PREMESSA Cominciamo a fare il sistema nervoso, quello che vorrei da voi è che seguiate perché il discorso che noi facciamo ha una logica che esce da quella del vostro testo, molte cose ci saranno, molte altre non le troverete. È un modo di fare un po’ più legato alla neuroscienze che alla neuroanatomia, intesa un termini descrittivi. L’anatomia che abbiamo fatto sino ad esso è un anatomia che parte da una topografia dell’organo, seguita da una descrizione, dai rapporti, dalla struttura dell’organo e dalle sierose che eventualmente lo avvolgono (pleura, pericardio o peritoneo). Nel sistema nervoso il discorso della topografia è semplicissimo, dentro il canale vertebrale e dentro la scatola cranica, quindi non c’è molto da discutere, i rapporti ancor meno perché sono con il contenitore. La forma sono pochissime parole, le caratteristiche morfologiche le trovate solamente al livello della corteccia cerebrale, la struttura sono i circuiti che il tessuto nervoso forma. Non posso descrivere un circuito se non spiego a che cosa serve, perché se io tralascio la spiegazione dicendo che questo neurone va da una parte all’altra e prende rapporto con quest’altra cellula neuronale, diventa per voi un discorso mnemonico che non serve a nulla e che non integrerete mai né con la fisiologia né con la clinica. Il modo più opportuno e quindi quello di fare la funzione di quel circuito, e fatto questo inquadrarlo nelle eventuali patologie che poi voi troverete in clinica. Questo vuol dire fare neuroscienze e non neuroanatomia, cioè di vedere la neuroanatomia come la base per fare neuroscienze. Io posso fare i rapporti del fegato senza dirvi la funzione di quest’ultimo tant’è che noi abbiamo dato quattro accenni, nella fattispecie nel tessuto nervoso non è possibile, bisogna andare più in profondità se vogliamo capire. Questo non è il compito di un libro di anatomia, per questo vi dico che dobbiamo vicariare seguendomi, perché se non mi seguite alla partenza, tra tre o quattro lezioni avremo un rapporto di isolamento, mentre se mi seguite sarà di una semplicità che è veramente sconvolgente! Il sistema nervoso non è memoria come abbiamo detto fino adesso ma è estremamente logico molto più logico del fegato perché il filo conduttore è chiarissimo. Allora dobbiamo spiegarci prima la logica su cui funzioniamo, i circuiti di base come sono al 90% dei casi, in modo tale che se voi conoscete lo schema tipo lo applicate dove volete. Quando parliamo del sistema nervoso centrale parliamo del contenuto della scatola cranica ovverosia il tronco dell’encefalo, il cervelletto e il cervello e del canale vertebrale ovverosia del midollo spinale. Le frecce sarebbero fondamentalmente i nervi, mi indicano una via d’ingresso e una di uscita ovvero i nervi che arrivano al sistema nervoso e quelli che dal sistema nervoso partono. I nervi sono lo strumento anatomico attraverso il quale il sistema nervoso prende rapporto con la periferia. È indispensabile che il sistema nervoso non stia chiuso all’interno del canale vertebrale e della scatola cranica senza avere rapporti, se no non funzionerebbe. Abbiamo quindi nervi in entrata che portano al sistema nervoso informazioni che vengono dalla periferia, e queste informazioni sono catalogate come sensazioni. Il sistema nervoso funziona come un input e output, con un fenomeno di integrazione e associazione, l’input è la sensazione e l’output è l’uscita, la risposta definita motoria. Ricordatevi che fondamentalmente tutto ciò che l’uomo può fare è muoversi. Sherrington, uno dei più grandi fisiologi, diceva che noi scorgiamo la vitalità, tutto ciò che l’uomo può fare nella sua vita per dimostrare di essere vivente era muovere, da bisbigliare una sillaba all’abbattere una foresta. La vitalità dell’uomo si manifesta nel gesto motorio, ed avviene perché c’è un input sensoriale. Il movimento è una risposta all’ambiente nel quale ci troviamo, codificando in maniera chiara l’interazione uomo – ambiente. Abbiamo quindi un ingresso che sono i nervi sensitivi e un uscita che sono i nervi motori. Possiamo dire più semplicemente che sono un ingresso le fibre nervose sensitive ed un uscita le fibre nervose motorie perché nel compagine di uno stesso nervo anatomicamente vedete (può essere un nervo spinale o un nervo