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Pubblicato il 13 Giugno 2015
Due spettacoli futuristici per un passato ormai profondo al Ravenna Festival
Dante nostro contemporaneo
servizio di Attilia Tartagni
RAVENNA - Qualcuno ha definito la Divina Commedia un’opera-mondo che dopo 700 anni continua a
stupire, sollecitando interpretazioni e ispirando nuove opere letterarie e visive, condizione questa che
accomuna le opere che restano contemporanee a dispetto dello scorrere del tempo. Due opere
multimediali commissionate sul tema appositamente per il Ravenna Festival 2015 parlano il
linguaggio di oggi scavando nel testo del passato.
L’amor che move il sole e l’altre stelle - Questo è il verso conclusivo del XXXIII Canto aperto sulla
visione del Paradiso, ed è anche il titolo dell’opera composta da Adriano Guarnieri a completamento
della triade che include “La pietra di diaspro” e “Tenebrae”; l'opera è stata presentata il 5 giugno 2015
al Teatro Alighieri, in una coproduzione con il Festival di Spoleto. La regista Cristina Mazzavillani Muti è partita dalla viva terra
di Romagna e da quella pineta in cui Dante ritemprò le energie, che ha fatto da sfondo a Gabriele Lavia lettore dell’intero
canto, sotto i leoni rampanti dello stemma ravennate simbolo del potere e sotto l’orologio sorretto da due angeli scolpiti,
simbolo dello scorrere del tempo in cui si iscrive la parabola umana. Nel fluire circolare delle immagini esplodono i temi
della luce, dell’infinito, dell’amore idealizzato per Beatrice che cede il posto alla visione della Vergine. Nel gorgo inarrestabile
della visione si affacciano mondi sconosciuti, nel moto perpetuo delle sfere e dell’universo che formano un unicum con le
linee melodiche, polifoniche e corali dell’opera. Quella fusione perfetta di immagine e suono è simile alla luce che, dopo
l’oscurità dell’Inferno e il grigiore del Purgatorio, stordisce Dante, mortale fra anime elette, facendogli cogliere di quella luce
infinita solamente i riflessi.
Allo stesso modo il pubblico è stato suggestionato, avvolto e abbacinato da un caleidoscopio cromatico luminescente, opera
sinergica dello scenografo Ezio Antonelli, del light-designer Vincent Longuemare, del video-programmer Davide Boccoli e
della regista Mazzavillani Muti che non ha mancato di introdurre nel disegno visuale, un’enciclopedia dello scibile artistico e
letterario d’epoca, dettagli della volta stellata di Galla Placidia e stralci dei mosaici ravennati che si frantumano in tempeste di
tessere musive. Non c’è nulla fuori tema, visto che la regista ravennate, palesemente innamorata della sua città, si è nutrita
della stessa bellezza che incantò anche Dante Alighieri. Questo moto circolare senza fine fa da contraltare all’immobilità dei
soprani Sonia Visentin e Claudia Pavone, del controtenore Carlo Vistoli, angeli ieratici con voci poliedriche di rara intensità,
su altolocati trespoli con stoffe cangianti, inondati da fasci di luci colorate. Se talvolta paiono avanzare verso il pubblico, è
l’illusione provocata dal gran fermento alle loro spalle, una sorta di magma primordiale che germoglia come lava di un
vulcano in eruzione. I solisti, i coristi, il quintetto vocale Mdi Ensemble e sette trombe concorrono, con le voci soliste, a
innervare quest’opera priva di narrazione, una “galassia del suono” che traduce la cosmica armonia dantesca in vortici
luminosi, in trionfi di colori, in suggestioni abbaglianti nel tripudio sonoro degli effetti di spazializzazione e di rifrazione dei
musicisti di Tempo Reale, bagliori di infinito su cui si staglia impeccabile la direzione di Pietro Borgonovo.
musicisti di Tempo Reale, bagliori di infinito su cui si staglia impeccabile la direzione di Pietro Borgonovo.
Divina.com - Sempre nel Teatro Alighieri, il 12 giugno 2015, è stata presentata nella versione per orchestra Divina.com
realizzata dal compositore Daniele Lombardi per il Festival ravennate, evento mixed media in 36 parti per vocalist, orchestra,
live electronics e video. Come rivela il titolo, l’opera è immersa nell’attualità e gli interventi di vocalità estrema di David Moss,
con origini nel mondo delle percussioni, erede delle sperimentazioni del novecento (da Voice di John Cage a Stripsody di
Cathy Berberian alle scoperte vocali di Demetrio Stratos), lo confermano. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e David
Moss, nella direzione impeccabile di Tonino Battista, sono stati protagonisti di questo percorso fiorentino dedicato a Dante
in 34 lapidi e due accenni a Michelangelo (abbinò due versi di Dante a suoi disegni) trasposto nell’attualità di un
estemporaneo viaggio sonoro di stampo futuristico. Fa da contrappunto alle note e al canto il video Art Media Studio Firenze
che non è parso sempre all’altezza della qualità, della raffinatezza e dell’arditezza del suono. Il pubblico ha vissuto questa
esperienza sensoriale abbandonandosi ai momenti strumentali di retrogusto classico e a sonorità elettroniche modellate
dalla regia di Damiano Meacci di Tempo Reale. Il compositore Lombardi dalla doppia anima musicale e visiva considera
naturale inglobare segno, gesto e suono in una sola idea di percezione legata a vari linguaggi e il pubblico gli ha dato
ragione, applaudendolo a lungo alla sua uscita in palcoscenico, con quel suo aspetto da alchimista che sa miscelare
impressioni estemporanee o, come dichiara lui stesso, notazioni di fatti che rientrano in un labirinto sonoro la cui
complessità è stata ottimamente governata dalla giovane Orchestra in residence Cherubini.
Crediti fotografici: Silvia Lelli per Ravenna Festival
Nella miniatura in alto: Gabriele Lavia in " L’amor che move il sole e l’altre stelle"
Al centro: foto di scena dello spettacolo con gli angeli ieratici scritto dal compositore Adriano Guarnieri
In basso: il compositore di "Divina.com" Daniele Lombardi in performance davanti la tomba di Dante Alighieri
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