ANPInews n. 148 - 27 gennaio/3 febbraio 2015

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n. 148 – 27 gennaio / 3 febbraio 2015
Periodico iscritto al R.O.C. n.6552
APPUNTAMENTI
Su www.anpi.it sono disponibili i programmi delle iniziative che l’ANPI
sta realizzando e realizzerà in tutta Italia
ARGOMENTI NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI
CARLO SMURAGLIA:
► Oggi è il “giorno della memoria” e sarà degnamente celebrato in tutta Italia,
anche a cura delle nostre organizzazioni periferiche, da tempo impegnate su
questo terreno, anche per sottolineare che si tratta del giorno in cui, per legge, si
ricordano la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione degli ebrei, ma anche “gli
italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte e coloro che si
sono opposti al progetto di sterminio” (legge n. 211 del 2000).
Certo è che questo giorno cade in un momento in cui l’antisemitismo è tutt’altro che un
ricordo, visto che torna a dilagare in tutta Europa; così come le disuguaglianze, le
persecuzioni dei “diversi”, l’omofobia, la xenofobia e il razzismo imperversano in tutto il
mondo.
Per questo, occorre ricordare con particolare attenzione ed emozione ciò che è avvenuto nel
corso della seconda guerra mondiale, i campi di sterminio in Germania ma anche i campi di
concentramento e smistamento in Italia, organizzati non solo dai tedeschi ma anche dai
fascisti.
Dobbiamo, semmai, intensificare il ricordo, far conoscere ciò che è accaduto e quale volto
terribile possa essere assunto dalla barbarie.
E’ un dovere nei confronti delle vittime e dei superstiti, ma anche un grande ammonimento
ed insegnamento per il futuro.
► Siamo in attesa dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Non ci
associamo al toto nomi, anche se – francamente – c’è da essere scandalizzati del
fatto che appaiono e scompaiono, quotidianamente, nomi che potrebbero essere
anche idonei a ricoprire quell’alta carica a nomi che davvero al Quirinale non
sarebbero ben visti da molta parte del popolo italiano, non perché indegni, ma
perché inadeguati.
Secondo la nostra Costituzione, il Presidente della Repubblica ha un ruolo altissimo, di
garanzia per tutti e di rispetto e salvaguardia della Costituzione. Occorre, dunque, una figura
in grado di riscuotere la fiducia dei cittadini per le sue qualità particolarmente elevate, per i
suoi precedenti e per le garanzie personali che offre di essere capace di porsi al di sopra delle
parti. Un Presidente, peraltro, che non dovrebbe dimenticare mai di essere al servizio di una
Costituzione democratica, nata dalla Resistenza e frutto della lotta, dell’impegno e del
sacrificio di tanti per liberare il Paese da una tragica a disastrosa dittatura. Un Presidente che
ci rappresenti bene anche all’estero, sempre per le sue qualità superiori.
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Ce ne sono, di persone di questa fatta, nel nostro Paese, uomini e donne? Certamente, si;
magari non moltissimi, ma ci sono. Ed allora l’auspicio è che si scelga fra questi, non per
meschini calcoli di partito o personali e non per accordi più o meno palesi; ma perché
convinti di poter essere degnamente rappresentati e garantiti, tutti, maggioranza e
opposizioni. Giacché ci sono, mi permetto perfino di sperare che si tratti di una persona
democratica e antifascista. Tutto qui; se ciò riuscirà, la nostra Associazione ne sarà felice,
soprattutto per la salvaguardia dei valori di cui è portatrice.
► Ha proseguito, con qualche intoppo, il cammino delle Riforme; in particolare
quello della Legge elettorale e della Riforma del Senato.
E’ probabile l’approvazione al Senato, del nuovo testo della Legge elettorale.
Ironia della sorte: il bicameralismo “perfetto”, causa - secondo alcuni - di mille mali, è
tornato comodo al Governo per apportare al Senato, alcune modifiche a quell’orrore che era
– e resta - la Legge elettorale approvata dalla Camera. E non è detto che qualcosa non
cambi, anche nella terza lettura, che dovrà pure essere fatta. Contare su qualche
resipiscenza è, forse, illusorio ma è bene ricordare che, alla fine, ci sono anche le forche
caudine della Corte Costituzionale, che – con ogni probabilità – finirà per doversi occupare
anche di questa legge che continua a non restituire la parola (che è un diritto) ai cittadini.
