Effetti ed indicazioni

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Terapia del Dolore,
Elettrostimolazione,
Ionoforesi
EFFETTI BIOLOGICI DELLA CORRENTE ELETTRICA
Gli effetti biologici principali delle correnti elettriche a scopo
terapeutico sono i seguenti:
■ Chimici (fisico-chimici)
■ Eccitomotori
■ Antalgici
■ Trofici
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EFFETTI CHIMICI
Gli effetti chimici della corrente elettrica impiegata nella terapia
fisica sono legati allo sfruttamento delle proprietà elettrolitiche della
corrente elettrica. Quando quest’ultima
scorre in un liquido ed in particolare in un liquido in cui vi sia
presente un medicamento in forma ionica, rende possibile la
migrazione del farmaco attraverso la cute all’interno del corpo
umano.
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EFFETTI ECCITOMOTORI
Gli effetti eccitomotori sono dati dalla possibilità di provocare, in
modo diretto o indiretto, una contrazione muscolare. Perché ciò
avvenga, occorre che la corrente possieda intensità e durata di
impulso adeguate. La contrazione (stimolazione) diretta del muscolo
si ottiene grazie ad una stimolazione delle fibre muscolari. Mentre, la
stimolazione indiretta viene ottenuta tramite la depolarizzazione del
nervo motore.
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EFFETTI ANTALGICI
Gli effetti antalgici della corrente elettrica sono dati da una parte
all’interazione della corrente elettrica con i recettori del dolore e
dall’altra parte all’induzione da parte della corrente elettrica della
stimolazione di sostanze che il nostro corpo è in grado di produrre se
opportunamente indotto deputate alla riduzione del dolore
(endorfine).
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EFFETTI TROFICI
Gli effetti trofici sono dovuti sostanzialmente all’effetto Joule della
corrente elettrica che, ad una certa intensità, è in grado di produrre
calore. L’effetto termico provocato dalla corrente elettrica determina
vasodilatazione locale e da tale fenomeno discendono diversi effetti
benefici
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ELETTROSTIMOLAZIONE DEL MUSCOLO INNERVATO
L’elettrostimoalzione del muscolo innervato trova invece impiego in
vari campi della medicina (ortopedica, traumatologica, neurologica,
sportiva, estetica). La sua indicazione è precipuamente indicata ai
casi di ipotrofia muscolare da non uso, poiché un muscolo che non si
contrae si atrofizza, essendo la sua vascolarizzazione legata
all’attività contrattile.
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Non vi è alcuna difficoltà ad ammettere che l’esercizio
volontario costituisce la forma più valida di trattamento dell’ipotrofia
muscolare, ma non è sempre possibile effettuarla, non è sempre
possibile ottenere esattamente la contrazione selettiva di
determinati muscoli.
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I PARAMETRI DA SCEGLIERE NELLA STIMOLAZIONE
MUSCOLARE
Il tipo di corrente
Sostanzialmente, sulla base dell’inquadramento del muscolo se
innervato in modo normale o denervato, l’operatore ha due scelte:
■ nel caso di denervazione, le correnti congeniali sono le correnti
monofasiche rettangolare, triangolare o triangoloesponenziale
■ mentre, nel caso di muscoli innervati, la scelta cadrà su una delle
correnti alternate di stimolazione (IF di stimolazione, Kotz, Bifasica)
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In via generale, si dovranno mediamente considerare i seguenti valori
per la stimolazione dei muscoli normo innervati:
■ Braccio 150 µsec
■ Avambraccio 200 µsec
■ Tronco (suepriore) 250 µsec
■ Tronco (inferiore) 300 µsec
■ Coscia 350 µsec
■ Gamba 400 µsec
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FREQUENZE ED EFFETTI
1 15 Hz La muscolatura si contrae in modo ritmico. Generalmente
viene utilizzato questo range nel drenaggio e nel trattamento degli edemi
15 20 Hz È una situazione “ibrida” costituita da contrazioni veloci, non
particolarmente intense ma a volte questa situazione intermedia tra lo stimolo ed il
drenaggio è utile in soggetti che mal sopporto la stimolazione pura.
20- 50 Hz Si portano in contrazione prevalentemente le fibre lente.
Con questa scelta si riescono a migliorare la qualità alla resistenza alla fatica, alla
vascolarizzazione delle fasce muscolari ed è perciò indicata nel trattamento delle
ipotonie da non uso e delle amiotrofie.
