la teoria della modernizzazione ecologica

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Razionalità, modernità e riforma ambientale:
la teoria della modernizzazione ecologica
La teoria della Modernizzazione ecologica (ME) si configura come
una delle più discusse teorie di riforma ambientale.
Nasce negli anni 80 del 900 ed è soggetta ad una continua
evoluzione, frutto di ripetute esperienze.
L’ambiente viene riposizionato all’interno delle dinamiche
economiche e socialiriflessione sulla razionalità ecologica
1. Interesse sempre maggiore dell’UE per i problemi ambientali
Elaborazione di un sistema adatto all’analisi della globalizzazione
Applicazione della teoria della ME in contesti extraeuropei
2. Studio delle dinamiche di governance e del ruolo dello Stato
e delle ONG
3. Pratiche di consumo e stili di vita sostenibili
4. Teorie delle reti e dei flussi
I precursori: Huber e Janicke
Nel 1982 lo scienziato ambientale Martin Janicke usa per primo il
termine ME in un dibattito al Parlamento di Berlino, di cui egli
stesso era membro.
Nel 1982 Joseph Huber (scienziato ambientale berlinese) pubblica
un volume che contiene concetti fondanti della teoria della ME.
Huber:
1. Le questioni ambientali non interessano solo lo Stato
tradizionale
 Associazioni di cittadini ( unioni di consumatori, ecc..)
negoziano con imprese e produttori per la difesa
dell’ambiente
 Influenza diretta sul sistema industriale
 Nuova fase della modernità ( “fase della ME”) in cui le
società moderni pongono rimedio alla crisi ambientale
 Nuova fase di industrializzazione, in cui il sistema
industriale si adatta alle esigenze ambientali
2. Sviluppi del settore tecnologiconuova era moderna
 Monitoraggio dei flussi ambientali a livello globale e
localeserie d indicatori per definire processi
attivabili/evitabili
 Tecniche di controllo dei livelli di sostanze inquinanti
 Processi di natura ambientale trovano posto nei
processi di strategia politica e industriale (razionalità
ecologica)
 Ripensare le istituzioni come cardine di un nuovo ciclo
di produzione e consumo più sostenibile.
Janicke:
 Abbattere i pilastri delle politiche ambientali : tecnologie di
prima generazione + strategie di comando e controllo
 Recupero del rapporto di fiducia tra cittadini e Stato
attraverso un maggiore impegno dello Stato di fronte alla
crisi ambientale
 Politiche ambientali di prevenzione
 Processi di decision making ambientale, con il
coinvolgimento di molti attori
 Modernizzazione
politica
con
leadership
non
necessariamente dello Stato, che può mantenere un ruolo di
primazia.
Influsso delle teorie marxiste e della de-industrializzazione
Radicale ripensamento delle fondamentali istituzioni della società
(Stato, economia capitalistica, sistema produzione industriale)
per attuare processo di sviluppo sostenibilicritica alle tecniche
di gestione ambientale fondate su comando e controllo (misure
restrittive stabilite per leggegovernment approach) e
tecnologie di fine ciclo (end of pipe) ( depuratori, riciclaggio dei
rifiutioperazioni a valle dei processi produttivi) effetti
negativi.
Huber e Janicke:
 precisa responsabilità di comando e controllo e delle
tecnologie end of pipe nella crisi ecologica.
 Processo irrazionale di industrializzazionecrisi del rapporto
tra società industriali e ambiente
 Tecnologie virtuose (verdi) possono far fronte alla crisi (audit
ambientali)
 Politiche di prevenzione (fiscalizzazione emissioni inquinanti,
monitoring, ecc. )
Ottimismo tecnologico
Che sconfessa teorie della de-industrializzazione
e movimenti ambientalisti.
Reazioni critiche dei neo-marxisti: impossibile pensare la nascita
di una società “basata su un sistema capitalistico rispettoso
dell’ambiente” (Mol, Sonnenfeld 2000, 22)
Spaargaren : critiche e dibattiti sono il segnale dello sviluppo di
un pensiero sull’ambiente.
La nascita della teoria della ME
Hajer interviene nel dibattito, a difesa di Huber e Janicke
distinguendo due varianti del loro modello:
1. Variante tecnico-aziendale:
Tratta la questione ambientale come problema tecnico e
amministrativo, con peso marginale delle istituzioni e dei
cittadini nei processi di rinnovamento ambientale
2. Variante riflessiva:
coinvolgimento di vari attori sociali ( Stato, mercato,
cittadini-consumatori)
nel
dibattito
ambientaledemocrazia (partecipata) ambientale.
La variante riflessiva sconfessa e accuse di tecnocrazia.
Dryzek (1997): le autorità di governo dell’ambiente sono
riorganizzate in reti che superano i confini nazionali e
coinvolgono attori diversi, compresi i privati cittadini.
Altri autori si muovono in difesa di Huber e Janicke, sostenendo
che le interpretazioni della ME siano molteplici e dunque le
critiche rivolte ad una ( per es. la variante tecnocratica) non
valgono per altre ( per es. la variante sociocratica, che promuove
la democrazia ambientale).
