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Numerose discussioni riguardanti la qualità dell’ambiente interno (IEQ – Indoor
Environmental Quality) sono iniziate dalla statistica secondo cui gli individui dei
Paesi civilizzati trascorrono dall’80 al 95% del proprio tempo in spazi chiusi.
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Gli spazi comuni presso gli uffici Mithun sono collocati presso le finestre. Fotografia di Robert Pisano.
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La reception degli uffici Mithun sulla facciata nord riceve luce naturale grazie alla presenza di lucernari.
Fotografia di Robert Pisano.
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Sebbene i dati permettano di comprendere l’importanza dell’IEQ, spesso non risulta chiaro cosa ciò significhi nello specifico. Ovviamente la qualità dell’aria
all’interno degli ambienti confinati (IAQ – Indoor Air Quality) riveste un ruolo
fondamentale. Più l’aria è salubre, più le condizioni di vita risulteranno migliori. Nonostante ciò, l’IAQ costituisce soltanto una parte dell’IEQ. Altre considerazioni riguardano comfort termico e acustico, illuminazione naturale e panorama circostante. Questo capitolo esaminerà tutti i diversi aspetti, iniziando con
un rapido sguardo sugli uffici Mithun Architects+Designers+Planners che esemplificano perfettamente come la qualità dell’aria interna possa essere considerata una priorità di progettazione.
La società, composta da 160 persone, è ubicata all’interno dell’edificio Pier 56 a
Seattle e offre una vista della città a est e del Puget Sound fino alle Olympic
Mountains a ovest. I lucernari e le grandi superfici vetrate garantiscono un’abbondanza di illuminazione naturale. Sistemi di controllo della luce sono presenti ovunque tranne per le finestre posizionate a nord. Gli uffici, progettati con
partizioni permanenti minime, ospitano spazi pubblici e aree di circolazione lungo il perimetro così da offrire a ciascuno la migliore vista possibile. L’altezza dei
pannelli che costituiscono le postazioni di lavoro, mantenuta a circa 1,30 m, contribuisce a creare un ambiente aperto che favorisce la collaborazione. Una strategia operativa che prevede l’apertura di diverse finestre e lucernari è parte di
un sistema di raffreddamento passivo in grado di sfruttare i venti prevalenti e
di fornire aria fresca e brezze provenienti dalle acque. Questa ventilazione naturale contribuisce all’ottenimento di un’eccellente qualità dell’aria interna, processo favorito anche dalla presenza di legni compensati privi di formaldeide e di
vernici, sigillanti e colle a bassa emissione di VOC. Il comfort termico è variabile – le temperature variano di 6-8 gradi all’interno dello spazio a seconda degli ambienti e dell’ora del giorno – ma risulta costantemente controllato.
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L’aria che si respira
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Il fenomeno dell’aria insalubre, conosciuto anche con il termine di “inquinamento dell’aria interna”, presenta rischi più elevati per la salute rispetto a quelli provocati dall’inquinamento dell’aria esterna. Poiché l’aria “cattiva” rimane intrappolata all’interno dell’edificio, si verificano condizioni di esposizione a concentrazioni di sostante inquinanti maggiori di quanto avviene normalmente negli spazi aperti. Inoltre, l’inquinamento dell’aria interna è assolutamente invisibile, contrariamente allo smog che periodicamente avvolge le nostre grandi metropoli. La dottoressa Marilyn Black, fondatrice del Greenguard Environmental
Institute e CEO presso l’Air Quality Sciences, Inc. di Atlanta, è una dei maggiori esperti in materia di analisi dell’inquinamento dell’aria interna e delle cause
alla base del fenomeno. Un suo saggio esamina l’origine e l’impatto di un’IAQ
insufficiente e suggerisce possibili soluzioni per minimizzarne gli effetti.