Noi continueremo la nostra battaglia contro una legge del genere, che sacrifica la
rappresentanza alla governabilità e vìola principi elementari, ormai consacrati e pacifici.
Così come la continueremo contro quella soluzione pasticciata e impraticabile che si è voluto
dare alla riforma del Senato, che si risolve sostanzialmente nella eliminazione di una fonte
importantissima di rappresentanza elettiva. Anche in quel caso, sperare che alla fine prevalga
il buon senso può apparire ormai pressoché inutile; tuttavia non bisogna demordere ed anzi
va continuata e irrobustita la battaglia, che è - l’abbiamo detto più volte – di democrazia.
Abbiamo inviato, il 16 gennaio, una lettera “aperta” a tutti i parlamentari, Deputati e
Senatori, ponendo il delicato problema degli spazi di democrazia e di rappresentanza, posti
in pericolo sia della legge elettorale che dalla riforma del Senato.
Ovviamente, non abbiamo avuto risposte, se non indirette, da parte dei Parlamentari; e non
ce le aspettavamo. Ci sono pervenuti molti segni di attenzione e di piena condivisione; e
questo fa sempre piacere, anche perché il nostro obiettivo, al di là delle battaglie
parlamentari, è quello di informare e coinvolgere le cittadine e i cittadini, purtroppo spesso
poco avvertiti di ciò che sta avvenendo, in questa fase della vita istituzionale del Paese.
Continueremo in questo impegno, cercando di incrementare la partecipazione, che è poi il
vero sale della democrazia. I nostri organismi periferici sono stati avvertiti della necessità di
promuovere incontri e confronti su questi temi, documentando e chiarendo le nostre posizioni
e dimostrando che la nostra intransigenza non è dettata da conservatorismo, ma da amore
per la Costituzione, che è l’unico faro che ci può guidare, per uscire dalla grave crisi, anche
etica e politica, che il Paese sta attraversando.
Organizzeremo presto, in una città del nord, un incontro non tanto di massa, quanto di rilievo
culturale e politico, su tutte queste tematiche. E personalmente parteciperò, accogliendo
inviti che mi sono pervenuti, ad iniziative analoghe promosse da Associazioni che dedicano il
loro impegno, appunto, alla difesa della Costituzione e della democrazia.
Dobbiamo invece registrare una battuta di arresto per quanto riguarda un progetto nel quale
l’ANPI aveva creduto ed “investito”, un “Osservatorio” sulle riforme costituzionali, in grado di
coinvolgere Associazioni e personalità.
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Abbiamo tenuto, nella sede dell’ANPI, due riunioni, nella seconda delle quali ho formulato
una serie di proposte anche per organizzare questa attività e assumere chiare e precise
iniziative nei confronti di coloro cui spetta di decidere.
La seconda riunione ha rivelato serie differenze di vedute su alcuni contenuti e sulle strategie
e si è svolta in un modo che delle mie proposte soltanto una è stata posta in discussione,
mentre delle altre non si è riusciti neppure a parlare, tra fughe in avanti e proposte
spericolate e talvolta confuse.
Ne ho concluso che mancassero i presupposti, in cui avevo sperato, per andare avanti sul
percorso che avevamo cercato di intraprendere. Ho ritenuto più utile, nell’interesse di tutti,
porre fine subito all’esperienza, che pure aveva fatto ben sperare non pochi di noi, nel timore
che una frattura a cammino veramente intrapreso potesse risolversi in una sconfitta non
dell’ANPI, ma dell’intero schieramento delle Associazioni e delle persone che credono nella
Costituzione.
Ci siamo dunque “separati”, senza problemi e, credo, restando amici.
L’ANPI ha continuato da subito la sua strada, realizzando un’edizione speciale della News con
quell’appello a tutti, ma – prima di ogni altro – ai Parlamentari di cui ho fatto cenno.
Altri hanno deciso di continuare, con un cambiamento di nome (non più “Osservatorio”, ma “
Coordinamento”) e forse con più selezionate prospettive.
Auguro sinceramente successo a questi ultimi, la cui attività e le cui iniziative seguiremo con
attenzione, confidando che anch’essi facciano altrettanto nei nostri confronti. La battaglia per
la piena realizzazione della democrazia e della rappresentanza, è necessariamente comune
per molti aspetti. Ed è sempre possibile che le nostre strade trovino altre occasioni per
incontrarsi e percorrere assieme anche qualche tratto di cammino.