50 75 Hz Si stimolano le fibre intermedie, praticando un lavoro di
rinforzo, di resistenza e di miglioramento delle performance muscolari. È utile nella
fase avanzata del trattamento delle ipotonie ed amiotrofie; ed in particolare è utile
nell’allenamento e nella pratica sportiva di atleti che sfruttano le performance
aerobiche.
Oltre i 75Hz Si utilizzano nel trattamento delle fibre veloci e soprattutto
nell’allenamento di sportivi che utilizzano le doti di forza
e di rapidità
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ELETTROANALGESIA
Quando si applica una corrente continua si determina un accumulo di
cariche negative in corrispondenza del catodo e di cariche positive in
prossimità dell’anodo.
L’iperpolarizzazione delle membrane dei recettori del dolore e delle
fibre nervose, che si produce nei pressi dell’anodo aumenta la soglia
di stimolazione per cui si ha una inibizione della trasmissione
dell’eccitazione.
Tale effetto anaelettrotonico viene inoltre aiutato dall’azione sedativa
della c.d. galvanizzazione discendente. Studi eseguiti sull’uomo hanno
evidenziato che il passaggio della corrente in senso ascendente
(catodo in alto) nel midollo spinale ed in genere in una struttura
nervosa, determina un aumento dell’eccitabilità, mentre il passaggio
della stessa corrente in senso inverso (catodo in basso) ha un
effetto antalgico.
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Tecniche di applicazione
Due sono le tecniche comunemente utilizzate:
1. la TENS classica (o convenzionale)
2. TENS tipo elettroagopuntura.
La TENS convenzionale è caratterizzata da stimoli di breve durata
(60-150 microsec), di debole intensità e di frequenza relativamente
alta (80-100 Hz). Agisce stimolando le fibre afferenti di maggior
calibro, a soglia più bassa e cronassia inferiore, innescando il
meccanismo del gate-control. La sua sede d’azione è quindi
prevalentemente midollare, segmentaria. L’analgesia che si ottiene è
rapida ma di assai breve durata.
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La TENS di tipo elettroagopuntura è invece contraddistinta da impulsi
di durata maggiore (100 - 250 microsec), di intensità mediamente più
elevate e di frequenza bassa
(1-4Hz). l’analgesia indotta compare tardivamente, dopo una latenza
di almeno 30 min., ma resiste più lungo rispetto a quella ottenuta
con una TENS ad alta frequenza
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LA IONOFORESI
Sappiamo che quando si fa passare una corrente unidirezionale
attraverso una soluzione acquosa contenente sostanze ionizzabili si
verifica una migrazione di ioni verso l’elettrodo di segno opposto: gli
ioni positivi (cationi) vengono attirati verso il polo negativo o catodo,
gli ioni negativi (anioni) verso il polo positivo o anodo.
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Dal momento che numerosi medicamenti sono solubili in acqua e si
trovano in uno stato ionico è possibile introdurre tali ioni attraverso
la cute. La ionoforesi (o dielettrolisi) medicamentosa è una metodica
che consente di far migrare all’interno dei tessuti per via
cutanea delle sostanze medicamentose in forma ionizzata. Soltanto le
correnti unidirezionali hanno tuttavia tale potere ionoforetico, che
risulta massimo per una corrente continua, minore per una corrente
unidirezionale di bassa frequenza e di lunga durata ed ancora minore
per una corrente bidirezionale (es. correnti di media frequenza e
correnti interferenziali).
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La ionoforesi medicamentosa è diventata ormai una metodica
largamente utilizzata e numerose sono le sostanze che vengono
introdotte per via ionoforetica.
E’ naturalmente indispensabile conoscere preventivamente la polarità
del farmaco o del prodotto attivo, che deve essere posto in
corrispondenza dell’elettrodo di uguale polarità.
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La corrente viene applicata aumentando lentamente l’intensità sino a
determinare una sensazione non spiacevole di formicolio a livello
dell’elettrodo attivo. Il paziente deve essere informato della
sensazione che dovrà avvertire, così da poter segnalare
tempestivamente se comincia ad accusare fastidio o ad avvertire un
bruciore. La comparsa di un’ustione è quasi sempre espressione di
una tecnica non corretta (intensità eccessiva o elettrodo non
omogeneamente posizionato) ma il paziente deve mantenere ferma la
regione corporea sulla quale sono stati applicati gli elettrodi.
Particolare prudenza deve essere osservata nei soggetti che
presentano una diminuzione della sensibilità.
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