Fondazione della teoria della ME
Gert Spaargaren e Arthur Mol ( 1992), Sociology, Environment
and Modernity: ecological Modernisation as a Theory of Social
Change.
Una delle prime numerose pubblicazioni alla ricerca di una teoria
della ME, accantonando sempre più la variante tecnocratica.
Nucleo centrale: emancipazione della razionalità ecologicale
questioni della crisi ambientale muovono il cambiamento del
processo industriale.
Van den Burg (2006): cinque elementi cardine della prospettiva
ME
1. Importanza della scienza e della tecnologia per affrontare
sfide ambientali
2. Ruolo crescente delle dinamiche economiche e di mercato
nella risposta alla crisi ambientale. Processo di
governance ambientale con ruoli cruciali di produttori e
consumatori
3. Nuovo ruolo dello Stato, nodo della rete di governance:
produrre politiche ambientali di prevenzione, nell’ottica
anche dell’internazionalizzazione della governance
ambientale
4. Cambiamento di prospettiva dei movimenti ambientalisti:
maggiore enfasi sulla negoziazione e la co-operazione tra
movimenti e attori della rete di governance.
Professionalizzazione dei movimenti ( esperti).
5. Nuove pratiche discorsive e nuove ideologie legate
all’ambiente:
non
più
contrapposizione
ambiente/economia; importanza delle problematiche
ambientali.
Le critiche alla teoria ME
Critica postmodernista
Postmodernisti: I concetti di natura, ambiente, crisi ambientale
sono costruzioni sociali, non hanno carattere di univocità, non c’è
un modello universale di salvaguardia
L’approccio della ME non è applicabile ai paesi in via di sviluppo,
in cui i processi di tecnologia e mercato non sono avanzati come
in occidente.
ME: approccio moderato ai temi ambientali, senza radicalismo
postmodernista
(relativismo)
né
oggettivismo
(teorie
ecocentriche).
Critica ecocentrica
Ecocentristi: interesse ambientale è centrale nel mutamento
sociale
ME : interesse ambientale ha pari peso delle altre razionalità
(politiche, economiche, religiose…)
Dunlap (1992): stesso registro della dialettica tra ecologismo
(auspica cambiamento radicale del sistema capitalistico che
conduce alla distruzione dell’ambiente naturale) e ambientalismo
(più moderato e riformista , incorpora la tutela dell’ambiente
nelle istituzioni e organizzazioni di produzione e consumo).
Teoria della ME più vicina all’ambientalismo.
Critica neomarxista
Neomarxisti: ingenuità della ME che sottovaluta i concetti di
potere e disuguaglianza sociale, che sono invece alla base delle
dinamiche delle società capitalistiche.
ME : fine delle “vecchie” classi sociali ( in linea con Beck). Nuove
linee di conflitto in fase di democratizzazione del rischio
ambientale. Nuovi gruppi di pressione socialmente trasversali.
Buttel (2000): il rischio è uniformemente distribuito, ma classi
sociali diverse possono fronteggiarlo in misura diversa.
Limite reale della ME: trascura il tema del conflitto sociale, che
rimane evidente nei cambiamenti delle società moderne.
MR ed ME
Punti di contatto:
 Questione ecologica = importante fattore di mutamento
sociale
 I problemi ambientali possono essere risolti solo attraverso
un ulteriore sviluppo delle istituzioni che li hanno generati
(modernizzazione, scienza, industrializzazione)
 Modernizzare = razionalizzare la società
La sintesi di Cohen ( 1997): se una società non riesce a modificarsi
rapidamente secondo le prospettive della ME diventa società del
rischio (MR) alla ricerca di soluzioni in direzione di una nuova
modernità.
Divergenze:
 Movimenti ambientalisti = progressiva integrazione nella
governance ambientale (ME) / tradizionale funzione
oppositiva (MR)
 Razionalizzazione della società: ristrutturazione della
divisione del lavoro (ME) / crescente individualizzazione
(MR)
 Tecnologia: visione tradizionale- ottimistica (ME) /
implicazioni nei problemi ambientali (MR).
 Intervento
moderato-riformista
(ME)
/
profondi
cambiamenti istituzionali (MR)
Giddens: non c’è convergenza tra ME e MR ( p. 287).
Il ruolo del consumatore nella ME
Ruolo cruciale del singolo consumatore o di gruppi di
consumatori nella strutturazione dei cicli di produzione-consumo.
La “società del consumo” come punto chiave per comprendere le
dinamiche delle società industriali.
Le scelte del consumatore possono ri-orientare la produzione in
termini sostenibiliconsumatore sostenibile, nodo della rete di
governance, sostenuto da nuovi strumenti di regolazione ( es.
labeling)
Nuove strategie politiche basate su nuovi stili di vita/di consumo
sostenibilipiù efficaci di interventi di contrasto dello Stato.
Sviluppi recenti
Teoria della ME nei PVS
Recente processo di trasformazione della teoria ME.
Difesa dalle critiche di eurocentrismo.