cranico: sarà nervo spinale se esce dal canale vertebrale, sarà nervo cranico se esce dalla scatola cranica) che si trovano sia fibre sensitive, sia fibre motorie. Non possiamo mai parlare di nervo sensitivo o nervo motorio, o meglio possiamo ma solamente in alcuni rari casi, ad esempio l’ottico è un nervo puramente sensitivo. Nelle fibre sensitive dobbiamo fare un distinguo: Fibre sensitive che provengono dal soma ovvero cute, articolazioni e muscoli (non dico l’osso perché non è innervato, mentre la cartilagine articolare si). Parleremo quindi di FIBRE SOMATOSENSITIVE; Fibre sensitive che provengono dai visceri. Parleremo quindi di FIBRE VISCERO SENSITIVE; Noi percepiamo informazioni che vengono da fuori, e informazioni che vengono da dentro, cioè percepiamo noi stessi. Nell’insieme abbiamo la percezione globale della nostra presenza nello spazio e nel tempo. Nelle fibre motorie, distinguiamo: FIBRE SOMATOMOTORIE. Soma è la cute, le articolazioni e i muscoli. Il movimento delle nostre leve (arti) dove entra in funzione lo spostamento dei cavi articolari, il movimento dei nostri muscoli dell’addome, della respirazione. Quindi il movimento è dato dal muscolo striato scheletrico, colui che riceve il segnale elettrico. FIBRE VISCEROEFFETTRICI. Di contrattile nei visceri c’è la tonaca media, gli elementi mioepiteliali delle ghiandole e il muscolo striato cardiaco. Il movimento dei visceri consiste nella peristalsi ovvero un onda di contrazione e dilatazione che si propaga in senso oro – aborale, ma non solo questo, ad esempio il tono dei bronchioli, dei bronchi, della trachea, la resistenza dei vasi ovverosia la pressione. Saremo portati a dire visceromotorie ma diciamo visceroeffetrici perché tutti questi non sono movimenti, sono effetti. L’effetto è la secrezione, la peristalsi. Nel cuore il discorso cambia perché si contrae da solo, ma l’innervazione regola la frequenza cardiaca, forza di contrazione e ritmo. Tutto questo il sistema nervoso lo INDUCE o lo INIBISCE, esso è o un facilitatore o un inibitore (voi flettete le dita perché state eccitando i muscoli flessori e inibendo gli estensori). Vedremo la logica tra la contrapposizione del segno + e segno – responsabile della vostra finezza dei movimenti. Se voi andate ad esaminare cosa vi differenzia nell’atto motorio da qualsiasi animale presente prima dell’uomo, l’uomo ha esasperato al massimo la precisione, la finezza e la continuità dei movimenti strettamente finalizzati. Nel momento in cui non sono soddisfatte una di queste tre regole entra in gioco la patologia che può essere tremore parkinsoniano, atassia, aprassia e quant’altro. Alla base di tutto questo il concetto fondamentale è la SINAPSI cioè la giunzione tra più cellule nervose, può essere asso - dendritica, asso - somatica o asso - assonica a seconda che la giunzione avviene rispettivamente con il dendrite, il corpo o l’assone del secondo neurone. In questo caso sono assoni per continuità e sono sinapsi chimiche: vi è un terminale presinaptico cioè l’espansione terminale del primo neurone dove sono presenti le vescicole del neurotrasmettitore. La scarica elettrica che arriva rappresentata dal potenziale di trasmissione o d’azione, “spinge” le vescicole contro la membrana del terminale presinaptico determinando la figura esocitotica e liberazione in circolo del neurotrasmettitore, che si ingrana col sito del secondo neurone dove ci sono i recettori specifici per il neurotrasmettitore. Accanto a queste abbiamo anche le sinapsi dendro – dendritiche che al livello della corteccia cerebrale c’è ne di più di quanto se ne pensassero. Sono sinapsi elettriche. La facilitazione o l’inibizione non si esplica soltanto al livello neurone - effettore bersaglio, ma soprattutto a livello neurone - neurone. Le sinapsi possono essere facilitatorie o inibitorie e ricordatevi sempre che non dipende mai dal neurotrasmettitore, anche se ci sono neurotrasmettitori prevalentemente inibitori o facilitatori, ma dipende dal rapporto neurotrasmettitore – recettore (relazione stereochimica). L’esempio classico è la retina, quando andremo a fare le vie ottiche vedremo come nella retina questo sia fondamentale. Con il termine SENSIBILITÀ GENERALE introduciamo un concetto fondamentale: non esiste sensibilità se non esistesse