ARCAMERCATI

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IL PUNTO SU MERCATI – MAGGIO 2015
Alberto Zorzi – VDG Responsabile Direzione Investimenti Retail Arca SGR
Ad aprile l’indice Morgan Stanley Capital International è salito dello 0,9%.
È positivo l’andamento di tutte le aree geografiche, con l’eccezione dell’Europa; Europa che dopo avere
raggiunto i massini dal 2007, intorno alla metà del mese, ha poi chiuso in negativo dello 0,2%.
In particolare è negativo l’andamento delle borse di eurozona e tra queste si distingue Francoforte con l’indice
Tax negativo di oltre il 4%.
È negativo l’andamento degli indici obbligazionari, fatta eccezione per quello relativo ai mercati emergenti, che
premia gli investitori con un +1,2%; è negativo l’andamento in particolare dell’indice relativo a eurozona, sceso
dell’1,5%.
Guardando ai Titoli di Stato, sono pressoché invariate le parti a brevi delle curve dei rendimenti, diverso il
discorso per la parte a lunga, dove, negli Stati Uniti i rendimenti sono saliti di 11 punti base e di 19 nella parte
a lunga della curva tedesca.
Guardando ai paesi periferici, allargano di 7 punti base Italia e Spagna e questo spiega l’andamento negativo
dell’indice obbligazionario relativo all’area euro; sono pressoché invariati gli spread dei titoli corporate, mentre
scendono di circa 20 punti base quelli relativi ai mercati emergenti.
Sul mercato valutario abbiamo osservato una battuta d’arresto nella corsa del dollaro.
L’euro si è rafforzato di circa il 4% sia nei confronti della valuta americana, che nei confronti dello yen.
Aprile è stato un mese interlocutorio per quanto riguarda lo sviluppo dello scenario che abbiamo presentato
nelle occasioni precedenti. Ricordiamo i fattori che lo sostengono: politiche fiscali neutrali, tassi di interesse a
breve bassi per un periodo di tempo prolungato, tasso di cambio dell’euro competitivo e restringimento degli
spread dei paesi periferici; questi fattori dovrebbero sostenere l’andamento delle borse dei paesi che utilizzano
la moneta unica. Alcuni fattori devono comunque essere analizzati ulteriormente.
Approfondimento del mese: una pausa, non un inversione
Nel corso del mese è sceso sotto lo zero un parametro molto importante per i mercati, l’euribor a tre mesi, vale
a dire la gamba variabile di numerosi contratti swap.
Questo significa che il sottoscrittore potrebbe trovarsi a incassare da entrambi i lati.
Si tratta chiaramente di un effetto collaterale della grande liquidità presente sui mercati in questo momento;
una aberrazione che sicuramente non è tra gli obiettivi che si propone la banca centrale con il programma di
quantitative easing; programma sul quale potrebbe quindi intervenire senza comunque ricorrere ad una
sospensione anticipata rispetto a quanto programmato.
Su questo punto Draghi è stato particolarmente chiaro e ha ricordato anche che le previsioni più favorevoli,
per quanto concerne l’andamento della crescita in eurozona, si basano proprio sulla piena implementazione di
questo programma.
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Le opinioni espresse non costituiscono una raccomandazione, un consiglio o un invito ad effettuare operazioni di investimento.
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. I prodotti non sono garantiti.
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Sul finire del mese, quello che fino a quel momento poteva essere considerato tecnicamente una fase di
consolidamento, è sembrata addirittura un’inversione.
Il rendimento del bund, il titolo a 10 anni emesso dal governo tedesco è passato da soli 5 punti base a sette
volte tanto nell’arco di un paio di settimane. Da questo aumento è scaturito un movimento che ha interessato
un po’ tutte le asset class, incluso il tasso di cambio dell’euro e i mercati azionari europei.
Ci sono state sorprese negative per quanto riguarda la crescita americana e l’inflazione tedesca, ma nulla che
induca a ripensare lo scenario.
Quanto accaduto al bund non stupisce per l’entità dello spostamento, che tutto sommato è consistente con
l’obiettivo della banca centrale di consolidare le aspettative di inflazione, quello che colpisce è invece
l’intensità del movimento e l’onda d’urto, cosa che richiama alla mente il tema della nuova regolamentazione
per quanto riguarda le banche commerciali e i requisiti di capitale. Un tema reale che incide sicuramente sulla
efficienza e sulla liquidità dei mercati, ma non sul loro andamento nel medio periodo.
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