesa, che
serve a fornire una stima dell’incertezza che definisca un intervallo intorno al risultato della
misurazione y che possa ragionevolmente contenere il valore vero del misurando. Viene
espressa con il simbolo U ed è ottenuta moltiplicando uc(y) (chiamata incertezza
composta (2)) per un fattore di copertura (indicato con k). Pertanto si considera U = kuc(y) e
si ritiene che il valore vero del misurando sia compreso tra y - U ed y + U. In generale, k
viene scelto sulla base del livello di confidenza richiesto da associare all'intervallo U = kuc.
Tipicamente, k ha un valore di 2. Quando è valida la distribuzione normale (3) ed uc è una
stima affidabile della deviazione standard di y, U = 2 uc (k = 2) definisce un intervallo con
un livello di confidenza di circa il 95%. Il fattore scelto deve essere indicato sul certificato
di taratura.
In ogni caso, il costruttore dello strumento e chi effettua la taratura forniscono, oltre
all’incertezza estesa già calcolata, anche le componenti che servono per calcolare
l’incertezza composta, tra cui le più importanti sono:
(1)
La varianza statistica è un indice di dispersione e serve per descrivere una distribuzione statistica quantitativa e in
modo particolare la misura con la quale i suoi valori sono distanti da un valore centrale. È espressa come:
s
2
∑(x
=
i
− x)2
n −1
, dove n-1 è il numero dei gradi di libertà.
(2)
L’incertezza composta è la deviazione standard stimata associata al risultato ed è pari alla radice quadrata della
varianza composta, ottenuta mettendo insieme tutte le componenti di varianza, per mezzo della “legge di propagazione
delle incertezze”:
uc ( y ) =
N
∑ [c
i =1
⋅ ui ( xi )] , dove ci sono i coefficienti di sensibilità, ovvero è la derivata
2
i
parziale della funzione f rispetto alla variabile xi e descrivono come la stima d’uscita y varia al variare dei valori delle
stime degli ingressi xi.
(3)
La distribuzione normale o Gaussiana è una tra le più importanti funzioni di densità di probabilità. È largamente usata
per descrivere le distribuzioni d’incertezza, che vengono approssimate alla curva di Gauss, caratterizzata da una
frequenza relativamente più elevata dei valori centrali e frequenze progressivamente minori verso gli estremi.
69
− la risposta in frequenza: il certificato di taratura riporta i valori del coefficiente di
correzione (Correction Factor, c.f.) in funzione della frequenza, considerando che
Vletto* c.f. = Vvero , dove Vletto è il valore indicato dallo strumento e Vvero è il valore
vero del campione;
− la linearità in livello: i certificati di taratura riportano, per diverse intensità del campo
elettrico e nell’intervallo di portata della sonda, i valori letti dallo strumento
sottoposto a taratura;
− l’anisotropia della sonda: i certificati di taratura generalmente forniscono, per varie
orientazioni della sonda, gli scarti della ideale risposta isotropica. Questa
componente viene definita nel caso si utilizzino strumenti isotropici, che sono dotati
di tre sensori disposti nelle tre direzioni ortogonali dello spazio, così da poter essere
usati in una qualsiasi orientazione.
Ad influire sull’incertezza composta ci sono anche altri tipi di errori, che vengono forniti
non dal certificato di taratura, ma dalle specifiche tecniche degli strumenti, come ad
esempio:
− l’errore in temperatura, espresso in dB/°C;
− la reiezione del campo magnetico (in dB), che esprime quanto può incidere un
valore di campo magnetico, diverso da quello misurato.
Modelli di simulazione o di calcolo
Nel caso di progetti per nuove infrastrutture, di pianificazione di campagne di misura o di
progetti di risanamento di impianti, vengono utilizzati modelli e programmi di calcolo che
tengono in considerazione i vari parametri caratteristici degli impianti.
Questi programmi possono offrire una serie di vantaggi, quali ad esempio la
caratterizzazione del campo in migliaia o centinaia di migliaia di punti ed in aree
geografiche abbastanza estese, nelle quali è possibile fare stime non solo puntuali, ma
anche bidimensionali e tridimensionali, rappresentazioni del parametro di interesse
immediate e facilmente comprensibili ed infine consentono la georeferenziazione degli
output e l’integrazione su sistemi GIS.
Tuttavia spesso la validità dei modelli adottati deve essere confermata da misure
strumentali, in quanto generalmente danno una descrizione della realtà in modo
approssimato. Spesso infatti risulta difficile il reperimento dei dati che tra l’altro risultano
poco accurati; inoltre la maggior parte dei modelli non tiene conto dell’attenuazione dei
70
materiali da costruzione, presenta delle limitazioni di calcolo nella zona di campo vicino ed
infine richiede lunghi tempi di calcolo per analisi dettagliate.
Per effettuare le stime dei livelli di campo elettromagnetico presente nel territorio, vengono
considerate almeno tutte le sorgenti radiotelevisive presenti nel raggio di 500 metri dal sito
in esame e tutte le SRB presenti nel raggio di 200 metri, come specificato nella Direttiva
per l’applicazione della L.R. 30/00. Inoltre, per valutare in dettaglio le zone di superamento
dei limiti previsti, per ogni direzione di irraggiamento e per l’impianto nel suo complesso
vengono definiti dei volumi a forma di parallelepipedo relativi ai valori prefissati:
-
20 V/m (limite di esposizione);
-
6 V/m (valore di cautela);
-
3 V/m (metà del valore di cautela).
che contengono completamente il volume di rispetto corrispondente, aventi dimensioni d1,
d2, d3 e d4 come da figura (“Inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza”, a cura di
Bevitori, 2000).
Nel caso più semplice, l’algoritmo base utilizzato per il calcolo del campo elettrico di ogni
sorgente in un qualsiasi punto dello spazio, è il seguente:
E=
30 * P * G (ϑ , ϕ )
d
dove:
P = potenza irradiata (W);
d = distanza dall’antenna (m);
G(θ,ϕ) = 10 dBi/10 guadagno in potenza dell’antenna nella direzione considerata
71
La valutazione complessiva del campo elettromagnetico emesso da più sorgenti
indipendenti si ottiene sommando quadraticamente i singoli contributi.
Inoltre viene prevista una valutazione puntuale sugli edifici posti all’intorno dell’antenna e
presumibilmente maggiormente soggetti al campo irradiato.
L’algoritmo sopra citato è valido in condizioni di campo lontano, cioè per distanze
dall’antenna superiori a L2 /λ (dove L è la dimensione dell’antenna e λ la lunghezza
d’onda) ed in condizioni di campo libero, cioè quando la regione interessata
dall’irradiazione è priva di ostacoli (vegetazione, infrastrutture varie, strutture orografiche,
ecc…) che, con la loro presenza, perturbano più o meno sensibilmente il campo elettrico.
Tale procedura di calcolo porta quindi, nella quasi totalità dei casi, a sovrastimare i valori
di campo. Esiste comunque un algoritmo, chiamato algoritmo di ray-tracing, che tiene in
considerazione tutte le interazioni dell’onda elettromagnetica con l’ambiente circostante ed
è valido quindi anche non in campo libero.
Inoltre tale relazione è semplificata in quanto:
-
non vengono considerate le caratteristiche di conduttività del terreno;
-
l’antenna viene considerata come una sorgente puntiforme collocata nel centro
elettrico dell’antenna stessa;
-
non si considerano i contributi dell’onda riflessa e dell’onda di superficie.
Tuttavia essa è alla base dei diversi modelli previsionali utilizzabili per le valutazioni
integrate dei campi elettromagnetici, in grado di fornire sia valori numerici sia elaborati
grafici, quali:
-
stime puntuali ai ricettori;
-
curve (o superfici) di isolivello del campo elettrico a diverse altezze;
-
curve (o superfici) dell’altezza a cui si verifica il superamento di una soglia
prefissata di intensità del campo elettrico;
-
andamento del campo elettrico in sezioni verticali lungo particolari direzioni;
-
rappresentazioni tridimensionali.
È da sottolineare che queste valutazioni sono fatte in un’ottica cautelativa, ovvero
considerando le condizioni più critiche, come la massima potenza emessa da ogni
antenna, ipotizzando una situazione di traffico telefonico pari al massimo gestibile dalla
stazione (nel caso di stazioni radio base), ecc…
72
CAPITOLO 7 - LA PERCEZIONE DEL RISCHIO
Introduzione
La presenza nell’ambiente di campi elettromagnetici di origine antropica (cioè prodotti
dalla tecnologia dell’uomo) è, da alcune decine di anni, fonte di discussioni, perplessità e
preoccupazione: alla crescente domanda di nuovi prodotto tecnologici che emettono
campi elettromagnetici, si contrappongono le ansie e le paure dei cittadini per le
conseguenze di carattere sanitario che essi possono provocare.
Inoltre la mancanza di complete certezze scientifiche, insieme ad insufficienti o non
corrette informazioni sugli eventuali effetti, alimenta la paura.
Il tema principale che deve essere affrontato, per una migliore comprensione dei fattori in
gioco, è quello della percezione che si ha del rischio, legata alla sua diversa valutazione.
La valutazione dei rischi presenta tuttavia un problema cruciale, che è legato da un lato a
quello di una corretta analisi dei dati scientifici, dall’altro a quello dei meccanismi
attraverso i quali i rischi vengono comunicati e percepiti.
Definizione di rischio e le diverse valutazioni
Per cercare di comprendere come le persone percepiscano il rischio, è importante
distinguere tra un pericolo per la salute ed un rischio per la salute.
Col termine “pericolo” si indica "una situazione o motivo al quale sono associati uno o più
elementi capaci di compromettere più o meno gravemente la stabilità o la sicurezza”,
ovvero un oggetto o un insieme di circostanze in grado, potenzialmente, di danneggiare la
salute di una persona.
Mentre dicesi “rischio” l’eventualità di subire un danno, termine che esprime un grado di
incertezza maggiore rispetto al termine “pericolo” ed è connesso con la gravità del danno
temuto.
Considerando un caso pratico, guidare un’auto è un potenziale pericolo per la salute,
mentre guidare ad alta velocità rappresenta un rischio. Tanto maggiore è la velocità, tanto
maggiore è il rischio associato alla guida.
Nella valutazione del rischio è importante prendere coscienza che ad ogni attività è
associato un rischio, esso può essere ridotto evitando particolari attività, ma non possono
essere completamente aboliti. Nel mondo reale, infatti, il rischio zero è qualcosa che non
esiste.
73
Ci possono essere due gradi di rischio, che sono in relazione al fatto che esso sia
quantificabile oppure no. Quando si conoscono i parametri in gioco, il rischio può anche
essere espresso quantitativamente in termini statistici; si parlerà in questo caso di rischio
certo, per esempio l’esposizione al fumo attivo viene considerato un rischio certo in
rapporto al tumore al polmone.
Quando invece sul piano scientifico sussistono elementi sufficienti a formulare un sospetto
di rischio, senza che sia possibile acquisire la certezza di un rapporto causa-effetto e
senza che si disponga di informazioni sufficienti ad esprimere il rischio quantitativamente,
si parla di rischio ipotetico.
Per venire ai campi elettromagnetici, per tutti quei fenomeni indicati come “effetti acuti”
non si parla di rischio, ma bensì di danno certo che si verifica sopra un certo valore di
soglia.
Se si considerano gli effetti cronici e di basso livello dei campi elettromagnetici, non si può
parlare di danno certo, ma nemmeno di rischio certo dell’esposizione in relazione ai
tumori, in quanto i dati scientifici disponibili lo escludono. Tuttavia vari elementi, che
possono essere una insufficiente caratterizzazione dell’esposizione, mancanza di riscontri
di laboratorio,risultati contradditori tra diverse indagini, ecc…, impediscono di avere
maggiori certezze e pertanto portano a parlare soltanto di rischio ipotetico.
Un ulteriore parametro che porta alla valutazione del rischio, oltre al fatto che sia
quantificabile o no, è l’accettabilità del rischio, in relazione ad un confronto fra i costi ed i
benefici. Un rischio si può ritenere accettabile quindi solo nel caso in cui si dimostri la
superiorità dei benefici totali netti rispetto ai costi totali.
Esistono tuttavia diversi punti di vista in base ai quali può essere effettuato tale confronto:
il punto di vista del singolo che valuta i benefici in un modo del tutto personale ed il punto
di vista del ricercatore, che deve tener conto del beneficio sociale complessivo.
Gestione del rischio
Le valutazioni scientifiche dei potenziali pericoli dell’esposizione a campi elettromagnetici
costituiscono la base nella valutazione del rischio e sono anche parte essenziale di una
corretta politica sanitaria.
Quando si devono gestire dei rischi sanitari in presenza d’incertezza scientifica, in tutto il
mondo si è progressivamente sviluppato un movimento per l’adozione di approcci
cautelativi.
74
Le azioni da intraprendere dipendono dalla gravità del danno e dal grado d’incertezza.
Quando il potenziale danno associato ad un certo rischio è piccolo e la possibilità che
esso si verifichi è incerta, ha senso fare poco o nulla. Al contrario, quando il possibile
danno è grande e c’è poca incertezza sull’eventualità che si verifichi, è richiesta un’azione
incisiva (…).
Il principio di precauzione è generalmente applicato quando esiste un alto grado di
incertezza scientifica e si devono intraprendere azioni di fronte ad un rischio
potenzialmente grave senza attendere i risultati di ulteriori ricerche. (OMS “Come stabilire
un dialogo sui rischi dei campi elettromagnetici”).
La Commissione Europea ha scelto di adottare tale principio in una politica di prevenzione
e tutela da potenziali rischi di natura ambientale e sanitaria. Esso è stato definito nel
Trattato di Maastricht (1992) come “l’adozione di azioni prudenti quando vi è sufficiente
evidenza (ma non necessariamente la prova assoluta) che l’inazione potrebbe portare ad
un danno e quando le azioni possono essere giustificate in base a ragionevoli valutazioni
di costo-efficacia”. Ma è con la “Comunicazione della Commissione sul principio di
precauzione” (2001) che vennero apportati notevoli elementi di chiarezza su questo
principio. In questo testo infatti la Commissione fornisce dei criteri per la messa in atto del
principio di precauzione, il quale, essendo la sua definizione molto vaga e generale,
potrebbe venire applicato in modo assai arbitrario.
Secondo la Commissione, il principio di precauzione può essere invocato quando gli effetti
potenzialmente pericolosi di un fenomeno, di un prodotto o di un processo sono stati
identificati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, ma quando questa valutazione
non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Il ricorso al principio si
iscrive pertanto nel quadro generale dell'analisi del rischio (che comprende, oltre la
valutazione del rischio, la gestione e la comunicazione del rischio) e più particolarmente
nel quadro della gestione del rischio che corrisponde alla presa di decisione.
A livello nazionale, come si è già detto nel capitolo dedicato alla normativa, ad
applicazione di tale principio sono stati adottati dei limiti restrittivi, ispirandosi ad un
atteggiamento di cautela, al di là dei dati scientifici consolidati.
Tale atteggiamento, tuttavia, non sempre porta dei benefici, si ritiene infatti che “l’adozione
di limiti di esposizione ai CEM restrittivi ed arbitrari da parte di singoli paesi tende ad
accrescere la preoccupazione del pubblico, piuttosto che a ridurre le perplessità e
controversie. (…) La scelta di limiti di esposizione impossibili da giustificare, sia
scientificamente, sia logicamente, ha già creato una certa sfiducia nella scienza e nelle
75
autorità.” (Dichiarazione del Comitato internazionale di valutazione per l’indagine sui rischi
sanitari dell’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, 2002)
La percezione del rischio
Letteralmente il termine “percezione” significa la presa di coscienza nell’ambito
dell’esperienza sensibile oppure delle possibilità o delle disponibilità dell’intuizione.
Tra i fattori che determinano la percezione del rischio da parte degli individui compaiono
valori fondamentali per i singoli e per la società (ad esempio tradizioni e costumi), ma
anche precedenti esperienze.
