LE POPOLAZIONI GERMANOFONE: LA MINORANZA LINGUISTICA

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LE POPOLAZIONI GERMANOFONE: LA
MINORANZA LINGUISTICA CIMBRA
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Area geografica e lingua
La minoranza linguistica cimbra si è costituita insediandosi nelle regioni
Trentino e Veneto.
In particolare:
- nella Folgaria, nelle valli del Leno di Terragnolo e Leno di Vallarsa e
nell’Altopiano di Folgaria-Lavarone-Luserna, in provincia di Trento;
- nei Tredici Comuni veronesi della Lessinia (Azzarino, Badia Calavena,
Boscochiesanuova, Camposilvano, Cerro, Erbezzo, Roverè Veronese, San
Bortolo delle Montagne, San Mauro di Saline, Selva di Progno (con la
frazione Giazza), Tavernole, Valdiporro, Velo Veronese), nella parte orientale
del comune di Sant'Anna d’Alfaedo, nelle zone di Bolca e Campofontana, in
provincia di Verona;
- nell’Altopiano dei Sette Comuni, o Altopiano d’Asiago, (Asiago, Enego, Foza,
Gallio, Lusiana, Roana - con la frazione Mezzaselva - e Rotzo), nell’alta val
d’Astico (Lastebasse, Scalzeri, San Pietro e Tonezza), nella valle del Posina, in
parte del circondario di Schio (il Tretto, Valli del Pasubio, Santorso, Monte di
Malo), nell’alta valle dell’Agno (da Valdagno a Recoaro), nell’alta valle del
Chiampo (Altissimo, Crespadoro, Durlo), in provincia di Vicenza;
- nel Piano o Foresta del Cansiglio con i villaggi di Campon, Le Rotte, Pian
dell’Osteria, Vallorch, Canaie, Col Fomiga, Al Saas e Pich, in provincia di
Belluno.
La lingua cimbra ha le caratteristiche tipiche del dialetto bavarese
meridionale.
Per quanto riguarda la provincia di Trento, dal 1992, con la creazione
dell'Istituto Culturale Mòcheno-Cimbro, si è dato inizio ad un codice di scrittura
della lingua cimbra.
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Nelle aree menzionate di questa provincia sono previste attività integrative
con la presenza di insegnanti appartenenti alla minoranza, mentre nel Veneto sono
promosse attività a carattere culturale e ricreativo.
Nel Trentino, l’unica comunità dove il cimbro è ancora parlato dalla
maggioranza della popolazione è quella di Luserna, mentre negli altri due comuni
il vecchio idioma è completamente scomparso.
Per quanto riguarda l’area vicentina dell’altopiano d’Asiago l’unica oasi
rimane Roana, più precisamente la frazione di Mezzaselva, dove tuttora una
minima percentuale della popolazione conserva la lingua.
Nei Tredici Comuni veronesi la parlata cimbra è presente soltanto a Giazza,
frazione del comune di Selva di Progno. La stessa località è sede dell'unico museo
della zona, dove sono conservati reperti di arte scultorea popolare nonché il
dipinto murale denominato La Madonna lauretana; vi sono conservati, altresì,
oggetti, attrezzi e arnesi che si riferiscono alle attività lavorative della minoranza.
Nella Foresta del Cansiglio la lingua minoritaria è oggi estinta, avendo
lasciato solo alcuni termini nel dialetto bellunese locale.
Il più antico documento cimbro di cui si è a conoscenza è il catechismo del
1602 Christlike unt korze dottrina, traduzione in cimbro dell’opera curata dal
Card. Ballarmino.
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Cenni storici
Il vocabolo cimbro apparve per la prima volta in uno scritto del 1314, nel
quale la città di Vicenza è definita cimbrya.
Nel 1400 uno studioso vicentino pose l’origine delle colonie 'cimbriche' in
relazione con il popolo germanico dei Cimbri, il cui esercito era stato sconfitto
dal console romano Mario nell’anno 101 a.C. ai Campi Raudii, presso Vercelli.
Una parte degli scampati alla strage si sarebbe rifugiato sulle montagne tra
l'Adige e il Brenta ed avrebbe dato origine alle popolazioni dei Tredici Comuni
nel Veronese e dei Sette Comuni nel Vicentino.
