Cronaca del viaggio - Istituto Cino da Pistoia

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Istituto Comprensivo Statale “CINO DA PISTOIA”
Viaggio di istruzione 22 Maggio 2017
Classe I A
PRACCHIA-ORSIGNA
Programma:
Ore 8.10
Ore 8.27
Ritrovo degli alunni alla Stazione ferroviaria di Pistoia Ovest
Partenza per Pracchia – Linea Porrettana
Ore 8.55
Arrivo alla Stazione di Pracchia;
Incontro con Simone Vergai, naturalista e guida ambientale
della Cooperativa Itinerari di Villa La Collina, che ci guiderà
per l’intera escursione
Ore 9.00 Trasferimento con pulmino privato da Pracchia ad Orsigna
Ore 9.30 Percorso didattico: “Antichi mestieri della Montagna pistoiese”
Ore 12.00 Inizio escursione lungo il torrente Orsigna direzione Pracchia
con soste per osservazioni ed analisi: ecosistema e qualità dell’acqua.
Ore 13.00 Sosta per pranzo al sacco
Ore 15.44 Partenza da Pracchia per Pistoia
Ore 16.10 Arrivo alla Stazione di Pistoia Ovest
Eccoci nel
piccolo
borgo di
ORSIGNA.
Siamo a
circa 806
metri sul
livello del
mare. Siamo
partiti da
Pistoia (68
metri s.l.m)
e con il
treno siamo
arrivati a
Pracchia
(620 metri s.l.m.) poi, con il bus fino qui. Simone spiega il concetto di altitudine e ci
fa riflettere su come è cambiato l’aspetto del territorio durante l’ascesa.
Spiega poi come si è formata la valle del torrente Orsigna; l’appennino divide
longitudinalmente
la nostra penisola;
ora siamo
sull’Appennino
tosco-emiliano che
rappresenta lo
spartiacque fra il
Mar Tirreno
(versante toscano) e
Mar Adriatico
(versante Emiliano).
Il torrente Orsigna è
un affluente del
Reno che sbocca nel
Mar Adriatico.
Simone spiega anche come orientare una mappa con la bussola o con il sole.
Ecomuseo della Montagna pistoiese.
Nella valle di Orsigna, la cooperativa Val
d’Orsigna ha ristrutturato e reso attivi vari
edifici con cui trasforma i frutti del bosco:
un "metato", per seccare le castagne e un
molino. Il Molino di Giamba fu costruito
nel 1820 e rimase attivo sino al 1947.
Restaurato nel 2000, è inserito
nell'Itinerario della Vita Quotidiana
dell'Ecomuseo della Montagna Pistoiese.
È stato riattivato l'intero processo di
lavorazione delle castagne che, iniziando
con la raccolta, prosegue con l'essiccazione
nel metato e finisce con la macinatura mediante il molino ad acqua, dotato di due
ruote orizzontali. Per giungere al mulino e oltrepassare il torrente sono stati
costruiti, sulla base dei disegni di Leonardo da Vinci, due ponti in legno
autoportanti.
In Val d'Orsigna è, inoltre, stata allestita, con scopi didattici, la Via del Carbone.
Lungo il percorso è possibile visitare la capanna del carbonaio e una carbonara
sezionata.
Visitiamo il
Metato o
Seccatoio
Il metato
dell’Orsigna è
tutt’ora
funzionante
Il metato è un edificio
con pareti e tetto di
lastre di pietra, diviso
al suo interno in due
livelli da un solaio di
legno di castagno, "graticcio" o “canniccio”, sul quale vengono stivate le castagne
fresche, fino ad uno spessore di circa 70 cm. Al centro della stanza, al piano terra,
viene acceso e alimentato costantemente per 40 giorni un fuoco di legna i cui fumi e
calore passano attraverso
il graticcio e lo strato di
castagne. È fondamentale
che le castagne vengano
periodicamente
“rivoltate” in modo da
ricevere tutte lo stesso
grado di calore e che la
temperatura rimanga
costante poiché un calore
troppo elevato accelera
l’essiccazione delle
castagne con conseguente
ottenimento di farina di
scarsa qualità. Una volta
seccate, le castagne devono essere private del guscio e della buccia; questo, una
volta, veniva fatto attraverso l’operazione della “battitura”: le castagne secche si
mettevano in appositi recipienti, le bigonge, e si battevano energicamente con uno
strumento appuntito. Al termine della battitura le donne trasferivano le castagne
secche nella “vassoia” e con ripetuti movimenti le agitavano per eliminare il
“polverino”. Sempre alle donne
spettava il paziente e prezioso lavoro
del vaglio: le castagne “bacate o
poco bone” venivano scartate per
non danneggiare la qualità della
farina. Le castagne buone venivano
poi raccolte in sacchi di iuta per
essere portate al mulino e macinate
con macine in pietra.