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Progettazione di Interni: un primo passo verso l’ottenimento
di un’IAQ ottimale
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di Marilyn Black, PhD
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Effetti di un’IAQ inadeguata sugli occupanti di un edificio
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L’aria interna è molto complicata e dinamica, ricca di sostanze chimiche, come
pesticidi, formaldeide e altri aldeidi, VOC, particelle, virus e batteri, allergeni
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La costruzione ecosostenibile sta guadagnando terreno nell’ambito del settore
commerciale, educativo e residenziale. Spesso ogni sforzo viene concentrato al
fine del raggiungimento di un’efficienza energetica, della riduzione dei rifiuti e
dell’impiego di materiali riciclati; vengono invece sottovalutati o totalmente ignorati gli importanti benefici derivanti da una buona qualità dell’aria all’interno
degli ambienti confinati. Per questa ragione, oggi, molti edifici sono progettati
e costruiti senza una chiara comprensione di quanto l’ambiente interno sia in
grado di influenzare la vita degli occupanti; conseguentemente, vengono creati
ambienti interni che minacciano produttività, apprendimento, comfort e salute
invece di accrescerli. Si considerino i seguenti elementi:
– Sono trascorsi oltre dieci anni da quando l’Environmental Protection Agency (EPA) ha stabilito come l’inquinamento atmosferico rientri tra le prime
cinque minacce per la salute pubblica e sia una delle cause più diffuse di
problematiche individuali;
– i livelli di sostanze inquinanti presenti all’interno degli ambienti confinati
possono essere da due a cinque volte superiori (in alcuni casi addirittura
cento volte maggiori) rispetto a quelli presenti negli spazi aperti;
– i livelli di VOC presenti all’interno degli ambienti confinati possono essere
fino a cento volte superiori rispetto a quelli presenti all’esterno. Nell’ambiente interno possono essere riscontrati fino a mille diversi composti organici
volatili, facilmente inalabili dagli individui;
– i bambini presentano maggiori rischi collegati agli effetti derivanti da un’IAQ
inadeguata, poiché respirano più aria in proporzione alla loro massa corporea rispetto agli adulti e sono, dunque, soggetti a una maggiore esposizione
agli agenti inquinanti dell’ambiente interno;
– oltre 20 milioni di americani, tra cui 9 milioni di bambini, soffrono di asma.
Dal 1980 al 1984, la percentuale è cresciuta del 75%; nei bambini al di
sotto dei 5 anni di età l’aumento è stato pari al 160%. Gli esperti in materia di salute pubblica raccomandano di minimizzare l’esposizione agli agenti inquinanti interni, così da compiere un primo passo chiave verso il controllo dell’asma e l’attenuazione della gravità degli attacchi e dei sintomi.
Qui di seguito viene riportata un’analisi dell’IAQ, comprendente i potenziali rischi per la salute derivanti da condizioni dell’aria inadeguate, le fonti di sostanze inquinanti dell’ambiente interno e le strategie per il loro controllo.
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ed endotossine, microrganismi (tra cui gli acari) molecole di vapore acqueo (umidità), polvere e spore rilasciate dalle muffe, per citare solo alcuni esempi. Nella tabella seguente vengono elencate le principali tipologie di inquinanti dell’aria
interna, le loro fonti e i possibili effetti sulla salute.
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Fonti
Possibili effetti sulla salute
Formaldeide, aldeidi
Materiali da costruzione
Cancro
VOC
Materiali da costruzione,
fibre tessili, elementi di
arredo, finiture
Irritazione sensoriale, respiratoria,
gastrointestinale; neurotossicità; disgregazione ormonale; autismo; cancro;
tossicità riproduttiva e dello sviluppo
Virus, batteri
Sistemi HVAC,
superfici, persone
Allergeni, endotossine
Acari, animali domestici,
roditori, muffe interne
Polvere
Molteplici
Muffe interne
Pareti, soffitto, sistemi HVAC,
seminterrati, vani tecnici
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Inquinanti interni
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Principali categorie di inquinanti interni, fonti ed effetti sulla salute
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Malattie respiratorie e gastrointestinali
Allergia, attacchi d’asma
Allergia, attacchi d’asma
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Allergia, attacchi d’asma, irritazione sensoriale e respiratoria, infezioni respiratorie
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Strategie per la minimizzazione degli inquinanti interni
Generalmente, tre strategie chiave permettono di minimizzare gli inquinanti dell’ambiente interno:
– ventilazione. Verificare che la progettazione, il funzionamento e la manutenzione del sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria
(HVAC – Heating Ventilation Air-Conditioning System) avvengano in modo
tale da apportare una quantità sufficiente di aria dall’esterno così da diluire la concentrazione di inquinanti interni. Inoltre, l’intero sistema dovrebbe
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L’esposizione a questi inquinanti interni non si traduce automaticamente in effetti negativi sulla salute. Vi sono molti fattori che determinano se gli occupanti di un edificio si ammaleranno o meno, ad esempio:
– la concentrazione e la quantità di inquinanti;
– le caratteristiche soggettive degli individui, tra cui età, sesso, peso e stato di
salute generale;
– la natura dell’esposizione – per inalazione o contatto diretto con la pelle;
– la durata dell’esposizione.
Generalmente, maggiore è la durata dell’esposizione, più elevato è il rischio. I
problemi di salute possono essere acuti, nel caso in cui si presentino immediatamente o nell’arco di pochi giorni, o cronici, quando, al contrario, compaiono
solo dopo molti anni.
