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L'INSTABILITA' DI SPALLA
Cosè la spalla?
La spalla è una articolazione, ovvero quella struttura anatomica dove due ossa si
incontrano.
La maggior parte delle articolazioni prevedono un movimento di un osso sull'altro.
L'articolazione della spalla prevede il movimento dell'omero sulla scapola.
La parte dell'omero che forma l'articolazione della spalla si chiama testa, ha una
forma sferica e una superficie ampia. Invece la parte scapolare si chiama glena, ha la
forma di un piattino ed una superficie molto piccola rispetto a quella della testa
omerale (fig. 1)
fig. 1: articolazione della spalla;
si nota la testa omerale di forma sferica e
la glena scapolare a forma di piattino
fig. 2: articolazione della spalla;
si notino i legamenti che circondano
l'articolazione
Le rispettive forme e superfici consentono alla spalla un ampio raggio di movimento.
Durante ogni movimento la testa omerale deve rimanere ben centrata sulla glena e
alcune strutture garantiscono questa stabilità.
I legamenti gleno-omerali (fig. 2) sono come delle corde che vanno dalla testa
omerale alla glena scapolare e fungono da stabilizzatori passivi.
I vari muscoli, con i relativi tendini, che vanno dalla scapola all'omero (cuffia dei
rotatori) per mezzo della loro azione contraente fungono invece da stabilizzatori attivi.
Cos'è l'instabilità di spalla?
Per instabilità di spalla si intende una perdita parziale o totale dei rapporti articolari.
Questo succede quando la testa omerale durante il movimento non rimane centrata
sulla glena scapolare.
La perdita dei rapporti articolare è parziale se la testa omerale non scavalca il ciglio
glenoideo, mentre è totale se lo scavalca completamente.
Nel primo caso si parla di sublussazione, nel secondo di lussazione (fig. 4).
fig. 3: testa omerale e
fig. 4: testa omerale lussata
glena scapolare con normali
rapporti articolari
Perché origina una instabilità di spalla?
Ovviamente è il movimento della testa omerale sulla glena scapolare che può dare
origine alla perdita dei rapporti articolari.
Questo movimento può essere dovuto
opportunamente controllato della spalla.
ad
un
trauma
o
ad
un
gesto
non
Cosa lamenta il paziente con instabilità di spalla?
Una lussazione di spalla risulta molto dolorosa, comporta un importante deficit
funzionale e una deformità scheletrica.
Per ridurre tale lussazione risulta necessario l'intervento di uno specialista che con
specifiche manovre riporta la testa omerale nella sede corretta.
La sintomatologia che rimane anche dopo la riduzione dipende ovviamente dall'entità
del danno che il trauma ha comportato.
Quindi progressivamente la sintomatologia si riduce ed il paziente può riprendere la
funzione della spalla.
Diversamente una sublussazione comporta un dolore acuto che regredisce
immediatamente quando la testa omerale rientra nella propria sede a seguito di un
movimento eseguito dal paziente stesso.
I sintomi riferiti dal paziente a distanza dall'evento traumatico sono dolore e più
spesso una sensazione di insicurezza durante l'esecuzione di specifici movimenti data
proprio dal movimento della testa omerale sulla glena e la conseguente parziale
perdita dei rapporti articolari.
Cosa comporta una instabilità di spalla?
L'instabilità di spalla comporta una tensione sui legamenti che spesso conduce ad una
loro disinserzione o lesione. (fig. 5)
L'instabilità può anche causare lesioni ai tendini, come al capo lungo bicipitale o alla
cuffia dei rotatori.
In rari casi può causare delle fratture o delle lesioni neurologiche.
Chiaramente il danno legamentoso, tendineo ed eventualmente osseo è tanto
maggiore quanto maggiore è il tempo da cui è presente l'instabilità.
Ne consegue l'importanza di una precisa diagnosi e di un adeguato trattamento.