Mi dispiace, personalmente, che non sia stato possibile proseguire sulla linea iniziale, in cui
avevo speso idee ed energia. Ma, come Presidente nazionale dell’ANPI, ho sentito e sento
anche il dovere di schierare l’Associazione su linee nette, precise e chiaramente percepibili da
tutti, ovviamente rispettando anche le esigenze del pluralismo interno, che peraltro non
hanno mai impedito né mai impediranno alla nostra Associazione di impegnarsi su linee di
coerenza democratica e costituzionale, meglio se non da soli, ogni volta che ciò sia
concretamente possibile e realizzabile.
La nostra linea sulle riforme, è stata dettata con la grande manifestazione al Teatro Eliseo di
Roma, del 29 Aprile 2014; e da allora è stata mantenuta e rinforzata con estremo rigore e
con assoluta lealtà e chiarezza di obiettivi. Su quella linea proseguiremo ancora, nella
speranza di ottenere, alla fine, quei risultati almeno di rispetto che la nostra Costituzione
merita appieno, nell’interesse ed a garanzia della rappresentanza che spetta ai cittadini e
della coerente possibilità di esercizio della sovranità popolare.
► A proposito della riforma del Senato, un’osservazione che può sembrare
marginale ma non lo è. Alla nuova Camera verrebbe attribuito il potere di
deliberare lo stato di guerra. Ad una Camera sola, dunque; e questo appare già
grave di per sé; un emendamento propone di aggiungere dopo” delibera”, all’art.
78, c. 1, cpv, una severa limitazione: “a maggioranza al sessantasei per cento”.
Si tratta, ovviamente, di una subordinata per chi, come noi, ritiene che il testo complessivo
della riforma non sia accettabile. Ma con l’emendamento si solleva un problema reale e
importantissimo. L’attuale art. 78 della Costituzione assegna il potere di assumere una così
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grave deliberazione “alle Camere”. Nella nuova versione, sarebbe la sola Camera (un solo
partito?) a decidere; e la nuova Camera sarebbe composta con le modalità e nelle forme di
cui si è ampiamente discusso. Attribuirle anche questa “esclusiva” senza neppure limitarne i
poteri con la previsione di una maggioranza particolarmente qualificata, costituisce davvero
un assurdo e un pericolo. Un’ulteriore prova della insensatezza della progettata riforma e
delle sue conseguenze. E un nuovo motivo di allarme per quanti vogliono che la Pace sia
garantita in modo assoluto, predisponendo strumenti adeguati anche in sede istituzionale.
► In questo primo periodo del nuovo Anno, si sono verificati molti fatti nuovi. Si
è inasprita, ancora, la violenza e si è manifestato in modo drammatico e feroce il
terrorismo, dando esempi eclatanti, in Francia e in Africa, dei pericoli che stiamo
correndo e della necessità di essere uniti, per combatterli e vanificarli.
Il problema non è, ovviamente, solo di misure di sicurezza e di prevenzione, che
pure sono necessarie. Occorre anche e soprattutto realizzare una politica di pace, che
impegni tutta l’Europa e non lasci indifferente nessun Paese, grande o piccolo, del mondo. Ed
occorrono anche antidoti culturali e politici al diffondersi di idee deliranti, di fondamentalismi,
di nuove e gravi forme di discriminazione. Deve trionfare, ovunque, la democrazia; ed è
fondamentale la partecipazione dei cittadini, contro ogni forma di indifferenza.
Per questo, ci preoccupa Parigi, ma ci preoccupa anche Cremona (dove sono accaduti fatti
assai gravi) e ci preoccupa il fatto che al Parlamento greco siano riusciti ad entrare troppi
estremisti di destra.
Non è compito nostro commentare le elezioni che si sono svolte in Grecia. Si può solo
prendere atto che c’è stata una grande svolta nella politica greca e nuove forze si sono
presentate all’orizzonte ed hanno avuto successo. Adesso, la speranza è che questo non si
ritorca contro l’unità dell’Europa, che continuiamo a ritenere fondamentale e che anzi, il
successo di una nuova formazione contribuisca a contenere il rigorismo eccessivo finora
praticato ed a favorire, invece, più elasticità, maggiori possibilità di sviluppo e dunque
maggiori prospettive di colmare le disuguaglianze che in questi anni si sono accentuate e di
realizzare una maggiore equità sociale.
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