il recettore, esso è l’ingresso della sensibilità. Può essere una terminazione libera o una struttura corpuscolare, un epitelio sensoriale (di I o II tipo). Quindi fibre della sensibilità generale sono fibre somatosensitive o viscerosensitive i cui recettori si trovano localizzati in tutto il corpo con maggiore o minore intensità. Ecco perché si chiama generale, perché c’è tutto il corpo: RECETTORI ARICOLARI RECETTORI CUTANEI RECETTORI MUSCOLARI Accanto alla sensibilità generale abbiamo la SENSIBILITÀ SPECIFICA in cui i recettori sono disposti in zone circoscritte della cute o delle mucose. Quindi se parliamo di olfatto si trovano esclusivamente nella volta della cavità nasale, se parliamo di gusto si trovano nei calici gustativi, in faringe e nei neonati si trovano sulla mucosa della parte interna della guancia (poi atrofizzano), la visione solamente nella retina e via dicendo: VISTA NERVO OTTICO OLFATTO NERVO OLFATTIVO UDITO NERVO STATOACUSTICO, RADICE COCLEARE SENSO DELL’EQUILIBRIO NERVO STATOACUSTICO, RADICE VESTIBOLARE GUSTO NERVO FACCIALE Adesso introduco un concetto che è fondamentale e deve essere chiaro a tutti. Considerando la sensibilità somatica, devo distinguere: - Sensibilità esterocettiva che non è solo sensibilità tattile ma anche termina e dolorifica. Si definisce come quella sensibilità in cui i recettori sono posti in derivati ectodermici, che tralasciando il neuro ectoderma è la cute; - Sensibilità propriocettiva cioè i recettori muscolari e articolari. “Proprio” perché i recettori sono posti in derivati mesodermici,quindi muscoli e capsula articolare. A dare la sensibilità della posizione degli arti sono entrambi, ma specificatamente sono quelli della capsula articolare. Supponiamo che io voglio dare la mano al collega, sto attivando un gesto di apertura del braccio, e lo posso fare partendo da diverse posizioni ed a una diversa velocità ed è importante che prima di attivare il movimento, io conosca il tono e la contrazione dei muscoli. Dal tono stabilisco quanto devo attivare il muscolo o quanto lo devo inibire. Indirettamente comunque vi daranno lo stato di posizione. Il recettore articolare sta informando alla corteccia cerebrale il punto di massimo contatto tra due cavi articolari e quindi la posizione dell’arto, e quindi ho la coscienza della disposizione del braccio. Avendo la coscienza della disposizione somale nello spazio si ha la consapevolezza delle condizioni da cui si parte per effettuare un qualsiasi movimento. Alla fine i gesti motori 4 sono: flessione, estensione, scivolamento e slittamento. Il movimento complesso del pianista è la bellezza del sistema nervoso: è fatta dalla sequenza di questi semplicissimi movimenti messi in sequenza dalla corteccia cerebrale secondo un scema motorio prefissato. Più questo schema viene messo in atto, meglio funziona. Per fare tutto questo bisogna sapere in che sequenza si trova prima, e c’è lo dicono i recettori articolari. Il fisiologo Sherrington inventò propriocettiva, mise appunto un termine splendido, voleva dire una sensibilità propria, del proprio corpo. Ma allora il mal di pancia non è una sensazione propria? Non è del proprio corpo perché comunque la pancia attraverso il lume dell’intestino, l’esofago, la bocca è in comunicazione con l’esterno. Considerando i fenomeni morfogenetici, il disco embrionale poi si va richiudendo e ciò che è proprio è il mesoderma, perché l’ectoderma e l’endoderma fondamentalmente sono in contatto con l’esterno. L’impatto biologico sullo sviluppo del soggetto è alla base dei vostri modi comportamentali e del normale allineamento delle vostre parti corporee in condizioni di riposo. Arriviamo alla conclusione che l’uomo percepisce la realtà e il mondo che lo circonda scomponendo questa realtà in almeno 5 – 6 modalità: non percepiamo tutto insieme, in questo momento ho una sensazione esterocettiva e propriocettiva che può essere la mia posizione rispetto a voi e la mia coscienza che sto parlando, ho una sensazione di tipo visivo e acustico ( il gusto, non vi sto gustando e l’olfatto è scarso, ci sono le finestre aperte, ma pensate quando vi mettete a tavola). Voi in qualunque momento della vostra vita avete una percezione scomposta in modalità sensoriali (sensibilità generale e specifica). Il