Questa ipotesi accetta l’arrivo dei coloni tedeschi dopo l'anno Mille,
sovrapponendoli ai discendenti di quei superstiti; cosicché nei cimbri attuali si
fonderebbero i rappresentanti di due popoli germanici: gli antichi cimbri
scandinavi ed i tedeschi del medioevo.
Un'altra teoria sostiene che i cimbri odierni discendano da un gruppo di
Longobardi rifugiatisi sull’Altopiano d’Asiago a causa dell’invasione franca, o
rimasto isolato lì tempo prima, al quale, a partire dall'XI secolo, si sarebbero
aggiunte varie ondate di tedeschi.
I Longobardi si italianizzarono rapidamente e, quando i Franchi
conquistarono il loro regno, nel 774, della loro lingua sopravviveva solo qualche
espressione.
La lingua delle colonie dei cimbri risalirebbe al tedesco dell’alto
medioevo.
Il nome deriverebbe dal vocabolo tedesco Zimberman o Zimmerman, che
significa “boscaiolo” o “carpentiere”.
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La zona di provenienza di queste popolazioni, infatti, era ricca di legname
e la loro economia era incentrata sulla lavorazione del legno.
Da documenti esistenti nei vari archivi, risulta che nel 1216 una schiera di
lavoratori bavaresi si stanziò dapprima nel Trentino, nei centri di Folgaria,
Carbonare, Lavarone, Luserna e zone limitrofe, espressamente invitate dal
Vescovo di Trento, Federico Wanga, proprietario di quelle terre incolte, per
ripopolare aree geografiche quasi del tutto abbandonate da tempo a causa di
guerre ed epidemie.
Successivamente, chiamate anche dall’allora Vescovo di Verona
Bartolomeo della Scala, con cui stipularono un apposito trattato, si sarebbero
stabilite pure sull’Altopiano d'Asiago, nei Sette Comuni vicentini, e nei Tredici
Comuni veronesi della Lessina.
L'arrivo dei cimbri non fu, quindi, casuale, perché essi furono
espressamente invitati a stanziarsi di qua delle Alpi.
Nel 1200 la Lessinia apparteneva in gran parte al vescovo e ai canonici di
Verona, nonché al monastero di santa Maria in Organo.
A quel tempo il territorio in questione era già abitato da popolazioni
italofone:
gli
insediamenti
del
XIII
secolo
avvennero
gradualmente,
estendendosi sull'altipiano e nelle valli e, di conseguenza, anche nei luoghi
precedentemente abitati da gente di stirpe italiana.
Con l'assimilazione tra popolazioni locali e coloni bavaresi, gli abitanti
dei Lessini divennero un numeroso ed autorevole gruppo di pastori, boscaioli,
carpentieri e carbonai, tanto che poterono vivere in libera autonomia con
l'istituzione di importanti comunità che, più tardi, diventeranno i famosi Tredici
Comuni veronesi, come risulta da un documento del 1326 scritto in nome di
Cangrande della Scala.
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In un documento del 1333 si legge che Castellano, abate del monastero
dei frati benedettini di San Pietro in Calavena, stipulò una convenzione con
alcuni coloni bavaresi, i quali, in tal modo, resero fissa e legale la loro dimora
nei siti occupati superiormente alla Badia.
Nel 1403 durante il dominio visconteo a Verona, Caterina, duchessa di
Milano e vedova di Gian Galeazzo Visconti, confermò e definì il Vicariatus
Montanearum Theutonicorum, che comprendeva i comuni di Velo, Roverè di
Velo, Val di Porro, Azerino, Camposilvano, Selva di Progno, Saline, Tevernole,
Bosco Frizzolano, Scola con Valbusa, Erbezzo con Calcaro e Azeredo, Sprea
con Progno (Badia Calavena).
Gli insediamenti cimbri nel Cansiglio risalgono ad epoche più recenti.
All’inizio del 1800, venendo a mancare il legname adatto nelle zone
dell’Altipiano d’Asiago, materia prima per la loro attività principale, alcuni di
essi si spostarono da Roana verso la Foresta del Cansiglio, dedicandosi ai
dissodamenti ed allo sfruttamento del bosco o all’artigianato.
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