T E C H N I C A L A S S I S T A N C E B U L L E T I

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TECHNICAL ASSISTANCE BULLETIN
10 cose che ogni Corte di Giustizia minorile
deve conoscere sul Trauma psichico e la
Devianza
Autori
Kristine Buffington, MSW
Carly B. Dierkhising, MA
Shawn C. Marsh, PhD
NCTSN - Office of Juvenile Justice and Delinquency Prevention
National Council of Juvenile and Family Court Judges
Introduzione
Gli studi dimostrano che i giovani esposti a esperienze multiple di violenza o di
vittimizzazione sono a più alto rischio di sviluppare problemi di salute mentale,
comportamentale, di ricorrere a sostanze stupefacenti, di assumere comportamenti
delinquenziali.
La maggior parte dei giovani devianti coinvolti nei percorsi giudiziari (Tribunale per i
Minorenni) proviene da esperienze traumatiche altamente avverse allo sviluppo. La ricerca
rileva che la maggior parte giovani detenuti nei centri di detenzione minorile è stata
esposta a violenze in famiglia e nella comunità, molti sono stati minacciati, o sono stati il
bersaglio diretto, di tale violenza (Abram et al, 2004;. Wiig, Widom, e Tuell, 2003). Gli studi
dimostrano inoltre che i giovani che hanno subito esposizioni multiple alla violenza e
esperienze di vittimizzazione sono a maggior rischio di sviluppare problemi di salute
mentale, problemi comportamentali, abuso di sostanze e comportamenti delinquenziali
(Ford, Chapman, Hawke, e Albert, 2007; Ford, Elhai, Connor, e Frueh, in press; Saunders,
Williams, Smith, & Hanson, 2005; Tuell, 2008).
La mission del Tribunale per i Minorenni è complessa. Il giudice ha il compito di
proteggere la società, di salvaguardare i giovani e le famiglie coinvolti nei procedimenti
giudiziari, tenendo conto delle responsabilità civili e penali dei giovani devianti sostenendo,
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nel contempo, la loro riabilitazione. Al fine di affrontare con successo questi obiettivi
apparentemente contraddittori, i Tribunali, e soprattutto il giudice del Tribunale minorile,
sono invitati a comprendere le miriade di fattori sottostanti che incidono sulla vita di questi
minori e delle loro famiglie. Uno dei più pervasivi di questi fattori è l'esposizione al trauma.
Per aumentare l’efficacia nel perseguimento della propria mission, il Tribunale per i
Minorenni dovrebbe aumentare le conoscenze sugli effetti e sul ruolo dell’esposizione a
precedenti eventi di natura traumatica nella vita dei giovani devianti e sostenere gli
interventi volti al trattamento dello stress traumatico. Pertanto, lo scopo di questo
documento tecnico è quello di evidenziare dieci punti fondamentali che i giudici
dovrebbero conoscere, al fine di assistere al meglio i giovani traumatizzati che entrano nel
sistema della giustizia minorile.
1. Un'esperienza traumatica è un evento che minaccia la sopravvivenza, la
sicurezza e il benessere.
Il trauma può includere un impatto diretto con un evento pericoloso o minaccioso o
l’assistere a un evento pericoloso o minaccioso per un altro essere vivente. Una
condizione fondamentale che rende questi eventi traumatici è la caratteristica di
sopraffazione, che supera e soverchia la capacità della persona di fronteggiare l’evento e
suscita sentimenti intensi come la paura, il terrore, l’impotenza, la disperazione.
Gli eventi traumatici sono prodotti da violenza fisica, abuso sessuale, trascuratezza,
violenza domestica, violenza sociale (scuola, o comunità), guerra, razzismo, bullismo, atti
di terrorismo; incendi; incidenti e lesioni gravi; procedure mediche invasive o dolorose,
perdita di persone care; abbandono e separazione dai caregiver.
Definizioni chiave
Trauma acuto: "Un singolo evento traumatico limitato nel tempo. Un terremoto, il morso di
cane, o un incidente automobilistico sono tutti esempi di traumi acuti" (Child Welfare
Committee (CWC)/National Center for Child Network stress traumatico (NCTSN) 2008, p.
6).