Nella tabella seguente vengono elencati i fattori che influenzano la percezione del rischio e
le relative condizioni che possono essere associate alla preoccupazione del pubblico:
76
FATTORE
CONDIZIONI ASSOCIATE ALLA
PREOCCUPAZIONE DEL PUBBLICO
Potenziale catastrofico
Morti e feriti raggruppati nello spazio e nel
tempo
Familiarità
Non familiare
Comprensione
Meccanismi del processo non compresi
Incertezza
Rischio scientificamente sconosciuto o
incerto
Controllabilità
Non controllabile personalmente
Volontarietà
Esposizione involontaria
Effetti sui bambini
Bambini particolarmente a rischio
Effetti sulle generazioni future
Rischio per le generazioni future
Identità delle vittime
Vittime identificabili
Gravità
Effetti gravi
Fiducia nelle istituzioni
Attenzione dei mezzi di comunicazione
Mancanza di fiducia nelle istituzioni
responsabili
Molta attenzione dei mezzi di
comunicazione
Incidenti precedenti
Incidenti gravi e talvolta meno gravi
Equità
Distribuzione non equa di rischi e benefici
Benefici
Benefici non chiari
Reversibilità
Effetti irreversibili
Coinvolgimento personale
Individuo personalmente a rischio
Evidenza scientifica
Stime di rischio basate sull'evidenza umana
Origine
Causata da attività o da errori umani
Tabella 1 – Fattori che influenzano la percezione del rischio (Paolo Vecchia, “I rischi da campi
elettromagnetici: valutazione, percezione, protezione”)
Come si può notare molti fattori influenzano la decisione di una persona di accettare o
rifiutare un rischio. La gente comune percepisce i rischi come trascurabili, accettabili,
tollerabili o inaccettabili in base ad un confronto con i benefici (Promemoria n. 184 –
77
Percezione dei rischi dei campi elettromagnetici nel pubblico). Queste percezioni
dipendono da fattori personali, da fattori esterni e dalla natura stessa del rischio. I fattori
personali comprendono l’età, il sesso, il retroterra culturale ed il grado di istruzione, mentre
i fattori esterni riguardano ad esempio l’informazione scientifica disponibile, i mezzi e le
forme di comunicazione, la situazione economica individuale e collettiva, i movimenti di
opinione. La natura del rischio può portare anch’essa a diverse percezioni. Quanto
maggiore è il numero di fattori che contribuiscono alla percezione del rischio, tanto
maggiore è la possibilità che insorgano preoccupazioni.
Applicando queste considerazioni ai campi elettromagnetici, si può capire perché la
possibilità di subire dei danni a seguito dell’esposizione ai campi elettromagnetici generi
una così forte preoccupazione fra la gente. In particolare, i fattori in gioco sono i seguenti:
•
Innanzi tutto la poca conoscenza della sorgente: la maggior parte della gente ha
solo conoscenze scolastiche sul fenomeno; inoltre non si può avere una
conoscenza esperenziale, poiché i campi non si vedono, non si sentono e non si
toccano, ma solo conoscitiva tramite informazioni derivanti da diverse fonti.
•
La volontarietà nell’assunzione del rischio, ovvero l’esposizione volontaria o
involontaria ai cem: le persone si sentono molto meno a rischio se sono loro stesse
a scegliere.
•
La difficoltà di comprensione dei processi biologici coinvolti.
•
La familiarità con una determinata tecnologia o situazione contribuisce a ridurre il
livello del rischio percepito. Nel caso dei campi elettromagnetici, il livello del rischio
può aumentare significativamente se si ha una comprensione scientifica incompleta
dei potenziali effetti sulla salute.
•
L’effetto drammatico o non drammatico: alcune malattie, come il cancro sono più
temute di altre, soprattutto se coinvolgono la popolazione infantile. Le conseguenze
negative tendono a spaventare ancora di più se possono manifestarsi dopo lungo
tempo dall’esposizione.
•
Il “principio di equità”, che è un principio di giustizia sociale, secondo il quale non è
accettabile che un numero seppur piccolo di individui sia sottoposto ad una
situazione di rischio per il beneficio di tutti. Nel caso dei campi elettromagnetici, se
le persone sono esposte a campi RF da parte delle stazioni radio base, ma non
hanno un telefono cellulare, considerano la situazione non equa e sono meno
disposti ad accettare qualunque rischio ad essa associato.
78
•
Infine, ma non meno importante, è il ruolo dell’informazione, spesso parziale,
distorta ed allarmistica, non solo attraverso articoli e trasmissioni radiotelevisive, ma
anche attraverso messaggi “indiretti”, che sono più rapidi ed efficaci.
Il Promemoria n. 184 termina con delle considerazioni fatte dall’OMS, ovvero:
o “Le comunità ritengono di avere diritto di sapere cosa viene proposto e progettato
riguardo ad impianti che generano i CEM che potrebbero avere influenza sulla loro
salute. Esse vogliono avere un certo controllo e partecipare ai processi
decisionali.”
o “Se non si stabilisce un efficace sistema di informazione pubblica e di
comunicazione tra scienziati, governi, industria e pubblico, le nuove tecnologie
basate sui CEM generano sfiducia e paura.”
o “Lo sviluppo di nuove tecnologie basate sui CEM dovrebbe essere accompagnato
da ricerche, appropriate e coordinate, sulle potenziali conseguenze per la salute.”
La comunicazione del rischio
Una risposta alla preoccupazione dei cittadini sugli impatti che può avere l’esposizione ai
CEM, può consistere quindi in una corretta informazione e comunicazione sui campi
elettromagnetici.
Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche degli USA, la comunicazione del rischio è
“un processo interattivo di scambio di informazioni e di opinioni tra individui, gruppi ed
istituzioni. Questo processo comporta molteplici messaggi sulla natura del rischio,
assieme ad altri messaggi che non riguardano strettamente i rischi ma che esprimono
preoccupazioni, opinioni, reazioni nei confronti dei messaggi di rischio o delle procedure
legali e istituzionali messe in atto per gestire il rischio”.
Ad oggi in Italia non esiste una vera e propria strategia di comunicazione in questo campo.
L’impegno maggiore in questa direzione viene operato attraverso la rete di comunicazione
Internet, in cui si può accedere a numerosi siti che trattano di questo argomento. Ma le
esigenze dei cittadini riguardano anche altri livelli di informazione. Ad esempio
emblematico è il caso della telefonia cellulare, dove per lo più i cittadini vengono a sapere
solo al momento dell’installazione che nei pressi della loro abitazione sorgerà una stazione
radio base. Non viene detto loro che tipo di impianto verrà attivato, con quali
caratteristiche tecniche, perché è stato scelto un determinato sito e ne sono invece scartati
altri. In molti casi la cittadinanza non è neppure al corrente dell’esistenza di procedure di
79
autorizzazione e non è informata del proprio diritto a prendere visione dei relativi atti
ufficiali.
La responsabilità della comunicazione non può cadere nella mani di un’unica persona,
bensì sono le istituzioni che devono giocare il ruolo fondamentale.
Prima di tutto i Gestori di telefonia mobile devono avviare, prima di ogni nuova
installazione, una adeguata campagna di informazione, promuovendo ad esempio incontri
con la popolazione coinvolta. Inoltre le istituzioni sanitarie hanno il compito di produrre,
raccogliere e trasmettere nel modo più completo possibile tutte le informazioni scientifiche.
Anche le autorità di controllo hanno un compito molto importante, che consiste nella
valutazione dei livelli di campo elettromagnetico nell’ambiente. Questa attività va
incentivata, poiché rappresenta la necessaria premessa di qualunque intervento e
consente una conoscenza migliore del territorio per la pianificazione ambientale, al fine di
localizzare in maniera ottimale le varie tipologie di sorgenti di campi elettromagnetici. Negli
ultimi due o tre anni comunque è stata potenziata, grazie alla costruzione di una rete di
monitoraggio nazionale.
Rilevante è anche il ruolo della comunità scientifica, la quale dovrebbe essere tenuta ad
esporre con chiarezza le proprie conoscenze, distinguendo tra fatti certi, ipotesi più o
meno accreditate ed opinioni.
Infine i mezzi di informazione dovrebbero riportare correttamente ed in modo oggettivo
all’opinione pubblica le informazioni prodotte dalla comunità scientifica e dalle istituzioni.
80
PARTE II:
CASI DI STUDIO
81
CAPITOLO 8 - IL CONTESTO DELL’INDAGINE: IL COMUNE DI PIACENZA
Ad ottobre 2006 nel territorio del Comune di Piacenza risultano autorizzati ben 107
impianti per la telefonia cellulare e 14 microcelle (vedi tabella seguente), di cui 93 SRB e
12 microcelle sono già entrati in funzione.
Oltre ai quattro gestori per il traffico telefonico pubblico Tim (ora Telecom Italia), Vodafone,
Wind e Tre (H3G), sul territorio comunale sono installati anche un impianto per la rete
interna di RFI (Rete Ferroviaria Italiana, Gruppo FS) e tre impianti della rete radiomobile
digitale della Regione Emilia-Romagna (rete Tetra) dedicata ai servizi di emergenza e di
pubblica utilità (118, Protezione Civile, …).
Gestori impianti
SRB
Microcelle
Vodafone
25
4
Tim (Telecom)
33
10
Wind
25
0
H3G
20
0
RFI
1
0
Rete TETRA
3
0
Totale
107
14
Nel centro della città sono anche presenti due impianti radio, di cui però è prevista la
delocalizzazione, dal momento che la L.R. n. 30/00 prevede il divieto di localizzazione
degli impianti per l’emittenza radio e televisiva all’interno della fascia di rispetto di almeno
300 metri dal perimetro del centro abitato o del territorio classificato come urbanizzato o
urbanizzabile a prevalente destinazione residenziale. Tuttavia per poter disattivarli e
spostarli dal centro della città bisogna attendere l’approvazione del PLERT (Piano di
Localizzazione delle Emittenti Radio Televisive).
Dopo l’entrata in vigore della L.R. n. 30/00, numerosi Comuni nel corso degli anni hanno
provveduto all’emanazione di propri Regolamenti Comunali riguardanti l’installazione di
impianti di telefonia mobile sul proprio territorio.
In questo contesto il Comune di Piacenza rappresenta un vero e proprio modello, dal
momento che già nel novembre del 2000, a seguito dell’emanazione da parte del Comune
di “Linee Guida in materia di controllo e prevenzione dell’inquinamento elettromagnetico”,
è stato firmato un “Protocollo d’Intesa” triennale tra il Comune, Arpa, Ausl ed i Gestori di
82
telefonia mobile per l’installazione, il monitoraggio, il controllo e la razionalizzazione degli
impianti per la telefonia mobile cellulare.
Tale atto costituisce un accordo volontario fra le parti e, ai fini della tutela dell’ambiente,
del paesaggio e della minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici della
popolazione in particolare dei soggetti più deboli quali bambini, anziani ed ammalati,
intende assicurare la piena applicazione delle norme e dei principi delle norme vigenti.
Inoltre il Protocollo d’Intesa, già rinnovato nel 2004, è stato recentemente modificato (nel
2005), su indicazione dello stesso Comune, per garantire una sempre maggiore
partecipazione dei cittadini e la minimizzazione dell’impatto sia visivo che ambientale degli
impianti.
Gli obiettivi fondamentali previsti sono da un lato un più razionale inserimento degli
impianti di telefonia cellulare, privilegiando la pianificazione annuale in modo da offrire
copertura ottimale all’area urbana del servizio UMTS con il minor numero di nuovi impianti,
dall’altro lo sviluppo di una rete di monitoraggio che consente di verificare con continuità il
rispetto dei valori di riferimento normativo previsti per i campi elettromagnetici prodotti da
questa tipologia di impianti; inoltre si ritiene di rilevante importanza una costante
informazione alla cittadinanza sia in fase pianificatoria che per quanto riguarda i risultati
del monitoraggio stesso.
Per quanto concerne l’attività di pianificazione, una volta presentati su una cartografia
tematica di dettaglio del territorio comunale tutti gli impianti esistenti e/o autorizzati, tutti i
siti sensibili, le nuove richieste di siti puntuali e tutti i punti in cui è stata eseguita una
campagna di monitoraggio in continuo, è possibile effettuare un’analisi complessiva della
situazione che si verrebbe a creare dallo sviluppo dei programmi dei diversi Gestori. Si
possono individuare quindi quali sono le zone potenzialmente critiche dal punto di vista dei
valori di campo elettromagnetico previsti e/o misurati nei quali è preferibile non installare
altri impianti, oppure al contrario quali sono i siti in cui una maggior concentrazione degli
impianti non comporta alcun rischio per la popolazione.
Riguardo al monitoraggio in continuo, per il quale l’organo preposto è Arpa, a partire dal
mese di novembre del 2001 è stata attivata nel Comune di Piacenza una rete di
monitoraggio in continuo dei campi elettromagnetici. Essa è costituita da 7 stazioni di
misura in continuo dei valori di campo elettrico distribuite sul territorio comunale e da un
centro di controllo per l’acquisizione, l’elaborazione e la diffusione giornaliera dei dati,
collocato presso la sede Arpa. Il sistema è collegato al centro di controllo regionale Arpa di
Bologna che provvede all’archiviazione sistematica dei dati di tutta la rete regionale ed alla
83
diffusione dei risultati del monitoraggio attraverso Internet. Tali dati confluiscono poi nel
data base della rete nazionale di monitoraggio, realizzata dalla Fondazione Ugo Bordoni
(FUB) su finanziamento del Ministero delle Comunicazioni.
Nel periodo 2001 - ottobre 2006, sono state effettuate sul territorio comunale 131
campagne di monitoraggio in 96 siti distinti come riportato in tabella.
Abitazioni
45
Scuole
14
Asili (nido e materne)
17
Uffici
9
Case di riposo
4
Impianti sportivi
4
Strutture alberghiere
3
TOTALE
96
N° CAMPAGNE
131
Nella mappa riportata in Figura 1 sono rappresentati i siti in cui sono state posizionate le
centraline dall’inizio dell’attività di monitoraggio al 30 ottobre 2006, nonché la dislocazione
degli impianti di telefonia mobile autorizzati nel Comune di Piacenza alla stessa data,
distinti per Gestore e la localizzazione delle varie tipologie di aree considerate per le
campagne di monitoraggio.
Nell’allegato 3 si riporta inoltre una tabella dei controlli effettuati nel periodo 2001 - ottobre
2006, attraverso campagne di monitoraggio in continuo durante diversi giorni. In tutti i siti
di misura si sono registrati valori di campo elettrico ampiamente inferiori ai valori di
riferimento normativo. Nel 89% dei casi i valori riscontrati risultano inferiori a 0.50 V/m,
mentre solo 4 campagne superano i 3 V/m, che rappresentano circa il 3% delle campagne
totali.
84
Scala 1:60.000
Figura 2 – Mappa del Comune di Piacenza con ubicazione stazioni di monitoraggio, impianti SRB e radio e “siti sensibili
85
CAPITOLO 9 - APPLICAZIONI SPECIFICHE
Introduzione
Nell’ambito del programma di monitoraggio in continuo dei campi elettromagnetici che la
sezione di Piacenza di Arpa si impegna ad effettuare nel territorio della Provincia di
Piacenza, il presente lavoro di tesi è stato sviluppato concentrandosi in particolare su due
casi rappresentativi di due situazioni diverse.
Il primo caso analizzato riguarda un condominio di 30 piani situato nel centro storico della
città, sopra al quale vi è installata un’antenna radio base, che ha suscitato non poche
polemiche da parte dei cittadini anche in passato. In questa zona il livello del campo
elettromagnetico è influenzato anche dalla presenza di un’antenna radio situata a pochi
metri di distanza. Si è ritenuto corretto effettuare due campagne di misura in due punti
differenti del condominio.
L’altro caso concerne un quartiere residenziale situato nella periferia della città, nel quale
insistono numerose antenne radio base; si è preso in esame tuttavia, in quanto sito
sensibile, solamente l’asilo nelle cui vicinanze vi è installata una stazione radio base di
recente attivazione. Anche in quest’area sono state effettuate due campagne di misura,
una presso l’Asilo Nido e l’altra presso la Scuola Materna.
In questo capitolo verrà spiegato come si è proceduto nell’eseguire le campagne, la
strumentazione utilizzata ed infine come sono stati elaborati i risultati.
Azioni preliminari
Per entrambi i casi, in primo luogo si sono individuati i fattori di pressione presenti nelle
aree considerate.
Si sono quindi utilizzate le informazioni riportate nelle pratiche autorizzative degli impianti
(ai sensi della L.R. 30/00), confrontate con i dati desumibili dal Catasto delle SRB e dal
Catasto Ministeriale degli impianti radiotelevisivi (dati forniti periodicamente dai gestori), i
risultati dalle misure e dai calcoli previsionali effettuati in fase di controllo o di valutazione
preventiva.