Mulino di Giamba
Simone ci spiega come è strutturato
il mulino e come la ruota idraulica
ha rappresentato per lungo tempo
lo strumento capace di far
funzionare molti opifici sfruttando la
forza dell’acqua.
L’acqua del torrente viene deviata in
un canale artificiale la gora; attraverso
la chiusa è possibile regolare il flusso
dell’acqua.
La gora conduce l’acqua ad una vasca di raccolta, il bottaccio
L’acqua in eccesso esce dal bottaccio da un canale laterale, il troppopieno
Dal bottaccio, attraverso
una conduttura detta
tromba l’acqua cade
sulla ruota idraulica (il
ritrecine), mettendola in
movimento.
Disegni di
Rolando
Nesti
La ruota idraulica del Mulino di Giamba è orizzontale
L’interno del mulino
All’interno del mulino Francesca,
della cooperativa che gestisce il
mulino, ci illustra il suo
funzionamento
Continuiamo il nostro percorso con la visita alla carbonaia didattica
Simone ci illustra come
veniva costruita e come
veniva prodotto il
carbone vegetale
Siamo all’interno
della capanna che
costruivano i
carbonai per
trascorrere tutto il
tempo necessario
alla produzione del
carbone vegetale.
Per il tetto, le pareti e
rendere morbidi i giacigli si
usavano le piante di
ginestra che si chiama per
l’appunto ginestra dei
carbonai
La nostra escursione prosegue
lungo le rive del torrente Orsigna
dove ci occuperemo di valutare la
qualità dell’acqua attraverso la
ricerca dei macroinvertebrati.
Prima di tutto registriamo la
temperatura dell’acqua del
torrente (10,2 °C); poi Simone ci
spiega che la salinità dell’acqua
dipende dalla composizione delle
rocce su cui scorre l’acqua; ci fa
comprendere che per la vita degli
organismi è molto importante
anche l’ossigenazione dell’acqua
garantita dal suo moto turbolento.
Più un ambiente è ricco di
popolazioni numerose di
organismi di specie diverse
(biodiversità), più è
favorevole alla vita.
Prelevando acqua dal
torrente troviamo molti e
vari macroinvertebrati (larve
di insetti e crostacei); ciò è
sintomo di buona salute del
torrente
Simone ci mostra anche
come, attraverso la
reazione chimica con
l’acido cloridrico, è
possibile stabilire la se
una roccia contiene
molto carbonato di calcio
(“frigge tanto”) o poco
(modesta reazione)
Durante il percorso ci
soffermiamo anche ad
osservare insetti come un
magnifico esemplare di
Carbonaio
e ad osservare piante
particolari come la cosidetta
“porrina” perché strofinando le
verruche (i “porri”) con la sua
linfa, queste regrediscono fino a
scomparire
Prima di arrivare a Pracchia passiamo
accanto all’edificio che un tempo
ospitava la DOGANA; qui infatti c’era il
confine di stato e chi lo attraversava
doveva pagare il dazio sulle merci.
Infine arriviamo a Pracchia dove
ci dissetiamo alla Fontana del
Viandante; Simone ci dice che
quest’acqua è miracolosa perché
fa sviluppare l’intelligenza;
qualcuno ne riempie 2 o 3
bottiglie!
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