primo capitolo del vostro testo, vi parla di divergenza, lo dice parlando come un fenomeno citologico senza darvi un inquadramento funzionale, ma vi sta dicendo che la vostra percezione periferica è una percezione di scomposizione del mondo che vi circonda in delle modalità. Ciascuna modalità è costituita da tante sottomodalità. Un esempio il gusto, 4 sono le sottomodalità: dolce, amaro, acido e salato; il tatto: sensibilità termica, sensibilità dolorifica, tatto fine discriminante, tatto grossolano; la vista: i colori di base sono tre (coni), forme e linee (bastoncelli). Percepiamo tutte queste modalità e le relative sottomodalità attraverso i recettori. Il discorso di partenza dovrebbe esservi chiaro adesso: tornando allo schema iniziale, io parto dai recettori e poi devo andare al sistema nervoso dove avrò una prima stazione, il neurone di ingresso, poi avrò un secondo neurone che dovrà arrivare alla struttura nobile destinata a comandare il movimento e percepire la sensazione, la corteccia cerebrale. Stiamo parlando delle vie della sensibilità, cioè quando io metto insieme i neuroni che mi vanno dalla periferia (recettore) fino alla corteccia cerebrale, ho tracciato un circuito della sensibilità, il nome è la via della sensibilità. Ciascuna via avrà un nome specifico, e questo nome dipenderà o dalle funzioni che svolge o dalle stazioni da cui parte. Se io vado dal midollo spinale ad una stazione che si chiama talamo, la via si chiamerà spino – talamica. Noi studieremo le vie che portano la sensibilità, cioè che consentono a queste modalità e sottomodalità o di diventare coscienti o di non essere coscienti, cioè di entrare nel sistema motorio senza che ne abbiamo coscienza , perché la finalità del nostro sistema è determinare un movimento. Le vie della sensibilità vanno dal recettore alla corteccia cerebrale, e qualunque esse siano, generali o specifiche, sono sempre una via trineuronale: per andare dal recettore alla corteccia ho bisogno di tre neuroni messi in serie. Studente:” l’atto motorio non cosciente, è riflesso?” Prof: c’è un informazione sensitiva che parte dalle articolazioni che è cosciente, e questa le da un informazione sulla posizione degli arti, ma se io ho il muscolo contratto ad esempio per il 30%, questa non è una informazione di cui io ne ho coscienza ma è una informazione fondamentale per quella che è la mia risposta motoria. Se io voglio rispondere, torno a dire, dando la mano al collega devo sapere da che punto di contrazione parto inconsciamente, mentre da che posizione parto ho una percezione cosciente. Chi è fondamentale in tutto questo è il cervelletto che è il destinatario delle informazioni non coscienti. Ma noi partiamo dalla cosa più semplice, la via della sensibilità cosciente. Normalmente la domanda che uno si augura di più sono le vie della sensibilità generale cosciente, già quando entriamo in via ottica e via acustica sono facilissimi, ma viene considerata una domanda complessa, come vedrete non lo è ma dovete capire come funziona. Poi dobbiamo studiare le vie in uscita, le vie motrici. Dobbiamo sapere che una via, per andare dalla corteccia cerebrale al muscolo ha bisogno soltanto di due neuroni. Lo schema di base è bi neuronale: dalla corteccia cerebrale al midollo spinale, dal midollo spinale al muscolo. Vedremo comunque che è molto più complessa perché ci sono dei circuiti in parallelo che devono modulare l’attiva motoria: sono i sistemi interni di integrazione. Quando io parto da un recettore che può essere ad esempio sul dito indice della mano sinistra, per capire che superficie tocco, se è liscia, rugosa, calda, fredda, da qui ad arrivare alla corteccia cerebrale indubbiamente avrò tre neuroni, però in quale parte della corteccia cerebrale? Vado ad un area specifica, cioè un area che mi decodifica quel segnale. Considerando ad esempio uno stimolo tattile, che deforma la superficie del recettore, pacini in questo caso. Questa deformazione mi apre dei canali voltaggio dipendenti determinandomi un inversione del potenziale, cioè la formazione di un potenziale che non è d’azione ma è un potenziale elettrico particolare che non risponde alla legge del tutto o nulla, ma è un potenziale graduato. Questo potenziale graduato che vi dice più intenso è lo stimolo più