Uno strumento molto utile, nei casi specifici, è costituito dalla mappa tematica a scala
comunale redatta ogni anno da Arpa, che riporta su base cartografica in scala 1:10.000 le
posizioni di tutti gli impianti attivi autorizzati, le diverse destinazioni d’uso del territorio,
individuando le diverse tipologie di siti di interesse comunale, tra cui anche quelle sensibili,
ed infine l’ubicazione dei punti di misura in continuo degli anni precedenti.
86
Sulla base di tutte le informazioni in possesso, si sono scelti i siti in cui posizionare le
stazioni di misura.
Al fine di georeferenziare le misure effettuate, all’inizio di ogni campagna è stata redatta la
scheda cartografica del punto di misura, utilizzando come base cartografica le Carte
Tecniche Regionali a scala 1:5000 ed il software GIS Arcview 3.2a prodotto dalla ESRI.
Per le coordinate è stato impiegato il sistema di riferimento UTM fuso 32 ED-50.
La scheda contiene un estratto cartografico di diversa scala a seconda dell’area in esame
con l’indicazione del punto di posizionamento della stazione, degli impianti emettitori
presenti e di eventuali siti sensibili, quali edifici scolastici, ospedali, ecc…
Insieme alla scheda cartografica, viene compilato anche un modulo con tutte le
informazioni di localizzazione del sito di misura, i valori rilevati dalle misure manuali con
uno strumento portatile, specificando il modello dello strumento, la data e l’ora di inizio e
fine campagna, le informazioni relative ai fattori di pressione e la distanza da essi del
punto di misura; infine l’ultima parte da completare riguarda i risultati delle misure (valore
massimo, minimo, medio, ecc…)
Strumentazione
Per la rilevazione del livello di campo elettrico nelle aree in esame, sono state utilizzate
delle stazioni di misura ricollocabili, collegate ad un centro di controllo al quale, venivano
trasmessi tutti i dati acquisiti giorno per giorno.
In particolare sono state utilizzate due modelli di centraline, uno è il PMM 8055S e l’altro è
il PMM 8057F entrambe equipaggiate con sensori di campo elettrico. Tuttavia il secondo
modello, diversamente dal primo, è fornito di tre sensori operanti in tre bande di frequenza
diverse:
-
High frequency, che rileva campi elettrici generati da sorgenti con frequenza
compresa tra 933 MHz e 3 GHz, quindi è utile nel caso in cui le sorgenti siano
impianti per telefonia mobile;
-
Low frequency, che rileva campi elettrici generati da sorgenti con frequenza
compresa tra 100 kHz e 862 MHz, quindi è utile nel caso siano presenti impianti
radiotelevisivi;
-
Wide frequency, che rileva campi elettrici generati da sorgenti con frequenza
compresa tra 100 kHz e 3GHz, quindi è adatto a misurare il campo totale generato
da ogni tipo di impianto (come il sensore della centralina PMM 8055S).
87
Le principali caratteristiche strutturali e funzionali delle due stazioni di misura e dei relativi
sensori di campo sono riportate in allegato.
Dal punto di vista meccanico, le stazioni sono costituite dalle seguenti componenti:
1. contenitore esterno di diverse dimensioni a seconda del modello, in cui è alloggiata
la parte elettronica e sensoristica;
2. palo di supporto, completo di sistema di fissaggio a staffe che consente il
posizionamento della stazione a diverse altezze dal terreno;
3. basamento quadrato in metallo per il modello PMM 8055S;
4. sistema di appoggio a treppiedi per il modello PMM 8057F.
Le stazioni sono alimentate da una batteria interna ricaricabile e da pannelli solari che ne
consentono il funzionamento in ambiente outdoor per periodi di tempo adeguatamente
lunghi.
La comunicazione con il centro di controllo avviene attraverso la rete GSM: la stazione è
infatti fornita di un modem GSM Dual Band che richiede una SIM Card personalizzata,
predisposta per la ricezione e la trasmissione dati da e per telefonia fissa e mobile.
È inoltre presente una porta seriale RS232 che permette l’eventuale acquisizione dei dati
in situ, attraverso il collegamento diretto della stazione ad un PC in cui sia stato installato il
software di gestione.
Gestione delle stazioni ed elaborazione dati
La gestione da remoto delle stazioni da parte del centro di controllo è resa possibile dai
programmi applicativi specifici PMM855SW02 e PMM8057FUB-SW02 for Windows, forniti
unitamente alle stazioni di misura dalla stessa ditta produttrice. I software permettono di
programmare in maniera individuale ogni stazione impostando modalità differenziate di
acquisizione e/o elaborazione dati.
In particolare, è possibile definire:
•
i parametri di misura (valore medio totale del campo elettrico nell’intervallo
selezionabile a seconda del modello della centralina). Per le centraline PMM 8055S
è possibile definire anche il valore di picco e le componenti X, Y e Z, riferite al
medesimo intervallo temporale. L’acquisizione delle tre componenti X, Y e Z del
campo permette di evidenziare l’eventuale perturbazione del segnale per effetto di
interventi esterni occasionali e/o voluti, quali ad esempio l’utilizzo di un telefono
cellulare nelle immediate vicinanze della stazione, in questi casi si rileva un valore
di campo elevato in corrispondenza di una sola componente;
88
•
le soglie di allarme del campo (ad es. 6 V/m, 20 V/m), al cui superamento viene
inviato un apposito messaggio via modem o telefono cellulare;
•
l’attivazione di ulteriori allarmi relativi ai parametri funzionali (batteria scarica, sonda
guasta, sovratemperatura interna, apertura del contenitore, ecc…);
•
il tipo di media da calcolare (AVG, RMS) ed il relativo intervallo di mediazione
(tipicamente 6 minuti);
•
gli orari e le modalità di acquisizione dei dati.
Al fine di uniformare le operazioni di gestione, tutte le stazioni sono state programmate
con i medesimi parametri.
Per ogni stazione sono stati rilevati i seguenti parametri:
-
valore quadratico medio (RMS) nell’intervallo di 6 minuti;
-
valore massimo istantaneo registrato nell’intervallo di 6 minuti (peak).
I dati che vengono scaricati a seguito del collegamento con le stazioni, sono innanzi tutto
visualizzati in forma grafica mediante il programma di gestione, vengono quindi salvati in
formato ASCII ed importati come file di testo in un software (Atcem) apposito di
acquisizione, validazione e trasmissione al data base regionale dei dati.
L’elaborazione dei dati, effettuata manualmente, riguarda fondamentalmente le medie
RMS su 6 minuti (solo eventualmente, per particolari necessità di approfondimento, gli altri
parametri).
Preliminarmente è stata effettuata l’operazione di invalidazione delle misure i cui valori
risultano falsati dall’attività del modem interno della stazione, a causa delle operazioni di
scaricamento dei dati da parte dell’utente o delle comunicazioni periodiche automatiche
che intercorrono tra la SIM Card e la corrispondente stazione radio base nel periodo di
accensione del modem.
Tramite il programma sopra citato, è possibile la visualizzazione dei grafici giornalieri che
consentono di vedere l’andamento temporale del campo elettrico nel corso della giornata,
individuando intervalli temporali critici o comunque di eventuale traffico più intenso delle
stazioni radio base emittenti presenti nell’area.
Inoltre sono stati elaborati i grafici complessivi dell’intera campagna, che evidenziano
l’andamento temporale del campo elettrico durante il periodo di misura, il grafico del giorno
tipo, che consente di mostrare l’andamento del campo elettrico nell’arco della giornata,
visualizzando la ciclicità dei livelli di campo a seconda del traffico ed eventualmente anche
il grafico della settimana tipo per evidenziare, oltre alla ciclicità giornaliera, la differenza del
livello di campo elettrico tra giorni feriali e giorni festivi.
89
Alla fine di ciascuna campagna di misura infine sono stati effettuati, relativamente al
campo RMS su 6 minuti, l’elaborazione statistica sull’intero set di dati raccolti, applicando
un’analisi di statistica descrittiva (calcolo dei principali indici statistici: valore minimo,
medio, massimo, deviazione standard (1)) ed il calcolo della percentuale di funzionamento
della strumentazione relativamente all’intero periodo di misura.
Per l’analisi dei risultati delle campagne, ai fini della determinazione della situazione dei
livelli di esposizione presenti nei due siti, oltre all’elaborazione dei dati acquisiti dagli
strumenti ed opportunamente validati, si sono operati dei confronti rispetto ai valori ottenuti
dalle stime teoriche, effettuate mediante simulazioni modellistiche in fase di valutazione
preventiva all’autorizzazione dell’impianto, ed anche rispetto ai risultati di altre misure, sia
manuali che in continuo, realizzate precedentemente negli stessi siti.
Divulgazione dati:
Un’operazione
molto
importante
che
si
effettua
giornalmente,
o
comunque
periodicamente, alla fine della validazione dei dati raccolti, è la pubblicazione dei dati, in
particolare dei valori massimi giornalieri, in Internet sul sito web di Arpa, tramite il
programma Atcem.
Chiunque fosse interessato, infatti, ha la possibilità di consultare i dati del monitoraggio sia
durante il periodo di svolgimento delle rilevazioni (valori massimi giornalieri), sia a
campagne terminate, nella pagina web campagne concluse in cui in una tabella vengono
riportati i valori massimi e medi nell’intero periodo di misura.
Di seguito vengono mostrati due esempi di come si presentano le pagine web sopra citate:
(1)
In statistica la deviazione standard è una misura di distanza dalla media, ovvero una misura della dispersione della
variabile casuale attorno alla media e può essere calcolata come:
n
∑(x
s=
i
− x ) 2 ni
i =1
n −1
, dove xi è il valore del dato in una distribuzione semplice, x è il valore centrale della classe
in una distribuzione di frequenza, ni è il numero di dati della classe i in una distribuzione di frequenza, n è il numero
totale di dati.
90
http://www.arpa.emr.it/elettrosmog/elettrosmog.asp?prov=pc
91
http://www.arpa.emr.it/elettrosmog/elettrosmog_cc.asp?PROV=PC
92
Per la divulgazione dei dati, infine, viene costruita giornalmente una tabella, simile a quella
pubblicata in Internet, con la specificazione dei valori massimi giornalieri rilevati, che viene
mandata al Comune di Piacenza, alla Provincia (Servizio di Pianificazione territoriale e
provinciale), a tutti quei Comuni in cui si stiano effettuando delle campagne di misura,
all’AUSL ed agli organi di informazione.
Oltre alle operazioni sopra citate che vengono effettuate giornalmente, si affiancano tutte
le altre forme tradizionali di divulgazione dei dati: relazioni tecniche con i risultati delle
singole campagne di monitoraggio indirizzate ai soggetti interessati (enti locali, privati,
ecc), bollettini periodici con i dati giornalieri o settimanali delle campagne in corso,
trasmessi via fax o posta elettronica agli enti coinvolti ed eventualmente agli organi di
informazione (giornali, radio e televisioni locali), reports provinciali annuali con il riepilogo
dell’attività svolta nei vari comuni, depliants informativi ed altro materiale da distribuire al
pubblico, alle scuole, ecc. in varie occasioni ed anche nel corso di eventi informativi
organizzati (convegni, seminari, corsi, ecc.) o vere e proprie campagne divulgative mirate.
93
CAPITOLO 10 - I CASO: ASILO BESURICA
Premessa
Nell’area presa in esame in questo primo caso, sono presenti varie stazioni radio base di
diversi Gestori, delle quali però solo una è stata presa in considerazione come fattore di
pressione per le campagne di misura, in particolare quella del Gestore Tim di Via
Placentia, in quanto adiacente ad un sito sensibile, ovvero l’Asilo Nido e la Scuola Materna
del quartiere residenziale chiamato Besurica.
Volendo fare un inquadramento generale della zona, si possono citare gli altri impianti
presenti nel raggio di circa 800 metri dall’area monitorata, rappresentati nella planimetria
1, in particolare, mediamente a circa 540 metri, in Strada Malchioda, si trovano due SRB
dei Gestori H3G e Wind in co-siting tra loro, a circa 470 metri, in Via Agazzana, una SRB
di Vodafone ed infine un’altra SRB di Tim, in Via Bramieri, distante mediamente circa 875
metri (vedi Planimetria 1 sotto riportata).
94
Planimetria 1 - Quartiere residenziale Besurica con ubicazione impianti SRB presenti
95
Le misure precedenti
Si fa presente che, nel corso degli anni passati, nella medesima area sono state effettuate
delle campagne di misura, che avevano lo scopo di misurare il campo elettromagnetico di
fondo presente nella zona prima dell’entrata in funzione dell’impianto Tim, all’epoca
autorizzato ma non ancora installato. Le misure di fondo sono state svolte per rispondere
a quanto previsto dall’atto di approvazione del programma annuale del gestore Tim per
l’anno 2005, in seguito alla Conferenza dei Servizi (1), in cui il sito puntuale veniva
autorizzato con la prescrizione che lo stesso gestore, avvalendosi di Arpa (nell’ambito del
“Protocollo d’Intesa”), svolgesse misure in continuo dei valori di campo elettromagnetico in
corrispondenza del sito sensibile esistente, volte a verificare che non fossero superati i
valori segnalati.
Anche allora quindi gli edifici monitorati sono stati l’Asilo Nido e la Scuola Materna, poiché
la Delibera della Giunta Regionale 20/02/2001 n. 197 (Direttiva per l’applicazione della
L.R. 30/2000), sebbene non parli esplicitamente di siti sensibili, nell’art. 9 afferma che “la
localizzazione degli impianti in prossimità di aree destinate ad attrezzature sanitarie,
assistenziali e scolastiche è consentita qualora si persegua l’obiettivo di qualità teso alla
minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici degli utenti di dette aree ovvero
quando il valore del campo elettrico risulta, compatibilmente con la qualità del servizio da
erogare, il più vicino possibile al valore di fondo preesistente”.
Nella presente trattazione, si opererà infatti un confronto tra le misure precedenti e quelle
effettuate nel 2006, dopo l’attivazione del nuovo impianto.
Le campagne precedenti furono eseguite nel corso del 2005 e le centraline furono
posizionate una nell’area verde adiacente all’ingresso comune sia della Scuola Materna
che dell’Asilo Nido, l’altra in un altro punto dell’area verde dell’Asilo Nido. Il primo punto
era stato scelto perché, essendo stata fatta la campagna di misura durante il periodo
scolastico, non era possibile posizionare la centralina nel resto dell’area verde della
Scuola Materna, a causa della presenza dei bambini, che potevano perturbare il campo e
per motivi di sicurezza.
Si fa presente che durante le campagne del 2005, l’impianto Vodafone di Via Agazzana
non era ancora in funzione ed al suo posto era attivo un impianto dello stesso Gestore, ora
dismesso, situato nella medesima Via, ma in posizione più distante rispetto ai punti di
misura in continuo.
(1)
Conferenza dei Servizi = incontro tra Comune, Arpa, Ausl e Gestori per discutere il programma annuale dei Gestori
stessi. Alcuni impianti vengono autorizzati in sede di discussione dei piani.
96
Come già accennato precedentemente, a giugno del 2006 è stato attivato un nuovo
impianto del Gestore Tim, distante circa 200 metri dagli edifici in questione, considerati
“siti sensibili”. Tale impianto è costituito dai sistemi DCS e UMTS ed inoltre è stata
installata una parabola Wireless per collegamenti punto-multipunto (vedi capitolo 2
“Sorgenti artificiali di campi ad a.f.”). Di seguito si riporta la fotografia della stazione radio
base in esame:
Foto 1- SRB TIM
Valutazioni preliminari
Come richiesto dalla normativa (L.R. 30/2000), prima dell’installazione di un nuovo
impianto, il Gestore deve chiedere l’autorizzazione ad Arpa, la quale, eseguendo
simulazioni di campo elettrico con un apposito programma informatico, emette il parere
che può essere favorevole, se i valori calcolati ipotizzando le condizioni più critiche
possibile fanno emergere il rispetto dei limiti di riferimento normativo, oppure sfavorevole
nel caso contrario.
97
Riguardo all’impianto in questione, a partire dai dati tecnici relativi ai sistemi, è stato
possibile effettuare una previsione del livello di campo elettrico nell’area circostante la
stazione radio base e di conseguenza è stata individuata l’estensione delle zone all’interno
delle quali potevano essere superati i valori di riferimento.
Nella planimetria 2 vengono rappresentati le direzioni di massimo irraggiamento
dell’impianto ed i relativi volumi di rispetto di 6 V/m e di 20 V/m (livelli di riferimento previsti
dalla normativa nazionale D.P.C.M. 8 luglio 2003):
Planimetria 2. Direzioni di massimo irraggiamento e volumi di rispetto in un raggio di 200 m
dall’impianto Tim.