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essere mantenuto pulito al fine di impedire lo sviluppo, all’interno delle con- 163
dutture, di inquinanti biologici, come muffe, batteri e virus, e l’accumulo di
polvere. Le operazioni di aerazione attuate prima dell’occupazione dell’edificio costituisce una strategia ottimale per eliminare gli elevati livelli di VOC
determinati dalla presenza di materiali utilizzati per la costruzione, di elementi di arredo e di finiture;
– filtraggio. Assicurarsi che l’HVAC preveda l’utilizzo di un filtro antiparticolato ad alta efficienza (HEPA – High-Efficiency Particulate Air filter) in grado di catturare le piccole particelle potenzialmente nocive per gli occupanti
dell’edificio. Alcuni sistemi impiegano anche dispositivi dotati di luce ultravioletta che uccidono virus e batteri. Inoltre, verificare che i filtri vengano
puliti e sostituiti regolarmente;
– controllo delle fonti. Privilegiare prodotti e materiali che emettano bassi livelli di VOC. L’unico modo, attraverso cui avere la certezza che un prodotto
produca ridotte emissioni di VOC, consiste nella misurazione delle emissioni
stesse. Per una lista di elementi certificati con basse emissioni, visitare il sito del Greenguard Environmental Institute.
Prevenire e controllare la crescita di muffe interne
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La muffa può essere presente ovunque, sia negli ambienti interni sia in quelli
esterni, e richiede tre elementi per crescere negli spazi chiusi: calore, una fonte di nutrimento organica e umidità.
Generalmente all’interno degli edifici viene mantenuta una temperatura ideale
per la crescita di muffe interne. Inoltre, negli spazi interni sono presenti numerose fonti di nutrimento (inclusi materiali contenenti cellulosa, tra cui rivestimenti per pareti, pannelli in gesso o in legno, vernici, legno compensato, pannelli in OSB, pannelli prefabbricati, pannelature per soffitto, tessuti, tappeti, imbottiture, condotti di ventilazione in fibra di vetro e altri materiali porosi) dove le muffe distruggono gli elementi stessi o utilizzano i residui organici accumulati.
Gli edifici che presentano formazione di muffe sono caratterizzati da una fonte sufficiente di umidità, i cui livelli sono determinati da quattro fattori principali:
1. ermeticità dell’edificio, che non consente all’umidità di uscire all’esterno o di
essere rimossa dall’aria interna attraverso la deumidificazione;
2. infiltrazioni d’acqua provenienti dall’esterno risultanti da un involucro edilizio inadeguato o da un cedimento strutturale;
3. umidità da condensazione, che interessa materiali o componenti per la costruzione soggetti alla formazione di muffe, formata dal vapore acqueo presente all’interno o all’esterno della struttura;
4. formazione di umidità all’interno dell’edificio, causata dagli occupanti e dalle loro attività.
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La prevenzione della formazione di muffe interne richiede il rilevamento delle
fonti di umidità e la loro eliminazione. Inoltre, risulta fondamentale selezionare
materiali e finiture che permettano all’aria e all’umidità di circolare liberamente attraverso il sistema delle pareti. L’utilizzo di materiali altamente permeabili
sul lato freddo e di altri a bassa permeabilità sul lato caldo massimizza la diffusione della pressione del vapore dalla parete: in questo modo il vapor acqueo
all’interno del sistema di pareti migrerà dal muro verso lo spazio interno.
La qualità dell’aria all’interno degli ambienti confinati può esercitare un profondo impatto sul benessere e sulla produttività di tutti gli occupanti. Alcuni
soggetti, come bambini, anziani e coloro che assumono farmaci, presentano sensibilità più accentuate, che vengono esacerbate da un’eccessiva presenza di sostanze inquinanti interne. I professionisti della progettazione possiedono l’opportunità unica, nell’ambito del proprio lavoro, di prendere decisioni in grado
di migliorare la qualità dell’aria interna. Grazie a una molteplicità di fonti riguardanti i sistemi di costruzione e la selezione di materiali fornite dall’American Lung Association, dall’U.S. EPA, dal Greenguard e da organizzazioni di
professionisti, le squadre responsabili di design dispongono di un’enorme quantità di informazioni disponibili in materia di progettazione e manutenzione di
ambienti interni salubri.
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— Con oltre vent’anni di esperienza nel settore, la dottoressa Marilyn Black, fondatrice del Greenguard Environmental Institute e CEO presso l’Air Quality Sciences, Inc. è uno dei maggiori esperti di analisi dell’inquinamento dell’aria interna e delle sue cause.
