Cenni geomorfologici e geologici

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Comune di Amalfi
Settore Innovazione,
Ambiente e Lavori Pubblici
PROPOSTA DI INSERIEMNTO NEL REGISTRO NAZIONALE DEI PAESAGGI RURALI STORICI RELATIVA A
PORZIONE DEL TERRITORIO DEL C OMUNE DI AMALFI
Elaborato:
8.5 Cenni geomorfologici e geologia
RESPONSABILE del
Settore Innovazione,
Ambiente e Lavori Pubblici
IL R.U.P. : ing. Pietro FICO
RESPONSABILE DEL
PROCEDIMENTO
Settore Innovazione,
Ambiente e Lavori Pubblici
ing. Emanuela MARROCCO
PROGETTISTA
ing. E. MARROCCO
dott. M. INSERRA
REDATTORE DELLA
PROPOSTA:
Ass. all’Agricoltura del
Comune di AMALFI
dott.ssa A. AMATRUDA
DATA: Novembre2016
Largo Francesco Amodio, snc | 84011 AMALFI (SA) | Tel (+39) 089 8736233 | Fax (+39) 089 871646
[email protected] - www.amalfi.gov.it
L’origine del territorio di Amalfi e la coltivazione dei limoneti
La superficie solida della Terra, nota come crosta, non è uniforme, ma costellata da rilievi
montuosi,colline, pianure e dalle morfologie del ciclo dell’acqua. Per interpretare
questi
lineamenti.e i fenomeni che appaiono su di essa, è necessario conoscere ciò che si è verificato a
intervalli temporali tanto grandi in cui sono coinvolte non solo le modificazioni degli ambienti
naturali, ma anche le continue ristrutturazioni profonde della
crosta. La geologia, sotto
quest’aspetto “storia naturale “, fornisce i principi e i metodi di ricostruzione con lo studio delle
rocce sedimentarie che hanno registrato i proccesi fisici e biologici accaduti in successione
temporale.
Formazione delle rocce della costiera
La Terra ha raggiunto la sua individualità tra 4.6 e 4.7 miliardi di anni, ha un raggio di 6371 Km ,
ma gli
avvenimenti naturali ricostruibili nel territorio di Amalfi risalgono a molto tempo dopo,
quando l’aspetto generale dell’attuale mediterraneo era diverso. L’allegato schema ( fig. 1 ) riporta
l’aspetto geografico di 195 miln di anni fa ( periodo Giurassico inferiore ), con l’asterisco l’area in
cui si sono formate le rocce costituenti la penisola sorrentina-amalfitana.Si notano due estese masse
continentali,a nord
il continente LAURASIA
e a sud
il continente GONDWANA
delimitavano un vasto oceano, il PALEOTETIDE, a forma di un enorme golfo, con mari
che
poco
profondi , non superiore a qualche centinaio di metri, alternati ad aree emerse con isolotti e
scogliere. Al margine dei bassifondi le onde oceaniche si frangevano non appena diminuiva la
profondità, così si aveva una zona di acque ossigenate,ideali per la vita delle alghe e di altre piante
e animali che vivevano sul fondo in grandi associazioni tra organismi, i quali condividevano la
necessità che l’acqua in movimento portasse cibo e ossigeno. Questi organismi erano in grado di
sottrarre all’acqua marina il carbonato di calcio in essa disciolto e di edificare scheletri a sostegno
delle parti molli. Un’importante componente della flora era rappresentata
dall’alga
Palaeodasycladus mediterraneus ( fig. 2 ) i cui talli fossilizzati si rilevano nelle rocce sotto forma di
bastoncini di colore chiaro lunghi 8-10 cm . La proliferazione di questi organismi presuppone un
clima caldo, del tipo tropicale. Le ricostruzioni basate sullo studio del paleo-magnetismo
confermano l’ipotesi che estese zone della crosta si sono spostate da una posizione vicino alle
latitudini più basse. L’azione ondosa produceva grande quantità di detriti sia minerali che organici,
questi ultimi originati dalla frantumazione delle conchiglie e parti solide degli organismi. Questi
prodotti sedimentavano sul fondo dove le acque meno agitate favorivano la formazione di strati
1
orizzontali limitati da superfici piano parallele con spessore variabile dal dm fino alla formazione
di banchi potenti qualche metro. Dopo la sedimentazione, la massa dei sedimenti ha subito una
