Corriere.news - 03-01-2017
di Amalia Triggiani - http://corrieretv.news
Trainspotting 2: un film per reduci degli anni ‘90
di Amalia Triggiani - Pubblicato mercoledì, 1 marzo 2017
http://corrieretv.news/2017/03/01/trainspotting-2-un-film-per-reduci-degli-anni-90/
Il primo film Trainspotting è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Irvine Welsh del
1993, che dopo il successo del primo libro, ne scrisse subito il sequel intitolato Porno pubblicato pochi
anni dopo. Il secondo libro non ebbe però lo stesso successo del primo anche se da qualche mese è
nuovamente nelle librerie col titolo Trainspotting 2. Il corrispettivo film non è la transcodificazione del
libro, infatti, come annunciato dal regista Danny Boyle, la sceneggiatura creata dal romanzo non era
esaustiva, per questo ha deciso di rimeggiarla. Nel finale del film precedente Mark, scappato con il
malloppo ad Amsterdam, lascia una misera parte di questo a Spud, tradendo invece Bagbie e Sick Boy a
cui non dà nulla. La pellicola riprende i personaggi del fortunato predecessore nove anni dopo. Mark
torna in Scozia giusto in tempo per salvare l’amico Spud dal suicidio. Intanto Bagbie, come si poteva
immaginare, era in galera. Sick Boy si è aperto un pub, che va malissimo e per questo si è legato al giro
del porno. Il regista ha consigliato vivamente di riguardare il primo film prima di andare a vedere il
secondo, in quanto Trainspotting deve parlare del momento che quei personaggi stanno vivendo e delle
cose tipiche di quel periodo. Un elemento di cui si sente molto la mancanza è la colonna sonora post
punk, il deep pop, che creava una maggiore atmosfera rispetto alla musica creata per questo secondo film.
Il gruppo musicale che ha accompagnato tutta la pellicola si chiama The Young Fathers, ed è molto
famosa in Scozia. Questo film è decisamente un passo in avanti rispetto al primo, in quanto non solo
esplora tematiche innovative e di grande spessore (l’eroina nel primo, la pornografia nel secondo), ma nel
sequel non c’è una divisione in due parti troppo netta e non c’è la voce narrante fuoricampo di Mark, che
rallentava decisamente il ritmo del film. La narrazione è molto più rapida: non abbiamo un personaggio
che ci guida nel delirio e lo spettatore è perso nel loop temporale proprio come i protagonisti. Nonostante
siano passati degli anni, i protagonisti sembrano ancora più deboli e indecisi sul da farsi, proprio per
questo è stata fondamentale la scelta di una narrazione aperta e non univoca che ha alleggerito di molto il
dramma. La drammaticità è presente ma nei toni del grottesco e del tragicomico. Il personaggio di spicco
del secondo capitolo è Spud, interpretato da Ewen Bremner, che ha fatto un notevole salto di qualità. Uno
degli argomenti principali è il tempo, gli anni che sono passati, un tempo che sembra rubato, e che ha
lasciato un forte vuoto nelle vite e nelle amicizie. Ci sono punti però dove il tempo sembra non essere
passato ma anzi bloccato. Loro sembrano effettivamente rimasti fermi a nove prima, in questo mondo che
sembra non appartenergli più. Sembrano inadatti al tempo che stanno vivendo. Nonostante siano
sopravvissuti a Tommy sentono come se gli fosse andata peggio. Proprio come il monologo iniziale del
primo film, sembrano non aver scelto la vita e non vivono davvero. Anche in questo capitolo torna il tema
della scelta, ma appaiono troppo incapaci per farlo. Danny Boyle ha parlato di questo film come di un <<
Percorso dei protagonisti per raggiungere la mascolinità!>>. Effettivamente nonostante siano passati
anni, questi, ancora immaturi, continuano a proporre improbabili piani per far soldi in fretta. C’è una
grossa differenza tra i personaggi maschili e quelli femminili, due in particolare che sembrano riuscire a
tenere testa al tempo. Bagbie è stato ibernato in prigione e non sembra riuscire a rapportarsi allo scorrere
degli anni. Si indaga inoltre il rapporto padre-figlio che, sia con Mark e suo padre che con Spud, risulta
fallimentare e forse causa della maturità tardiva. L’intera pellicola è ricoperta da immagini di bambini, in
foto d’epoca e dal vivo, che sembrano quasi fantasmi, un po’ a rappresentare il ricordo, un po’ a
simboleggiare quello che avrebbe potuto essere e di come i buoni propositi a volte vanno male. La prima
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enorme differenza col primo film è la scelta di non cominciare con un monologo e di non parlare
dell’eroina in quanto ormai droga non più consumata. Parlano di un diverso tipo di dipendenza, sempre
rifiutata dalla società, come la pornografia, ma anche dipendenza dai ricordi. Stupisce il modo in cui sono
trattati i corpi e ci sono nudi maschili. Il film sdrammatizza di suo la pesantezza della pellicola: situazioni
così al limite da essere quasi ridicole. Dietro a ogni singolo evento comico c’è pero sempre un enorme
fallimento. Elementi analogici col primo film sono sicuramente il montaggio serrato e la regia molto
veloce, che ricorda il video musicale. Spesso blocca le immagini accentuando un senso di morte. Come a
significare che nella vita o ti dai una mossa velocemente o muori improvvisamente e neanche te ne rendi
conto.
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