Parkinson, un morbo nel mirino della ricerca

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MILANO FINANZA IV
Salute
FARMACI
La
rasagilina
apre nuove
speranze
per i
pazienti
di Silvia Fabiole Nicoletto
9 Aprile 2005
Personal
Parkinson, un morbo
nel mirino della ricerca
L
a lunga malattia e la morte
del papa hanno contribuito
ad accrescere e rinnovare
l’interesse per il morbo di Parkinson, un malattia debilitante che affliggeva da anni il pontefice. Si è
parlato molto anche della terapia
farmacologica che il papa doveva
seguire in modo rigoroso e che gli
ha consentito di continuare ad assolvere molte delle sue abituali
mansioni, pur con visibile e crescente sofferenza. La ricerca farmacologica sul Parkinson è peral-
tro un settore in continua espansione,come testimonia la copertina
di uno degli ultimi numeri della rivista Lancet dedicata alla rasagilina, un nuovo farmaco che ha ricevuto di recente l’approvazione europea per la terapia del morbo di
Parkinson e delle complicazioni
motorie.
La neurofarmacologica legata al
Parkinson ha assistito a una svolta
negli anni 50 con la scoperta, da
parte del premio Nobel per la medicina, Arvid Carlsson, del ruolo
della dopamina nella regolazione
delle funzioni motorie. La dopamina è una sostanza chimica che consente la trasmissione dei segnali
tra alcune cellule nervose, il cui
progressivo impoverimento è il
tratto caratteristico della malattia
di Parkinson. Da questa osservazione si è sviluppato il trattamento
antiparkinson per eccellenza basato sulla levodopa, una molecola che
è convertita a dopamina.
Uno dei nei della terapia con levodopa, a cui la ricerca farmacologica
sta tentando di ovviare, è costituito
dagli effetti collaterali conseguenti
a un suo uso continuativo. Si tratta
di una vera e propria sindrome da
trattamento cronico, indicata con il
termine inglese «on-off», caratterizzata da fasi di blocco motorio alternate ad altre di motilità accentuata. Una miscela di movimenti
carenti e in eccesso che provoca disagio e un sensibile peggioramento
della qualità di vita. L’approccio
tradizionale consiste nel somministrare dosi inferiori di levodopa a
una frequenza maggiore e di combinarla con un altro farmaco che ne
potenzi l’attività, detto adiuvante.
Una classe promettente di adiuvanti per la terapia del Parkinson è
quella dei cosiddetti inibitori delle
monoaminossidasi (I-MAO), tra
cui la rasagilina, molecole che aumentano i livelli della dopamina
nel cervello perché ne riducono la
degradazione. La rasagilina si era
già rivelata efficace nel trattamento delle fasi precoci della malattia e
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LIBRI
ha dato risultati incoraggianti anche come terapia adiuvante tardiva. Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori francesi dell’università di Tolosa, ha coinvolto oltre
70 centri in Europa, Israele e Argentina per un totale di oltre 680
pazienti, tutti già sottoposti da
tempo al trattamento con levodopa. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, di cui il primo ha
ricevuto una dose quotidiana di rasagilina, il secondo un altro farmaco adiuvante di confronto (entacapone) e il terzo un placebo, cioè una
sostanza priva di attività. Dopo 18
mesi di terapia, la rasagilina ha
mostrato un’efficacia simile all’altro adiuvante nel ridurre le fasi caratterizzate da una risposta scarsa
o assente ai farmaci (off-time) e un
miglioramento del controllo dei
sintomi motori. Ciò che ha contraddistinto il nuovo adiuvante è il suo
elevato profilo di tollerabilità,simile a quello del placebo anche nelle
persone al di sopra dei settant’anni
di età. A questo si aggiunge anche
una modalità di somministrazione
molto conveniente per pazienti sottoposti a terapie concomitanti:
un’unica dose orale giornaliera e
senza la necessità di modificare il
dosaggio della levodopa. (riproduzione riservata)
Cosa leggere
il fine
settimana
Nicola Balossi Restelli,
Dracula. Mito e realtà
romanzo
Bevivino Editore,
91 pagine,
5 euro
«P
arto. Sarò in Romania, sulle tracce
di Dracula (…) È anche una fuga.
Fuga un po’ sfigata, niente Caraibi, locali, champagne e puttane, solo castelli,
sepolcri, piccoli borghi antichi, osterie…». Il
giovane N. lascia Milano per andare in Transilvania e completare la sua ricerca su Dracula. È questa la cornice narrativa del libro
di Nicola Balossi Restelli, dedicato non soltanto alla figura letteraria del vampiro consacrata dalle opere di John William Polidori
e di Bram Stoker e portata sul grande schermo (tra gli altri) da Bela Lugosi, ma anche a
un personaggio storico: Vlad III Tepes Draculea di Valacchia (piccolo borgo transilvano
al confine tra mondo cristiano e dominio turco), principe cinico e crudele vissuto nel XV
secolo. Muovendosi con abilità tra saggistica
e narrativa, Nicola Balossi Restelli ha scritto un libro di agile e piacevole lettura.
a cura di Martina Cossia Castiglioni
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