comunicato stampa l`elisir d`amore stagione lirica 2014

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 COMUNICATO STAMPA L'ELISIR D'AMORE STAGIONE LIRICA 2014-­‐2015 Sarà l'opera di Gaetano Donizetti, L'Elisir d'amore, ad inaugurare la Stagione Lirica 2014-­‐ 2015 della Fondazione Teatri di Piacenza sabato 11 ottobre alle 20,30 e in replica domenica 12 ottobre alle 15,30, con un'anteprima per il giovane pubblico delle scuole giovedì 9 ottobre alle 15,30. L'opera, che vede il ritorno alla regia del celebre baritono Leo Nucci dopo il successo dell'anno scorso con Luisa Miller, è l'esito finale del progetto formativo “Opera laboratorio 2014”. Come di consueto anche la Stagione artistica 2014-­‐2015 della Fondazione Teatri di Piacenza debutterà con la messa in scena di un'opera lirica. Quest'anno l'onore spetta a L'Elisir d'amore di Gaetano Donizetti in scena sabato 11 ottobre alle 20,30 e in replica domenica 12 ottobre alle 15,30, con un' anteprima riservata al giovane pubblico delle scuole giovedì 9 ottobre alle 15,30. L'opera, che vede il ritorno alla regia del celebre baritono Leo Nucci dopo il successo riscosso l'anno scorso con Luisa Miller di Giuseppe Verdi, rappresenta il frutto del lavoro didattico formativo “Opera Laboratorio 2014” che ha visto come figura didattica di riferimento proprio Nucci. Definita in partitura «melodramma giocoso», L'Elisir d'amore rientra a pieno titolo nella tradizione dell'opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l'elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista Nemorino, «Una furtiva lagrima», brano entrato – come del resto l'intera opera – nel più conosciuto repertorio. L'opera andò in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, che l'aveva commissionata in sostituzione di un lavoro che non era stato preparato per tempo da un altro autore. Donizetti ebbe a disposizione solo quattordici giorni, ma nonostante la gravosissima pressione riuscì a confezionare quello che sarebbe stato – insieme al Don Pasquale e alla triade rossiniana formata da L'Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e La cenerentola – uno degli esempi più alti dell'opera comica ottocentesca. Messa in scena al Teatro Municipale per la prima volta nel 1833, l'opera donizettiana viene ora proposta in un nuovo allestimento coprodotto da Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri di Ravenna, con la partecipazione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Stefano Ranzani e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati. L’allestimento prevede due compagnie di canto formate da artisti tutti italiani scelti fra oltre 100 giovani che si sono presentati alle audizioni lo scorso maggio e che hanno frequentato dall'inizio di settembre le lezioni previste dal progetto “Opera Laboratorio 2014”. Ad attendere il pubblico del Municipale sarà quindi “un Elisir piacevole, divertente, vero, e pieno di umanità – come ha spiegato il regista Nucci che ha aggiunto -­‐ Un Elisir che dà (in qualche caso ridà) dignità ai personaggi, a cominciare da Nemorino, troppo spesso ridotto a un imbecille, perdendone di vista la personalità. Una personalità che viene invece recuperata partendo da un lavoro rigoroso sul libretto di Felice Romani, che è perfetto e che richiede di essere valorizzato”. Fondazione Teatri di Piacenza Ufficio Stampa: tel. 0523 492262/492259 -­‐ mail [email protected] Il regista ha infatti precisato che “la scena unica, con un solo mutamento ospita l’azione che si svolge dal mezzogiorno all’alba del giorno successivo con una sequenza che dà alla vicenda un’indiscutibile plausibilità. «Una furtiva lagrima» si canta nella notte che volge all’alba, quando tutto sarà risolto. La melodia è notturna, ma il passaggio dal minore al maggiore, quando Nemorino intona «Cielo…», è l’annuncio di una speranza, di una gioia inaspettata prossima a venire come il nuovo giorno che sta per spuntare. Se non sei attento a questi aspetti così ben studiati da Romani e da Donizetti, travisi il senso dell’opera”. L'azione dell'opera, che nel libretto di Romani è ambientata nell'Ottocento, nella visione di Nucci viene trasportata al secondo dopoguerra, che in Italia fu un momento di grande speranza e che ha permesso al regista di fare un esplicito riferimento a un film bellissimo, come Pane, amore e fantasia, pur senza stravolgere nulla. Una regia dunque all'insegna del rispetto del teatro, con l’esplicita volontà di ricollegarsi alla grande scuola registica italiana, quella dei Visconti, quella degli Zeffirelli, in aperto contrasto con quel teatro di regia che secondo Nucci sempre più spesso fa scempio dell’opera lirica, con soluzioni che denotano una conoscenza molto lacunosa del libretto. L'Elisir di Nucci sarà quindi un Elisir ‘reale’ dove non vi è nulla di fiabesco. L'obiettivo che si è posto il celebre baritono è quello di credere che “sia possibile riportare al centro dell’attenzione del pubblico un teatro d’opera moderno, ma rispettoso delle scelte dei suoi autori e libero da quei condizionamenti