www.gliamicidellamusica.net Pubblicato il 19 Novembre 2013 Terzo appuntamento della danza nel Teatro Comunale con lo spettacolo Rising Odedra stella nascente marea montante Athos Tromboni FERRARA - Gli inglesi dicono "rising" quando descrivono ad esempio il sorgere del sole, una stella che appare o la risurrezione di un corpo. Per il montare di una marea dicono "the rising tide". Avevo la curiosità di capire se fosse una stella che appare o una marea montante lo spettacolo di danza contemporanea che il Teatro Comunale di Ferrara aveva calendarizzato per sabato 16 novembre 2013 con l'inglese di origini indiane Aakash Odedra, giovane promettente danzatore di cui sono piene le cronache coreutiche on-line. Passo dopo passo, in una sera stranamente tiepida e limpida per essere novembrina, sono davanti al Castello Estense, bellissimo nella tenue luce calda che lo soffonde, e poi nei pressi del teatro, come sempre assembrato dai fumatori che stizzano l'ultima paglia davanti l'ingresso prima d'entrare. Rising, rising, rising, stella o marea? è il mio pensiero. Poi lo spettacolo comincia. Odedra percorre una dopo l'altra quattro coreografie, una inventata da lui, le altre tre dedicate a lui. E alla fine maturo in me la convinzione che rising, applicato a Odedra, significhi entrambe le cose contemporaneamente e vicendevolmente, una stella nascente e una marea montante. Prendetela come più vi piace, cari venticinque lettori del mio Diario. E adesso esco dal Diario ed entro nell'ufficialità. Ecco, integrale, la recensione che dopo lo spettacolo ho scritto e mandato (pubblicata) al "mio" quotidiano, La Nuova Ferrara. """ Quattro coreografie per far brillare una stella: tale è sembrato lo spettacolo di danza contemporanea dove protagonista è stato il ballerino angloindiano Aakash Odedra. In un teatro popolato quasi esclusivamente da giovani e giovanissimi, lo spettacolo Rising ha ottenuto un successo calorosissimo. Certo, Odedra è dotato di talento e intelligenza che, fusi assieme, gli consentono di sfruttare le doti naturali di un corpo quasi anamorfico, per come egli riesce a plasmarlo nella danza, e di una sensibilità senza pregiudiziali che gli consente di affrontare con ugual passione tanto la musica mistica dei Sufi quanto quella commerciale del genere Bollywood. E proprio la musica Sufi fa da colonna sonora per il primo pezzo danzato, Nuova Creazione Kathka per Ferrara , una decina di minuti per mostrare al pubblico estense cosa sia la danza tradizionale indiana recepita e trasformata in arte coreutica: il ritmo è scandito dai piedi, come nel tip-tap per rendere un esempio figurato, ma le contorsioni del corpo seminudo, della braccia e delle mani in continuo movimento intorno al corpo in torsione, costituiscono uno spettacolo di sorprendente plasticità e di folgorante energia. Impossibile raccontare con poche parole la bellezza di questo pezzo. Il seguito era una coreografia del guru della danza contemporanea, Akram Khan, che In The Sahdow Of Man (Nel fantasma di un uomo) fa danzare a Odedra una performance struggente che, stilizzata nel linguaggio contemporaneo, sembra La Morte del Cigno danzata dalle più grandi ballerine classiche sulla musica di Saint-Saens. Oppure (per chi l'avesse visto di noi ferraresi) la lotta per la vita del cormorano imprigionato nella rete come l'ha ripresa Folco Quilici nel bellissimo documentario "Delta del Po terra delle acque". Il terzo set era una coreografia di Russel Maliphant, Cut, dove il ballerino era vestito di nero e lasciava scoperte solamente le braccia, i piedi e il viso: la scena era praticamente al buio, tagliata da tre lame di luce che scendevano dal graticciato e Odedra, prima dentro una nube di vapore, poi sul palcoscenico nudo, danzava entrando e uscendo dalle lame per cui si intuiva che sotto l'apparire e scomparire delle braccia, del viso e dei piedi c'era la danza di tutto il corpo impegnato in un movimento vorticoso e atletico, ma la si poteva però solo intravedere o immaginare: un "taglio" suggestivo e molto bello. Infine, Constellation , coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui, dove Odedra danza fra decine di lampadine come fosse l'astro che imprime il movimento alle stelle attorno a sé, il centro di un sistema tolemaico, il sole d'una costellazione. Successo calorosissimo, tanto che il ballerino ha dovuto uscire a ringraziare per gli applausi dopo che il sipario era definitivamente chiuso.""" Ho applaudito molto anch'io, anche a sipario chiuso. Intanto guardavo Annarosa che era nel palco con me: lei tremava dall'emozione, leggermente arrossata in viso, gli occhi lucidi di commozione e una frase che spiegava la sua estasi: "Ma che bello, che bello!". Sì, che bello. Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per il Teatro Comunale di Ferrara