Le dimensioni massime dei volumi di rispetto relativi ai valori di riferimento sono riportate
nella tabella seguente:
20 V/m
6 V/m
Xmin (m)
Xmax (m)
Ymin (m)
Ymax (m)
-9.5
-31.9
11.4
38.1
-10.1
-33.9
11.9
40.5
Zmin (m
sls)
29.1
22.9
Zmax (m
sls)
32.8
35.2
98
Sulla base dell’analisi della cartografia di progetto si può verificare che nessun luogo
accessibile dalla popolazione ricade all’interno del volume relativo ai 20 V/m, in quanto
nessuno degli edifici presenti nell’area circostante l’impianto raggiunge la quota minima al
di sopra della quale potrebbe essere superato tale valore (29.1 m sls) e che non sono
presenti luoghi a permanenza superiore alle 4 ore giornaliere all’interno del volume di
rispetto dei 6 V/m.
Inoltre sono state eseguite delle stime puntuali del campo elettrico sugli edifici ritenuti
significativi esistenti nel raggio di 200 metri dalla SRB.
In generale i valori stimati in corrispondenza degli edifici considerati risultano pari al
massimo a 2.2 V/m (edificio residenziale) e si precisa che in corrispondenza dell’edificio
scolastico (oggetto dell’indagine eseguita tramite le campagne di monitoraggio sopra
citate) il valore di campo elettrico stimato quale contributo dovuto alla configurazione
dell’impianto è risultato pari a 0.6 V/m.
Le campagne di monitoraggio del 2006
Relativamente alle campagne effettuate nel corso del 2006, inizialmente sono state svolte
contemporaneamente due campagne di misura della durata di circa un mese ciascuna,
una dal 28/07/06 al 01/09/06, presso l’Asilo Nido, l’altra dal 26/07/06 al 01/09/06, presso la
Scuola Materna, in corrispondenza di due punti posti nelle aree verdi annesse agli edifici,
a circa 225 e 170 metri rispettivamente dall’impianto in questione. A tale scopo sono state
utilizzate due centraline del modello PMM 8055S, le cui caratteristiche tecniche sono
riportate in allegato 2. Si sottolinea che il punto scelto per monitorare il campo elettrico nei
pressi dell’Asilo Nido pressoché coincide con quello della campagna precedente e quindi è
stato possibile operare un confronto tra le due campagne, mentre per quanto riguarda il
punto nei pressi della Scuola Materna, nonostante non coincidesse con quello del 2005, è
stato scelto perché ritenuto più significativo in termini di esposizione per la presenza
durante il periodo scolastico dei bambini, rispetto a quello adiacente all’ingresso ed inoltre,
visto che la campagna di misura è stata fatta durante il periodo estivo, non si presentava
più il problema di dover garantire la sicurezza ai bambini e quindi nemmeno quello della
perturbazione del campo.
Tuttavia in seguito, per poter fare un confronto con le misure di fondo elettromagnetico
effettuate nel 2005, è stata effettuata un’ulteriore campagna della durata di due settimane,
dal 24/10/06 al 07/11/06, nel punto dell’area verde adiacente all’ingresso in cui era stata
eseguita la campagna precedente, con una centralina sempre del modello PMM 8055S.
99
Si riportano le fotografie delle centraline, che sono state fatte al momento di
posizionamento delle stesse:
Foto 1- P1.B Scuola Materna e Asilo Nido
(area verde adiacente ingresso)
Foto 2 - P2.B Asilo Nido
(area verde)
Foto 3 - P3 Scuola Materna
(area verde)
Nella cartina seguente è rappresentata l’area in esame, con indicata l’ubicazione delle
stazioni radio base presenti in un raggio di al massimo di circa 800 metri e delle centraline
utilizzate sia per le campagne del 2005, sia per quelle del 2006.
100
Planimetria 2 - Scala 1:10000
Legenda:
Risultati
I valori rilevati dalle campagne di misura in continuo, effettuate nell’area in esame, non
hanno presentato problemi sia per quanto riguarda l’interpretazione dei risultati, sia per
quanto riguarda il rispetto del valore di riferimento normativo (valore di attenzione ed
obiettivo di qualità 6 V/m del D.P.C.M. 8 luglio 2003) e hanno permesso di valutare il
perseguimento dell’obiettivo di minimizzazione dei livelli di campo elettromagnetico in
prossimità dei siti sensibili, prescritto dalla L.R. 30/2000.
101
Nella tabella seguente vengono riassunti i valori massimi di campo elettrico rilevati nelle
varie campagne:
PUNTO
DI
MISURA
SITO DI
MISURA
POSIZIONE
CENTRALINA
DISTANZA
DA SRB
(m)
PERIODO DI
MISURA
DAL
AL
E TOT
MAX
(V/m)
P1.A
Scuola
Materna e
Asilo Nido
Area verde
adiacente
ingresso
260 ca
20/04/05 14/06/05
< 0.30
P1.B
Scuola
Materna e
Asilo Nido
Area verde
adiacente
ingresso
260 ca
24/10/06 07/11/06
0.50
P2.A
Asilo Nido
Area verde
225 ca
28/07/05 26/08/05
< 0.30
P2.B
Asilo Nido
Area verde
225 ca
28/07/06 01/09/06
< 0.30
P3
Scuola
Materna
Area verde
170 ca
26/07/06 01/09/06
0.81
Le elaborazioni statistiche delle ultime campagne sono consistite nel calcolo, oltre che del
valore massimo misurato, anche dei valori minimi e medi, della deviazione standard e
della percentuale di funzionamento della centralina relativamente all’intero periodo di
misura. Esse, tranne la percentuale di funzionamento che è pari al 100%, sono riassunte
nella tabella seguente:
PUNTO DI
E TOT MAX
E TOT MED
E TOT MIN
DEVIAZIONE
MISURA
(V/m)
(V/m)
(V/m)
STANDARD
P1.B
0.50
0.30
< 0.30
0.53
P2.B
< 0.30
< 0.30
< 0.30
< 0.30
P3
0.81
0.38
< 0.30
0.51
Si può notare che il valore massimo di tutte le campagne è stato rilevato nel punto P3, il
più vicino all’impianto Tim e lungo una direzione di massimo irraggiamento, ed è pari a
0.81 V/m.
Per quest’ultima campagna è stato elaborato il grafico dell’andamento temporale del
campo elettrico dell’intera campagna (vedi Grafici 1.A e 1.B), dal quale è possibile
102
riscontrare il tipico andamento della stazione radio base, che mostra dei picchi di
innalzamento del campo elettrico nelle ore centrali della giornata, quando l’utilizzo del
telefono cellulare è più frequente e degli abbassamenti nelle ore notturne. Per verificare
meglio tale andamento è stato preso in considerazione un giorno della campagna
considerato rappresentativo ed è stato elaborato il grafico (Grafico 2), dal quale si può
notare che alle 8 della mattina il campo cresce fino ad arrivare ad un picco alle ore 17, per
poi diminuire verso le 19. L’andamento evidenziato da quest’ultimo grafico è coerente con
la tipologia dell’area, a prevalente destinazione d’uso residenziale e con presenza di edifici
scolastici nelle vicinanze.
È da sottolineare che le misure visualizzate in entrambi i grafici si riferiscono all’ora solare
(come comunemente previsto nella gestione delle reti di monitoraggio) e non a quella
legale vigente al momento dei rilevamenti, pertanto per un’analisi dei dati rispetto all’orario
effettivo occorre riportare il riferimento orario avanti di un’ora. Si evidenzia inoltre che tutti i
valori al di sotto di 0.30 V/m, sono state poste pari a questo valore, in quanto esso
rappresenta il minimo valore rilevabile dallo strumento e sotto al quale il funzionamento
non viene più garantito dal costruttore (sensibilità).
Riguardo ai grafici dell’intera campagna, è stata riscontrata un’interruzione del normale
andamento giornaliero di campo elettrico, corrispondente alla giornata del 17 agosto,
durante la quale, invece di evidenziare il picco al pomeriggio, i valori si sono sempre
mantenuti al di sotto della sensibilità strumentale. Questo comportamento può essere
imputato, piuttosto che ad un mal funzionamento della centralina, ad uno spegnimento
momentaneo della stazione radio base, dovuto a manutenzione dell’impianto, oppure a
condizioni atmosferiche particolarmente critiche.
Riguardo alle altre campagne non è stato elaborato alcun grafico, in quanto la maggior
parte dei valori rilevati sono inferiori al limite di rilevabilità delle centraline (0.30 V/m) e
pertanto non sarebbe stato possibile vedere alcun andamento del campo elettrico.
Confrontando le campagne nuove con quelle vecchie, si nota un lieve aumento del campo
elettrico nel punto P1 adiacente all’ingresso, mentre è rimasto invariato il campo nel punto
P2 presso l’Asilo Nido.
103
Misure in continuo di campo elettrico
Via Pettorelli 10, Comune di Piacenza - Scuola Materna Besurica (area verde)
rilevamenti dal 26 luglio 2006 h. 07.20 ora solare al 13 agosto 2006 h. 23.54 ora solare
1,0
0,9
0,8
0,7
V/m
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
valore medio su 6 minuti
0,0
0
12
26/7
0
12
27/7
0
12
28/7
0
12
29/7
0
12
30/7
0
12
31/7
0
12
1/8
0
12
2/8
0
12
3/8
0
12
0
4/8
12
5/8
0
12
6/8
0
12
7/8
0
12
8/8
0
12
9/8
0
12
10/8
0
12
11/8
0
12
12/8
0
12
13/8
giorno
Grafico 1.A - Grafico dell’andamento temporale del campo elettrico
104
Misure in continuo di campo elettrico
Via Pettorelli 10, Comune di Piacenza - Scuola Materna Besurica (area verde)
rilevamenti dal 14 agosto 2006 h. 07.20 ora solare al 01 settembre 2006 h. 11.20 ora solare
1,0
0,9
0,8
0,7
V/m
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
valore medio su 6 minuti
0,0
0
12
14/8
0
12
15/8
0
12
16/8
0
12
17/8
0
12
18/8
0
12
19/8
0
12
20/8
0
12
21/8
0
12
22/8
0
12
23/8
0
12
24/8
0
12
25/8
0
12
26/8
0
12
27/8
0
12
28/8
0
12
29/8
0
12
30/8
0
12
31/8
0
1/9
giorno
Grafico 1.B - Grafico dell’andamento temporale del campo elettrico
105
Misure in continuo di campo elettrico
Via Pettorelli 10, Comune di Piacenza - Scuola Materna Besurica (area verde)
rilevamento del 07 agosto 2006
1,0
0,9
0,8
0,7
V/m
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
valore medio su 6 minuti
0,0
0
1
3
4
6
8
9
11
12
14
16
17
19
20
22
giorno
Grafico 2. Grafico dell’andamento temporale del campo elettrico del giorno 07/08/2006
106
CAPITOLO 11 - II CASO: CONDOMINI IN CENTRO STORICO
Premessa
Nel caso in esame i principali fattori di pressione sono costituiti da un impianto fisso per la
telefonia mobile cellulare o stazione radio base (SRB), del Gestore Vodafone e da un
impianto per diffusione radiofonica dell’emittente locale Radio Piacenza.
L’impianto per telefonia è installato sul lastrico solare di un edificio di otto piani, a
prevalente destinazione residenziale, situato nel centro storico cittadino. La radio si trova a
circa 185 m di distanza dalla SRB, su un altro edificio, anch’esso residenziale; in
particolare, le antenne sono montate su un traliccio di circa 25 m di altezza, fissato su un
terrazzo/lastrico del palazzo, a sua volta posto a circa 12 m di altezza da terra.
La posizione delle due installazioni è riportata in cartografia (Planimetria 1. ortofoto),
mentre dalle fotografie se ne può visualizzare la conformazione e l’inserimento nel
contesto urbanistico.
Si fa presente infine che nel raggio di 400 m sono presenti anche altri impianti che
contribuiscono, seppure in misura decisamente minore, ai livelli di campo presenti
nell’area d’indagine, in particolare una SRB del gestore Wind situata in Via Roma a 245 m
di distanza e una del gestore H3G in Via Benedettine distante circa 410 m.
107
Foto 1.A – SRB Vodafone
Foto 1.B – SRB Vodafone
Foto 2.A – Radio Piacenza
Foto 2.B – Radio Piacenza
108
Planimetria 1. Ortofoto area centro storico - Scala 1:3000
Legenda:
109
Le misure precedenti
Il caso dei condomini del centro storico si è presentato particolarmente interessante, sia
dal punto di vista della tipologia degli impianti presenti, che sono di diversa natura, sia per
la particolare attenzione dimostrata dai cittadini residenti in quella zona nei riguardi della
problematica dell’inquinamento elettromagnetico, soprattutto in riferimento al timore di
possibili rischi per la salute.
Questo caso infatti si è rivelato uno tra i più dibattuti del Comune di Piacenza, le cui
vicende storiche risalgono agli anni 1997-1998, quando pervennero ad Arpa, ente
preposto alla valutazione preventiva dei progetti di installazione ed al controllo dei livelli di
campo elettromagnetico con esecuzione di misure ad attivazione degli impianti avvenuta,
le prime richieste da parte del Comune di controlli e verifiche relativamente ad entrambi gli
impianti, per segnalazione dei cittadini residenti nelle aree circostanti le installazioni.
Entrambe le installazioni nel corso degli anni sono state oggetto di ripetuti controlli e
verifiche strumentali dei livelli di campo elettromagnetico da parte di Arpa.
In particolare, l’impianto radio, installato negli anni ‘70 nel corso degli anni 1999 e 2000, su
richiesta dell’Amministrazione Comunale, è stato oggetto di indagini e successivamente di
risanamento per il superamento dei limiti di legge.
In particolare, si citano le misure puntuali, eseguite da Arpa nel giorno 30 aprile 1999, in
corrispondenza degli edifici più prossimi all’impianto. Sono state effettuate misure di
campo elettromagnetico a banda larga e diverse misure spettrali per verificare l’effettivo
funzionamento dell’impianto e si sono rilevati valori medi (media su 6 minuti) di campo
elettrico compresi tra 0.91 V/m e 6.12 V/m, mentre i valori massimi istantanei erano
compresi tra 1.05 V/m e 6.64 V/m. Da questi risultati si evince che presso un’abitazione si
è verificato un superamento del valore di cautela di 6 V/m, perciò è stato ritenuto
necessario che il Titolare dell’impianto radiofonico intraprendesse azioni di risanamento
atte a riportare i valori di campo elettromagnetico al di sotto dei valori di cautela previsti dal
D.M. 381/98.
In seguito all’emanazione della L.R. 30/00, sebbene i controlli effettuati abbiano verificato
la conformità dell’impianto ai valori limiti di legge (D.M. del 1998 n. 381, allora in vigore), è
emerso il mancato rispetto dell’art. 4 della L.R. 30/2000, essendo l’impianto localizzato in
area urbana e su un edificio a destinazione residenziale. Come da relazione tecnica
realizzata da Arpa (Sezione di Piacenza) del 2001, il configurarsi di tale situazione
comporterebbe la delocalizzazione dell’impianto così come previsto dall’art. 7 della L.R.
110
30/2000. A tale riguardo infatti i gestori, per regolarizzare la propria posizione, dovevano
presentare, relativamente agli impianti non conformi, entro sei mesi dall’entrata in vigore
della legge regionale, il Piano di risanamento corredato delle modalità e dei tempi di
riconduzione a conformità. Per gli impianti soggetti a delocalizzazione in base alla legge, i
gestori, entro sei mesi dall’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali ai Piani
provinciali di localizzazione dell’emittenza radio e televisiva (PLERT), dovevano
presentare specifici piani di risanamento da realizzarsi entro sei mesi dalla loro
approvazione.
Nel Documento preliminare del PLERT della provincia di Piacenza il sito di installazione di
tale impianto viene definito come un “sito da delocalizzare”; tuttavia ad oggi il PLERT non
è ancora stato definitivamente approvato e pertanto la radio risulta tuttora installata nella
stessa posizione, sulla base di un’autorizzazione comunale provvisoria.
Nel corso del 2001 è stato effettuato da Arpa, in collaborazione con l'Amministrazione
Provinciale, il censimento degli impianti radiotelevisivi presenti sul territorio provinciale.
Tale censimento ha comportato lo svolgimento di una campagna di misure di campo
elettromagnetico in corrispondenza di diversi siti individuati tramite il catasto degli impianti
radiotelevisivi del Ministero delle Comunicazioni. In ogni sito, si è proceduto alla
caratterizzazione dei livelli di campo elettromagnetico, alla georeferenziazione corretta
delle installazioni ed all’individuazione delle emittenti e degli impianti presenti.