Trauma cronico: "Più eventi (traumatici) come l’esposizione a violenza domestica e
contemporaneamente coinvolgimento in un incidente d'auto, vittimizzazione sociale, abusi
in epoca infantile" (CWC/NCTSN, 2008, p. 6).
Trauma Complesso: "E’ un termine usato da alcuni esperti per descrivere sia una cronica
esposizione a eventi di natura traumatica causati, in genere, dai caregiver, cioè dagli adulti
che dovrebbero garantire sicurezza e protezione al bambino, sia l'impatto immediato e a
lungo termine di tale esposizione” (CWC/NCTSN, 2008, p. 7).
Ipervigilanza: "Eccessiva/anomala reattività/eccitazione agli stimoli derivante
dall’esposizione a un ambiente percepito come minaccioso" (Dorland’s Medical Dictionary
for Health Consumers, 2007).
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L’ipervigilanza è un sintomo che adulti e giovani possono sviluppare come effetto
dell’esposizione a eventi pericolosi per la sopravvivenza (Ford et al, 2000;. Sipprelle,
1992). L'American Psychiatric Association (DSM-IV-TR) lo identifica come un sintomo di
stress Post Traumatico (2000).
Resilience: "Modello di adattamento positivo nel contesto di avversità presenti o passate"
(Wright & Masten, 2005, p. 18).
Memoria traumatica: "Qualsiasi evento, persona, situazione, sensazione, sentimento, o
oggetti che riattivano il ricordo di uno o più eventi traumatici. Di fronte a questi ricordi, il
bambino può ri-vivere le emozioni intense e inquietanti legate al trauma originario"
(CWC/NCTSN, 2008, p. 12).
L’evento traumatico soverchia la capacità del soggetto di fronteggiare l’evento
avverso, sollecita sentimenti intensi come paura, terrore, impotenza,
angoscia
2. Lo stress traumatico può esitare in Disturbo Post
Traumatico da stress (PTSD).
Molti giovani sono in grado affrontare le sfide prodotte da esperienze traumatiche, altri
sviluppano reazioni di stress traumatico. L'impatto di un potenziale evento traumatico non
è determinato solo dalla natura oggettiva dell’evento, ma anche dalla risposta soggettiva
del bambino all’evento stesso: ciò che per un bambino si rivela traumatico, può non
esserlo per un altro. Il livello di gravità è influenzato dal temperamento, dal modo in cui il
bambino interpreta quanto è successo, dalle sue capacità di coping (capacità di far fronte
allo stimolo stressante); dal livello di esposizione traumatica, dalle caratteristiche
dell’ambiente familiare e sociale, dalla possibilità di accedere a sistemi di supporto o
presenza di risorse esterne e dalla possibilità di accedere a validi sistemi di supporto.
Il tasso di PTSD nella popolazione della giustizia minorile varia dal 3% al 50% (Wolpaw &
Ford, 2004), un tasso paragonabile a quello registrato nei soldati di ritorno dalla guerra in
Iraq (12% -20%; Roehr, 2007). Il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) è un disturbo
psichiatrico definito nel DSM-IV-TR da una serie di condizioni o criteri ben precisi, che
comprendono: l’esposizione del soggetto a un evento minaccioso e travolgente, la
presenza di reazioni emotive sintomatiche persistenti (più di un mese) e una grave
sofferenza che causa interferenze nella vita quotidiana. Il quadro sintomatologico, inoltre,
è caratterizzato da evitamento (ad esempio, sfuggire al ricordo dell’evento traumatico o a
materiale che lo richiama); ipervigilanza (agitazione emotiva o comportamentale), e
rivivere l’esperienza traumatica (ad esempio, incubi o ricordi intrusivi). Poiché la diagnosi
di PTSD è stata sviluppata inizialmente per descrivere una condizione psichica tipica del
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soggetto adulto, non si adatta completamente al soggetto in età evolutiva. E' inoltre
importante considerare che non tutti i giovani colpiti gravemente da stress traumatico
sviluppano PTSD. Alcuni giovani possono presentare sintomi parziali di PTSD, altre forme
di ansia o depressione, o altri danni significativi nella loro capacità di soddisfare
le esigenze della vita quotidiana (ad esempio, intorpidimento emotivo o apatia).
