Un business model per il 3.0 - Corriere delle Comunicazioni

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N°1-2. 19gennaio2009
pag.quattordici
Hardware e software sono pronti. Il mercato è maturo
per i servizi. Ma gli operatori sono incerti: difficile recuperare gli investimenti
Internet mobile.
Un business model per il 3.0
L’iPhone di Apple ha spalancato le porte alla nuova era della telefonia
Seamless
È la parola d’ordine
per chi vorrà davvero
vincere la sfida
dei prossimi anni
Telco
I carrier faranno
da catalizzatori:
avranno un ruolo
determinante
nella nuova mobilità
DALL’ONLINE ALL’INLINE La mission è stare vicino al cliente ovunque si trovi
stevano già, rendendole di semplice
utilizzo, che permettano, in altre
parole, di essere usate passando da
applicazione ad applicazione senza
che il fruitore se ne accorga. Seamless dovrà essere la parola d’ordine
per chi vuole vincere le sfide dei
prossimi anni”. Un concetto, quello
dell’integrazione, condiviso anche
da Francesco Barbarani, Ad di
Myspace Italia. “Abbiamo già 3
milioni di utenti che frequentano il
nostro network dal telefonino. Essere online non basta più, ecco perché
vogliamo gradualmente passare all’in-line, stare cioè accanto all’utente
ovunque si trovi. Il nostro modello di
business però rimane ancora quello
legato alla pubblicità”. Punta invece
sui carrier Rim, la società che produce i terminali Blackberry. “Per noi
la creazione di valore aggiunto è da
attribuire proprio alle telco - spiega
Alex Kossuta, general manager di
Rim Italia -. Sono loro che fungono
da catalizzatori per portare la comunicazione in mobilità”.
Ma i carrier rimangono in prudente
attesa, visto che Luca Luciani, responsabile direzione domestic
mobile services di Telecom Italia
dice che “pensare che il sistema sarà
basato sulla pubblicità online è bello,
ma resta ancora tutto da dimostrare.
Dobbiamo fare da abilitatori nei confronti di chi ha buone idee e vuole
portarle in rete”. Ancora più a margine
della mischia si tiene Fabrizio Bona,
chief commercial officer - deputy
Coo di Wind: “Ognuno deve fare
il proprio mestiere e noi facciamo i
carrier, siamo cioè prima di ogni altra
cosa gestori di clienti. Tutti i device
devono poter essere in grado di usare
i nostri servizi.Il futuro non è il web
sul cellulare, bensì la connessione dati
per navigare sul proprio pc portatile
ovunque ci si trovi. Visto da questa
prospettiva, il mestiere di carrier è remunerativo e privo di rischi. L’ecosistema va mantenuto, ma ognuno deve
limitarsi a fare la propria parte”.
Dal canto suo, Fabio Falzea,
direttore divisione Microsoft mobile and embedded per l’Italia, si
dice felice di dover gestire questa
complessità. “La mia è la divisione
più piccola e divertente della società dichiara - e mi ricorda i primi tempi di
Microsoft, quando vendere prodotti e
servizi informatici era molto difficile.
Non credo che certi modelli di integrazione verticale funzionino, bisogna
offrire varietà ai clienti, vincono solo i
sistemi aperti basati sull’effettiva cooperazione degli operatori”.
Cesare Colombo (Cefriel) non ha dubbi: la mobilità 3.0 è alle porte e si farà in nome della semplicità
«Cinque anni e sarà tutto diverso»
T
ra gli entusiasti delle potenzialità dell’iPhone c’è Cesare Colombo, responsabile
rapporti con le imprese del Cefriel,
centro di ricerca, innovazione e formazione partecipato dal Politecnico
di Milano, dalle università degli
studi di Milano, Milano-Bicocca e
dell’Insubria, nonché da 15 aziende
del settore dell’Ict e dalla Regione
Lombardia.
Dei meriti riconosciuti da Colombo
al gioiello di Steve Jobs, quello che
spicca è la capacità dell’iPhone di essere uno dei primi dispositivi a offrire
ciò che il ricercatore definisce “servizi experience, dotati in altre parole di
un’interfaccia altamente interattiva e
con un set di contenuti e applicazioni
selezionati in base a specifici scenari”, spiega Colombo, precisando che
“i servizi experience sono qualcosa
al di là dei servizi online, a cui ci ha
abituato internet, e dei servizi mobile
che contraddistinguono la maggior
parte dei cellulari di oggi”.
La sensazione è che si stia cercando un modo per fare i soldi a
prescindere dalle reali esigenze del
consumatore. Ma di cosa ha bisogno
davvero il consumatore?