profonda trasformazione chimico-fisica con la compattazione meccanica e reazioni chimiche che
hanno trasformato il carbonato di calcio CaC0 3 dei resti organici,sotto forma di aragonite, nel
minerale stabile calcite costituendo le rocce sedimentarie stratificate classificate calcari. Nelle
acque marine è diffuso anche l’elemento chimico magnesio Mg sotto forma di cloruro MgCl 2 e
solfato MgS0 4 ( responsabili del sapore salato e amaro dell’acqua marina), questo elemento forma
il minerale dolomite ,carbonato doppio di calcio e magnesio CaMg(C0 3 ) 2 che in associazione con
la calcite da luogo a una varietà di calcari noti come calcari dolomitici , molto diffusi e intercalati
negli strati calcarei affioranti ad Amalfi e in costiera ( da Maiori fino a Vietri è prevalente la roccia
dolomitica formatasi nel precedente periodo Triassico superiore) In particolari condizioni la
dolomite costituisce da sola
rocce dette appunto dolomitiche, un esempio si rileva in località
albergo S. Caterina e Cappuccini. Per un tempo lungo che attraversa periodi geologici ( 195—65
miln di anni ) i mari conservavano bassa profondità e, con l’ abbondante luce del sole (zona
eufotica ), la sintesi clorofilliana favoriva la formazione di estese praterie sottomarine costituite
dalle alghe che non solo hanno costruito uno scheletro calcareo fossilizzato,ma permesso anche lo
sviluppo di una ricca fauna di organismi difesi da un guscio calcareo. che, divenuto fossile come
quello delle alghe, hanno avuto grande importanza litogenetica.
La serie sedimentaria della
costiera raggiunge altezze superiore a 1000 m, in profondità uno spessore di circa 4 Km, ma le
caratteristiche fisico-chimiche non variano. Il fenomeno è interpretato con questo meccanismo: la
formazione di un dato spessore di sedimenti era seguito da un lento abbassamento del bacino
sedimentario, in tal modo gli strati successivi si formavano nelle medesime condizioni dei
precedenti. Tali condizioni , iniziate nel
periodo geologico
Trias (200 miln di anni fa ),
persistevano nel Giurassico e nel successivo periodo Cretaceo quando un abbassamento dei
fondali ha determinato una modificazione della fauna con la proliferazione di organismi di minori
dimensioni e la formazione di strati molto regolari e uniformi, litologicamente simili ai precedenti
Verso la fine del periodo l’area amalfitana faceva parte di una piattaforma calcarea molto vasta,
denominata piattaforma campano-lucana. ( n° 1 fig.3)
Movimenti di emersione
La piattaforma carbonatica, alla fine dell’era mesozoica (fine Cretaceo, 65 miln di anni fa ) affiorò
sul livello del mare con interruzione della sedimentazione. Ma si preparavano profonde e
2
complicate ristrutturazioni dell’intera crosta terrestre , la piattaforma si spostava verso Est in
direzione di una placca denominata placca Apula ( fig 3, Miocene inf. 22-20 miln) la collisione ha
causato sovrascorrimenti
su altre formazioni rocciose.
In epoche successive
disarticolazioni e smembramenti in modo tale che l’originaria piattaforma perse
avvennero
la sua
individualità. Nel periodo Pliocene ( 6-5 miln di anni fa ) si hanno i primi veri movimenti
orogenetici con la surrezione delle masse calcaree più periferiche della piattaforma, ma è nel
Pleistocene inferiore ( circa 1,5 miln di anni fa ))e medio che si individua e si innalza la catena dei
M. Lattari con il sollevamento degli strati che formano il “ pilastro tettonico “ della Penisola
Sorrentina -.Amalfitana ( fig. 4 ), mentre a nord e a sud della penisola gli strati sono spostati in
profondità dalle forze tettoniche con la formazione rispettivamente del golfo di Napoli e di Salerno.
Attualmente la pila sedimentaria della costiera è costituita da monoclinali (= strati rettilinei
inclinati) con immersione verso nord.