I tassi di PTSD nei giovani coinvolti nella giustizia minorile sono stimati tra il
3% e il 50% (Wolpaw e Ford, 2004) e in tal senso sono paragonabili ai tassi di
PTSD (12% - 20%) registrati nei soldati reduci dalla guerra in Iraq (Roehr, 2007)
3. Il Trauma incide sulla salute e sullo sviluppo del
bambino
Le esperienze traumatiche hanno il potenziale di incidere negativamente e in modo
pervasivo e persistente in tutti gli ambiti dello sviluppo: dalle abilità sociali a quelle
cognitive ed emotive. L’esposizione a esperienze traumatiche precoci, nei primi anni vita,
ha effetti particolarmente negativi sullo sviluppo. L'apporto più significativo alla crescita del
cervello si verifica nei primi due anni di vita. L'esposizione ad abusi, abbandono o incuria
può avere l’effetto di limitare lo sviluppo cerebrale, colpendo in particolare quei settori che
sottendono l'apprendimento e la regolazione (DeBellis, 1999). L'esposizione precoce alla
violenza domestica inoltre è significativamente associata a più bassi punteggi di QI
(Koenen, Moffitt, Avshalom, Taylor, e Purcell, 2003). Inoltre, è proprio durante la prima
infanzia che i bambini acquisiscono le abilità di base per le relazioni future. Quando i
bambini piccoli possono fare affidamento su genitori emotivamente disponibili, empatici e
protettivi, che provvedono al soddisfacimento dei loro bisogni primari, sviluppano la fiducia
di base nelle relazioni, acquisiscono la capacità di rispondere empaticamente e mostrano
una maggiore capacità di identificarsi con le norme sociali (Putnam, 2006). La perdita di
un caregiver può seriamente compromettere l’acquisizione o lo sviluppo della capacità di
gestire le proprie emozioni, i comportamenti e le relazioni. Giovani che hanno vissuto
eventi traumatici possono avere problemi di salute mentale e fisica, problemi di sviluppo e
incapacità di mantenere relazioni sane, difficoltà di apprendimento, problemi
comportamentali e di tossicodipendenza (Ford et al, 2007;.Saunders et al, 2005). In altre
parole, ciò che avviene nella vita dei neonati e dei bambini ha una grande importanza in
quanto prepara il terreno per la traiettoria della vita futura.
L'esperienza di una trauma acuto (un singolo evento traumatico limitato nel tempo), o
cronico (più eventi traumatici) può far “deragliare” la normale traiettoria dello sviluppo se
non sono accessibili appositi supporti o trattamenti (Garbarino, 2000). E’ improbabile che
un solo evento traumatico possa incidere sul comportamento violento o antisociale, è
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l’esposizione cumulativa e cronica al trauma in assenza di protezione, sostegno e cura, a
prefigurare una condizione di rischio elevato (Garbarino, 2000). Molti giovani che entrano
nel circuito della giustizia minorile provengono da esperienze simili.
La ricerca suggerisce anche che l'impatto del trauma può persistere in età adulta e può
aumentare il rischio di sviluppare malattie gravi, problemi di salute, e di mortalità (Felitti et
al., 1998). Dato che lo stress traumatico può avere un impatto sullo sviluppo cerebrale e
avere una profonda influenza per tutta la durata della vita di una persona, è indispensabile
che i giudici e la comunità collaborino il più possibile per prevenire gli eventi traumatici
(come gli abusi sui minori e l’abbandono) al fine di predisporre interventi precoci per il
trattamento dello stress traumatico da stress prima che i suoi effetti negativi radichino in
un modello di comportamento disadattivo.
L'esposizione precoce del bambino ad abuso e trascuratezza può incidere
sullo sviluppo cerebrale danneggiando in particolare l’apprendimento e la
capacità di autoregolazione (DeBellis, 1999)
4. Il Trauma Complesso è associato al rischio di devianza
L'effetto del trauma è cumulativo: maggiore è il numero di eventi traumatici che il bambino
esperisce, più elevati sono i rischi per la sua salute fisica ed emotiva. I giovani con trauma
complesso sono stati esposti ad una serie di eventi traumatici che comprendono l'abuso e
la violenza interpersonale, spesso perpetrati da coloro che avrebbero dovuto proteggerli.
