aglio bianco polesano

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AGLIO BIANCO POLESANO
Allium sativum Linneus
Famiglia: Liliaceae
Descrizione
Erbacea perenne di varie dimensioni: può misurare
dai 20 cm come nel caso dello scalogno, fino ai
150 cm dell’aglio delle bisce. La pianta è fornita di
una radice bulbosa che al termine della
vegetazione forma dei bulbilli, i noti spicchi
d’Aglio, che possono essere utilizzati per la
riproduzione vegetativa.
Le foglie sono poco numerose e nella loro porzione
basale sono saldate a tubo ed inguainano il fusto,
mentre nella porzione libera sono piane e fistolose,
cioè vuote nel loro interno.
I fiori sono riuniti in una ombrella globosa alla
sommità dello scapo, sono racchiusi prima della
fioritura in una brattea, detta spata, che avvolge
tutta l’infiorescenza; possono essere di colore
biancastro o rosa violacei. Tra i fiori può capitare
vi siano dei piccoli bulbilli che, caduti a terra,
originano nuove piante.
La raccolta dei bulbi avviene tra maggio e agosto
quando le foglie si sono ben seccate.
I periodi migliori per la coltivazione sono due: fine
novembre e febbraio-marzo.
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come antisettico durante le epidemie di
peste e di colera. Nella nostra epoca trova
applicazione
per
la
prevenzione
dell’arteriosclerosi.
Nei secoli passati cotto con miele e aceto
serviva ad espellere la tenia.
Ha funzione tonica, aperitiva e come
stimolante della digestione.
L’aglio è un ottimo alimento: contiene
proteine, lipidi, glucidi, ferro, calcio,
fosforo, vitamina B1, B2, PP, e vitamina C.
È un ottimo rimedio contro i principali
disturbi dei fumatori cronici, cioè il catarro,
il funzionamento discontinuo dell’intestino e
i disturbi nervosi.
Può essere usato, anche se con attenzione,
nei casi reumatismi: è un forte rubefacente
e quindi esercita un immediato richiamo di
sangue nei tessuti.
Pestato e unito a olio di ricino ha un ottimo
ruolo come callifugo.
Ecologia
Le diverse varietà di aglio prediligono i prati, sia
aridi che umidi. La varietà più nota è l’aglio
comune (A. sativum) da cucina che però nel
nostro paese non esiste allo stato spontaneo ed è
esclusivamente coltivato. La specie è originaria
dell’Asia centrale ed è stata introdotta in tempi
remoti.
Aglio Bianco Polesano
Aspetti interessanti
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Le proprietà più note di questo bulbo sono
quelle ipotensive e disinfettanti. Ed in
effetti giova alle persone ipertese e svolge
una efficace azione battericida su molti
microrganismi responsabili delle infezioni
intestinali. Un tempo era largamente usato
Il territorio interessato alla produzione di questa
liliacea è relativo alla Provincia di Rovigo e in
particolare i comuni di: Lendinara, Lusia,
Castelguglielmo, Occhiobello, Fiesso, Pincara, S.
Bellino, Frassinella, Fratta, Villamarzana, Canaro,
Villanova di Ghebbo, Arquà Polesine, Costa,
Polesella, Bosaro, Guarda V.ta, Pontecchio,
Crespino, Villanova Marchesana, Papozze, Gavello,
Ceregnano, Villadose, S.Martino, Pettorazza,
Adria, Rovigo.
Nella provincia si coltiva il 90% della produzione
regionale e ben il 60% del prodotto nazionale.
Infatti dal 1991 al 2001 in Polesine, la superficie
media coltivata ad aglio è stata di 640 ettari con
una produzione media annua di 55.700 quintali.
Fin dai primi anni dell’800 si scoprì che l’aglio qui
coltivato presentava caratteristiche organolettiche
particolari e lunga conservabilità. Nel corso degli
A cura di Patrizia Pedron
anni, al fine di aumentare e tutelare la produzione
locale, per garantire queste sue particolarità
particolarmente apprezzate dai consumatori, la
Camera di Commercio di Rovigo ha lavorato fino a
giungere a chiedere il riconoscimento della
Denominazione di Origine Protetta.
Del resto per le particolari esigenze della pianta,
l’area polesana sembra essere decisamente adatta
a questa coltivazione. In effetti il clima ideale per
l’aglio è quello temperato e asciutto; il terreno di
semina deve presentarsi ben dotato di sostanza
organica e privo di ristagni d’acqua.
A questo scopo la
semina viene fatta nel
periodo
invernale,
mettendo direttamente
a dimora i bulbilli (gli
spicchi
che
compongono la testa
dell’aglio)
ad
una
profondità che varia
tra i 4 e 6 centimetri: l’apice deve essere rivolto
verso l’alto. Ai primi di giugno e per tutto luglio,
quando le foglie della pianta cominceranno a
seccare, sarà giunto il momento adatto alla
raccolta. Questa avverrà estirpando i bulbi
direttamente da terra e ponendoli poi ad asciugare
al sole per alcune settimane. Successivamente si
procederà mondatura e confezionamento di vario
tipo: ad esempio in trecce o a grappoli. Questi
andranno conservati in luoghi asciutti e arieggiati
rispettando le seguenti condizioni ambientali:
temperatura di circa 10°C; umidità relativa del 4560%; oppure in celle frigorifere a temperatura
compresa tra 0 e +2°C.
Plinio aveva dato all’aglio un nome simile a quello
indiano: “antidoto contro i mostri velenosi”. Questi
altri non sono che i vari parassiti intestinali che, un
tempo più che ora, assalivano gli uomini, per la
scarsità di norme igieniche sia personali che
alimentari e per il caldo che ne facilitava la
diffusione. Non a caso l’aglio era l’alimento dei
soldati e dei guerrieri: non solo serviva a
contenere i vari microbi che si sviluppavano negli
accampamenti ma si pensava fosse anche in grado
di dare vigoria fisica, di stimolare la resistenza al
dolore,il coraggio e la combattività.
Plinio era un grande estimatore dell’aglio e lo
consigliava per risolvere innumerevoli malanni,
non ultima l’epilessia e le malattie mentali. Ed
effettivamente fino al secolo scorso si curavano
con risultati sorprendenti le malattie nervose e gli
attacchi epilettici grazie ad un composto noto
come: “Mostarda del diavolo”, un impasto a base
di aglio pestato e grasso.
Anche gli operai che lavoravano alla grande
piramide di Cheope sotto la IV dinastia egiziana
(2400 a.C.) ne consumavano in gran quantità per
volere del faraone. Probabilmente questi era al
corrente delle virtù della pianta e voleva indurre
negli schiavi vitalità, resistenza allo sforzo,al
dolore e alle infezioni!
Curiosità
L’etimologia non è
del tutto chiara:
qualcuno la farebbe
derivare dal celtico
“all”
con
il
significato di caldo,
bruciante.
Altri
sostengono invece
che
si
tratti
semplicemente
di
un
termine
appartenente ad un
antico idioma locale
che nel corso delle
varie
trasformazioni
linguistiche sia poi
Per approfondimenti:
www.agraria.org
http://www2.regione.veneto.it
Foto: tratte dai siti indicati
diventato “allium” in latino.
Nell’India antica veniva invece indicato con il nome
di “bhutagna” ovvero “l’uccisore di mostri” e, in
questi luoghi, gli “apprendisti stregoni” per
allontanare demoni e spiriti, bruciavano zolfo. Sarà
un caso che il caratteristico odore dell’aglio è
dovuto al… solfuro di allile?
A cura di Patrizia Pedron
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