Allegato: «All 3 PROTOCOLLO MVE

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Dipartimento Prevenzione Medica
Azienda certificata
ISO 9001:2008
All. 3 alla delibera n. 514 del 30/12/2014
PROTOCOLLO PER LA GESTIONE DEI CONTATTI
IN CASO DI INFEZIONE DA VIRUS EBOLA
Ottobre 2014
1. INTRODUZIONE
L’infezione da virus Ebola (MVE) rappresenta oggi, ottobre 2014, una delle principali emergenze sanitarie
internazionali. É altamente improbabile, ma non impossibile, che persone infettate da virus Ebola in Africa,
in particolare in Guinea, Liberia, Congo e Sierra Leone (secondo le indicazioni attuali) possano arrivare in
Italia e quindi sviluppare sintomi dopo il loro arrivo.
Questo documento raccoglie le indicazioni del Ministero e della Regione giunte ad oggi per la gestione dei
contatti di casi notificati.
2. INFEZIONE DA VIRUS EBOLA (MVE)
Descrizione clinica
Sintomi iniziali: febbre, cefalea, malessere generale, artromialgie, iniezione congiuntivale, faringodinia con
edema dei tessuti molli della faringe, disfagia, dispnea.
Sintomi successivi: vomito, diarrea con crampi addominali, esantema maculo-papuloso diffuso, enantema,
congiuntivite, diatesi emorragica, sintomi da compromissione epatica e renale.
Sintomi evolutivi: linfoadenopatia, disidratazione, bradicardia, cachessia, oliguria, edemi, pancreatite,
miocardite, orchite.
Fase emorragica - comparsa fra 5 e 7 giorni: ematemesi e melena, emoftoe, petecchie diffuse, ematuria,
emorragia in sede di prelievo, epistassi, emorragie gengivali, sottocongiuntivali, vaginali. Coinvolgimento
del sistema nervoso centrale: parestesie, letargia, stato confusionale, irritabilità, segni di irritazione
meningea.
Criteri diagnostici di laboratorio
Coltura virale, ricerca degli antigeni, rilevazione degli acidi nucleici e visualizzazione con microscopia
elettronica. Indagini sierologiche. Da eseguire in centri di riferimento con laboratori di livello di sicurezza
biologica massimale (BSL4).
Definizione di caso
Il sospetto di MVE va posto in tutti i pazienti che:
CI02.01.01 rev.01 del 30/01/2010
−
hanno recentemente visitato una delle aree affette
http://www.who.int/csr/disease/ebola/evd-outbreak.jpg)
(situazione
aggiornata
al
sito
web
o
−
hanno curato o sono entrati in contatto con i fluidi corporei o campioni clinici di un soggetto (o di un
animale), vivo o morto, malato o fortemente sospettato di avere la febbre emorragica virale.
e
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−
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manifestano i seguenti sintomi, soprattutto ad insorgenza improvvisa, entro 21 giorni dalla visita nelle
zone colpite/ contatto con fluidi corporei del malato o sospetto tale:
• febbre >38°C
• mal di testa
• mal di gola
• diarrea profusa e vomito (una caratteristica rilevante dell’attuale focolaio)
• malessere generale.
Agente eziologico
Il virus Ebola è un virus ad RNA, appartenente alla famiglia dei Filovirus. Il virus è presente in Africa ma ad
oggi non è noto quale sia il serbatoio animale, forse rappresentato da pipistrelli. Gli uomini rappresentano
ospiti intermedi.
Diffusione
In passato sporadici focolai in Africa. Ad agosto 2014 l’infezione da virus Ebola è una delle principali
emergenze sanitarie internazionali ed è diffuso in Guinea, Liberia, Congo e Sierra Leone (cartina con
situazione aggiornata al sito web http://www.who.int/csr/disease/ebola/evd-outbreak.jpg).
Fonte di infezione
La trasmissione dal serbatoio naturale all’uomo non è nota, ma si ipotizza che possa avvenire tramite la
macellazione di primati infetti, di pipistrelli o anche mangiando frutta contaminata da pipistrelli.
Modalità di trasmissione
La trasmissione interumana avviene in seguito a contatto diretto con sangue, secrezioni, urine, organi,
liquido seminale, contatti stretti con persone o cadaveri infetti. Il rischio è più elevato durante la fasi tardive
della malattia, quando il paziente vomita, ha diarrea o presenta emorragie. La trasmissione aerea non è stata
documentata.
Periodo di incubazione
Da 2 a 21 giorni.
Periodo di contagiosità
Dalla comparsa dei sintomi sino alla guarigione clinica. La trasmissione per contatto sessuale è segnalata
fino a 7 settimane dopo la guarigione clinica.