Questo livello di esposizione traumatica ha un elevato potenziale nel modificare la
traiettoria di sviluppo e incidere su molte funzioni. I giovani vittime di abusi ed esposti ad
altre forme di violenza, spesso perdono la fiducia negli adulti, sia verso il perpetratore sia
verso il caregiver non protettivo. La vittimizzazione, in particolare quella di natura
aspecifica, costituisce una violazione del nostro contratto sociale con i giovani e può
creare un disprezzo profondo, sia verso gli adulti in generale sia verso le regole stabilite
dagli adulti (Cook, Blaustein, Spinazzola e van der Kolk, 2003; Cook et al, 2005).
La diffidenza e il disprezzo verso il mondo degli adulti (regole, luoghi e leggi) costituiscono
fattori di rischio elevato per la devianza e il disadattamento sociale.
Danny, un giovane fuggito da casa intervistato in un programma di trattamento
residenziale, ha espresso tutta la rabbia e la frustrazione nei confronti del Tribunale per i
Minorenni, la cui risposta è stata quella di emettere una sentenza punitiva conseguente al
suo comportamento delinquenziale, ma non quella di proteggerlo dalla violenza fisica
perpetrata dal genitore. Egli ha affermato che i giudici devono chiedersi: "Perché questo
ragazzo sta scappando? Perché ha agito così?". La sicurezza e il benessere non
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dovrebbero passare in secondo piano rispetto al più evidente comportamento deviante.
Questi errori e le frustrazioni che ne derivano, possono aumentare la probabilità che il
giovani risponderà con atteggiamenti di sfida e ostilità verso il Tribunale e altri
professionisti che rappresentano l’autorità. I professionisti del sistema giudiziario
trarrebbero beneficio dal riconoscere che la sola risposta punitiva e sanzionatoria è, con
molta probabilità, insufficiente a modificare i modelli aggressivi, di rottura e i
comportamenti a rischio del giovane deviante, perché tale provvedimento non affronta
l'impatto dello stress traumatico. Riconoscere e affrontare il ruolo del trauma nella vita di
questi giovani, aumenta l’efficacia e l’appropriatezza degli interventi del sistema giudiziario
sia verso le esigenze dei giovani devianti, sia verso la comunità.
Riconoscere e affrontare il ruolo del trauma nella vita dei giovani devianti può
avere l’effetto di rendere più efficaci le risposte della Giustizia minorile nei
confronti dei giovani e della comunità
5. Esposizione traumatica, devianza e insuccesso
scolastico sono strettamente interconnessi
Insuccesso scolastico, scarsa frequenza e abbandono scolastico sono fattori che
aumentano il rischio di devianza sociale. Il successo nella scuola richiede una buona dose
di autostima e di fiducia nelle proprie capacità, abilità di attenzione e concentrazione,
autodisciplina, capacità di regolare le emozioni e comportamenti e competenze per
comprendere e negoziare le relazioni sociali. Quando i giovani vivono in ambienti
imprevedibili e pericolosi, sono in molto casi costretti ad adottare un comportamento di
ipervigilanza ai fini della stessa sopravvivenza. I manuali in genere descrivono
l’ipervigilanza come una anomala alterazione fisiologica e una aumentata reattività agli
stimoli, associate a un controllo costante dell'ambiente. I soggetti ipervigilanti spesso
hanno difficoltà del sonno, a gestire le proprie emozioni, e poiché hanno un vissuto
minaccioso verso il mondo esterno, hanno maggiori probabilità di reagire in modo
aggressivo o difensivo. Le energie impiegate per mantenere l’ipervigilanza sono
fondamentalmente in conflitto con le competenze e l'attenzione necessarie per conseguire
il successo scolastico e sociale. Purtroppo, il rendimento scolastico (che sia o no
associato al trauma), può essere aggravato dal coinvolgimento del giovane nel sistema
della giustizia minorile. Studi condotti a New York City e nello Stato del Kentucky hanno
dimostrato che dopo il circuito penale minorile tra il 66% e il 95% dei giovani non ha fatto
ritorno a scuola o ha abbandonato gli studi (Brock & Keegan, 2007). Molti fattori incidono
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su tali risultati: un ritardo nella cura specialistica, un’inadeguata progettazione educativa,
uno scarso coordinamento tra servizi, sistema scolastico e giustizia minorile. Inoltre, può
essere più facile per un giovane rinunciare piuttosto che continuare gli studi. È essenziale
un coordinamento sinergico tra le diverse agenzie (giustizia e altri partner della comunità)
per garantire ai giovani i necessari supporti per investire nella istruzione. Senza questi
supporti e risorse, i giovani privi di istruzione sono più a rischio di dover affrontare
avversità e altri problemi quali la povertà, la disoccupazione, il continuo coinvolgimento del
sistema giudiziario.
