Consigli per l`uso del dizionario

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LE ABBREVIAZIONI
Nelle prime pagine del dizionario è fornito l’elenco delle abbreviazioni, il quale è comunque
consigliabile conoscere a memoria per una più rapida consultazione dei lemmi. Di
fondamentale importanza sono le indicazioni della categoria grammaticale:
agg. = aggettivo;
s. o sost.= sostantivo;
pron. = pronome;
v.= verbo;
congiunz. = congiunzione;
avv. = avverbio;
inter. = interiezione;
prep. = preposizione;
del genere:
f. o femm. = femminile;
m. o masch. = maschile;
n. = neutro;
e del numero:
sing. = singolare;
pl. = plurale.
Ricordiamo a tal proposito che in latino l’articolo non esiste, come pure le preposizioni
articolate.
COME RISALIRE AL LEMMA
Per poter trovare sul vocabolario un termine latino è poi necessario ricordare che le parti
invariabili (congiunzione, avverbio, interiezione, preposizione) vi compaiono nella forma in
cui si incontrano nel testo, mentre per quelle variabili sarà necessario mutare la desinenza (e
talvolta il tema) per potere trovare il lemma.
In particolare si ricorda che:
 per i nomi è necessario risalire al nominativo singolare,
 per gli aggettivi al nominativo maschile singolare,
 per i pronomi al nominativo singolare,
 per i verbi si dovrà risalire al presente indicativo, prima persona singolare.
L’operazione non è immediata, poiché gli avverbi presentano spesso terminazioni simili a
quelle dei sostantivi, in quanto derivano da antichi casi cristallizzati. Anche per altre categorie
si può presentare lo stesso problema. Dopo qualche settimana o mese di allenamento sarà
però possibile riconoscerli a colpo d’occhio; per i principianti si consiglia di studiare gli
avverbi e le congiunzioni più frequenti a memoria, nonché le interiezioni e i pronomi; spesso
si dovrà comunque fare più di una verifica sul vocabolario.
Esempio:
Nunc autem, quantumvis essent omnes ingenui et aperti, nec ulla nobis unquam dubia pro veris
obtruderent, sed cuncta exponerent bona fide, quia tamen vix quicquam ab uno dictum est, cujus
contrarium ab aliquo alio non afferatur, semper essemus incerti, utri credendum foret.
Nel brano riportato sono stati evidenziati in rosso elementi la cui terminazione può far
pensare a una declinazione; in mancanza di una conoscenza degli stessi il controllo sul
vocabolario scioglierà eventuali dubbi: non sono sostantivi!
Poniamo d’altro canto che si cerchi bona nella forma in cui è stato trovato nel testo: il
vocabolario confermerà che non si tratta di categoria invariata. La conoscenza delle cinque
declinazioni e delle due classi di aggettivi farà sospettare allora che possa trattarsi di un
femminile singolare o di un neutro plurale; si risalirà allora al nominativo della declinazione o
classe sospettata (se l’intuizione non permette di scartarne a priori alcune, si dovrà procedere
con tutte le classi e declinazioni possibili). Supponendo che possa trattarsi di sostantivo della
prima declinazione, si cercherà BON-A, AE; il vocabolario permetterà di scartare questa
ipotesi. Sospettando un sostantivo neutro, si proverà allora con il nominativo della seconda
declinazione: bon-a, si toglierà la desinenza, ottenendo bon-, si aggiungerà la desinenza del
nominativo neutro -um e si cercherà BONUM, che verrà confermato dal vocabolario: “il bene”.
Nel caso in cui il termine all’interno del contesto di traduzione non abbia senso, si dovrà
sospettare l’esistenza di un aggettivo derivato dal sostantivo ed essendo gli aggettivi registrati
sotto il maschile singolare, si cercherà di risalire a questo; sospettando un aggettivo della
prima classe, si riprenderà il tema bon- e si aggiungerà -us; il vocabolario confermerà BONUS,
A, UM. Si noti che -a è desinenza anche verbale (imperativo della prima coniugazione) e che, se
la ricerca in categorie quali aggettivo e sostantivo non hanno dato esito, si dovrà procedere
con l’ipotesi del verbo.
Naturalmente un’operazione di questo tipo condotta in maniera meccanica
risulterebbe ardua per il tempo necessario, ma l’intuito e l’allenamento permetteranno di
scartare alcune ipotesi a priori, intuendo per esempio se il contesto richiede un sostantivo, un
aggettivo o un verbo.
Prendiamo ora il caso di un verbo: exundabat. Si desidera risalire al presente
indicativo; la terminazione -t indica una terza persona singolare, l’infisso -ba- indica
l’appartenenza all’imperfetto indicativo, che si costruisce sul tema del presente
(tema+ba+desinenze personali). Si toglierà quindi la desinenza e l’infisso, risalendo al tema
exunda-. La vocale tematica -a rivelerà l’appartenenza alla prima coniugazione; così si risalirà
alla corretta voce da cercare che è exundo. Il vocabolario confermerà exundo, as, avi, atum, are.
Naturalmente esistono anche verbi irregolari e casi in cui il tema del presente cambia rispetto
a quello del perfetto, come per ago, agis, egi actum, agere. (Si ricorda che le cinque voci del
paradigma indicano rispettivamente la prima e seconda persona singolare del presente
indicativo, la prima del perfetto, il supino e l’infinito, il quale ultimo fornisce anche
l’indicazione della coniugazione di appartenenza). In un caso come questo, dovendo risalire
dal perfetto al presente indicativo, sarà d’aiuto il vocabolario che riporta la voce egi che rinvia
al presente indicativo ago. Per casi più complessi si rimanda allo studio della grammatica, che
riporta le coniugazioni dei verbi meno prevedibili (ad es. volo, nolo e malo).
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