ampio è il potenziale, si chiama in una maniera specifica, POTENZIALE DI RECETTORE. Quando ho un potenziale di recettore, sto facendo partite la prima parte del segnale e arrivo al primo neurone dove è presente la guaina mielinica, l’inizio di questa dove c’è il cono di emergenza si chiama zona di integrazione o di innesco. Un potenziale graduato ha la caratteristica che non si propaga attivamente ma passivamente, e già a 2 mm del suo percorso si è ridotto a 1/20 circa. Quindi se io non trasformo questo potenziale a propagazione passiva in un potenziale che risponde alla legge del tutto o nulla che si propaga attivamente, il segnale non riuscirà a raggiungere la corteccia cerebrale. La zona di innesco è la zona dove avviene la sommatoria algebrica di tutti i potenziali di recettore. Se la somma algebrica supera il valore soglia cioè – 60 mV, si innesca il potenziale d’azione. A quel punto è come un treno di potenziali d’azione che viaggeranno lungo la fibra nervosa, con conduzione saltatoria, e con una velocità che è direttamente proporzionale al diametro delle fibre. Questi potenziali d’azione arriveranno alla fine al termine dell’assone ovvero l’espansione presinaptica, perdiamo la guaina mielina, quel potenziale determina la liberazione del neurotrasmettitore,diventa così un potenziale di secrezione. I potenziali sono: potenziale di recettore potenziale d’azione potenziale di secrezione Il neurotrasmettitore liberato, si lega così al recettore della membrana postsinaptica del secondo neurone. Avremo nuovamente il potenziale di recettore. Il fenomeno si ripete. Arriviamo infine ad un area specifica della corteccia cerebrale, cioè cosa vuol dire area specifica? Siamo in un era di piena rivoluzione scientifica perché stiamo dando grande importanza alla connettività fra le diverse aree del cervello. È vero che esistono le aree specifiche, ma ci sono delle connessioni fra tipi di aree specifiche che possono gestire e determinare un tipo di comportamento. Tutto questo si chiama TEORIA DELLA CONNETTIVITÀ. Sta nascendo una nuova unità funzionale del sistema nervoso che si chiama connettoma . Abbiamo quindi delle aree specifiche per riconoscere un tipo di segnale. Se io percepisco il tatto non è solo perché ciò il recettore di partenza ma anche perché ho una zona specifica della corteccia cerebrale dove questo segnale arriva. È fondamentale la stazione di partenza, il tragitto di mezzo e la stazione di arrivo. Il riconoscimento della modalità è legato all’area specifica: il segnale è sempre lo stesso, elettrico (+20 mV). Se io giocassi e mettessi le fibre che arrivano al tatto nell’area acustica, non avrei nessun tatto ma avrei probabilmente un suono, parlo in assurdo, ma è così. Questo si chiama MODALITÀ DELLA LINEA ESCLUSIVA o CODICE DELLA LINEA ESCLUSIVA ed è fondamentale per il riconoscimento. Entriamo così nella spiegazione più intima della singolarità dell’uomo e della differenza di ciascuno di noi. Se io tocco il banco con le dita avrei una percezione monocanale, cioè saprei solamente che c’è una superficie quasi liscia e la temperatura, più di questo non saprei. Non saprei cosa sto vedendo, non assocerei la vista e la posizione del mio corpo. Se invece considero solamente il canale della visione, vedrei solamente voi e non avrei altre percezioni. Mi pare naturale che se noi fuori abbiamo scomposto, la funzione fondamentale della nostra corteccia cerebrale è ricomporre, cioè la convergenza. Il segnale del tatto lo devo fare convergere con tutti i segnali dello stesso tipo del mio corpo. Solo così posso dire la posizione che ho nello spazio e le sensazioni che percepisco, e quindi c’è un primo livello. Poi devo associare con la vista, con l’udito e con tutte le altre modalità, cioè devo tridimensionalizzare il segnale e questo è possibile grazie alla corteccia cerebrale, ecco il secondo livello. Il vostro libro vi dice che i fenomeni neuronali di sinapsi neuronali possono essere di tipo di divergenza o di convergenza. Parto da una divergenza periferica per arrivare ad una convergenza al livello della corteccia cerebrale. Prima associo tutte le sottomodalità, poi associo fra di loro le varie modalità, ecco il ruolo delle cortecce associative, e tutto questo grazie a catene di sinapsi neuronali che connettono