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È evidente come la creazione di ambienti dotati di aria salubre implichi una notevole responsabilità per la squadra di progettazione; allo stesso modo risulta
chiaro come tale processo debba essere attuato sin dalle prime fasi attraverso
la selezione di un edificio adeguato. Una costruzione dotata di un sistema meccanico la cui progettazione o manutenzione risultino insufficienti potrebbe causare problemi inerenti la qualità dell’aria difficili da risolvere. Ad esempio, un
edificio progettato con delle prese di ingresso d’aria collocate verso la strada
(succede!) espone gli occupanti alle emissioni tossiche dei veicoli.
Risulta ovvio come la prevenzione di un’inadeguata aria interna e della SBS costituisca un passo fondamentale da compiere e sia attuabile attraverso il triplice approccio suggerito da Marilyn Black – ventilazione, filtraggio e controllo
delle fonti. In questa sezione del capitolo verranno presentate considerazioni in
tema di progettazione e alcune possibile soluzioni.
Ventilazione
La ventilazione consiste nell’apporto di aria esterna all’interno di uno spazio. Questa può entrare naturalmente attraverso porte e finestre aperte o filtrare attraverso
fessure e crepe presenti nell’involucro edilizio. La ventilazione meccanica prevede
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l’utilizzo di ventole che catturano l’aria esterna e la incanalano in tubature che rag- 165
giungono le stanze occupate dagli utenti. Essa viene misurata in base alla portata
di aria esterna che confluisce all’interno di un edificio e può essere espressa in relazione al volume dello spazio che viene ventilato (variazioni di aria per ogni ora),
all’area ventilata (cfm/sf – piede cubo al minuto su piede quadrato: 1 cfm equivale approssimativamente a 0,471950 litri al secondo o a 0,0004719502 metri cubi al
secondo) o al numero di persone che giovano del servizio (cfm per persona o, più
frequentemente in Italia, m3/h). Standard e norme stabiliscono le portate d’aria minime da immettere a seconda delle diverse tipologie di edifici o di modalità di impiego degli spazi. Tali standard non servono soltanto per ottimizzare la qualità dell’aria interna, ma anche per bilanciare i benefici in termini di salute e produttività
derivanti da un incremento della ventilazione con i consumi energetici.
Sebbene attualmente la normativa italiana raccomandi, in caso di lavoro leggero,
25 m3 di aria esterna per persona ed ora, questo potrebbe non essere sufficiente.
Generalmente, 50 m3 per persona ed ora vengono considerati espressione di un eccellente livello di ventilazione.
Gli indici relativi alla ventilazione sono influenzati anche dalla concentrazione
di CO2 negli edifici. Più elevati sono i livelli di anidride carbonica, maggiore
sarà la quantità di aria esterna necessaria per mantenere adeguata la qualità di
quella interna. L’installazione di sistemi di monitoraggio e di allarme, in particolare in spazi densamente occupati, viene fortemente consigliata non solo per
il controllo dell’aria interna, ma anche per evitare inutili consumi energetici e
un’eccesiva ventilazione degli ambienti. Il corretto posizionamento dei sistemi
di verifica risulta fondamentale per garantire che vengano ottenute letture veritiere della situazione; l’utilizzo di più dispositivi, sebbene più costoso, fornirà
risultati migliori rispetto a un sensore censore.
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ARIA FRESCA
CO2 < 0,035%
(0,035 l/m3)
ARIA ESAUSTA
CO2 > 0,1%
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Paul O’Brien, presidente della GHT Ltd., società impegnata nella progettazione di
impianti basata ad Arlington in Virginia, preferisce utilizzare un sistema di controllo della ventilazione che separa l’aria esterna dall’impianto di raffreddamento
tradizionale attraverso un semplice sistema a portata variabile (VAV – Variable Air
Volume) controllato da un sensore di CO2 e non da un termostato. “Questo permette di portare all’interno soltanto la quantità di aria esterna necessaria, pur
mantenendo un’elevata qualità dell’aria interna. L’aria esterna richiede grandi somme di denaro per essere riscaldata e raffreddata, tuttavia essa è assolutamente necessaria al fine di mantenere ambienti salubri. Questa è la strategia che applichiamo e che possiede una sua giustificazione economica, permettendo rilevanti risparmi energetici e fornendo nel contempo una qualità dell’aria ottimale”.