Quando i giovani vivono in ambienti imprevedibili e pericolosi, per sopravvivere
sono spesso costretti a mantenere uno stato di ipervigilanza.
6. La diagnosi del trauma può contenere il rischio di una
errata valutazione, oppure promuovere risultati positivi e
ottimizzare le risorse
"Il 60% dei giovani coinvolti nel sistema della giustizia minorile soffre di disturbi mentali
diagnosticati" (Wood, Foy, Layne, Pynoos, & James, 2002, p. 129). Molti dei questi giovani
sono stati in carico ai servizi di salute mentale dell’infanzia. Spesso i giovani esposti a
traumi cronici o complessi hanno ricevuto una diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione,
Disturbo Oppositivo Provocatorio, della Condotta, ecc. Queste diagnosi sono state
formulate, prevalentemente, sulla base dei comportamenti e dei sintomi osservabili. In
assenza di un inquadramento diagnostico approfondito, il trattamento è centrato sui
sintomi diagnosticati e non sugli effetti e sulle conseguenze delle esperienze traumatiche
che contribuiscono agli aspetti sintomatologici. Per evitare questo possibile errore, è
raccomandabile effettuare una diagnosi integrata ed esaustiva, ricorrendo a strumenti
standardizzati e specifici.
Sono ora disponibili una serie di strumenti diagnostici per identificare e monitorare le storie
traumatiche, come il Traumatic Events Screening Inventory (Daviss et al, 2000;.Ford et al,
2000) e il Child Welfare Trauma Screening Tool (Igelman et al., 2007). Sono disponibili
anche strumenti di valutazione validati e standardizzati che aiutano a identificare sia la
salute mentale sia i disturbi del comportamento che i disturbi correlati ad esperienze
traumatiche come l’UCLA Posttraumatic Stress Disorder Reaction Index (Steinberg,
Brymer, Decker, e Pynoos, 2004) e il Trauma Symptom Checklist for Children (Briere,
1996). A fronte di conoscenze e strumenti ormai acquisiti e disponibili, e dell’importanza di
assicurare trattamenti adeguati a questi giovani, è questione di buon senso e, allo stesso
tempo, anche un imperativo etico ricorrere a tecniche d’intervento e a strumenti basati
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sull'evidenza scientifica per effettuare diagnosi accurate nei casi di funzionamento posttraumatico.
Quando manca un’approfondita valutazione, ai giovani sono forniti trattamenti
aspecifici o non fondati sulla diagnosi del trauma, che ha un ruolo centrale nel
mantenimento della sintomatologia
7. Sono oggi disponibili trattamenti terapeutici efficaci per
aiutare i giovani reduci da esperienza traumatiche
Un certo numero di pratiche basate su evidenze scientifiche e di comprovata efficacia
(EBPs- evidence-based practices) rivolte ai giovani reduci da esperienze traumatiche sono
ora disponibili per i Tribunali e i Servizi clinici. E’ una questione etica e di responsabilità
cercare di assicurare un adeguato standard di cura e fare ricorso a prassi evidence-based,
quando possibile. È inoltre indispensabile che l’invio sia formulato verso i Servizi che
utilizzano prassi EBPs trauma-focused, tale da assicurare il trattamento più appropriato.