Studi sui cambiamenti sociali nei PVS: est Europa, Africa
subsahariana, Asia sud-orientale, guidati dalla certezza del valore
universalistico della teoria ME.
Numerose ricerche empiriche su scala diversa (industria e
tecnologie, politiche ambientali, ecc. ) e su geografie diverse
(Africa, America Latina, ex URSS, Asia..).
Oggetto di studio: l’interazione tra attori pubblici e privati
finalizzata alla riduzione delle emissioni inquinanti delle
fabbriche.
Tre fattori ricorrenti nelle ricerche:
1. Fallimento degli approcci normativi di comando e controllo
esercitati dallo Stato.
2. Mutate relazioni tra gli attori della rete di governance
ambientaleforme di funzione statale diverse da quelle
occidentali.
3. Scarso peso delle industrie locali, schiacciate dalle
multinazionali. Scarsa incisività delle ONG.
Attualmente, 4 principali poli geografici di ricerca: GermaniaUniversità di Berlino (politiche ambientali); Olanda- Università
Wageningen (ME agroalimentare, elettronico e cartario in Asia);
università di Hong Kong (educazione alla politica ambientale;
ruolo dello Stato); Sud Africa (disuguaglianze e giustizia sociale).
ME e globalizzazione
Effetti del processo di globalizzazione sull’ambiente ( p.293)
Rielaborare la teoria della ME per renderla applicabile a livello
universale.
La globalizzazione della crisi ecologica richiede azioni
sovranazionali e collaborazioni internazionali (climate change,
buco ozono, ecc.).
Effetto “race to bottom” ( corsa verso il fondo) della
globalizzazionecondanna di varie scuole di sociologia
ambientale.
Visione più ottimistica della teoria ME: standard ambientali a
livello planetario + movimenti globali di protesta dei
consumatori=svolta ecologica.
Sander van den Burg come cambiano i cinque pilastri della ME
in era globale:
1. Tecnologie  governance globale delle innovazioni
tecnologiche – corretto adattamento alle società
2. Mercato ruolo crescente dell’economiaruolo crescente
di attori privati negli accordi di governance ambientale
(multinazionali, banche..)
3. Statoperdita di importanza dello Stato-nazione ( ma non
indebolimento della nazione in sé)nascita di istituzioni
politiche internazionali ( Banca mondiale, WTO)accordi
internazionali
4. Movimenti sociali ONG ambientaliste entrano nelle reti di
policy nazionali e internazionali, esercitando una funzione di
pressione nei confronti dello Stato per stipulare accordi
internazionali ( es. Protocollo di Kyoto). Ruolo delle reti d
mass media.
5. Comunicazione (discorsi e ideologie)rottura della
contrapposizione
economia-ecologia,
considerate
interdipendentifocus sul significato di “sostenibilità”.
ME e teoria dei flussi
Castells (1996,2000)
 Network society = società moderna organizzata in network
sociali e reti di mass media in cui circolano flussi incessanti di
persone, denaro e idee.
 Tecnologie della comunicazione = fattore decisivo
nell’organizzazione delle NS
 Flusso = tutto ciò che è dotato di movimento (flusso sociale,
materiale, ibrido).
 Conseguenze della proliferazione dei flussi:
o Trasformazione dei concetti sociali di spazio e tempo
o Maggiore liquidità dei rapporti tra persone e istituzioni,
sempre meno regolati.
Urry ( 2000, 2003)
 Strutturare una “nuova” teoria sociologica
 La globalizzazione non è un processo uniforme e lineare, ma
assume forme diverse nelle varie realtà nazionali
 Studiare il glocale = diverse evoluzioni
degli elementi locali in un contesto globale
Teorici della ME: limiti della sociologia dei flussi
 Trascura le tematiche del comando e del controllo (chi
sostituisce lo Stato nel ruolo di comando?)
 Scompare il concetto di azione: l’azione individuale perde
potere xchè condizionata dai sistemi ( di comunicazione,
trasporto, infrastrutturali, ecc. )
 Perdita di importanza dell’azione comunitaria: gruppi sociali
che interagiscono in spazi territorialmente situati ( non
fluidi) non possono esercitare alcun tipo di azione che abbia
effetti sulla costruzione della società globale.
 Separazione tra spazio dei flussi e spazio situato
 Irrilevanza sociale di ogni azione di governo ( istituzioni,
movimenti, ONG..)
Potenzialità della sociologia dei flussi:
 Rileva incapacità dello Stato nel gestire crisi ambientale
 Rielabora confini tra stato-mercato-economia
 Rielabora relazioni tra flussi materiali- sociali- problematiche
ambientali
 Riconosce capacità globali della popolazione mondiale di
accedere a informazioni e flussi di capitale (Rifkin 2000)
 Concetto di accesso sostituisce concetto di proprietà nella
regolazione dei rapporti di potere ( new economy)
(Baumann 2000)
 Necessità di ridefinire le categorie di potere e uguaglianza
sociale.
Questioni aperte: chi controlla reti internazionali? Quali risorse
offrono reti e flussi per modificare assetto sociale?
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