Claude Lévi-Strauss, l`identità è relazione

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idee
Anna Casella Paltrinieri
Docente di Antropologia culturale presso l’Università Cattolica di Brescia
Claude Lévi-Strauss,
l’identità è relazione
N
ell’esperienza etnografica e intellettuale di
creature viventi. Teorico delle civiltà «fredde» e delle
Claude Lévi-Strauss, morto il 31 ottobre a
civiltà «calde», le prime fuori dalla storia, le seconde
Parigi a 100 anni di età, fu determinante
ormai completamente immerse nell’alienazione del
l’incontro con gli indigeni brasiliani, che studiò negli
contemporaneo, Lévi-Strauss guarda agli indigeni
anni Trenta quando era professore alla Università di
brasiliani (cui dedica anche molti ritratti fotografici)
San Paolo. Egli vide nei nambikwara, nei caduveo, nei
con dolcezza e con angoscia, con sensibilità acuta e
bororo, la manifestazione della straordinaria diversità
dolorosa ritrae le loro difficili condizioni.
delle culture e, nello stesso tempo, la conferma della
Il suo è un relativismo culturale spinto, che contesta
universalità delle leggi del pensiero. In seguito, infatti,
all’Occidente la pretesa etnocentrica e chiede anzi
passato dal resoconto etnografico alle opere sistematiche conto delle «brutture» che esso ha sparso nel mondo.
sulle strutture culturali, egli mostra come sia ordinata la Paradossalmente lo stesso relativismo lo convince
mente umana che, ovunque, si organizza sulla dialettica della necessità di mantenere una «distanza» tra
tra natura e cultura, tra crudo e cotto, bagnato e secco,
culture, al fine di salvaguardarne l’autenticità. È del
maschio e femmina.
1971 il discorso all’Unesco nel quale afferma che i
Durante la sua lunga traiettoria intellettuale, Lévipopoli hanno la necessità di difendersi dalla perdita di
Strauss sperimenta radicali cambiamenti prospettici
riferimenti culturali.
che gli suggeriscono
Nel pensiero di Claude Lévi-Strauss - il grande antropologo
percorsi intellettuali inediti.
scomparso a Parigi all’età di 100 anni - la sparizione delle culture,
Abbandonata la filosofia,
sotto la spinta della mondializzazione, la tendenza delle stesse
egli vede nell’antropologia,
ad assomigliare le une alle altre si traducono in un repentino
ancora poco diffusa in
quanto nefasto impoverimento per tutti
Europa, la scienza che gli
permette di «pensare» a
partire dall’esperienza di tutti i popoli. Soprattutto a
Nella sua visione pessimista egli riflette sul futuro
partire dall’esperienza dei «primitivi», il cui pensiero,
delle civiltà e sulla drammatica fragilità di quei popoli
come «scienza del concreto» e della sensibilità, si rivela
indigeni dei quali si considera allievo e testimone.
altrettanto logico quanto le raffinate costruzioni mentali Nel suo sforzo, durato una vita, di comprendere la
metafisiche dei popoli «civilizzati».
mente selvaggia e di mettere l’Occidente davanti alle
Nato in una famiglia di artisti, a sua volta grande
proprie responsabilità, è agli indifesi nambikwara che
conoscitore della poesia e dell’arte, amante dei
ritorna. Ai suoi occhi la sparizione delle culture, sotto
classici e affascinato dall’esplorazione delle mitologie,
la spinta della mondializzazione, la tendenza delle
Lévi-Strauss chiede all’antropologia di trovare, al
stesse ad assomigliare le une alle altre si traducono in
di sotto dell’apparente disordine delle culture e dei
un repentino quanto nefasto impoverimento per tutti.
comportamenti, l’ordine simbolico del pensiero umano.
Come commenta Gérard Lenclud, l’emergenza «della»
Tutte le culture, a suo dire, replicano lo stesso schema:
cultura nel corso della storia ha sempre implicato
è la concezione «strutturalista», per la quale, la cultura
l’apparizione «delle» culture: il singolare, infatti, si
è «linguaggio».
declina solo al plurale. Dunque, nessuna cultura in sé
Dall’appassionata esperienza sul campo e dalla
è depositaria di un tesoro, neppure di quello della sua
riflessione sui sistemi di parentela, sul totemismo e sui
«identità». Perché, nella visione relativista e relazionale
miti, Lévi-Strauss ricava la convinzione di una doppia
dello strutturalismo levi-straussiano, l’oggetto
impossibilità: l’impossibilità dell’antropocentrismo
dell’analisi non sono le entità, bensì la loro interazione:
e dell’eurocentrismo. Vede nella demarcazione così
l’identità, sul piano antropologico, è relazionale. Perciò
rigida dei confini tra natura e cultura sia il ricordo
Lévi-Strauss può dichiarare che il contributo delle
della primitiva unità tra uomo e animale (espressa
culture non consiste nella lista delle invenzioni che
nei miti), sia il timore di sentirsi sempre troppo vicino
hanno offerto all’umanità, quanto piuttosto, nel loro
all’animalità. L’uomo - dichiara - non può aspirare
essere diverse. E, come afferma in un’intervista, l’unica
a un posto centrale nel cosmo, mentre dovrebbe
speranza dell’umanità è di poter «restare diversa».
Sullo sfondo, una caricatura di Lévi-Strauss.
piuttosto riconoscere quanto dipenda dalle altre
gennaio 2010 Popoli 47
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