I Centers for Disease Control indicano che i trattamenti di maggior efficacia nei casi di
stress traumatico sono i modelli di trattamento cognitivo comportamentale (Centers for
Disease Control, 2008). In genere, i trattamenti evidence-based comprendono i seguenti
componenti: psicoeducazione, coinvolgimento e sostegno del caregiver, interventi centrati
sulla regolazione degli stati emotivi, sulla gestione dell’ansia, sulla rielaborazione
cognitiva, sulla narrazione condivisa della storia traumatica, personal training sul
rafforzamento (empowerment). I Giudici possono e dovrebbero richiedere ai Servizi e
verificare la disponibilità di interventi specialistici EBPs trauma-focused (sul sito
www.nctsnet.org è disponibile un elenco dei trattamenti evidence-based sul trauma, sui
risultati, i destinatari).
TRATTAMENTI EVIDENCE-BASED specifici per giovani reduci da esperienze
traumatiche.
La ricerca suggerisce una varietà di trattamenti specialistici di comprovata efficacia rivolti a
questa popolazione di pazienti. Un elenco completo è disponibile all'indirizzo
http://www.nctsn.org/nctsn_assets/pdfs/CCG_Book.pdf.
Alcuni dei trattamenti più comuni comprendono (l’ordine del seguente elenco è casuale):
Cognitive Behavioral Intervention for Trauma in Schools (CBITS): Testato con i
giovani che hanno sperimentato violenze e traumi complessi, questo metodo d’intervento
clinico viene fornito in formato di gruppo nelle scuole, nei programmi residenziali e in altri
ambienti simili.
Trauma Affect Regulation: Guide for Education and Therapy (TARGET-A): ha
mostrato prove di efficacia con i giovani che si trovano in istituti penitenziari, in centri
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rieducativi. Questo modello di trattamento può essere praticato in gruppo, in formato
individuale e familiare. E’ orientato a sviluppare nei giovani e nelle famiglie una
approfondita comprensione dello stress traumatico e delle sue conseguenze per
potenziare le abilità riflessive, di auto-regolazione degli stati emotivi e delle reazioni
comportamentali innescate dallo stress post-traumatico.
Trauma-Focused Cognitive Behavioral Therapy (TF-CBT): è un trattamento a breve
termine rivolto ai giovani (e ai loro genitori, quando possibile), centrato sulle tecniche di
rielaborazione dell’esperienza traumatica, sulla gestione dei pensieri e dei vissuti
angoscianti, dei comportamenti, sul potenziamento della sicurezza personale e sulla
comunicazione familiare. Può essere fornito in qualsiasi contesto.
È indispensabile che i riferimenti per il trattamento trauma-focused forniti dai
Servizi siano evidence-based (EBPs) affinchè i giovani possano ricevere la
miglior cura possibile
8. L’importanza di coinvolgere la famiglia nel trattamento
del giovane
I giovani privi di un sostegno familiare coerente e efficace sono a maggior rischio di
devianza, violenza e di essere coinvolti nel sistema giudiziario (Garbarino, 2000). Se la
mission del Tribunale per i Minorenni è la riabilitazione del comportamento deviante, è
utile massimizzare le opportunità e le risorse coinvolgendo i caregivers. Questo significa
coinvolgere i genitori biologici, i membri della famiglia allargata, i parenti, le famiglie
adottive, e le altre risorse della cerchia parentale del giovane.
Le famiglie possono, a loro volta, avere bisogno di interventi mirati di tipo psico-educativo
per fronteggiare un funzionamento traumatico, per potenziare la capacità di sostenere il
figlio, per rielaborare le proprie esperienze traumatiche. Molti caregivers come ad esempio
i genitori adottivi hanno bisogno di comprendere gli effetti delle esperienze primarie di
natura traumatica del figlio. Spesso i caregivers hanno bisogno di maggiori informazioni su
eventi traumatici specifici o avversità che il bambino può avere sperimentato prima di
diventare parte della loro famiglia, in modo da dare un senso ai comportamenti del
bambino e individuare risposte appropriate.
Non sempre è facile raggiungere l’obiettivo di coinvolgere con successo la famiglia, a volte
è una vera e propria sfida. Le famiglie possono evitare di interagire con il sistema
giudiziario a causa di sentimenti di vergogna e paura di ricevere giudizi e critiche.