L’impianto in questione appartiene al sito n. 17 Piacenza – Via Borghetto; si riporta in
allegato la relativa scheda cartografica del censimento con i punti di misura ed i relativi
risultati, che hanno confermato il rispetto dei limiti normativi.
Relativamente alla stazione radio base, in seguito alla prima richiesta di concessione
edilizia del 1995, l’anno seguente iniziarono i lavori per l’installazione e l’impianto venne
attivato per la prima volta a novembre dello stesso anno. Inizialmente l’impianto
presentava un solo sistema di telefonia mobile per il servizio GSM, operante alla
frequenza di 900 MHz e presentava una struttura assai ingombrante, costituita da tre
bracci sporgenti, uno per settore, su cui erano installate le antenne.
L’esistenza di tale impianto scatenò una serie di proteste da parte degli abitanti del
palazzo, soprattutto quelli degli ultimi piani, che, vedendosi a pochi metri di distanza dalla
fonte di inquinamento elettromagnetico, si preoccupavano dei possibili effetti sulla loro
salute, a tal punto da arrivare a raccogliere mille firme di protesta affinché tale impianto
fosse spostato dal loro palazzo, allegando inoltre un certificato medico di un abitante che
111
accusava alcuni disturbi di vario genere imputandone la causa alla continua presenza di
onde elettromagnetiche.
Dal 1997 in avanti, su richiesta del Comune, con lo scopo di controllare i livelli di campo
elettrico generato dall’impianto e di tranquillizzare i cittadini residenti, furono effettuate una
serie di interventi di controllo con l’esecuzione di rilievi strumentali del campo elettrico,
inizialmente con l’unico riferimento della normativa tecnica europea (norma CEI ENV
50166-2 sperimentale) e delle raccomandazioni dell’organismo internazionale IRPA per
quanto riguarda i livelli di esposizione.
Tuttavia solo nel 1998, con l’entrata in vigore del primo provvedimento normativo
nazionale in materia emissioni di campi elettromagnetici ad alta frequenza (D.M 381/98), ci
fu una vera e propria regolamentazione con la specificazione di valori limite di esposizione
della popolazione e di valori di cautela (da rispettarsi in corrispondenza di edifici adibiti a
permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere), grazie ai quali le campagne di misura
che seguirono poterono avere un punto di riferimento per un maggior controllo del rispetto
di tali limiti normativi.
I primi interventi di controllo risalgono al 22 aprile del 1997 ed al 15 aprile del 1999; in tali
occasioni furono compiute misure manuali a banda larga e a banda stretta nell’arco di
circa tre o quattro ore in corrispondenza di tre punti, uno sul lastrico solare del condominio
sede della SRB, gli altri due nel condominio vicino, presso due appartamenti al decimo e
al nono piano. In entrambi i casi, dalle misure a banda larga si evidenziarono valori
massimi di campo elettrico pari a 4.5–4.7 V/m sul lastrico solare ed inferiori a 1.5 V/m
all’interno degli appartamenti. Nel 1999, con le misure a banda stretta si rilevò un valore di
campo elettrico totale pari a 3.9 V/m (circa uguale a quello misurato nel 1997, pari a 3.8
V/m), valore dovuto per il 78.5% all’impianto GSM, di cui la cella 3 determinava i valori più
elevati, e per il 21.5% a Radio Piacenza. Si concluse comunque che i valori rilevati
rispettavano i limiti normativi, ma che tuttavia, dato che sul lastrico solare si
raggiungevano livelli prossimi al valore di cautela indicato dl D.M. 381/98, si segnalava
l’opportunità di valutare, con il gestore della SRB, il cui contributo risultava prevalente, una
riduzione dei livelli di c.e.m. in direzione della cella 3.
Il primo monitoraggio in continuo, effettuato in Via San Francesco, fu eseguito nel periodo
giugno-ottobre del 2000, con riferimento normativo ancora rappresentato dal D.M. 381/98.
Visti i valori rilevati, che risultavano prossimi al valore di cautela di 6 V/m, si ritenne
opportuno che il gestore provvedesse ad un monitoraggio costante del campo
elettromagnetico prodotto dall’impianto stesso.
112
Nel 2003 l’installazione radio base subì delle modifiche tecniche (riconfigurazione), con la
sostituzione di due delle tre antenne presenti per il sistema GSM con un’unica antenna sia
ricevente che trasmittente e l’inserimento di un nuovo sistema di telefonia mobile, per il
servizio UMTS, operante nella frequenza di 2130 MHz, ed altri cambiamenti delle
caratteristiche tecniche (es. tilt, potenza GSM), mantenendo all’incirca inalterata la
struttura con sbracci sporgenti e quindi anche l’impatto visivo (vedi Foto 3.A e 3.B). Dal
punto di vista estetico, la SRB manteneva il suo aspetto Le modifiche furono realizzate dal
gestore seguendo l’iter previsto dalla legge regionale n. 30/00, tuttora in vigore, che
definisce sia per gli impianti di telefonia mobile sia per quelli radiotelevisivi, una vera e
propria procedura autorizzativi, affidandone ai vari Enti (Comune, Arpa, AUSL) le relative
competenze.
Foto 3.A –SRB nel 2003
Foto 3.B –SRB nel 2003
A tale riconfigurazione seguirono ulteriori richieste di controllo e verifica dei campi
elettromagnetici.
In Tabella 1vengono specificate le campagne di monitoraggio eseguite a partire dal 2003
ed i relativi valori massimi e medi rilevati, mentre nella Planimetria 1 è possibile vedere la
posizione delle centraline di monitoraggio.
Alcune campagne sono state svolte in corrispondenza del lastrico solare dell’edificio sede
dell’installazione radio base (punto P3), altre invece presso due distinte abitazioni
all’ultimo piano dell’edificio adiacente (punti P1 e P2).
113
PUNTI
P1
P1
P2
P3
P3
P3
P2
INDIRIZZO
POSIZIONA
MENTO
STAZIONE
Via S. Francesco-
Terrazzo X
1°punto
piano
Via S. Francesco-
Terrazzo X
1°punto
piano
Via S. Francesco-
Terrazzo X
2°punto
piano
Galleria Piazza
Lastrico VIII
Cavalli
piano
Galleria Piazza
Lastrico VIII
Cavalli
piano
Galleria Piazza
Lastrico VIII
Cavalli
piano
Via S. Francesco-
Terrazzo X
2°punto
piano
PERIODO DI
MISURA
RIFERIM
.TO
NORMA
TIVO
(V/m)
E TOT
MAX
(V/m)
E TOT
MED (V/m)
DAL
AL
20-03-03
30-04-03
6
1.26
0.84
18-06-03
22-07-03
6
0.84
0.65
30-04-03
21-10-03
6
1.06
0.90
21-10-03
12-03-04
20*
1.41
0.59
30-09-04
22-11-04
20*
2.70
1.37
22-11-04
23-02-05
20*
2.16
1.16
22-11-04
04-04-05
6
1.24
0.77
Tabella 1
* = è stato posto il valore di riferimento di 20 V/m, in quanto il lastrico solare considerato non
prevede la permanenza prolungata di persone (per più di 4 ore continuative).
Planimetria 2. Campagne 2003/2004
114
Legenda:
L’ultima riconfigurazione dell’impianto, risalente a gennaio 2006, valutata da Arpa con
parere definitivo del 19/01/06 ed attivata a marzo 2006 è consistita nella rimozione del
traliccio delle antenne esistenti (GSM e UMTS) ed una loro sostituzione con nuove
antenne (GSM, DCS e UMTS), più l’installazione di quattro antenne Master Station puntomultipunto (vedi capitolo n. 2 “Sorgenti artificiali di campi ad a.f.”) ed una parabola per
collegamento in ponte radio. In seguito a tali modifiche, l’impianto ha cambiato
completamente aspetto fisico, come risulta dalle Foto 1.A e 1.B.
Le ultime richieste, sempre da parte degli abitanti della zona, di verifica del campo
elettromagnetico sono seguite a quest’ultima riconfigurazione, per le quali le campagne di
monitoraggio sono state effettuate nel corso del 2006.
Valutazioni preventive
Come già detto precedentemente, prima di posizionare le centraline per le campagne di
misura, una delle azioni preliminari consiste nell’individuare le posizioni di diverse tipologie
di siti di interesse comunale, tra cui anche quelle sensibili, evidenziati nella planimetria 2
insieme all’ubicazione degli impianti nell’area in esame.
115
Planimetria 3. Area centro storico
116
In seguito si sono considerati i risultati dei calcoli previsionali effettuati tramite un modello
di simulazione per la stima dei livelli di cem emessi dagli impianti presenti nel sito nelle
condizioni di massimo esercizio.
Si fa presente che nella valutazione preventiva dell’impianto Vodafone sono stati
considerati anche l’impianto Wind, distante circa 240 metri, e l’impianto di diffusione
radiofonica compresa nel raggio di 200 metri.
Per la valutazione teorica dei livelli di campo elettromagnetico generati dagli impianti SRB
in studio è stato utilizzato il programma di calcolo ALDENA NFA 3D (Near Field Analyzer
3D Versione 1.3.2), conforme alle prescrizioni della Guida CEI 211-10. Tale programma
consente in particolare di individuare l’estensione delle zone all’interno delle quali possono
essere superati i valori di riferimento, oltre ad essere utilizzato per le stime puntuali ai
ricettori.
Nella seguente tabella vengono riportate le dimensioni massime dei volumi di rispetto
relativi ai valori di riferimento, limitatamente alla zona di influenza dell’impianto in esame:
20 V/m
6 V/m
Xmin (m)
Xmax (m)
Ymin (m)
Ymax (m)
-8.3
-29.8
12.7
43.2
-12.3
-42.2
8.1
29.1
Zmin (m
sls)
41.6
39.1
Zmax (m
sls)
45.7
47.7
Tabella 2
Sulla planimetria 3 è rappresentata la proiezione piana dei volumi di rispetto complessivi,
in modo che siano visibili anche i lobi dei volumi attorno agli altri impianti considerati.
Da un’analisi della cartografia di progetto si può verificare che nessun luogo accessibile
alla popolazione ricade all’interno del volume relativo ai 20 V/m, in quanto nessuno degli
edifici presenti nell’area circostante l’impianto in progetto, anche considerando il dislivello
del terreno, raggiunge la quota minima al di sopra della quale potrebbe essere superato
tale valore (41.6 m sls) e che non sono presenti luoghi a permanenza superiore alle 4 ore
giornaliere all’interno del volume di rispetto dei 6 V/m.
Sono state eseguite inoltre delle stime puntuali di campo elettrico sugli edifici presenti
nell’area di 200 metri dall’impianto, considerando il contributo di tutti gli impianti presenti
nella zona interessata.
I valori stimati in corrispondenza della quota di gronda degli edifici adibiti a permanenze
non inferiori a 4 ore quotidiane (residenziali o con attività commerciali) risultano pari al
massimo a 5.0 V/m in corrispondenza di un edificio prossimo a Radio Piacenza, il cui
contributo risulta pari a 4.9 V/m e solamente in 12 dei 363 edifici considerati il valore
massimo stimato è risultato maggiore o uguale a 3 V/m. Inoltre, considerando i punti di
117
calcolo realizzati sull’edificio oggetto della presente indagine, sono stati stimati valori pari a
un massimo di 2,4 V/m in prossimità dell’impianto SRB, pari a 1,6 V/m vicino al punto in
cui è stata posizionata la centralina in Via San Francesco (P2) e pari a 2,2 V/m vicino al
punto in cui è stata posizionata la centralina in Galleria Piazza Cavalli (P3).
Confrontando le stime effettuate per l’impianto nella configurazione precedentemente
autorizzata con quelle della presente valutazione, si è verificato che in generale il
contributo di Vodafone al campo elettromagnetico totale risulta minore nella nuova
configurazione. Il valore massimo stimato in corrispondenza degli edifici scolastici risulta
pari a 1.6 V/m.
Infine, in riferimento a quanto specificato dalla Direttiva Regionale 197/01 applicativa della
L.R. 30/2000, in merito all’art. 9 della suddetta Legge (“Divieto di localizzazione”), per
quanto riguarda gli edifici scolastici presenti nel raggio di 200 m dall’impianto Vodafone, il
valore complessivo (comprensivo dei contributi di Radio Piacenza e SRB Wind) stimato
considerando la nuova configurazione oggetto di valutazione è sempre inferiore al valore
complessivo stimato considerando i dati della SRB Vodafone attualmente autorizzata.
118
Planimetria 4. Volumi di rispetto ed edifici nel raggio di 200 m dall’impianto Vodafone
119
Le campagne di monitoraggio del 2006
Relativamente alle campagne effettuate nel corso del 2006, si è scelto di posizionare due
centraline di misura in corrispondenza dei condomini ospitanti l’antenna radio base
Vodafone, considerando la notevole altezza dell’edificio, le direzioni di irraggiamento ed
infine prendendo in esame le varie richieste da parte dei cittadini in indirizzo.
In particolare, le due campagne di misura, che sono state svolte contemporaneamente,
hanno avuto una durata di circa tre mesi, una dal 20/06/06 al 06/10/06, presso il lastrico
solare del condominio di Galleria Piazza Cavalli ad una distanza di circa 50 m dalla SRB e
circa 150 m dalla radio, l’altra dal 29/06/06 al 06/10/06, presso un’abitazione di Via San
Francesco sul terrazzo al X piano, distante circa 20 m dalla SRB e circa 200 m
dall’impianto radiofonico. A tale scopo sono state utilizzate due centraline del modello
PMM 8057F, le cui caratteristiche tecniche sono riportate in allegato 1.
Di seguito si riportano la cartina con indicata l’ubicazione esatta delle centraline
posizionate e le relative fotografie:
Planimetria 5. Ubicazione centraline monitoraggio (2006) - Scala 1:3500
120
Legenda:
Foto P1. Galleria Piazza Cavalli
(lastrico solare VIII piano)
Foto P2. Via San Francesco
(terrazzo X piano)
Risultati
I valori rilevati alla fine di queste due campagne, sebbene non superino i valori di
riferimento normativo di 6 V/m (valore di attenzione ed obiettivo di qualità all’interno di
aree adibite a permanenza prolungata di persone e relative pertinenze esterne) e di 20
V/m (limite di esposizione) previsti dal D.P.C.M. 8 luglio 2003, hanno evidenziato degli
andamenti particolari del campo elettrico, dovuti soprattutto alla presenza della radio.
Nella tabella seguente vengono riassunti i dati principali dei punti di misura ed i risultati
dell’elaborazione statistica sull’intero set di dati raccolti: i valori massimi, minimi e medi e
la deviazione standard, mentre per quanto riguarda la percentuale di funzionamento della
strumentazione relativamente all’intero periodo di misura, non viene riportata in quanto è
uguale al 100%.
121
PUNTO DI
MISURA
DIST.ZA
DA SRB
DIST.ZA
DA
RADIO
RIF.TO
NORMATI
VO
SENSORE
E MAX
(V/m)
E MED
(V/m)
E MIN
(V/m)
DEV.
STAND
ARD
WIDE
3.4
2.32
0.71
1.11
LOW
3.4
2.54
< 0.50
1.23
HIGH
1.14
0.59
< 0.50
1.28
WIDE
1.03
0.89
0.71
< 0.50
LOW
0.9
0.69
< 0.50
< 0.50
HIGH
0.87
0.74
< 0.50
< 0.50
P1:Galleria
Piazza
50 m
150 m
20 V/m
Cavalli
P2:Via San
Francesco
20 m
200 m
6 V/m
Tabella 3
Per entrambe le campagne sono stati elaborati i grafici dell’andamento temporale del
campo elettrico dell’intero periodo di misura per ogni sensore presente nella centralina
(Wide band, Low band e High band) e, solo per la seconda campagna, anche i grafici del
giorno tipo (vedi Capitolo 9 “Applicazioni specifiche”). Si fa presente che l’ora che si legge
nei grafici è riferita all’ora solare, quindi per rapportarla all’ora legale (vigente al momento
delle rilevazioni) va mandata avanti di un’ora.
1. Galleria Piazza Cavalli:
I grafici 1.A, 1.B, 1.C e 1.D sono relativi alla campagna effettuata sul lastrico solare del
condominio in Galleria Piazza Cavalli e rappresentano l’andamento temporale del campo
elettrico nell’intero periodo di durata della campagna di monitoraggio.