del teatro di regia che finiscono per soffocarlo. È un’operazione che coinvolge gli spettatori, ma prima ancora i giovani cantanti, per aiutarli ad accostarsi a un’opera con cognizione di causa e ai personaggi, approfondendone la personalità”. LA TRAMA Atto I In una fattoria, mentre un gruppo di mietitori e mietitrici si concede un po' di riposo, Adina, ricca fittavola, è impegnata nella lettura dell'antica storia di Tristano e Isotta. In disparte, il povero contadino Nemorino la osserva invaghito, dolendosi della propria incapacità di conquistarla («Quanto è bella, quanto è cara»). I contadini esortano Adina a leggere ad alta voce e lei riferisce la storia di Tristano che, innamorato della regina Isotta, ricorre a un filtro magico per attirare il suo affetto («Della crudele Isotta»). Nemorino capisce di trovarsi in una situazione simile e vorrebbe procurarsi un filtro tanto portentoso. L'attenzione dei contadini è quindi richiamata dall'arrivo in paese del sergente Belcore, uomo di bell'aspetto che tenta di sedurre Adina, domandandole di sposarlo («Come Paride vezzoso»); ma la bella risponde di volerci pensare un po'. Intanto nella piazza si è creato del movimento. Al suono di una tromba fa il suo ingresso su un carro dorato il dottor Dulcamara, un ciarlatano che si fa passare per taumaturgo. Con parole tronfie che fanno subito presa sugli abitanti del villaggio, Dulcamara vanta i suoi grandiosi successi come guaritore e convince i paesani di saper sconfiggere non solo i malanni fisici ma anche quelli dell'anima («Udite, udite, o rustici»). Nemorino pensa che questo mago faccia proprio al caso suo e vuole approfittare dell'occasione. Chiede quindi al dottor Dulcamara se possiede anche «la bevanda amorosa della regina Isotta». L'astuto medicastro vende così al candido semplicione una bottiglia di bordeaux in cambio di uno zecchino, il suo intero patrimonio. In tutta serietà, il medico spiega che l'effetto si farà sentire dopo un giorno (ossia, quando egli sarà già lontano dal villaggio). Fondazione Teatri di Piacenza Ufficio Stampa: tel. 0523 492262/492259 -­‐ mail [email protected] Nemorino, convinto di possedere finalmente l'onnipotente elisir, comincia a berne dei sorsi e si ubriaca: ciò lo fa diventare disinvolto quel tanto che basta per mostrarsi indifferente nei confronti di Adina, che subito prova un certo fastidio. La ragazza per vendicarsi si lascia convincere da Belcore fino a concedere la sua mano («In guerra ed in amor»). Ma Belcore riceve un dispaccio con l'ordine di mettersi in marcia con il suo drappello la mattina seguente e dunque propone che le nozze siano celebrate in giornata. Nemorino, ricordando che l'elisir farà effetto solo dopo 24 ore, prega invano Adina di attendere ancora un giorno prima di sposare il sergente. Atto II Nella fattoria di Adina si preparano le nozze. Quando giunge il notaio, Adina dice di voler rimandare la firma del contratto di matrimonio alla sera perchè vuole sposarsi in presenza di Nemorino. Giunge Nemorino disperato e Dulcamara gli consiglia di prendere una seconda bottiglia di elisir per anticiparne l' effetto. Ovviamente richiede un compenso in contanti, ma l'innamorato è a corto di soldi e lo confida proprio al suo rivale. Belcore ha subito una soluzione pronta: Nemorino dovrà arruolarsi nel suo esercito così potrà guadagnare prontamente venti scudi. Con questa mossa Belcore pensa di togliere di mezzo lo scomodo concorrente e Nemorino da parte sua può comprarsi un'altra bottiglia di elisir per conquistare il cuore di Adina ancor prima di partir soldato. Intanto la contadina Giannetta sparge in paese la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da uno zio deceduto da poco («Saria possibile»). Una notizia che però non arriva alle orecchie né di Nemorino, né di Adina, né di Dulcamara. La novità però fa si che le belle del paese circondino di attenzioni il giovane che rimane sbalordito e cercano di ottenerne il favore. Sembra proprio che l'elisir cominci a mostrare gli attesi effetti, mentre Adina osserva le premure delle ragazze verso Nemorino («Dell'elisir mirabile»): un tale sospetto rivela i veri sentimenti di Adina verso il giovane. Dulcamara, che intanto comincia a credere anch'egli alla forza prodigiosa del suo prodotto, le racconta che Nemorino ha comprato da lui una pozione magica e che per procurarsi il denaro si è fatto arruolare da Belcore. Nemorino gioisce quando si accorge di una lacrima spuntata negli occhi di Adina mentre le ragazze lo corteggiavano: ha ormai la certezza di essere corrisposto. («Una furtiva lagrima»). Adina ha intanto riacquistato da Belcore il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo riporta, restituendogli così la libertà; finalmente vince la sua ritrosia e confessa a Nemorino, al colmo della felicità, tutto il suo amore. Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail [email protected]. Fondazione Teatri di Piacenza Ufficio Stampa: tel. 0523 492262/492259 -­‐ mail [email protected] 
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