aree diverse della corteccia cerebrale. Ecco quindi il concetto di connettività. Nella corteccia cerebrale vi sono le aree sensitive, quelle associative ed infine quelle motorie. Una volta che convergo tutte le sensazioni devo rispondere. Abbiamo visto questo input in salita che è la via trineuronale, abbiamo visto che esiste un codice della linea esclusiva che consente il riconoscimento della modalità sensoriale, poi vi è un associazione fra le varie modalità per ricostruire nella mia corteccia cerebrale la percezione globale del momento che vivo. Ricordatevi che la prima domanda che al pronto soccorso ad un traumatizzato si fa, è come si chiama e che giorno è oggi, cercando così di capire se il soggetto riesce a localizzarsi nello spazio e nel tempo, e dovete scriverlo nella cartella clinica. Potreste avere risposte motorie che sono guidate non dall’associazione, ma da un solo senso. Pensate il chirurgo che sta operando, guarda attentamente le proprie mani e la lama del bisturi, e gli spostamenti motori che lui fa stanno realizzandosi attraverso un associazione stretta che si chiama visuo – motoria. Questo sta a dirvi che il modello di connettività fra le diverse aree è globale, cioè non è che per forza il segnale che proviene dalla vista deve andare prima all’associativa e dopo di che va al movimento, ma contestualmente può andare dalla vista al movimento in modo diretto. Se uno vi “lampa una moffa” voi non è che ci mettete tanto a capire cosa vi ha fatto, c’è quindi un controllo diretto della sensibilità somatica sulla risposta motoria. Questo è lo schema di un neurone che vi ho voluto far vedere esclusivamente per ricordavi che nel corpo cellulare abbiamo due zone di cui una per eccellenza è il dendrite dove si svolgono le sinapsi asso dendritiche ma anche dendrodendritiche. Il soma può essere una zona di recezione ma è prevalentemente un centro di rielaborazione, e l’assone che è un sistema di trasmissione. Ricordatevi che la guaina mielinica è un sistema fondamentalmente di accelerazione di trasmissione del segnale e di isolamento, perché si tratta sempre di una trasmissione di un potenziale elettrico. Non possono esistere due assoni in contatto fra di loro, neanche nelle fibre amieliniche perché sono sempre invaginati ma in rapporto di una cellula su cinque, mentre quando parliamo di fibre mieliniche vi è un avvolgimento di pellicola determinato da una sola cellula. Naturalmente la mielinica è più veloce della amielelinica. Domanda studente: “quando lei ha parlato di via trineuronale, la somma algebrica del potenziale avviene ogni neurone?”. Prof: è logico, adesso le dico una cosa anticipatamente in modo che voi capiate alcune cose: ogni sinapsi è un interruttore on off, perché più avere sinapsi attivatori o inibitori. Ma non solo per questo perché su ogni neurone non esiste mai un rapporto 1:1 (alcune volte abbiamo 1:2 o 1:3 ma in vie eccezionali) ma si può arrivare anche ad un rapporto 1:105 . Ed è chiaro che in questo rapporto ci saranno delle facilitatorie e delle inibitorie. La prima sinapsi della via sensitiva è nel midollo spinale, la seconda è alla base del cervello. Ricordatevi il parto fatto in anestesia spinale, la donna è sveglia quindi percepisce il momento del parto, ma hanno inibito attraverso l’anestetico la prima sinapsi spinale della zona sottostante. Applicando l’anestetico al livello di L1 o T12 tutto ciò che resta sotto viene anestetizzato, tutto ciò che è sopra è sveglio. Logicamente se si va salendo non si può sottoporre un anestesia spinale ma un anestesia generale che è la chiusura della seconda sinapsi, quella che c’è alla base del cervello. Quindi io vi parlo di catena trineuronale, ma lo faccio solamente per semplificarvi il concetto, ricordatevi che noi avremo in ciascuna catena convergenza e divergenza ma non solo, avremo anche effetti di modulazione. Diceva Kandel, premio nobel per la neuroscienza nel 2000, che le sinapsi non sono fedeli cantastorie della realtà che gli viene trasmessa ma la trasformano in relazione al nostro modo di percepire. Ciascuno di noi ha dei modi di affrontare il dolore comportamentalmente diversi inquadrati comunque in un quadro generale piuttosto simile: nella stessa persona un mal di denti, non tanto per l’intensità ma per la