È importante prestare attenzione a dove è situata la centralina di monitoraggio rispetto agli
impianti: essa è stata posizionata in modo da “vedere” la stazione radio base ed anche
122
rispetto all’impianto radiofonico, essa non è coperta da nessuna barriera, anche se non
interseca la direzione di puntamento (210°N) delle antenne (vedi Planimetria 5). Si può
notare infatti dai grafici come influisca in modo determinante la presenza della radio, che,
quando trasmette, contribuisce ad innalzare il valore del campo elettrico totale a circa 3
V/m, mentre quando è spenta i valori si abbassano intorno a 0.9 V/m.
In particolare si evidenziano diversi comportamenti dell’impianto radiofonico:
−
nei periodi dal 20/06 al 28/06 (ore 13:00) e dal 10/07 al 18/08 la radio funziona
ininterrottamente;
−
nei periodi dal 28/06 (ore 13:00) al 10/07, nella giornata del 27/08 e dal 22/09 al
26/09 la radio non trasmette;
−
nei periodi dal 19/08 al 20/08, dal 29/08 al 21/09 e dal 27/09 al 06/10 la radio
funziona solo dalle 8 della mattina (ora legale) alle ore 20 (ora legale), mentre
durante la notte è spenta;
−
nel periodo dal 21/08 al 26/08, oltre all’interruzione notturna dalle 20 alle 8, se ne
registra un’altra verso le 14 (ora legale) per circa 10 minuti,
−
il giorno 28/08 la radio funziona solamente dalle 10.30 alle 15 (ora legale).
Per avere conferma dell’andamento evidenziato dalla centralina, si sono richieste per vie
brevi informazioni al titolare dell’impianto in merito alle modalità di funzionamento della
radio. Si è riscontrato che essa funziona seguendo una programmazione in automatico,
senza speaker e senza il presidio di operatori, regolata da un apposito timer, essendo
tuttavia talvolta soggetta a spegnimenti e riaccensioni a discrezione del titolare. Essa
possiede anche un sensore che rileva automaticamente la stabilità della tensione di
alimentazione, che funziona come un sistema di protezione dell’apparato di trasmissione,
che innesca lo spegnimento automatico del sistema (ad esempio quando è in arrivo un
temporale) fino a che non è stata ripristinata la stabilità.
Si è riuscito inoltre a verificare i motivi per i quali la radio non ha trasmesso per fasce di
tempo abbastanza lunghe; in particolare, durante il periodo estivo, coincidente proprio con
il periodo dal 28/06 al 10/07, la radio era spenta per probabile manutenzione e dal 22/09 al
26/09 ci sarebbe stato uno spegnimento volontario da parte del titolare, che seguiva
l’andamento dei livelli di campo giorno per giorno attraverso la tabella pubblicata in
Internet (vedi capitolo 9 “Applicazioni specifiche”), per controllare di quanto il campo
elettrico si sarebbe abbassato.
123
Gli spegnimenti improvvisi e di breve durata, come quelli verificatisi dal 21/08 al 26/08 alle
ore 14:00, non sono imputabili a nessuna causa in particolare, si presume l’entrata in
funzione del sensore sopra citato o altri eventi occasionali.
Riguardo al funzionamento dei tre sensori della centralina, si è riscontrato un andamento
anomalo, soprattutto del sensore High, che rileva i campi generati da sorgenti con
frequenze comprese tra i 933 MHz e 3 GHz, come quelle della stazione radio base: si può
notare infatti dai grafici che quando la radio funziona, portando i valori del campo elettrico
a circa 3 V/m, il sensore High non riesce a leggere nessun valore (segnando al posto del
valore numerico la parola “LOW”), mentre quando la radio non trasmette, si riesce vedere
perfettamente l’andamento ciclico della stazione radio base a valori di circa 0.7 o 0.8 V/m.
Si fa presente che al posto di “LOW”, è stato sostituito un valore pari a 0.50 V/m, che
corrisponde al minimo valore rilevabile dallo strumento garantito dal costruttore
(sensibilità) (vedi allegato 1).
Tale funzionamento è imputabile al fatto che le sorgenti sono multiple, con frequenze
diverse ed inoltre il segnale radiofonico è rilevante rispetto all’altro segnale.
In particolare, le frequenze in gioco sono le seguenti:
-
Radio Piacenza: 101 MHz;
-
SRB: per il sistema GSM la banda di trasmissione è 935 - 960 MHz;
per il sistema DCS la banda di trasmissione è 1805 - 1880 MHz;
per il sistema UMTS la banda di trasmissione è 2110 - 2170 MHz.
Dal certificato di taratura dello strumento (vedi allegato 4) è possibile spiegare lo strano
funzionamento del sensore High: dalla tabella “Correction Factor”, che riporta i valori del
coefficiente di correzione in funzione della frequenza, si può notare che alla frequenza di
108 MHz (confrontabile con quella della radio) per il sensore High viene riportato un
coefficiente di correzione pari a 562.341, che implica un errore enorme nella misurazione,
dell’ordine delle migliaia di V/m. Mentre gli altri due segnali, quando la radio funziona,
coincidono perfettamente, infatti dalla medesima tabella alla frequenza di 108 MHz i
coefficienti di correzione sono pari a 0.965 per il sensore Wide e 0.971 per il sensore Low.
Mentre alle frequenze di trasmissione della stazione radio base, a partire da 933 MHz fino
a 3000 MHz, i fattori di correzione del sensore High sono intorno a 1.
Sempre dal certificato di taratura si è ricavato l’errore dello strumento, da applicare ai
grafici (vedi grafici 2.A, 2.B, 2.C e 2.D ), ovvero si sono presi i valori di ± 10% per
frequenze fino a 300 MHz
e ± 16% per frequenze da 300 MHz a 3 GHz, che
rappresentano l’incertezza estesa di misura (vedi capitolo 6). Le barre dell’errore,
124
visualizzate nei grafici, sono state applicate al segnale del sensore wide; in particolare, per
i valori intorno ai 3 V/m l’errore attribuito è quello del ± 10%, in quanto, in queste
condizioni, la frequenza predominante è quella della radio di 101 MHz, mentre per i valori
più bassi, in corrispondenza degli spegnimenti della radio, l’errore è quello del ± 16%,
poiché le frequenze presenti sono quelle della stazione radio base, comprese tra 900 MHz
e 3 GHz.
Infine, dato che l’elaborazione del grafico del giorno tipo non avrebbe significato a causa
dell’elevata discontinuità dell’andamento del campo elettrico, è stato considerato, per ogni
periodo omogeneo di funzionamento, un giorno rappresentativo, con lo scopo di
evidenziare meglio la variazione del campo nelle ore della giornata.
In particolare, per il primo periodo di interruzione della trasmissione radiofonica, è stato
preso il giorno 3 luglio, il cui grafico mostra il normale funzionamento della stazione radio
base, con due lievi innalzamenti del campo elettrico, uno dalle 8 alle 13 circa (ora solare) e
l’altro dalle 17 alle 20 circa (ora solare). È da notare che l’andamento del segnale wide
corrisponde a quello del segnale high, con una differenza di circa 0,1 V/m. Per tale grafico
è stata allargata la scala da 0 a 1,5 V/m, per una migliore visualizzazione dei
comportamenti dei tre sensori.
Per il lungo periodo di funzionamento ininterrotto della radio, è stato elaborato il grafico del
giorno 27 luglio, che mostra l’andamento continuo dei segnali coincidenti wide e low a
circa 3,2 V/m con piccole variazioni, mentre l’high, per i motivi sopra riportati, è
rappresentato dalla linea all’altezza di 0,5 V/m.
In seguito, è stato considerato il giorno 27 agosto, in cui si ha il funzionamento della radio
dalle 7 alle 19.30 (ora solare) con un picco negativo alle 13 molto stretto, che corrisponde
ad uno spegnimento momentaneo della radio.
Infine è stato elaborato il grafico del giorno 14 settembre, in cui si vede bene che la radio
trasmette solo dalle 7 alle 20 (ora solare) con un’interruzione netta nelle ore di accensione
e spegnimento.
125
Grafico 1.A - Andamento temporale del campo elettrico.
126
Grafico 1.B - Andamento temporale del campo elettrico
127
Grafico 1.C - Andamento temporale del campo elettrico
128
Grafico 1.D - Andamento temporale del campo elettrico
129
Grafico 2.A – Andamento temporale del campo elettrico del sensore wide e barre d’errore
130
Grafico 2.B – Andamento temporale del campo elettrico del sensore wide e barre d’errore
131
Grafico 2.C – Andamento temporale del campo elettrico del sensore wide e barre d’errore
132
Grafico 2.D – Andamento temporale del campo elettrico del sensore wide e barre d’errore
133
Misure in continuo di campo elettrico
Galleria Piazza Cavalli, Comune di Piacenza - Condominio (lastrico VIII piano)
rilevamento del 03 luglio 2006
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
V/m
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
valore medio su 6 minuti (wide)
valore medio su 6 minuti (low)
valore medio di 6 minuti (high)
0,1
0,0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
giorno
Grafico 3 – Grafico giornaliero del 3 luglio 2006
V/m
Misure in continuo di campo elettrico
Galleria Piazza Cavalli, Comune di Piacenza - Condominio (lastrico VIII piano)
rilevamento del 27 luglio 2006
4,0
3,9
3,8
3,7
3,6
3,5
3,4
3,3
3,2
3,1
3,0
2,9
2,8
2,7
2,6
2,5
2,4
2,3
2,2
2,1
2,0
1,9
1,8
1,7
1,6
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0,0
valore medio su 6 minuti (wide)
valore medio su 6 minuti (low)
valore medio di 6 minuti (high)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
giorno
Grafico 4 – Grafico giornaliero del 27 luglio 2006
134
V/m
Misure in continuo di campo elettrico
Galleria Piazza Cavalli, Comune di Piacenza - Condominio (lastrico VIII piano)
rilevamento del 22 agosto 2006
4,0
3,9
3,8
3,7
3,6
3,5
3,4
3,3
3,2
3,1
3,0
2,9
2,8
2,7
2,6
2,5
2,4
2,3
2,2
2,1
2,0
1,9
1,8
1,7
1,6
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0,0
valore medio su 6 minuti (wide)
valore medio su 6 minuti (low)
valore medio di 6 minuti (high)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
giorno
Grafico 5 – Grafico giornaliero del 22 agosto 2006
V/m
Misure in continuo di campo elettrico
Galleria Piazza Cavalli, Comune di Piacenza - Condominio (lastrico VIII piano)
rilevamento del 14 settembre 2006
4,0
3,9
3,8
3,7
3,6
3,5
3,4
3,3
3,2
3,1
3,0
2,9
2,8
2,7
2,6
2,5
2,4
2,3
2,2
2,1
2,0
1,9
1,8
1,7
1,6
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0,0
valore medio su 6 minuti (wide)
valore medio su 6 minuti (low)
valore medio di 6 minuti (high)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
giorno
Grafico 6 – Grafico giornaliero del 14 settembre 2006
135
2. Via San Francesco:
I grafici 7.A, 7.B e 7.C sono relativi alla campagna effettuata in Via San Francesco con la
centralina situata sul terrazzo al X piano. In questo caso la situazione è un po’ diversa
rispetto a quella con la centralina sul lastrico solare, in quanto, nonostante sia stata
posizionata all’ultimo piano dell’edifico, la stazione di misura viene in parte “coperta” dalle
pareti dell’edificio stesso sia rispetto alla radio, che infatti influisce in misura ridotta in
confronto a prima, sia rispetto alla stazione radio base, che, essendo però molto vicina al
punto di misura, determina un campo elettrico paragonabile a quello che si è rilevato nel
caso di prima. È da sottolineare che l’ubicazione della stazione di misura non concorda in
pieno con le regole di un corretto posizionamento della centralina elencate nel capitolo 5,
in quanto, come è possibile notare anche dalla fotografia (Foto P2), si colloca in un
terrazzo in prossimità del muro, ma soprattutto molto vicino alla ringhiera metallica del
terrazzo stesso, fattori che possono introdurre elementi perturbativi. La scelta di tale punto
di misura è stata obbligata, in quanto era l’unico ambiente esterno disponibile e che si
collocasse nella direzione di massimo irraggiamento dell’impianto. Si è cercato quindi di
conciliare i diversi aspetti, considerando anche il fatto che il campo che si sarebbe
misurato, avrebbe rispecchiato comunque la reale situazione in quel determinato punto.
Analizzando i grafici, per quanto riguarda il segnale del sensore Wide band, si nota il tipico
andamento ciclico della stazione radio base, con un innalzamento del campo elettrico
nelle ore centrali della giornata ed un abbassamento nelle ore notturne.
Per quanto riguarda gli altri due sensori (High e Low), non si riscontrano andamenti
anomali, soprattutto nel grafico 7.A e nella prima parte del grafico 7.B, in quanto non si
verifica la situazione di un segnale predominante sull’altro. Tuttavia nella seconda parte
del grafico 7.B e nel grafico 7.C, con l’inizio del funzionamento non continuo della radio, il
segnale del sensore High mostra degli abbassamenti anomali, al di sotto del valore
minimo rilevabile dallo strumento (0.50 V/m), non giustificabili con il normale
funzionamento della stazione radio base e simili a quelli riscontrati con la centralina situata
sul lastrico di Galleria Piazza Cavalli. Ciò nonostante il segnale wide continua a rilevare il
tipico andamento ciclico. Si sottolinea che per i sensori high e low sono stati rilevati valori
al di sotto di 0,50 V/m, tuttavia essi sono stati posti pari a questo valore, in quanto al di
sotto di esso il funzionamento non viene più garantito dal costruttore (sensibilità).
Si può vedere inoltre che in due giornate si è verificato un innalzamento particolare del
campo elettrico, maggiore rispetto agli altri giorni di rilevazione. Per poter sottolineare
meglio come è variato il campo elettrico in quelle due giornate, si sono elaborati i due
136
grafici relativi (grafici 8 e 9), dai quali però non è possibile desumere un andamento
singolare. Si ritiene infatti che l’incremento dei livelli di campo che si verifica nel tardo
pomeriggio, rientri, anche in queste due giornate, nel range di variabilità di emissione della
stazione radio base, non essendo stato riscontrato alcun evento particolare in
concomitanza con esso.
In questo caso è stato elaborato anche il grafico del giorno tipo, che mostra l’andamento
del campo elettrico nell’arco della giornata, visualizzando la ciclicità dei livelli di campo a
seconda del traffico ed è stato realizzato facendo una media quadratica dei valori di tutte
le ore di tutti i giorni dell’intero periodo della campagna. Il grafico 10.A è il risultato di tale
elaborazione, mentre il grafico 10.B è un ingrandimento di quello prima, che consente di
vedere anche le piccole variazioni: si notano infatti due innalzamenti del campo, in
particolare uno dalle 7 alle 13 (ora solare) e l’altro dalle 16 alle 20 circa (ora solare), che
portano il valore del campo da 0,86 V/m a circa 0,91 V/m in modo abbastanza netto e poi
da 0,91 V/m a 0,87 V/m, mentre alle ore 14 e 15 (ora solare), il campo si abbassa solo a
0,90 V/m.