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L’efficacia del processo di ventilazione naturale all’interno degli edifici dipende
in parte, seppure non sempre, dal comportamento degli occupanti, ad esempio
da quanto frequentemente o in quali condizioni le finestre vengono aperte e
chiuse. Nella sede della Chesapeake Bay Foundation di Annapolis nel Maryland
(responsabile del primo progetto riguardante la qualificazione LEED Platinum) è
presente un impianto che prevede l’utilizzo di un HVAC sia meccanico sia naturale dotato di un unico sistema di controllo. L’edificio è esposto alle brezze
provenienti dalla baia, mentre dei sensori collocati sul soffitto determinano quando le condizioni esterne sono ottimali, bloccano l’impianto meccanico e, attraverso segnali lampeggianti, richiedono agli occupanti di aprire le finestre. Quando le condizioni peggiorano, il segnale luminoso ricompare, avvisando della ripresa del funzionamento del sistema meccanico e raccomandando, dunque, la
chiusura delle finestre. Questa tipologia di sistema di controllo, pur risultando
inadeguata per molti progetti di interni, costituisce un ottimo esempio delle soluzioni innovative proposte dal movimento edilizio ecosostenibile.
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Filtraggio
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Oltre a essere collegata ad adeguati indici di ventilazione, la qualità dell’aria interna dipende anche dalla manutenzione del sistema HVAC, che deve essere pulito e asciutto. Ad esempio, la presenza di acqua stagnante o di contaminazione organica può condurre a una crescita microbica; per questo, la miglior protezione consiste nell’installazione e nel corretto mantenimento di dispositivi di
filtraggio. Se opportunamente applicati e sostituiti con regolarità, i filtri assu-
Durante le fasi di costruzione, un involucro in plastica protegge il sistema HVAC da possibili contaminanti.
Fotografia di T.B. Penick & Sons, Inc.
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mono un ruolo fondamentale nell’ottenimento di un’adeguata qualità dell’aria 167
interna pur presentando, tuttavia, numerosi aspetti controversi.
È fondamentale utilizzare processi di filtraggio durante le fasi di costruzione,
soprattutto nel caso in cui sia attivo un sistema HVAC. Deve inoltre essere adottata ogni precauzione possibile per proteggere impianto, condutture, griglie, plenum, pavimenti sopraelevati e altre aperture da umidità, polvere e odori. Il percorso più semplice e immediato per l’ottenimento di un’adeguata aria interna
consiste, innanzitutto, nella prevenzione del processo di contaminazione.
Il controllo delle fonti inquinanti
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I contaminanti dell’aria all’interno degli ambienti confinati derivano da molteplici fonti: fumo di tabacco, muffe, materiali da costruzione, prodotti per la pulizia, apparecchi elettronici. In effetti, gran parte degli elementi può rilevarsi essere un emettitore e la sfida si traduce, dunque, nel tentativo di minimizzare i
livelli di contaminanti all’interno degli edifici attraverso il controllo delle fonti. Non si tratta di un compito semplice. La rimozione di aria insalubre dalle
costruzioni può dimostrarsi problematico e costoso; il controllo delle fonti –
ostacolare l’introduzione di contaminanti negli ambienti confinati – rappresenta la strategia migliore.
Lo studio di in caso riguardante due edifici dimostra l’impatto derivante dall’attuazione di questa pratica. Le proprietà presentavano caratteristiche simili in termini di dimensioni, configurazione e progettazione degli impianti meccanici.
L’edificio 1, una costruzione di 15.000 m2 che ospitava una serie di uffici situata a Tumwater, Washington, era stato progettato e fabbricato con uno specifico programma di controllo delle fonti in dotazione. L’edificio 2 di 13.000 m2,
situato ad Atlanta, era del tutto privo di qualunque dispositivo per il miglioramento o il controllo della qualità dell’aria interna.
Il programma attuato nell’edificio 1 prevedeva:
– utilizzo di materiali ed elementi d’arredo con emissioni ridotte;
– applicazione delle finiture successivamente alla costruzione, in modo tale
da garantire la protezione di tappeti e tessuti dai materiali con emissioni
elevate;
– utilizzo di condutture temporanee durante le fasi di costruzione;
– procedura di flussaggio di aria della durata di due settimane, attuata prima
dell’installazione degli elementi d’arredo, attraverso l’utilizzo di aria condizionata proveniente dall’esterno.
I risultati hanno dimostrato livelli di VOC totali, formaldeide e particelle sensibilmente più elevati nell’edificio 2 rispetto all’edificio 1. I VOC totali oscillavano tra i 1.500 e i 250 μg/m3 (microgrammi per metro cubico d’aria) nella costruzione dotata di dispositivi per il controllo delle fonti contro i 28.000/3.200
μg/m3 di quella che invece ne era priva. Il confronto dei livelli di formaldeide
e particelle ha dato risultati simili.
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VOC: cosa sono e perché sono così importanti?