Credo che la geolocalizzazione,
l’accesso alle mappe ovunque ci si
trovi, sia uno dei servizi più utili per
l’utente finale, senza dimenticare
i social network, che stanno prendendo piede velocemente, la ricerca
di informazioni, e tutte le funzioni
legate all’uso degli smartphone. Il
CESARE
COLOMBO,
responsabile
rapporti
con le imprese
del Cefriel
’
I
terminali finalmente ci sono,
ergonomici ma soprattutto
economici, ed i software,
pur diventando sempre più potenti,
sfoggiano interfacce semplici e
intuitive anche per gli utenti meno
evoluti. Dulcis in fundo, il mercato
sembrerebbe davvero pronto per la
rivoluzione del web mobile, assetati
come sono i consumatori di georeferenzialità e applicazioni ad hoc
per la condivisione di file sempre e
ovunque. E allora perché produttori
di telefonini, operatori telefonici e sviluppatori di software sono così preoccupati rispetto al futuro che attende
le comunicazioni mobili? Perché,
purtroppo, non è ancora stato identificato il business model che consenta
a tutti i player non tanto di accaparrarsi una fetta consistente della torta,
quanto per lo meno di giustificare e
recuperare - magari con profitto - gli
enormi investimenti in infrastrutture
e tecnologie che stanno affrontando
per preparare l’avvento del web 3.0.
Quello mobile, per l’appunto.
Internet, si sa, si connota e piace
tanto proprio per l’assoluta gratuità
della maggior parte dei contenuti
e dei servizi che offre. Chi si è da
sempre dato da fare per arricchire la
rete con mappe, recensioni, video e
applicazioni per la messaggistica e
il social networking ha trovato nella
pubblicità online un valido strumento
per remunerare gli sforzi economici,
ma lo stesso modello non funziona
quando si cerca di trasportare tutte
queste applicazioni sui dispositivi
cellulari.
I sistemi di pagamento esistono,
e in Italia più che in altri paesi il billing ha raggiunto formule raffinate e
caratterizzate da un’elevata sicurezza.
Questo sia per lo sviluppo precoce del
mercato dei contratti telefonici prepagati, sia per il grande boom dei Vas
(servizi a valore aggiunto) che hanno
rappresentato fino a ora la vera fonte
di ricavi per chi opera nel settore.
Adesso però sono a rischio anche i
Vas: l’approdo di internet sui terminali di ultima generazione ha fatto sì
che gli utenti scarichino gratuitamente
loghi e suonerie dal web da utilizzare
poi per personalizzare il proprio cellulare. Gli unici possibili rimedi alla
piega che sta prendendo la situazione
hanno a che fare con la distribuzione
di contenuti che abbiano reale valore
per l’utente finale (talmente utili, in
altre parole, da giustificare un esborso per entrarne in possesso) e con la
creazione di hardware, software e
sistemi di pagamento perfettamente
integrati tra loro da renderne semplice, immediata e sicura la fruizione,
anche se non gratuita.
L’ultimo nato in casa Apple,
l’iPhone 3G, è stato più di una volta
citato come il dispositivo che ha spalancato le porte all’era del web 3.0. Il
primo ad adottare tra le altre cose un
modello di business che, pur applicato
all’esiguo mercato dei possessori del
gioiellino della Mela, sembrerebbe
funzionare. “Il successo dell’iPhone
- spiega Antonino Busacca, senior
partner di Busacca & Associati - è
in primo luogo da attribuirsi alla sua
capacità di innovazione, intesa però
nel senso più tradizionale del termine. Innovare significa infatti riuscire
a mettere insieme tecnologie che esi-
’
DOMENICOALIPERTO
Il controllo
e la valutazione
degli applicativi
e le politiche
di revenue
sharing saranno
determinanti
problema è che il consumatore non
è abituato al pagamento di questi servizi, e l’advertising sul mobile è tutto
da verificare.
Quale pensa debba essere il ruolo
degli operatori mobili?
Le telco devono innanzitutto
lavorare come portatori di qualità, e
cooperare con i fornitori di contenuti
per capire quale debba essere il modello di business di questo mercato:
il valore aggiunto che possono creare
deriva dalla loro profonda conoscenza
della rete. Gli operatori saranno inoltre
determinanti per potenziare le capacità
dei terminali.
Perché l’iPhone, nonostante sia
in possesso di un numero esiguo
di utenti, è considerato rivoluzionario?
Perché ha saputo smuovere le
acque, dando vita a una nuova generazione di terminali che enfatizzano
la facilità d’uso. Basti pensare che
anche il Blackberry Storm di Rim,
presenta interfacce evolute molto simili a quelle della Mela di Cupertino.
Inoltre Steve Jobs sembra aver individuato un sistema efficace per fare
affari: grazie all’Apple store l’utente
ha un unico punto di accesso a tutte le
applicazioni. A ottobre erano 200 milioni le applicazioni vendute, e questo
modello ha fatto scuola, se si considera che, pur con regole un po’ diverse,
anche Google, Microsoft e Rim hanno
creato meccanismi simili dando vita
rispettivamente ad Android market,
Sky market e Application center.
Entro quando vedremo davvero
il web 3.0?
Penso che nel giro di cinque anni
la situazione sarà radicalmente cambiata. Rimane però da capire come
raccogliere tutte le informazioni che
gli utenti caricheranno in rete per
renderle disponibili come metadata.
Le sfide del futuro riguarderanno
inoltre la gestione degli online store.
Vincerà chi riuscirà a garantire un adeguato grado di controllo, fornendo un
sistema efficace di valutazione delle
applicazioni e avviando politiche di
revenue sharing con carrier e produttori, conquistandosi allo stesso tempo
la fiducia del cliente. E un’ultima cosa:
si dovrà fare il tutto all’insegna della
semplicità.
D.A.
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