Caratteristiche del territorio
L’area comunale, con superficie di 7 Kmq circa, ha una forma triangolare simile a quella degli altri
centri costieri, la base del triangolo è rappresentata dal litorale che presenta un’orlatura di punte
che vanno dalla Torre d’Amalfi fino al Capo Settica, poi .
protende verso l’interno con la valle
del torrente Grevone-Canneto la cui asta fluviale è di circa 5 Km.
Le caratteristiche di ogni territorio dipendono dalla serie di trasformazioni che si sono succedute
nel tempo, e per una comprensione del panorama e dell’intensa dinamica morfologica che ha
interessato l’area in esame, si descriveranno 1) la serie stratigrafica completa,2) la morfologia e le
condizioni di rischio, 3) concludendo con aspetti di geologia applicata.
1) Serie stratigrafica e caratteristiche litologiche
La sequenza delle rocce affioranti nel territorio urbano sono costituite, iniziando dal basso, dai
calcari e calcari dolomitici del Giurassico inferiore ( cfr. formazione delle rocce ), di colore grigio
chiaro, a tessitura detritica, solidi e compatti per gli effetti della cementazione e consolidazione
naturale dell’originario sedimento.Nelle serie calcarea si intercalano strati di rocce dolomitiche
rinvenute lungo le pareti tra la località S. Caterina e Cappuccini.In questo livello la roccia è molto
compatta e al martellamento si sente l’odore solforoso e bituminoso. La stratificazione è poco
distinta e prevale l’aspetto massiccio, in superficie i calcari sono fratturati a causa dell’azione delle
forze di sollevamento. In località Palavena di Pogerola
si rileva l’evidente cambiamento
3
stratigrafico nel passaggio ai calcari del Cretaceo, ben stratificati e poggianti in discordanza sui
calcari dolomitici del Giurassico. Le ottime caratteristiche meccaniche di queste rocce ( le proprietà
tecniche le raggruppano in un’unica classe ) assicurano morfologie verticali e a strapiombo, stabili
nel tempo. La serie stratigrafica, nel territorio urbano e oltre, si completa con le stratificazioni dei
depositi di natura vulcanica
sovrapposti alle rocce calcaree distinguibili in due gruppi: rocce
vulcaniche solidificate di consistenza tufacea e rocce incoerenti geotecnicamente sciolte. I tufi
affiorano estesamente verso la valle delle Ferriere e nelle aree morfologicamente depresse, sono
costituiti da lapilli, scorie di piccola dimensione e pozzolana in alternanza e senza alcuna regolarità
anche per gli effetti della sedimentazione per flusso, stratificati e in giacitura orizzontale. Nelle
vicinanze del Liceo affiorano banchi di natura piroclastica di colore grigio chiaro, costituiti da
scorie e
detriti vulcanici a granulometria grossolana, consolidati e con struttura simile
all’ignimbritica, di spessore non determinato,inclinati in direzione nord. Le piroclastiti sciolte sono
costituite da straterelli di ceneri, scorie e pomici a granulometria ghiaiosa, di colore biancastro,
depositate sui rilievi e sui fianchi della valle fluvio-torrentizia con spessori crescenti verso valle,
originati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Questi prodotti , dopo aver colmato le depressioni
vallive, in parte sono stati dilavati dalle acque superficiali nel tratto inferiore della valle con
depositi di pomici non rilevabili direttamente in quanto nascoste dal tessuto urbano. Notevole è
l’importanza della serie piroclastica per le costruzioni e le coltivazioni agricole pregiate
2) Morfologia
Il territorio urbano fa parte del versante meridionale dei M. Lattari, in particolare è posto a sud dello
spartiacque generale che da Punta Campanella prosegue fino a Tramonti –Cava de’ Tirreni. In
questo settore si rileva una fitta rete di faglie ( fig.5 ), prodotte dalle descritte dislocazioni, che
hanno condizionato morfologia , orografia e la rete idrografica. Il territorio urbano è confinato da
due versanti scoscesi , risultato della combinazione di due piani di faglia lungo i quali è avvenuto un
moto relativo di sprofondamento della risultante piastra rocciosa triangolare ( fig. 6 ) limitata tra i
suddetti piani e protende nel mare. Nonostante la sfavorevole morfologia l’insediamento storico