L’EPA ha definito VOC “qualsiasi composto volatile contenente carbonio”, se non
diversamente indicato – una definizione non molto utile per il progettista che
intenda escluderli dai propri progetti. La lista delle sostanze considerate VOC
(decano, butoxietanolo, isopentano, limonene, stirene, xilene, percloroetilene, cloruro di metilene, toluene, vinilcloruro ecc.) e di quelle che invece non lo sono
(monossido di carbonio, metano, etano, anidride carbonica ecc.) mostra più i
tratti di un manuale di chimica che non quelli di una guida per la progettazione. Tuttavia, tale definizione non è così ambigua se esaminata nel dettaglio: il
termine “volatile” si riferisce alla capacità di un elemento di evaporare a temperatura ambiente; “composto organico” riguarda i legami del carbonio. Dato
che i VOC contribuiscono ad aumentare i livelli di ozono presenti a bassa altitudine, essi costituiscono un pericolo per l’atmosfera. All’interno degli ambienti confinati, dove spesso tendono a concentrarsi, essi divengono elementi irritanti e possibile cause di problemi per la salute. Le reazioni più comuni che
possono presentarsi sono le seguenti: muco acquoso, prurito agli occhi, irritazione alla gola, emicrania.
L’insieme dei VOC rilevati in un campione d’aria viene definito con il termine
TVOC (Total Volatile Organic Compound – Composti organici volatili totali) e
può fungere da indicatore della qualità dell’aria interna. Verosimilmente le concentrazioni più elevate verranno riscontrate all’interno di spazi di nuova costruzione prima che i materiali abbiano avuto la possibilità di degassare e disperdere così le sostanze nocive. Ovviamente i livelli di TVOC varieranno a seconda dei prodotti installati nell’edificio o da questo rimossi.
Nel caso studio dei due edifici sopra menzionato, l’incremento di TVOC verificatosi dopo il periodo di flussaggio venne attribuito all’installazione e alle successive emissioni prodotte dagli elementi di arredo; tale problema avrebbe potuto essere evitato effettuando il processo di flussaggio in un luogo diverso da
quello dell’installazione finale.
I VOC vengono prodotti da una molteplicità di fonti e sono rilevabili in centinaia di elementi che variano dai prodotti di costruzione e di arredo a quelli per la pulizia e la cosmesi. Spesso associati a un odore, i VOC vengono comunemente identificati con l’espressione “odore di auto nuova” ed è proprio
questo fattore che ne rende difficile l’identificazione. La formaldeide, ad esempio, è un VOC molti diffuso con un odore specifico. Essa è presente in numerosi prodotti e viene utilizzata per i più svariati propositi. Ampiamente impiegata per la conservazione di vernici e prodotti per la cura personale, essa
consente, inoltre, ai tessuti di resistere alle sgualciture. Sebbene in natura sia
possibile trovare la formaldeide in piante e animali, essa diviene un irritante
e un potenziale cancerogeno se presente in elevate concentrazioni all’interno
degli ambienti confinati.
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pannello in gesso
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Mattonella in cls
73
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pavimento vinilico
22.280
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pavimento PVC
7.034
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pavimento gomma sintetica
2.000
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pavimento linoleum
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pavimento linoleum
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Misura effettuata dopo 1 mese dalla posa
in opera
Pavimento legno pino
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Misura effettuata dopo 1 mese dalla posa
in opera
Pavimento legno pino
non trattato
216
Misura effettuata dopo 1 mese dalla posa
in opera
Pavimento legno betulla
272
Misura effettuata dopo 1 mese dalla posa
in opera
Sughero
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Moquette fibre naturali
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Moquette fibre artificiali
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Colla per pavimenti
(generica)
271.000
Misura effettuata dopo 24 ore dalla posa
in opera
Adesivo per pavimenti
(generico)
220.000
Misura effettuata dopo 24 ore dalla posa
in opera
Adesivo per moquette
(generico)
90.000
Misura effettuata dopo 24 ore dalla posa
in opera
Adesivo per moquette a
bassa concentrazione di
VOC
698
Misura effettuata dopo 24 ore dalla posa
in opera
Primer adesivo
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Misura effettuata a 7 giorni dalla posa in
opera
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Pannello in silicato di
calcio
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Adesivo
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Pavimentazione
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Cartongesso
DESCRIZIONE
MODALITÀ
DI MISURA
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PRODOTTO
VOC
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PRODOTTO
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Idropittura
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Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Idropittura
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Misura effettuata a 7 giorni dalla posa in
opera
Colorante (mordente)
legno
10.000
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Colorante (mordente
legno
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Misura effettuata sul prodotto dopo 24 ore
dalla posa in opera
Finitura poliuretanica
legno
9.000
Misura effettuata sul prodotto dopo 10 ore
dalla posa in opera
Finitura poliuretanica
legno
100
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26.000
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
0,13
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
Pannelli legno truciolare contenente formaldeide
2.000
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
952
Misura effettuata dopo 24 ore dalla posa
in opera
Pannelli legno truciolare contenente formaldeide
837
Misura effettuata dopo 144 ore dalla posa in opera
Pannelli legno truciolare contenente formaldeide
200
Misura effettuata a 2 anni dalla posa in
opera
Compensato
900
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
©
Sigillante contenente
uretano
ht
ig
yr
Qualità dell’ambiente interno
li
Misura effettuata sul prodotto pronto per
essere posato in opera
(Fonte: Centro Interuniversitario di Valutazione della Qualità Ambientale del Costruito, Politecnico di Torino, su rilevazioni effettuate da diversi Istituti di Ricerca e riportati da Levin H., Levin H., “Controlling sources of indoor air pollution”, Proceedings of: Chemical, Microbiological, Health and Comfort Aspects
of Indoor Air Quality – State of the Art in SBS, Helmut Knöppel and Peder
Wolkoff Kluwer Academic Publishers, Dordrecht, 1992).