Come è possibile fare diagnosi?
La storia riferita dal paziente unita ad un attento esame clinico condotto da un medico
ortopedico specialista esperto di patologia di spalla permette nella maggior parte dei
casi la diagnosi.
L'esame strumentale, quale risonanza magnetica o meglio artro-risonanza magnetica
(ovvero con mezzo di contrasto) permette di definire il danno conseguente
all'instabilità.
Come si cura l'instabilità?
Nel caso in cui l'esame clinico e gli esami strumentali abbiano messo in evidenza un
danno ai legamenti o ad altre strutture può essere indicata la riparazione chirurgica.
La riparazione del complesso legamentoso avviene per mezzo di piccole ancorette o
viti nelle quali passano dei fili di sutura.
Mentre le prime vengono infisse nel ciglio della glena scapolare, con i fili vengono
suturati i legamenti riportandoli nella sede corretta e dando loro la giusta tensione.
In modo analogo si può riparare la cuffia dei rotatori e il capo lungo bicipitale.
Di fondamentale importanza risulta intraprendere un iter rieducativo preoperatorio che
stimoli progressivamente l'attività stabilizzante dei muscoli scapolo-omerali e scapolotoracici.
fig. 5: la parte rossa evidenzia
fig. 6: reinserzione del
il distacco del labbro anteriore
labbro e dei legamenti.
e dei legamenti anteriori
In rosso sono
evidenziate le suture.
1. capo lungo biripitale
2. glena scapolare
3. labbro glenoideo
4. legamento gleno omerale superiore
5. legamento gleno omerale medio
6. legamento gleno omerale inferiore
L'ARTROSCOPIA
Che cosa significa artroscopia?
Artroscopia significa guardare le articolazioni dal loro interno.
Questo è possibile per mezzo di uno specifico strumentario, chiamato artroscopio,
introdotto nella stessa articolazione attraverso una piccola incisione cutanea la cui
lunghezza solitamente non supera il centimetro.
Quindi attraverso altre piccole incisioni si introduce lo strumentario che consente di
"lavorare" all'interno della articolazione eseguendo ad esempio una riparazione
tendinea.
La visualizzazione delle strutture intra-articolari risulta
all'interno dell'articolazione un liquido: soluzione fisiologica.
facilitata
introducendo
In queste immagini si possono notare le minute dimensioni dello strumentario
utilizzato durante una artroscopia.
Il vantaggio di eseguire solo delle piccole incisioni
La tecnica artroscopica consente di visualizzare una articolazione e di lavorare al suo
interno eseguendo solo piccole incisioni.
La tecnica chirurgica tradizionale (artrotomica) prevede invece di raggiungere
l'ambiente articolare direttamente attraverso delle estese incisioni.
Una incisione più piccola consente un indubbio vantaggio estetico, un minor danno ai
tessuti molli periarticolari, un minor rischio di danno alle strutture nobili peri articolari
(vasi e nervi) e un minor rischio di infezioni.
Come cambia il decorso post-operatorio rispetto ai metodi tradizionali?
Come detto, la tecnica chirurgica artroscopica si caratterizza per la minor invasività.
Questo determina generalmente minor dolore post-operatorio che incentiva il paziente
ad accelerare i tempi di recupero.
Non sempre però questo è auspicabile.
Infatti i tempi di guarigione dei tessuti riparati devono comunque essere rispettati.
Pertanto il paziente deve attenersi rigorosamente alla tempistica
postoperatoria indicata dal chirurgo o dal terapista dell'equipe.
riabilitativa
Ma allora l'artroscopia è una tecnica chirurgica priva di rischi?
L'artroscopia è una tecnica chirurgica, ovvero un modo per eseguire un intervento
chirurgico e come tale espone comunque il paziente a possibili rischi.
Tali rischi risultano però nettamente ridotti rispetto a quelli relativi ad intervento
eseguito con tecnica artrotomica.
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