137
Misure in continuo di campo elettrico
Via San Francesco, Comune di Piacenza - Abitazione (terrazzo X piano)
rilevamenti dal 29 giugno 2006 h. 09.00 ora solare al 31 luglio 2006 h. 23.54 ora solare
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
V/m
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
valore medio su 6 minuti(wide)
0,2
valore medio su 6 minuti (low)
0,1
valore medio su 6 minuti (high)
0,0
29/6 30/6 1/7 2/7 3/7 4/7 5/7 6/7 7/7 8/7 9/7 10/7 11/7 12/7 13/7 14/7 15/7 16/7 17/7 18/7 19/7 20/7 21/7 22/7 23/7 24/7 25/7 26/7 27/7 28/7 29/7 30/7 31/7
giorno
Grafico 7.A – Andamento temporale del campo elettrico
138
Misure in continuo di campo elettrico
Via San Francesco, Comune di Piacenza - Abitazione (terrazzo X piano)
rilevamenti dal 01 agosto 2006 h. 00.00 ora solare al 31 agosto 2006 h. 23.54 ora solare
1,5
1,4
1,3
1,2
1,1
1,0
V/m
0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
valore medio su 6 minuti(wide)
0,2
valore medio su 6 minuti (low)
0,1
valore medio su 6 minuti (high)
0,0
1/8 2/8 3/8 4/8 5/8 6/8
7/8 8/8 9/8 10/8 11/8 12/8 13/8 14/8 15/8 16/8 17/8 18/8 19/8 20/8 21/8 22/8 23/8 24/8 25/8 26/8 27/8 28/8 29/8 30/8 31/8
giorno
Grafico 7.B – Andamento temporale del campo elettrico
139
Grafico 7.C – Andamento temporale del campo elettrico
140
Grafico 8 - Grafico giornaliero del 19 luglio 2006
Grafico 9 - Grafico giornaliero del 09 agosto 2006
141
Grafico 10.A - Grafico del giorno tipo
Misure in continuo di campo elettrico - Grafico del giorno tipo
Via San Francesco, Comune di Piacenza - Abitazione (terrazzo X piano)
rilevamenti dal 29 giugno 2006 h. 09.00 ora solare al 06 ottobre 2006 h. 11.00 ora solare
0,92
0,91
0,9
0,89
V/m
0,88
0,87
0,86
0,85
0,84
0,83
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
ORE
valore medio su 6 minuti (wide)
Grafico 10.B - Ingrandimento grafico del giorno tipo
142
Confronto con i risultati delle campagne di monitoraggio precedenti
Prima di entrare nel merito del confronto con le campagne precedenti, è necessario
considerare che le condizioni al contorno dei periodi di misura si sono modificate nel
tempo. L’impianto Vodafone, nel corso delle varie campagne, presentava una
configurazione differente dall’attuale, essendo abbastanza recente l’inserimento del
sistema UMTS, avvenuto anche per il vicino impianto Wind. La radio, sebbene continui ad
avere le stesse caratteristiche a livello di autorizzazione, genera dei campi con un
andamento piuttosto discontinuo (come si è potuto riscontrare anche dalle ultime
campagne). Non è da sottovalutare anche l’aumento generale del traffico telefonico,
accompagnato da un incremento nel numero dei telefoni cellulari, rispetto a qualche anno
fa ed il possibile aumento di funzionamento a potenze maggiori della radio stessa.
Infine, un altro motivo per cui è difficile fare un confronto, è costituito dalla riproducibilità
delle condizioni di misura, che consistono ad esempio nella difficoltà di ritrovare l’esatta
posizione dello strumento (stesso punto, stessa altezza…) e nella diversa strumentazione
utilizzata, che presentava quindi diversa sensibilità, risoluzione, incertezza, ecc…
Per quanto riguarda le campagne di Galleria Piazza Cavalli (punti di misura P3 della
Tabella 1), quella del 2006 ha sicuramente fatto emergere valori maggiori di campo
elettrico, sia del valore massimo rilevato, sia del valore medio. Raffrontando i grafici delle
campagne vecchie con quelli nuovi, si può notare che, nonostante il funzionamento della
radio fosse simile a quello riscontrato nell’ultimo periodo di rilevamento del 2006, cioè
dalle 8 di mattina alle 20, raggiungeva valori sempre intorno ai 2 V/m e mai 3 V/m come
nel nostro caso. Inoltre, quando la radio non trasmetteva, il campo elettrico rimaneva
intorno a valori di 0,4 V/m, per la campagna dal 30/09/04 al 22/11/04, mentre per le altre
due rimaneva sui 0,5 o 0,6 V/m, sicuramente minori degli 0,8 o 0,9 V/m dell’ultima
campagna.
Riguardo alle campagne di Via San Francesco (punti di misura P2 della Tabella 1), i valori
massimi e medi sono rapportabili come ordine di grandezza. Tuttavia, confrontando i
vecchi grafici, si evidenzia un andamento più variabile, maggiormente influenzato dal
funzionamento della radio, rispetto a quello degli ultimi grafici, in cui si nota una certa
ciclicità giornaliera.
143
CONCLUSIONI
Il lavoro di tesi ha permesso di analizzare le problematiche associate all’esposizione della
popolazione ai campi elettromagnetici ad alta frequenza, attraverso l’applicazione a due
casi specifici nella città di Piacenza del monitoraggio in continuo e delle attività ad esso
connesse, facendo emergere alcuni elementi di interesse e di criticità da sottoporre ad
eventuali approfondimenti.
In tutti i casi i valori di campo elettromagnetico hanno evidenziato il rispetto della
normativa nazionale in vigore (D.P.C.M. 8 luglio 2003), una delle più cautelative rispetto a
quelle di tutti gli altri Paesi.
Si è potuto notare come il monitoraggio in continuo sia un’importante strumento di
indagine dei livelli di campo elettromagnetico presenti nell’ambiente, che si affianca e si
integra con quello tradizionale delle misure “manuali”, riferite a periodi temporali e
condizioni operative limitate. Rispetto a queste ultime, le misure in continuo permettono
infatti di analizzare la variabilità temporale delle emissioni e quindi di tenere
costantemente sotto controllo diverse aree del territorio antropizzato, caratterizzato dalla
presenza concomitante di molteplici fattori di pressione (impianti fissi per telefonia mobile,
impianti radiotelevisivi...) in continua evoluzione.
Le diverse campagne di misura effettuate nell’ambito del lavoro di tesi hanno tuttavia
evidenziato alcune problematiche.
Una di queste è connessa alla scelta del tipo di strumento impiegato; si è riscontrato infatti
che in presenza di un segnale a radio frequenza proveniente da una sorgente radiofonica,
le centraline di monitoraggio del modello utilizzato per le campagne del centro storico,
rispondono in maniera anomala, soprattutto nel caso del sensore che rileva il campo
elettrico nella banda di frequenza in cui funzionano gli impianti per telefonia mobile. Tale
fenomeno è ad oggi in fase di studio da parte della FUB (Fondazione Ugo Bordoni) che ha
fornito lo strumento, per chiarire le cause di tale comportamento. Si sottolinea comunque
che sarebbero necessari ulteriori approfondimenti, per valutare, in modo più specifico, gli
effetti di interazione, ad esempio attraverso la calibrazione delle sonde multiple con campi
noti di frequenza diversa.
L’altra problematica è legata alle difficoltà pratiche che intervengono nella scelta
dell’ubicazione della stazione di misura, per cui spesso vi è la necessità di conciliare
diverse esigenze, tra cui quella di evidenziare le condizioni peggiori di esposizione, di
assicurare l’incolumità di persone ed oggetti, di collocare gli strumenti in ambienti adeguati
144
(come nel caso di Via San Francesco, in cui la centralina è stata posta vicino ad una
ringhiera metallica), per cui non è possibile ricreare una situazione del tutto priva di
elementi di perturbazione.
L’analisi dei risultati ottenuti dalle campagne di monitoraggio, realizzate nel centro storico
della città, potrebbe essere completata attraverso misure a banda stretta, che consentono
di conoscere la composizione spettrale dei segnali che contribuiscono al livello di campo
elettrico. Potrebbe anche essere utile l’utilizzo di altri strumenti più selettivi, per ovviare al
problema, sopra illustrato, della risposta anomala di uno dei sensori. Si ritiene inoltre
opportuno incentivare la collaborazione con i gestori degli impianti, per verificare, in
determinate circostanze e compatibilmente con le esigenze di servizio, cosa succede in
condizioni di presenza/assenza del segnale, in riferimento sia al funzionamento dello
strumento, sia alla conoscenza del contributo dei vari impianti al livello di campo
elettromagnetico.
Sebbene i valori rilevati rispettino i livelli di riferimento normativo, è opportuno sottolineare
che, per un’analisi più approfondita, essi dovrebbero essere integrati con una valutazione
della percezione del rischio, perché ciò consente di caratterizzare in modo più organico lo
scenario della problematica, facendone emergere la reale complessità.
Infatti se da un lato la mancanza di certezze a livello scientifico sui rischi sanitari connessi
ad esposizioni prolungate a campi elettromagnetici, può parzialmente giustificare i timori e
le preoccupazioni diffuse presso l’opinione pubblica, dall’altro vengono spesso messe
sotto accusa le modalità di comunicazione delle informazioni sul rischio e quindi il ruolo dei
soggetti responsabili della comunicazione.
Si pensa che l’attività di monitoraggio in continuo, accompagnata dalla costante
divulgazione dei dati, possa contribuire a stemperare il livello di tensione e di conflitto
sociale tra cittadini, pubbliche amministrazioni, enti di controllo e soggetti privati titolari
degli impianti (gestori ed emittenti). Ciò nonostante, si ritiene che manchi tuttora un
contatto diretto con i cittadini, per comprendere a fondo la loro reazione. Ad esempio,
potrebbe essere utile la realizzazione di questionari mirati, da consegnare ai cittadini,
soprattutto a quelli residenti vicino a punti particolarmente critici per la presenza di più
stazioni radio base o impianti di diffusione radiotelevisiva. Tali iniziative consentirebbero
non solo di avere un’idea di cosa pensano i singoli cittadini, anche quelli meno “interessati”
e più riservati, ma anche di farli sentire partecipe di una problematica ambientale di
notevole importanza.
145
Inoltre si considera che debbano esistere procedure più efficaci di informazione della
popolazione, a più livelli e non solo a posteriori per la divulgazione dei risultati delle
misure, ma anche nella fase antecedente alla realizzazione degli impianti sul territorio. Ad
esempio, i canali di diffusione dell’informazione al pubblico, prevista dalla normativa
regionale per gli impianti di telefonia mobile, dovrebbero essere più capillari e “vicini” ai
cittadini direttamente interessati all’installazione (ad es. in quanto residenti nelle immediate
vicinanze), ad esempio coinvolgendo le Circoscrizioni di quartiere, le associazioni
ambientaliste e le associazioni per la tutela dei consumatori attivi sul territorio.
Anche per quanto riguarda la stessa attività di monitoraggio dovrebbe esserci una
maggiore pubblicizzazione dei risultati, di modo che i cittadini possano avere, in tempi
rapidi ed in modo semplice e facilmente accessibile, l’informazione riguardante le
valutazioni dei livelli di campo elettrico nella zona di proprio interesse, riferite a date e
condizioni degli impianti presenti ben precise.
Un esempio di visibilità dei dati è rappresentato dal sito internet di Arpa, in cui in
un’apposita cartografia, navigabile dinamicamente attraverso diversi livelli di dettaglio,
sono mostrate le principali fonti di pressione (SRB suddivise per gestore, radio, tv, radar)
ed i punti di misura con i rispettivi risultati. Tuttavia, essendo svantaggiato chi per varie
ragioni non ha la possibilità di accedere alla rete internet, bisognerebbe intensificare
anche altri mezzi di informazione, in parte già utilizzati, ad esempio attraverso le scuole
con progetti coordinati, oppure attraverso inserti nel giornale, o la distribuzione di volantini
informativi diversi a seconda dell’area della città, convegni e campagne informative mirate,
ecc… La realizzazione di tutto questo non è facile e presuppone lo sforzo e l’impegno di
molte persone e quindi un maggior impiego di risorse finanziarie, spesso non disponibili.
Risulta comunque fondamentale il ruolo assunto dal processo di comunicazione del
rischio, che dovrebbe essere strategico, per ricostruire un rapporto coerente tra i cittadini e
gli Enti preposti alla gestione dell’ambiente e che dovrebbe vedere il coinvolgimento attivo
e coordinato di tutti i soggetti e le Istituzioni che fanno parte di questa problematica: i
gestori, le pubbliche amministrazioni, le istituzioni sanitarie, le autorità di controllo, la
comunità scientifica ed infine i mezzi di informazione.
Si ritiene infine che un’intensificazione dei controlli ambientali, attraverso l’adozione di una
pianificazione mirata degli interventi, che consenta di concentrare l’attenzione sui casi più
critici, grazie anche all’intervento di Enti nazionali o locali che aumentino le risorse, possa
essere molto importante, soprattutto in questo periodo in cui si assiste ad un forte sviluppo
delle nuove tecnologie.
146
BIBLIOGRAFIA
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EdiSES, 2002
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2001
Inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza, Aspetti tecnici, sanitari e normativi, a
cura di P. BEVITORI, Maggioli Editore, 2000
D. ANDREUCCETTI, P. BEVITORI, Inquinamento elettromagnetico, Conoscerlo per
prevenirlo: le risposte degli esperti, Franco Angeli/Self-help, 2003
OMS, Come stabilire un dialogo sui rischi dei campi elettromagnetici, 2002, Edizione
italiana Elettra 2000
OMS, Promemoria n. 182, Campi elettromagnetici e salute pubblica, maggio 1998
OMS, Promemoria n. 183, Effetti sanitari dei campi a radiofrequenza, maggio 1998
OMS, Promemoria n. 193, I telefoni cellulari e le loro stazioni radio base, giugno 2000
Rapporto ISTISAN 01/25, Esposizione a campi a radio frequenza e leucemia infantile:
stato attuale delle conoscenze scientifiche in rapporto alle problematiche dell’area di
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Dr. CREVANI CRISTIANA, Le indagini epidemiologiche, aprile 2000
Articolo di Le scienze, Ambiente e Salute, di PAOLO ROSSI, CARLO GRANDI E
FRANCESCO BENVENUTI
147
ICNIRP, Guidelines for limiting exposure to time-variying eletric, magnetic and
elettromagnetic fields (up to 300 GHz), 1998
Raccomandazione 1999/512/CE, 12 luglio 1999, Raccomandazione del Consiglio relativa
alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300
GHz.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 08/07/2003, Fissazione dei limiti di
esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della
popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a
frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz.
Legge Regionale 31/10/2000, n. 30, Norme per la tutela della salute e la salvaguardia
dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico.
ANPA, Criteri per la progettazione di reti nazionali di monitoraggio in continuo dei campi
elettromagnetici, RTI CTN_AGF n. 1/2002
Norma CEI 211-7, Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettromagnetici
nell’intervallo di frequenza 10 kHz – 300 GHz, con riferimento all’esposizione umana,
gennaio 2001, I edizione
Norma italiana UNI CEI ENV 13005:2000, Guida all’espressione dell’incertezza di misura,
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Commissione Europea, Comunicazione della Commissione sul principio di precauzione,
2001
Dichiarazione del Comitato internazionale di valutazione per l’indagine sui rischi sanitari
dell’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, 2002
PAOLO VECCHIA, I rischi da campi elettromagnetici: valutazione, percezione, protezione
148
OMS, Promemoria n. 184, Percezione dei rischi dei campi elettromagnetici nel pubblico,
maggio 1998
Piano provinciale di localizzazione dell’emittenza radio e televisiva (PLERT).