op
C
Misura effettuata a 76 giorni dalla posa in
opera
72.000
Es
Composti di origine siliconica
S.
430
Pannelli legno truciolare contenente formaldeide
Pannelli
MODALITÀ
DI MISURA
Pittura acrilica
Composti di origine plastica
Sigillanti
VOC
g/m2-h
se
Vernici
DESCRIZIONE
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A
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< 200 µg/m3
Comfort
200 μg/m3- 3.000 μg/m3
Possibile insorgenza di diverse sintomatologie
3000 – 25.000 μg/m3
Discomfort
> 25.000 μg/m3
Tossicità
S.
Effetti
i
6.1.5
Range di concentrazione
Problemi creati da funghi e muffe
C
L’aria che si respira
op
yr
ig
ht
©
Es
se
li
br
Esistono alcune differenze tra funghi e muffe, tuttavia nell’ambito di questa discussione i due tipi verranno raggruppate in unico gruppo a cui si farà riferimento con il termine muffe. Le due tipologie crescono su materiali differenti,
ma entrambe sono costituite da organismi microscopici contenenti enzimi e spore. Esse rivestono un ruolo fondamentale, contribuendo, ad esempio, alla decomposizione della materia organica morta nelle foreste. All’interno degil edifici, però, nessuna di esse è ospite gradito.
La contaminazione da muffe ha sempre costituito un grave problema, ma nel
corso degli ultimi anni la loro diffusione sembra essersi intensificata. Tale situazione potrebbe essere determinata dalla crescente consapevolezza dei rischi
in termini di salute e denaro a esse correlati. È stato dimostrato come i problemi di natura respiratoria, quali asma, allergie e infezioni, si aggravino nel caso in cui siano presenti muffe, al punto tale, a volte, da costringere intere famiglie ad abbandonare le proprie case. Negli Stati Uniti, alcuni uffici ed edifici scolastici hanno dovuto essere chiusi dal momento che i loro occupanti si
ammalavano con frequenza.
La presenza di muffa è spesso sintomo di un più ampio problema di umidità
indesiderata di cui non è sempre semplice individuare la causa: condensazione,
fessure nell’involucro edilizio, manutenzione impropria degli impianti meccanici, perdite dalle condutture, scarsa circolazione dell’aria, inadeguato controllo
dell’umidità. Per queste ragioni è consigliabile pianificare un corretto processo
di prevenzione durante le fasi di progettazione, al fine di ridurre le probabilità
che tali inconvenienti si presentino. Ad esempio, l’errata messa a punto e costruzione delle pareti esterne di un edificio possono creare condizioni che favoriscono l’accumulo di umidità. Se tale difetto non viene corretto prima dell’installazione delle finiture murarie, l’umidità rischia di rimanere intrappolata causando, così, la formazione di muffe. Porre rimedio ai danni causati da questi
microrganismi risulta estremamente costoso e può rendere necessaria la rimozione di pareti, tappeti, infissi ed altro.
La muffa si dimostra particolarmente tossica quando si sviluppa inosservata
dietro le pareti o nel plenum di un controsoffitto. Quest’ultimo, in particolare, non rappresenta soltanto un punto nascosto, ma è anche sede di condotti e tubature, entrambi possibile fonte di perdite. I produttori di pannelli per
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soffitti come USG e Armstrong hanno introdotto prodotti caratterizzati da
trattamenti antimicrobici che inibiscono o ritardano lo sviluppo di funghi e
muffe. Tuttavia, gli antimicrobici sono pesticidi e il loro utilizzo dovrebbe essere evitato il più possibile. Inoltre, una volta createsi le condizioni che favoriscono la formazione di muffe, l’impiego di trattamenti e di inibitori presenti in alcuni primer, prodotti vinilici e adesivi non eviterà i danni da queste provocati.