Pertanto, i Giudici potrebbero tentare di coinvolgere le famiglie in modo che possano
sentirsi valorizzate, rispettate e invitate a partecipare ai processi giudiziari e di
riabilitazione dei propri figli. Questioni pratiche ed economiche possono anche svolgere un
ruolo significativo nel limitare il coinvolgimento delle famiglie, tra cui: una distanza
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eccessiva dalla casa al centro di correzione giovanile, la mancanza di trasporti, la
presenza di barriere linguistiche e culturali, la sensazione di essere sopraffatti e intimiditi
dall’interagire con l’istituzione giudiziaria. La migliore strategia per migliorare il
coinvolgimento delle famiglie è un atteggiamento del Giudice volto a considerare la
famiglia una risorsa più che un ostacolo, pensarla come un partner piuttosto che come un
fattore di rischio.
La famiglia potrebbe avere bisogno di un intervento trauma-focused per
potenziare le abilità protettive, per far fronte alle esperienze traumatiche dei
membri
9. I giovani e la resilience
La Resilience è la capacità degli esseri umani di fronteggiare le avversità, come le
esperienze traumatiche. La ricerca suggerisce che il livello di resilience è influenzato da
una complessa interazione tra fattori di rischio e di protezione in vari ambiti: individuo,
famiglia, comunità e scuola. Di conseguenza, il miglior approccio professionale possibile
per potenziare la resilience è cercare sia di ridurre il rischio (per esempio, l'esposizione
alla violenza) sia aumentare la protezione (ad esempio, l'impegno educativo) nella vita dei
giovani e delle famiglie con cui si interviene.
La ricerca sulla resilience suggerisce che i giovani sono più propensi a superare le
avversità quando hanno assicurata la cura e la protezione delle figure adulte significative.
Attraverso relazioni positive con gli adulti, i giovani sperimentano una connessione sicura
e solidale che promuove l'auto-efficacia, aumenta la capacità di coping, valorizza le
potenzialità naturali. I genitori e altri caregiver significativi possono aumentare la capacità
di autoguarigione del figlio, promuovere comportamenti prosociali trascorrendo del tempo
insieme, parlare, condividere i pasti, "stabilire limiti chiari per il comportamento e
ragionevoli azioni disciplinari" (National Youth Violence Prevention Resource Centre,
2007). Inoltre, Scuole, Tribunali, e Comunità possono migliorare la resilience offrendo
opportunità ai giovani nell’assumere decisioni significative per la loro vita e l'ambiente,
come pure di investire nel tempo libero in attività ricreative, sportive, artistiche, in
programmi professionali. Il Search Institute, in Minneapolis, Minnesota, ha sviluppato una
serie di strumenti per individuare e promuovere la resilience (www. search-institute.org).
La ricerca sulla resilience suggerisce che i giovani hanno più probabilità di
superare le avversità quando dispongono di caregiver supportivi
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10. I prossimi passi: Il sistema della giustizia minorile
deve essere trauma informati a tutti i livelli
E' essenziale che i Giudici minorili assumano provvedimenti per garantire la protezione e
la sicurezza del giovane, e interventi professionali appropriati che non comportino il rischio
di ulteriore vittimizzazione per il giovane e la sua famiglia.
Assumere una prospettiva trauma-orientata nel sistema della giustizia minorile significa,
ad esempio, acquisire una maggiore consapevolezza sugli esiti dell’esposizione cronica a
eventi di natura traumatica che, in quanto tale, attiva più facilmente una risposta difensiva
o aggressiva verso gli adulti e i coetanei. Tale prospettiva sostiene la priorità della messa
in sicurezza del minore per potenziare il vissuto di sicurezza, riduce l'esposizione al
materiale e alla memoria traumatica, garantisce ai giovani strumenti e supporti per far
fronte a reazioni di stress traumatico, provvede ad inviare i giovani a servizi specialistici
che utilizzano pratiche evidence-based sul trauma.
La prospettiva trauma-focused richiede una collaborazione sinergica tra i giovani, le
famiglie, i professionisti, e tutte le parti interessate.
Per contribuire a sostenere e garantire l'efficacia di una prospettiva trauma-focused nel
sistema della giustizia minorile, i dati devono essere raccolti, valutati e utilizzati per
determinare la qualità, la validità e l'efficacia delle modifiche apportate al sistema. Per
esempio, deve essere garantita una supervisione e una valutazione sulle prassi adottate.