Siti internet utilizzati
www.arpa.emr.it/cem/index.asp
www.elettra2000.it
www.bmj.com
www.who.int/peh-emf/
www.icnirp.de/
www.iarc.fr
149
ALLEGATI
150
ALLEGATO 1 – SPECIFICHE TECNICHE CENTRALINA PMM 8057F
CAMPO DI MISURA
MODELLO SONSORE
EP-3B-01
RANGE DI FREQUENZA SENSORE
WIDE BAND: 100 kHz-3 GHz
LOW BAND: 100 kHz-862 MHz
HIGH BAND: 933 MHz-3 GHz
RANGE DI MISURA
0.5 – 100 V/m*
RISOLUZIONE
0.01 V/m*
SENSIBILITA’
0.5 V/m*
REIEZIONE CAMPO MAGNETICO
> 20 dB*
ERRORE IN TEMPERATURA
0.1 dB/°C*
CAMPO MISURATO
RMS e Peak*
CAMPIONAMENTO
1 misura ogni 3 secondi
FUNZIONI DI MISURA/ACQUISIZIONE
INTERVALLO DI MEMORIZZAZIONE
da 30 sec a 15 min
MEMORIA
oltre 12 Mbit
TEMPO MAX DI ACQUISIZIONE
135 giorni con 1 acquisizione ogni 6 minuti
SCARICAMENTO DATI
Manuale, automatico
SPECIFICHE GENERALI
TEMPO DI FUNZIONAMENTO
> 80 gg. in totale oscurità con una trasmissione
al giorno di 1 min
TEMPO DI RICARICA
48 ore con alimentatore esterno
AUTOTEST
Automatico all’accensione e ogni 7 giorni o da
remoto
TEMPERATURA DI FUNZIONAMENTO
-10 ÷ + 50°C
UMIDITA’ RELATIVA (senza condensa)
80% (31°) – 50% (40°)
DIMENSIONI (esclusi palo e pedana)
Lunghezza: 60 mm
Profondità: 60 mm
Altezza: 780 mm
MATERIALE BASAMENTO
Ferro verniciato
MATERIALE PALO
Vetroresina
DIMENSIONI PALO
Lunghezza: 600 mm
Profondità: 600 mm
Altezza: 2000 mm
DIAMETRO ESTERNO PALO
60 mm
PESO COMPLESSIVO (con centralina)
~ 7.5 Kg
* = nella bande Wide, Low e High
151
ALLEGATO 2 – SPECIFICHE TECNICHE CENTRALINA PMM 8055S
CAMPO DI MISURA
MODELLO SONSORE
EP-330
RANGE DI FREQUENZA SENSORE
100 kHz – 3 GHz
RANGE DI MISURA
0.3 – 300 V/m
RISOLUZIONE
0.01 V/m
SENSIBILITA’
0.3 V/m
REIEZIONE CAMPO MAGNETICO
> 20 dB
ERRORE IN TEMPERATURA
0.05 dB/°C
CAMPO MISURATO
X, Y, Z; peak, medio (AVG, RMS)
CAMPIONAMENTO
1 misura ogni secondo
FUNZIONI DI MISURA/ACQUISIZIONE
INTERVALLO DI MEMORIZZAZIONE
5, 10, 15, 30 sec;
1, 2, 6 min
MEMORIA
256 kByte
TEMPO MAX DI ACQUISIZIONE
18 mesi con 1 acquisizione ogni 6 minuti
SCARICAMENTO DATI
Manuale, automatico
SPECIFICHE GENERALI
TEMPO DI FUNZIONAMENTO
7 gg. in totale oscurità con una trasmissione al
giorno di 10 min
TEMPO DI RICARICA
< 24 ore con alimentatore esterno
AUTOTEST
Automatico all’accensione e ogni 7 giorni o da
remoto
TEMPERATURA DI FUNZIONAMENTO
-10 ÷ + 40°C
UMIDITA’ RELATIVA (senza condensa)
< 90%
DIMENSIONI (esclusi palo e pedana)
Lunghezza: 200 mm
Profondità: 200 mm
Altezza: 710 mm
MATERIALE BASAMENTO
Ferro verniciato
MATERIALE PALO
Vetroresina
DIMENSIONI PALO
Lunghezza: 600 mm
Profondità: 600 mm
Altezza: 2000 mm
DIAMETRO ESTERNO PALO
60 mm
PESO COMPLESSIVO (con centralina)
27 Kg
152
ALLEGATO 3 – TABELLA CAMPAGNE DI MONITORAGGIO IN CONTINUO
EFFETTUATE DA ARPA DAL 2001 A OTTOBRE 2006
INDIRIZZO/LOCALITA’
TIPOLOGIA SITO
DI MISURA
IMPIANTI
PRESENTI
Viale dei Mille 3
ABITAZIONE
1 SRB
25-09-01
08-10-01
1,19
Via S. Franca 35
SCUOLA
3 SRB
24-10-01
22-11-01
< 0.50
Via Vaiarini 26
ASILO
2 SRB
29-10-01
12-12-01
< 0.50
Via Caduti sul Lavoro 27
SCUOLA
3 SRB
30-10-01
12-12-01
< 0.50
Via Carella 1
ABITAZIONE
4 SRB
14-11-01
13-03-02
1,19
Via Gorra 25
IMPIANTO SPORTIVO
2 SRB
15-11-01
21-12-01
< 0.50
Via S. Franca 35
SCUOLA
3 SRB
27-11-01
18-01-02
< 0.50
Via Caduti sul Lavoro 27
SCUOLA
3 SRB
13-12-01
22-01-02
< 0.50
Via Vaiarini 26
ASILO
2 SRB
13-12-01
19-02-02
0,51
Via Gorra 25
IMPIANTO SPORTIVO
2 SRB
21-12-01
28-01-02
< 0.50
Via Carella
ASILO
4 SRB
22-01-02
12-03-02
< 0.50
Via P. da Bergamo (Località S.
Antonio)
IMPIANTO SPORTIVO
1 SRB
23-01-02
13-03-02
< 0.50
Via R. Sanzio 15
SCUOLA
1 SRB
23-01-02
12-03-02
< 0.50
Via Gorra 25
IMPIANTO SPORTIVO
1 SRB
19-02-02
11-04-02
0,69
Via Penitenti
ASILO
2 SRB
12-03-02
15-04-02
< 0.50
Via Torta 67
ASILO
2 SRB
12-03-02
15-04-02
< 0.50
C.so V. Emanuele II 158
ASILO
3 SRB
13-03-02
11-04-02
< 0.50
Via Cittadella
ALBERGO
1 RADIO, 1 SRB
13-03-02
15-04-02
1,57
Via Campagna 40
ASILO
2 SRB
11-04-02
13-05-02
< 0.50
Via Labò 2
SCUOLA
1 SRB
12-04-02
24-05-02
< 0.50
Via Alberoni 49
SCUOLA
1 SRB
15-04-02
21-05-02
< 0.50
Via Giordani 11
SCUOLA
3 SRB
15-04-02
15-05-02
< 0.50
Via Leonardo da Vinci 39
SCUOLA
2 SRB
15-04-02
15-05-02
< 0.50
Via Cittadella
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
13-05-02
17-06-02
2,45
Via Guarnaschelli
ASILO
1 SRB
15-05-02
17-06-02
< 0.50
Via De Longe, Besurica
IMPIANTO SPORTIVO
1 SRB
20-05-02
24-06-02
< 0.50
Via Vitali 28
ABITAZIONE
1 SRB
21-05-02
25-10-02
1,33
Via Pavia
IMPIANTO SPORTIVO
1 SRB
27-05-02
01-07-02
< 0.50
Via Leonardo da Vinci
ASILO
1 SRB
17-06-02
25-07-02
< 0.50
Via Montebello 29
ASILO
1 SRB
17-06-02
18-07-02
< 0.50
Via Rosso
ABITAZIONE
2 SRB
24-06-02
18-09-02
< 0.50
Via Boselli
UFFICI
2 SRB
01-07-02
14-10-02
< 0.50
Via Tempio
ABITAZIONE
3 SRB
18-07-02
20-09-02
1,33
Via Beverora
UFFICI
1 SRB
25-07-02
14-10-02
< 0.50
Via Vaiarini 26
ASILO
2 SRB
18-09-02
25-10-02
< 0.50
Via Gerbido, Località Gerbido
ABITAZIONE
1 SRB
17-10-02
26-11-02
< 0.50
Via San Siro 30
UFFICI
2 SRB
20-11-02
18-12-02
0,90
PERIODO DI MISURA
E MAX
(V/m)
153
Via Sanzio 30
ABITAZIONE
1 SRB
20-11-02
09-12-02
< 0.50
Via Ricci 4
ABITAZIONE
1 SRB
29-11-02
30-01-03
0,92
Via Carella 14
ABITAZIONE
3 SRB
03-12-02
17-01-03
0,97
Via Santa Franca
UFFICI
2 SRB
04-12-02
21-01-03
0,50
Via Ricci 31
ABITAZIONE
1 SRB
09-12-02
23-12-02
0,53
Via Gorra 48
ABITAZIONE
2 SRB
19-12-02
12-02-03
< 0.50
Via San Marco 1
UFFICI
1 RADIO, 1 SRB
17-01-03
20-02-03
2,28
Stradone Farnese 45
ABITAZIONE
1 SRB
21-01-03
24-03-03
< 0.50
Via Foresti
ASILO
2 SRB
30-01-03
13-03-03
< 0.50
Via Sarmato
ASILO
1 SRB
30-01-03
13-03-03
< 0.50
Via Vitali 28
ABITAZIONE
2 SRB
12-02-03
09-04-03
1,44
C.so V. Emanuele II 169
UFFICI
3 SRB
13-02-03
07-05-03
2,00
Via San Marco 1
UFFICI
1 RADIO, 1 SRB
20-02-03
20-03-03
1,16
Via Sanzio 32
ABITAZIONE
1 SRB
13-03-03
08-05-03
1,45
Via Stradella 43
ASILO
1SRB
13-03-03
11-04-03
< 0.50
Via San Francesco - 1° punto
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
20-03-03
30-04-03
1,26
Via Farnesiana 25
ASILO
/
26-03-03
30-04-03
< 0.50
Via Genocchi 4
SCUOLA
1 SRB, 1 RADIO
09-04-03
09-05-03
< 0.50
Via Dellagiovanna 8
ABITAZIONE
1 SRB
11-04-03
12-05-03
< 0.50
Via Roma 304
ABITAZIONE
2 SRB
23-04-03
14-07-03
< 0.50
Via Marzabotto
ABITAZIONE
4 SRB
30-04-03
23-06-03
0,62
Via San Francesco - 2° punto
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
30-04-03
21-10-03
1,06
Via Cittadella
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
07-05-03
18-09-03
1,40
Via Gazzola
SCUOLA
2 SRB
09-05-03
18-06-03
< 0.50
Via Dellagiovanna 8
ABITAZIONE
2 SRB
12-05-03
17-06-03
< 0.50
Via Buozzi 83
ABITAZIONE
3 SRB
12-06-03
14-07-03
0,87
Via Dellagiovanna 8
ABITAZIONE
2 SRB
17-06-03
07-08-03
< 0.50
Via San Francesco - 1° punto
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
18-06-03
22-07-03
0,84
Via Marzabotto 24
ABITAZIONE
4 SRB
23-06-03
01-10-03
< 0.50
Via Buozzi 89
ABITAZIONE
3 SRB
14-07-03
15-09-03
1,29
Via Roma 268
ABITAZIONE
2 SRB
14-07-03
19-11-03
1,05
Via Gobetti
ABITAZIONE
2 SRB
22-07-03
14-10-03
1,64
Via Marzabotto
ABITAZIONE
4 SRB
01-10-03
19-11-03
0,94
Galleria Piazza Cavalli 7/B
ABITAZIONE
1 SRB, 1 RADIO
21-10-03
12-03-04
1,41
Via Salvatico 1
ABITAZIONE
3 SRB
12-11-03
17-12-03
< 0.50
Viale Risorgimento 45
UFFICI
2 SRB
12-11-03
22-01-04
4,35
Via Salvatico 1
ABITAZIONE
3 SRB
17-12-03
22-01-04
< 0.50
Via Caduti sul Lavoro 27
SCUOLA
3 SRB
22-12-03
07-01-04
< 0.50
Via Giordani 11
SCUOLA
3 SRB
22-12-03
07-01-04
< 0.50
Via Emilia Pavese
STRADA
2 SRB
07-01-04
19-02-04
0,60
154
Via Roma 268
ABITAZIONE
2 SRB
14-01-04
14-04-04
1,29
Via XXI Aprile 48
UFFICI
1 SRB
15-01-04
11-02-04
0,80
Via Salvatico 7
ABITAZIONE
3 SRB
22-01-04
14-04-04
< 0.50
Via Trebbia. Loc. Borgotrebbia
ASILO
1 SRB
06-02-04
11-03-04
< 0.50
Via Trebbia. Loc. Borgotrebbia
SCUOLA
1 SRB
13-02-04
27-04-04
< 0.50
Via Trieste
ASILO
1 SRB
11-03-04
28-05-04
< 0.50
Via Roma 103
CASA DI RIPOSO
2 SRB
16-04-04
09-09-04
0,62
Via Lanza 63
CASA DI RIPOSO
1 SRB
19-04-04
29-09-04
< 0.50
Viale Pubblico Passeggio 50
CASA DI RIPOSO
2 SRB
06-05-04
18-10-04
0,80
Galleria Piazza Cavalli 7/B
ABITAZIONE
1 SRB, 1 RADIO
30-09-04
22-11-04
2,70
Via Vitali 28
ABITAZIONE
3 SRB
05-11-04
23-02-05
1,80
Galleria Piazza Cavalli 7/B
ABITAZIONE
1 SRB, 1 RADIO
22-11-04
23-02-05
2,16
Via San Francesco
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
22-11-04
04-04-05
1,24
Via Talamoni 1/f
ABITAZIONE
1 SRB
16-12-04
03-03-05
< 0.50
Viale Risorgimento 45
UFFICI
3 SRB
19-01-05
12-04-05
4,37
Via Bramieri 8/a
ABITAZIONE
1 SRB
23-02-05
23-03-05
< 0.50
Via Talamoni 3
ABITAZIONE
1 SRB
03-03-05
25-03-05
< 0.50
Via Macchiavelli 36
ABITAZIONE
1 SRB
10-03-05
08-04-05
0,81
Via Bramieri 8/a
ABITAZIONE
1 SRB
23-03-05
20-04-05
< 0.50
Via Talamoni 3
ABITAZIONE
1 SRB
25-03-05
20-04-05
< 0.50
Via Granelli 10
ABITAZIONE
2 SRB
05-04-05
09-05-05
< 0.50
Via Badiaschi 7/a
ABITAZIONE
1 SRB
08-04-05
08-06-05
< 0.50
Via Pettorelli 10
ASILO
2 SRB
20-04-05
14-06-05
< 0.50
Via Talamoni 4
ABITAZIONE
1 SRB
20-04-05
15-06-05
0,56
Via V. Veneto 13
ABITAZIONE
3 SRB
27-04-05
23-05-05
0,55
Via Granelli 12
ABITAZIONE
2 SRB
09-05-05
08-06-05
0,87
Via E. Pavese 114/a
ALBERGO
1 SRB
12-05-05
15-06-05
0,82
Via San Siro 30
UFFICI
2 SRB
12-05-05
10-06-05
1,00
Via XXI Aprile 82
ABITAZIONE
3 SRB
01-06-05
29-07-05
< 0.50
Via E. Pavese, Loc. S. Antonio
SCUOLA
1 SRB
08-06-05
28-09-05
< 0.50
Via Emilia Parmense 46, Loc. S.
Lazzaro
SCUOLA
1 SRB
09-06-05
25-07-05
< 0.50
C.so V. Emanuele II 169
UFFICI
2 SRB
10-06-05
04-10-05
2,00
Via Pettorelli 10
ASILO
2 SRB
28-07-05
26-08-05
< 0.50
Via Manfredi 40
SCUOLA
3 SRB
26-08-05
25-10-05
< 0.50
Viale Dante
ASILO
3 SRB
26-08-05
28-09-05
< 0.50
Via Gadolini 36
OSPEDALE
3 SRB
05-10-05
26-10-05
0,80
Via Roma 292
ABITAZIONE
2 SRB
12-10-05
01-12-05
< 0.50
Via Romagnosi 63/a
ABITAZIONE
2 SRB
27-10-05
14-03-06
3,15
ASILO
3 SRB, 1 impianto
rete radiomobile
digitale regionale
12-12-05
11-01-06
< 0.50
C.so V. Emanuele II 158
155
Via S. Franca 25
ABITAZIONE
Via S. Franca 35
SCUOLA
Via Rosso 33
ABITAZIONE
Via Trebbia 3/c
3 SRB, 1 impianto
rete radiomobile
digitale regionale
3 SRB, 1 impianto
rete radiomobile
digitale regionale
12-12-05
22-02-06
0,65
12-12-05
22-02-06
< 0.50
1 SRB
21-12-05
14-04-06
0,50
ABITAZIONE
1 SRB
18-01-06
07-06-06
< 0.50
Strada Agazzana 30, Loc.
Besurica
ABITAZIONE
1 SRB
24-01-06
04-04-06
< 0.50
Via Spolverini 24
ASILO
4 SRB
29-03-06
18-05-06
0,54
Via Colombo 29
ALBERGO
1 SRB
14-04-06
28-06-06
0,85
Piazzale Milano 2
UFFICI
3 SRB
17-05-06
19-06-06
1,00
Via Spolverini 24
ABITAZIONE
4 SRB
18-05-06
27-07-06
1,96
Via Maddalena 29
ABITAZIONE
2 PONTI RADIO
24-05-06
05-06-06
< 0.50
Via Marazzani Visconti 4/6
ABITAZIONE
1 RADIO, 1 SRB
01-06-06
14-07-06
0,57
Via Roma 167
ABITAZIONE
2 SRB
12-06-06
16-10-06
< 0.50
Galleria Piazza Cavalli 7/B
ABITAZIONE
1 SRB, 1 RADIO
20-06-06
06-10-06
3,40
Via San Francesco 8
ABITAZIONE
1 SRB, 1 RADIO
29-06-06
06-10-06
1,03
Via Pettorelli 10
ASILO
1 SRB
26-07-06
01-09-06
0,58
Via Pettorelli 10
ASILO
1 SRB
26-07-06
01-09-06
0,81
Via Pettorelli 10
ASILO
1 SRB
24-10-06
07-11-06
0,50
156
ALLEGATO 4 – CERTIFICATO DI CALIBRAZIONE DELLA CENTRALINA PMM 8057F
157
158
159
160
161
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