non ha mostrato alcuna tendenza a sfuggire i pericoli rappresentati dalle pareti calcaree, la cui
superficie è zona di possibile distacco di massi.. L’abitato comunale, comunque, è caratterizzato
da un assetto edilizio tendente a risalire verso i versanti rocciosi, questo particolare sviluppo trova
spiegazione nella presenza di ripiani vallivi alluvionali formatisi ai lati della valle, conseguenti a
fasi di escavazione torrentizia per il sollevamento delle masse rocciose(pleistocene medio e mediosuperiore) .Sulla superficie di questi ripiani,erosi e modificati, giacciono parte dei prodotti
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piroclastici. Collegati ai detti moti di sollevamento risultano le morfologie incassate e i versanti
verticali che incanalano le acque del torrente Grevone- Canneto nel tratto iniziale di via delle
Cartiere (nelle vicinanze del Liceo) Il versante destro orografico è caratterizzato da un arretramento
per erosione piano parallela che dilata la valle verso la costa. A monte del rione Vallenula vicino
S. Biagio il rilievo è troncato da una piano verticale conseguenza di un crollo che le cronache
registrano di epoca medioevale. Il versante sinistro presenta
un tratto verticale, poi un brusco
raccordo con ripiani meno inclinati e terrazzati a scopo coltivo.
Nonostante l’assoluta diffusione delle rocce carbonatiche, la morfologia è stata scolpita più
dall’erosione fluvio-torrentizia che dall’azione del carsismo che è stato limitato dalla presenza delle
rocce dolomitiche meno solubili. Nel territorio si rileva comunque la presenza di grotte in cui sono
sviluppate tutte le manifestazioni legate a questo specifico fenomeno.
Collegato alla morfologia della costa trova probabilità di accadimento l’inquinamento del mare
(lungo tutta la costa ) per questo motivo: le correnti marine, muovendosi tra punte e promontori,
generano circuiti di controcorrenti con vortici locali che intrappolano le sostanze ivi scaricate,
inoltre attirano le correnti tangenziali esterne.
3) Aspetti
di geologia applicata
Le scienze geologiche se mirano a conoscere la storia dei fenomeni naturali avvenuti in superficie,
offrono una larga possibilità di conoscenze utili alle applicazioni delle attività umane. Di seguito
sarà esaminata l’importanza della serie dei prodotti vulcanici nell’attività agricola.
a) Materiali da costruzione
Il territorio urbano offre una varietà di tufo vulcanico denominato “ durece “ ottimo per le
fondazioni, perché resta compatto alla compressione, anche se il peso dell’unità di volume è
modesto. Nel territorio fuori centro urbano sono utilizzabili i calcari del cretaceo ben stratificati,
non molto lesionati , utilizzabili per lastre di rivestimento. Altrove gli affioramenti dei calcari si
presentano in forma di ammassi utilizzabili al più come pezzame e pietrisco.
b) Idrogeologia e risorse idriche
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Il diffuso reticolo di faglie e la permeabilità delle rocce calcaree trasmette le acque piovane verso
orizzonti profondi. Ma i ripetuti livelli dove si passa dalla dolomia sottostante al calcare, i primi
quasi impermeabili, sono sede di sorgenti di modeste portate: si citano le sorgenti Acqua Alta,
Bocito, Lucibello, De Stefano ma il numero complessivo nell’intero territorio
soddisfacente per permettere la pregiata coltivazione del limone.
è più che
Per quanto riguarda la
circolazione idrica interna, l’incisione breve e profonda del torrente Grevone-Canneto modella la
falda in un angusta valle alternata da ripiani non estesi, l’area di concentrazione dei flussi idrici
utilizzabili è situata nel tratto vallivo superiore. .Buona parte delle acque piovane che cadono sui
Monti Lattari sono drenate verso Castellammare e la piana del Sarno, Amalfi e i paesi limitrofi
fanno parte di una limitata sub-struttura idrica coincidente con la faglia che parte a ovest di
Vettica Minore fino a intersecare un’altra a est di Maiori radiale rispetto alla costa. Risulta che se le
sorgenti sono numerose, la portata non è soddisfacente sia come forza motrice che per le esigenze
idriche civili.
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