Una valutazione e verifica dell’efficacia del modello clinico utilizzato (almeno pre-e posttrattamento) dovrebbe periodicamente essere garantita.
Spesso i centri di detenzione minorili hanno esaminato i tassi di aggressività,
autolesionismo, contenimento e isolamento come indicatori per determinare l’efficacia
reale del trattamento trauma-focused. Tutte le parti interessate devono essere
regolarmente informate sullo stato e la qualità dei risultati delle iniziative di cambiamento
del sistema (Fixsen, Blase, Naoom, e Wallace, 2007).
Per contribuire a sostenere e garantire l'efficacia di un sistema della giustizia
minorile trauma-orientato, i dati devono essere raccolti, valutati e utilizzati per
determinare la qualità, l’appropriatezza e l’efficacia del sistema e delle iniziative
adottate
Riassunto
Il Tribunale per i Minorenni può trarre beneficio da una maggiore comprensione del trauma
psichico, del suo impatto sui giovani e dalla conoscenza del suo rapporto con la devianza.
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La ricerca ha ripetutamente dimostrato che la maggioranza dei giovani coinvolti nel
sistema della giustizia minorile ha vissuto eventi traumatici: il Tribunale per i Minorenni è
svantaggiato se trascura questo fatto. Il personale del sistema giudiziario minorile può
offrire un prezioso contributo ai Giudici del Tribunale per i Minorenni nella mission di
tutelare e ripristinare il benessere dei giovani traumatizzati mentre definisce e sanziona la
responsabilità delle loro azioni. Le risorse per il recupero dei giovani devianti possono
essere ottimizzate attraverso l’utilizzo di efficaci valutazioni e strategie per il trattamento
orientate a ridurre l'impatto dei traumi infantili. In definitiva, tali sforzi contribuiranno a
promuovere risultati più efficaci per il benessere delle popolazioni più svantaggiate.
Il Tribunale per i Minorenni non dovrebbe trascurare ciò che la ricerca
ha ormai reso evidente: la maggioranza dei giovani coinvolti nel sistema
della giustizia minorile ha sperimentato eventi traumatici
Per maggiori informazioni sul trauma, la devianza o altri argomenti simili, è possibile
contattare il National Child Traumatic Stress Network (NCTSN) - [email protected] o il
National Council of Juvenile and Family Court Judges (NCJFCJ) at (775) 784-6012 [email protected].
Altre risorse sono disponibili online ai seguenti siti web:
www.safestartcenter.org/cev/index.php
www.ojjdp.ncjrs.gov
www.search-institute.org
www.nctsnet.org
www.ncjfcj.org
Autori
Kristine Buffington, MSW, Vice Presidente del Mental Health Services For A Renewed
Mind, un’Agenzia di impegno sociale in Toledo, Ohio, rivolta a giovani con problemi di
salute mentale e abuso di sostanze. Gran parte della sua ventennale carriera come clinica
impegnata nel sociale, sono stati spesi al servizio di giovani, adulti e famiglie con problemi
di stress traumatico [[email protected]].
Carly B. Dierkhising, MA, Coordinatore del Service Systems Program- The National
Center for Child Traumatic Stress (NCCTS), che mira a migliorare l'accesso e a elevare la
qualità dello standard di cura per i bambini traumatizzati e le famiglie. Il suo campo
d’interesse principale è la valutazione e il trattamento dei giovani con disturbo posttraumatico coinvolti nel sistema di giustizia minorile [[email protected]].
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Shawn C. Marsh, Ph.D., Direttore del Juvenile and Family Law Department - National
Council of Juvenile and Family Court Judges. I suoi interessi nel campo della ricerca e
della didattica spaziano dalla sviluppo adolescenziale, al comportamento delinquenziale
alla resilience [[email protected]].
Nota: Gli autori desiderano ringraziare i magistrati, gli esperti clinici e tutti coloro che hanno
partecipato alla recensione di questo bollettino, per il tempo dedicato e i consigli, che hanno reso
questo lavoro un prodotto migliore.
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of Justice.
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