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Segnalazione notifica
Immediata a cura del medico curante a:
- ASL
- Ministero della Salute: [email protected]
- DG Salute - UO Governo della Prevenzione e tutela sanitaria:
[email protected] – telefono 02.67652065
[email protected] - telefono 02.67652037
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Provvedimenti nei confronti del malato e provvedimenti nei confronti di conviventi e contatti
La tabella sottostante definisce le misure da adottare:
Legenda
1 contatti casuali: es.: viaggio aereo o soggiorno nello stesso albergo di un malato; viaggi su mezzi pubblici
a fianco di malato; personale sanitario adeguatamente protetto.
2 contatti stretti vanno considerati:
a basso rischio: contatto faccia a faccia senza DPI adeguati con malato febbrile deambulante. Sono
compresi anche i familiari e i sanitari (esame obiettivo, misurazione febbre o della pressione arteriosa)
che lo hanno assistito durante la malattia;
a rischio moderato: contatto faccia a faccia senza DPI adeguati con malato grave (vomito o tosse o
diarrea o epistassi o altri sanguinamenti);
ad alto rischio: contatti mucosi come bacio o rapporto sessuale o puntura accidentale o ferita penetrante
con contatto con materiali biologici di paziente grave o con diagnosi accertata.
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Terapia
Terapia di supporto per la volemia ed il bilancio elettrolitico; plasma e piastrine per i sanguinamenti;
profilassi antibiotica per la sovrainfezioni batteriche.
Sono in fase di valutazione alcune terapie sperimentali.
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PROTOCOLLO D’INTERVENTO DEL PERSONALE SANITARIO ASL
IN CASO DI SEGNALAZIONE DI CASO DI MVE
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ASL deve provvedere all’attuazione dei provvedimenti nei confronti dei contatti stretti, al fine di identificare
precocemente l’eventuale insorgenza di sintomi compatibili con MVE e ridurre il rischio di trasmissione del
virus. Questi dovranno sottoporsi ad un periodo di sorveglianza sanitaria, per almeno 3 settimane dal
momento dell’ultimo contatto con malato sintomatico.
A seguito di notifica (telefonica, cartacea, via mail), la comunicazione va trasmessa immediatamente al
direttore del Dipartimento di Prevenzione Medico ed dirigente medico del distretto.
Di seguito la procedura operativa dall’arrivo della notifica:
− l’operatore sanitario recepisce dal personale della struttura di ricovero:
a) i dati anagrafici del paziente
b) il domicilio
c) l’elenco dei contatti stretti
d) il loro recapito telefonico
e) l’indicazione del tempo previsto per la ricezione dell’esito degli accertamenti di laboratorio
f) procede alla attribuzione del rischio (basso, moderato, alto) ai contatti individuati, mediante
intervista telefonica
Contatti a basso rischio - l’operatore sanitario:
a) Fornisce adeguate informazioni riguardo ai seguenti punti:
- la specifica condizione di rischio;
- i sintomi di esordio della malattia;
- contatto diretto o indiretto di altre persone con il sangue, ad esempio tramite l’uso in comune di
strumenti per l’igiene personale o il soccorso per piccole ferite; le modalità di trasmissione,
mettendo in evidenza la necessità di evitare assolutamente il
- l’opportunità di evitare farmaci che possano mascherare l’insorgenza di febbre.
b) Avverte il medico curante
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Contatti a rischio moderato - l’operatore sanitario, in aggiunta a quanto previsto per il contatto a
basso rischio:
a) Prescrive un periodo di quarantena domiciliare per 21 giorni a partire dall’ultimo contatto con il
malato, salvo interruzione anticipata a fronte di esito analitico laboratoristico che escluda MVE
nel caso indice. All’interno di ASL e con il coinvolgimento dei Servizi Sociali del Comune
verranno valutate particolari necessità garantendo il supporto necessario.
b) Richiede l’automisurazione della temperatura ogni 12 ore, chiedendo riscontro telefonico.
c) Prescrive l’immediata comunicazione telefonica ad ASL (fornire recapiti telefonici) in caso di
comparsa di febbre >38°C o altri sintomi, come da definizione di caso.
NB: il contatto viene riclassificato come “caso sospetto” ed ASL ne darà immediata
comunicazione telefonica all’ospedale di riferimento territoriale per il loro trasporto e
trattamento.
Contatti ad alto rischio - L’operatore sanitario:
a) Informa sulla necessità di un periodo di quarantena in regime di ricovero ospedaliero, nella
struttura infettivologica di riferimento, fornendo ogni informazione sulla durata della stessa.
b) Comunica all’ospedale di riferimento l’individuazione di contatti ad alto rischio affinché venga
applicato il protocollo di trasporto e trattamento.
Si specifica che ad oggi il processo di sorveglianza sanitaria non prevede contatti diretti tra operatori sanitari
e persone sottoposte a sorveglianza sanitaria. L’utilizzo dei DPI dovrà essere preceduto da una specifica
formazione a cura del personale ospedaliero del reparto malattie infettive.
Il presente documento è passibile di aggiornamenti, anche a breve.
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