Il comfort termico
br
6.2
i
S.
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A
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C
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Qualità dell’ambiente interno
ht
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Es
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Il cosiddetto comfort termico è un concetto difficile da definire, sebbene sia familiare la sensazione che questo trasmette. La temperatura non è il solo fattore coinvolto; infatti, anche umidità e movimenti dell’aria giocano un ruolo fondamentale. Le brezze, ad esempio, consentono di tollerare temperature elevate e
umidità. Le esperienze termiche negli ambienti interni vengono influenzate dalla penetrazione dei raggi solari, dai materiali di superficie e anche dal vestiario. Gli individui sono in grado di adattarsi, entro determinati limiti, alle diverse tipologie di comfort che essi possono accettare; questo fornisce a progettisti
e ingegneri un certo margine di oscillazione entro il quale ricercare le soluzioni termiche più adatte. Dall’altro canto, le richieste di aggiustamenti termici
avanzate dagli occupanti allo staff responsabile della manutenzione costituiscono un problema diffuso e oneroso che può essere ridotto o persino eliminato
attraverso l’impiego di impianti più efficienti.
Tipico impianto di distribuzione dell’aria collocato sottopavimento. Center for the Built Environment
(CRE – Centro per l’ambiente costruito), University of California, Berkeley.
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Il comfort termico
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S.
I pavimenti radianti sopraelevati presentano numerosi vantaggi economici – un 173
sistema meccanico di dimensione ridotte, un numero minore di tubature, semplice accesso ai cavi elettrici e minori costi a fronte di una maggiore flessibilità – sebbene il beneficio principale sia rappresentato da un accresciuto comfort termico. Quando l’aria viene distribuita attraverso un impianto situato sottopavimento, gli occupanti di un edificio acquistano maggior controllo su temperatura e velocità dell’aria. Gli impianti di distribuzione tradizionali forniscono aria condizionata attraverso una rete di condotti e valvole collocati nel soffitto o in prossimità di questo. L’aria apportata si mescola a quella già presente nell’ambiente interno e, attraverso il soffitto, ritorna nel plenum, dotando l’intero spazio, se ben progettato, di temperature uniformi e di un costante movimentazione d’aria. Tuttavia questo può non essere sufficiente; le preferenze individuali risultano diversificate e influenzate da molteplici fattori, tra cui sesso
di appartenenza, abbigliamento e metabolismo.
Alcuni studi, incluso quello effettuato dalla Building Owners and Managers
Association, mostrano come gli occupanti di un edificio reputino importante
il controllo della temperatura presso la propria postazione di lavoro; le attuali pratiche in uso, tuttavia, sembrano non tenere conto di questi elementi. Come affermato dal Center for the Built Environment “gli attuali standard privilegiano la cosiddetta area di comfort che rappresenta il ventaglio e le combinazioni ottimali di fattori termici (temperatura dell’aria, temperatura radiante, velocità dell’aria, umidità) e soggettivi (abbigliamento e tipologia di attività svolta) in grado di soddisfare le esigenze di almeno l’80% degli occupanti. Gli standard sono stati sviluppati per edifici condizionati meccanicamente
attraverso sistemi di distribuzione posizionati sul soffitto, progettati per il mantenimento di temperature e condizioni di ventilazione uniformi in tutto lo spazio occupato. In considerazione di dati simili, risulta sorprendente come un
impianto HVAC possa essere considerato in conformità con gli standard relativi al comfort quando l’ambiente termico che esso crea scontenta fino al 20%
della popolazione interna a un edificio. Tuttavia questo rispecchia la situazione creatasi da un approccio non personalizzato relativo al controllo degli ambienti interni.
In contrapposizione a questi sistemi tradizionali, gli impianti posizionati al di
sotto di un pavimento rialzato distribuiscono un flusso costante di aria pulita
in prossimità diretta degli occupanti. Quando l’aria entra nello spazio interno,
essa si mescola a quella già presente nella stanza e, una volta riscaldata, sale
verso il soffitto ed esce attraverso le bocchette del colmo. Le bocchette d’areazione forniscono una variazione delle temperature e della velocità dell’aria in
grado di soddisfare le esigenze termiche individuali. Un altro beneficio derivante da questa tipologia di impianto è costituita dalla presenza di aria più pulita,
dal momento che i contaminanti vengono trasportati verso l’alto e poi fatti uscire dall’ambiente.
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