tipologia, determina per l’idea del trapano, per l’idea di essere bloccato, una reazione al dolore di panico che magari non induce una ferita profonda che determina la stessa intensità di dolore. Questo vuol dire che la sinapsi non sta ritrasmettendo in maniera cruda il segnale elettrico, ma lo sta rimodulando perché capisce la differenza tra uno stimolo e un’ altro. Ciò avviene perché vi è la riconversione al livello centrale degli stimoli in senso globale e quindi la corteccia influenza le varie stazioni periferiche modulandole. Quando io parlo di catene trineuronali è solamente un modo per spiegarmi. Quello che dovremo capire è come si modulano i segnali, e da lì capiremo come mai in alcune eccezioni come ad esempio nel nervo faciale avremo una sinapsi contro cinque neuroni. Questa immagine ve la presento esclusivamente perché voi non dimentichiate la citologia perché il discorso sulle vie nasce anche dal tipo di neurone. La sinapsi asso – assonica non ha mai funzione di trasmissione, ma è una sinapsi esclusivamente modulatoria, cioè facilitatoria o inibitoria. La vera sinapsi che trasferisce è quella asso- dendritica . Riguardo ai vari tipi di neuroni: Neurone unipolare, con un solo prolungamento che possiamo definire, a seconda del tipo di conduzione, assone o dendrite. È classico dei invertebrati e lo lasciamo stare; Neurone pseudo unipolare, con un prolungamento che si divide a T, un prolungamento lungo che va in periferia ed uno corto che va il centro. Questo è il primo neurone in tutte le vie della sensibilità, (tranne due o tre vie della sensibilità specifica che poi vedremo) il prolungamento lungo va al recettore, quello corto al midollo spinale. Più essere che la sua estremità sia il recettore ad esempio nella cute le terminazioni libere. Quando parliamo del famoso nervo periferico, cioè delle fibre somatosensitive, mi riferisco a questo tipo di neurone; Neurone bipolare, con un assone e un solo dendrite. È il primo neurone delle vie acustiche e vie ottiche, infatti i coni e bastoncelli non sono altro che neuroni bipolari. Neurone multipolari, con più dendriti e un assone. È il classico secondo o terzo neurone delle vie della sensibilità. Quello che va dal midollo spinale al talamo, e dal talamo alla corteccia cerebrale. Altri neuroni multipolari hanno il corpo cellulare di forma triangolare con dendriti distribuiti equamente lungo il ramo principale con dei rami paralleli e un assone lunghissimo. È chiamato NEURONE PIRAMIDALE: è il primo neurone delle vie motorie dette anche vie piramidali. Secondo gli anatomici si chiamano vie piramidali perché nascono dal neurone piramidale, i fisiologi non mettono questa spiegazione perché il neurone piramidale può anche non dar vita alle vie piramidali, ma perché transitano per le piramidi ????, poi nel dettaglio lo vedremo; Il neurone che può avere il maggior numero di sinapsi, anche fino a 10 5, è il neurone di Purkinje cioè quello della corteccia cerebellare, il cervelletto.. Il cervelletto è un correttore di errori perché compara l’idea del movimento alla realtà nella quale il movimento si svolge. L’idea motoria parte dalla corteccia cerebrale, ma tiene conto di alcuni parametri: l’alzarsi dalla sedia ad esempio, il movimento in pratica, parte secondo uno schema che è sempre uguale, ma poi deve essere corretto perché dipende dalla posizione assunta, dall’altezza della sedia, dagli impedimenti che ci posso essere dal momento in cui ci si alza, dalla posizione degli arti superiori, dalla posizione della testa. Tutto questo insieme di informazioni sono acquisite dal cervelletto che integra dando una sommatoria di informazioni a questa cellula di purkinje. Per questo il purkinje ha un albero dendritico molto vasto, mentre hanno un assone corto perché non và in periferia ma sul tronco. Le sensazioni, per quanto possiamo considerare le modalità più complesse, sono facili. La cosa difficile un po’ da capire, ma se ci ragionate sopra ho la presunzione che i miei studenti hanno da sempre avuto una preparazione superiore, sono le modalità motorie: tutto quanto si muove sul cervelletto e sui famosi nuclei della base da cui poi scegliamo il programma motorio. Sto tentando di darvi in questa fase un quadro generale, per capire quali sono le regole di base. Luca Barca